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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto Shippuden
Titolo Fanfic: DREAM'S GIRL
Genere: Romantico, Comico, Horror
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: spluccica galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/06/2010 10:52:18 (ultimo inserimento: 13/07/10)

Questa ff è su KILLER BEE, leggete e commentate ^^
 
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FIGLIA DEI SOGNI
- Capitolo 1° -

Allora seconda Fanfiction su Naruto, ancora su Killer Bee perché mi pare di aver capito che molti vorrebbero leggere qualcosa di più su di lui ma scarseggiano ff e quindi mi impegno per porvi rimedio :D e poi perché al momento ho una brutta cotta per lui e non riesco a scrivere di nessun altro (coff coff) … beh spero vi piaccia^^ Fanfiction ispirata dal film “un ponte per Terabithia” anche se l’ho reinventato parecchio! (finisce diverso tranquilli :/ ) ecco a vooooii …

Dream’s Girl
Capitolo 1

Aprì gli occhi e la luce che penetrava dalle finestre gli ferì lo sguardo, si parò una mano davanti al viso per abituarsi più lentamente alla luce, sbatté ripetutamente le palpebre e abbassò la mano all’altezza della bocca per coprirsela mentre sbadigliava sonoramente. Si guardò attorno ancora pieno del torpore del sonno che gli era rimasto addosso, lentamente sentì le energie riemergere e diffondersi nelle braccia e nelle gambe, scostò la coperta e uscì dal suo Futon, si alzò in piedi e stropicciandosi gli occhi cercò di trovare il suo armadio, scelse qualche vestito a caso, li indossò e uscì dalla sua stanza. Percorse il corridoio strascicando i piedi e arrivato alla porta che cercava la spalancò e la luce del sole irradiò tutto lo spazio attorno a lui. Indossò i suoi inseparabili occhiali da sole e alzando lo sguardo verso il cielo, guardando le fronde degli alberi mosse da una leggera brezza mattutina gli ritornò in mente qualche immagine del sogno che aveva fatto quella notte, tutte molto confuse, sfocate, le tonalità dei colori del sogno però erano così piacevoli e cangianti che cercò di ricordarle più nitidamente, ma più cercava di aggrapparvisi più esse gli sfuggivano. Scosse la testa e si arrese all’ineffabilità dei sogni, un altro giorno era cominciato.

Sapeva per esperienza che suo fratello si era alzato molto prima di lui e che probabilmente era già a svolgere diligentemente il suo lavoro di Raikage. Percorse il vialetto che attraversava il bel giardino della loro casa e uscì in strada, a quell’ora non c’èra ancora nessuno in giro e lui poteva camminare tranquillamente per le strade, una delle rare volte in cui poteva passeggiare nella sua città senza essere stritolato dalla tensione. Arrivò al mercato di Kumogakure, qualche commerciante aveva appena esposto le merci sul bancone e Bee tirò fuori dalle tasche i soldi necessari, sotto gli sguardi diffidenti del mercante comprò un po’ di frutta e una busta con cui trasportarla, in una città arida come Kumogakure la frutta era sempre molto richiesta e lui non era da meno, specialmente d’estate mangiare qualsiasi altra cosa gli avrebbe fatto venire più caldo di quanto già non ne aveva.
Si sedette su un muretto e iniziò la sua colazione, lentamente la strada si popolava e il brusio di vita si diffondeva tra le case, nessuno si risparmiava di squadrarlo da capo a piedi e sapeva perfettamente che almeno tre delle dieci conversazioni in corso tra i passanti lo riguardavano e nessuna di esse doveva essere lusinghiera. Stanco delle occhiatacce ripose i frutti nella busta e scese dal muretto con un salto, ma una mela uscì dalla busta e cadde per terra, rotolò per pochi centimetri e finì ai piedi di un bambino di nemmeno cinque anni, il piccolo la raccolse e lasciò la mano di sua madre, impegnata a chiacchierare animatamente con delle sue amiche, per avvicinarsi a lui e porgergli la mela. Lo sguardo sereno del bambino gli diede fiducia e si avvicinò anche lui per riprendersi il frutto, ma proprio quando stava per toccarla sentì lo strillo della madre del bambino e alzando lo sguardo vide la donna prendere di peso il piccolo e allontanarlo bruscamente da lui, la mela cadde di nuovo a terra.
:- Sta’ lontano dal mio bambino mostro!-
Ormai era abituato a quel genere di scene, con tranquillità e movimenti lenti per non allarmare ancora di più i presenti, raccolse la mela, la strofinò sui suoi pantaloni per pulirla e se ne andò rimettendola nella busta, il brusio alle sue spalle ricominciò più concitato e aggressivo.

Percorrendo istintivamente le strade interne del villaggio, quelle meno frequentate, si ritrovò a passare davanti al vecchio parco dove usava andare a giocare con i suoi amici, quando ancora ne aveva.
Scorse tra i giochi polverosi qualche ragazzino, intento a raccontare un suo rocambolesco esercizio ninja che gli era stato insegnato dal padre, gli altri pendevano dalle sue labbra tanto che nessuno si accorse di lui. Si costrinse a distogliere lo sguardo guardando per terra e liberando la mente si accorse che stava stringendo i pugni talmente forte da farsi male. Anche lui era stato come quel bambino, anche lui era ammirato e invidiato. Li sentì ridere e respirò profondamente per calmarsi.
:- Guardate quello è Bee…-
Alzò la testa e guardò nella direzione dei ragazzi. Tutti lo stavano fissando in silenzio, lesse chiaramente nei loro occhi la paura e il rancore, ovunque andasse solo questo riusciva a trovare, gli sembrava impossibile sfuggire a quel destino, tra i ragazzi ne riconobbe uno. Era Motoi. Il suo migliore amico.
Accorgersi che i suoi occhi erano proprio quelli che esprimevano più rancore e disgusto fu come ricevere un pugno nello stomaco. Cominciò ad essere troppo da sopportare, strinse i denti e continuò a camminare, i loro sguardi incollati addosso.
Svoltato l’angolo si trovò davanti due ragazzine, tutt’e due avevano circa la sua età ed erano molto carine, quando riconobbero chi avevano davanti indietreggiarono lentamente, una di loro teneva una mano stretta al petto e l’altra sulla bocca, i loro occhi terrorizzati fissi su di lui, sembravano sul punto di scappare, se avesse provato a camminare oltre probabilmente avrebbero strillato. Guardò in alto e decise di passare dai tetti. Osservò un ultima volta le bambine atterrite e saltò sul tetto dell’abitazione, camminò sul comignolo e saltando di tetto in tetto uscì dalla periferia di Kumogakure per trovarsi ai confini del villaggio. Kumogakure era costruita in cima ad un’altissima montagna ed era circondata da boschi inospitali e poco produttivi, in condizioni normali non sarebbe mai andato a perdere tempo nella foresta, ma in quel momento qualunque posto gli sembrava migliore del suo villaggio.
S’immerse nel verde, l’aria nel sottobosco era piacevolmente fresca e si sentivano gli uccelli cinguettare sugli alberi alti, non seguiva un vero e proprio sentiero, in fondo se l’andata era una discesa ripidissima, al ritorno salendo sarebbe comunque dovuto ritornare a Kumogakure, quindi non c’èra pericolo di perdersi. Dopo una decina di minuti di cammino, ostacolato da terribili rovi che gli graffiavano il viso e le braccia, trovò una piccola radura ai piedi di un gigantesco albero di magnolia, le sue radici erano enormi e lisce, si insinuavano quasi con violenza nel terreno della montagna e le sue fronde erano basse e folte, a terra giacevano ancora i petali dei grossi fiori bianchi appena sfioriti. Si accomodò tra le radici e continuò a mangiare la sua frutta.
Chiuse gli occhi per liberare un po’ la mente e poggiò la testa sul tronco della Magnolia.

Riaprì gli occhi di scatto, gli era sembrato di aver sentito un rumore.
Guardò in alto l’ombrosa chioma dell’albero, pochi raggi solari riuscivano a filtrare fino a lui, formando delle piccole strisce luminose che toccavano terra, l’aria sotto l’albero era fresca ma immobile, il sottobosco era ammutolito. Bee si alzò facendo leva sulle radici ricurve della Magnolia, guardandosi attorno riconobbe il luogo in cui aveva sostato ma l’atmosfera era cambiata completamente, il silenzio era quasi palpabile e la luce illuminava le foglie di alberi e arbusti, donando all’aria della foresta una gradevole sfumatura di verde e persino gli insetti laboriosi non sembravano interessati ai variopinti fiori del sottobosco. Il paesaggio era irreale.
Un fruscio richiamò l’attenzione di Bee, guardò nella direzione da cui aveva avuto origine il suono ma non vide nulla, restò immobile, se si fosse trattato di un animale, non avvertendo nessun movimento si sarebbe fatto coraggio e sarebbe uscito allo scoperto.
Dopo pochi minuti si stancò di stare nella stessa posizione, prese da terra un sasso e lo lanciò in mezzo alla radura, un cespuglio fremette lievemente dopo quel rumore improvviso. Senza farsi sentire, saltando silenziosamente di radice in radice, si avvicinò all’arbusto sospetto e lo osservò attentamente.
D’un tratto con un balzo qualcosa scattò fuori dal cespuglio, non riuscì a vederlo chiaramente perché la vista gli fu subito oscurata da una pelliccia morbida che gli si era appiccicata alla faccia e dal dolore lancinante di artigli che si erano conficcati nella sua pelle.
La creaturina lo graffiava incessantemente emettendo versetti acutissimi, poi d’un tratto tra i versi Bee sentì un richiamo, la bestiola smise di attaccarlo e saltò a terra soffiandogli col pelo ritto e la schiena incurvata, Bee invece cadde a sedere. Il richiamò ricominciò e l’animale sembrò calmarsi un poco, si guardò attorno, annusò l’aria e identificata la sorgente del richiamo partì, saltò sulla testa di Bee e sparì negli arbusti alle sue spalle.
Bee impiegò qualche istante a capire cosa era successo, quando sentì ancora il verso che aveva richiamato la creaturina si alzò in piedi e corse nella stessa direzione, il richiamo diventava sempre più chiaro e forte, capì quindi che si stava avvicinando.
Individuò la bestiola che scattò immediatamente un balzo, seguì con lo sguardo la sua traiettoria e la vide atterrare tra le braccia di una ragazzina. Non fece in tempo a guardarla in faccia che quella si girò e saltò sul ramo di un albero.
:- Aspetta!-
Lei sorprendentemente si fermò e rimase inginocchiata sul ramo, ma era in alto e di lei si vedeva soltanto un ciuffo di capelli neri spuntare tra le fronde dell’albero.
Bee rimase in silenzio qualche secondo ma quando la ragazzina fece per andarsene ricominciò a parlare.
:- Ehy ragazzina , mi ha graffiato tutto il viso quella tua bestiolina!-
:- Mi spiace.-
:- Perché non scendi, così parliamo intendi?-
:- … perché dovrei? Io non ti conosco … -
:- Ok allora presentiamoci! tu come ti chiami? Il mio nome è Killer Bee e sono certo che già mi ami!Yo!-
Guardò in alto e vide muoversi le frasche, una risatina aggraziata uscì dalla chioma dell’albero e la ragazzina con un saltò atterrò ad un metro di distanza da Bee, con l’animaletto tra le braccia.
I suoi lunghi capelli neri erano lisci come la seta e le arrivavano quasi fino ai piedi, il suo viso era tondo e simmetrico, incorniciato da una frangetta scalata, i suoi grandi occhi a mandorla parevano iridescenti, Bee non aveva mai visto degli occhi simili, la sua pelle chiara si arrossava in prossimità delle guance rendendola simile ad una bambola di porcellana.
:- Perché parli in quel modo strano?-
:- Io non parlo in modo strano, sono rime Rap alla moda, non dirmi che non ti garbano!-
La ragazzina rise ancora, coprendosi la bocca con le mani, l’animaletto le saltò sulla spalla e la guardò incuriosito, lei smise di ridere e fissò Bee negli occhi sorridendo.
:- Sei buffo sai?-
Bee rimase immobilizzato dal primo sorriso che gli veniva rivolto dopo così tanto tempo, ma appena si accorse che la stava guardando imbambolato si riprese con imbarazzo.
:- Ehm… Che cos’è quell’animale? Non ne ho mai visto uno uguale!-
:- Ti piace?-
:- Bah… si-
:- L’ho fatto io! -
:- Come sarebbe a dire? l’hai fatto tu? Non riesco a capire.-
:- Senti … Mi prometti che se ti dico come ho fatto non ti spaventi?-
:- Perché dovrei? Sta tranquilla, dubito che mi spaventerei !-
:- A nessuno piace il mio potere … -
La ragazzina abbassò il viso e lo guardò triste e imbarazzata.
:- Parla sono curioso! … Yo!-
Lei sospirò e fece saltare l’animaletto, dalla sua spalla, sul suo braccio, quello lo percorse come un acrobata percorre il filo, bilanciandosi con la coda e si sedette sulla mano.Gli occhi della ragazzina si spalancarono e l’iridescenza si intensificò tanto da far sembrare che i suoi occhi cambiassero colore seguendo le sfumature dell’arcobaleno. Piano il corpo dell’animaletto perse le sue caratteristiche, le orecchie si ritirarono, come anche la coda e le zampette, fino a che di lui rimase solo una forma base composta di due parti rotonde, una piccola che era la testa e una più grande che era il corpo. Poi velocemente, la materia di cui era fatto sparì con “plop” e gli occhi di lei tornarono normali.
:- Ma come hai fatto? non capisco questo atto … -
:- E’ un’ abilità innata … -
:- In che consiste? Yo!-
:- Ecco … io … osservo le cose nella mia mente, le vedo immaginandomele e poi cerco di vederle nella realtà e quelle compaiono.-
L’animaletto scomparso pochi istanti prima riapparve sulla sua spalla.
:- Rendi vere le tue fantasie? Ah! Sembrano quasi utopie, realizzi anche sogni e illusioni?-
:- Si… per questo la gente ha paura del mio potere.-
:- Il tuo potere è fantastico! Non è bello rendere veri i sogni? Io lo trovo troppo fico!.-
:- Il fatto è … che non faccio solo sogni … faccio anche alcuni incubi … -
:- Ma che fifoni tutti!… questi incubi sono così brutti?-
:- Si terrificanti … -
Vide il viso della ragazzina rattristarsi, una ciocca di capelli le scivolò sul volto e l’animaletto la guardò allarmato dall’improvviso cambio d’umore. Bee si sentì terribilmente simile a lei, quell’espressione ce l’aveva stampata in faccia anche lui da un bel po’ di tempo. Tutti avevano paura di lei, probabilmente anche lei era venuta in quella foresta in cerca di isolamento e tranquillità. Sorrise tra se e se, sapeva esattamente come farla stare meglio.
:- Ah! I tuoi incubi saranno terrificanti ma i miei poteri sono ancor più importanti! Io sono Killer Bee, la forza portante dell’Ottacoda! Wee!-
Lei lo guardò sorpresa.
:- Sei una forza portante? Dentro di te c’è un Bijuu?-
:- Esatto! Spaventoso vero? Hai paura di me? No spero! -
Tutto il suo viso si illuminò in un sorriso lucente e i suoi capelli come se avessero preso vita dalla gioia le ondeggiarono aggraziatamente attorno al volto.
:- No affatto. E tu hai paura di me?-
:- Per niente Baby!-
:- Forse … tra mostri ci sapremo intendere?-
Si sorrisero.

Stavano camminando nella foresta ombrosa, scavalcando le radici degli alberi e i tronchi caduti, qua e là ogni tanto spuntava qualche lucertola che strisciava tra i sassi o un uccello che si appollaiava tra i rami degli alberi ad osservarli. L’animaletto ella ragazzina trotterellava felice a loro fianco, distraendosi ogni tanto per dar la caccia agli insetti di passaggio.
:- Non mi hai ancora detto come ti chiami sai? Non è educato credo … vai!-
:- Mi chiamo Yumeko-
La bestiola le saltò sulla spalla e le si strusciò sul collo.
:- E questo è Hotaru-chan -
:- Perché lo hai chiamato Hotaru? Non vuol dire …?-
In quel momento Yumeko passò sotto un albero particolarmente ombroso e Bee notò che Hotaru si era illuminato e faceva brillare di luce bianca il viso già chiaro della ragazzina.
:- Oh … chiaro … -
:- Io l’ho immaginato così, e così è-
Si misero a ridere e arrivarono alla magnolia dove si era fermato Bee, la busta di frutta giaceva ancora tra le radici dell’albero, Bee fece una corsa fino al punto in cui si era sdraiato prima di incontrare Yumeko e raccolse la busta da terra, dentro c’era solo una pesca.
:- Ti piacciono le pesche Yumeko?-
:- Si! E piacciono anche ad Hotaru! -
:- Perfetto allora, mi è rimasta questa e voglio cha la mangi tu ora.-
:- Ma è l’ultima che ti è rimasta!-
Si avvicinò a lei, le prese una mano e ci mise la pesca.
:- Non mi va … Yo!-
:- Uffa … va bene se proprio insisti-
Si sedettero assieme sotto la magnolia e Yumeko mangiava la pesca con gusto, mentre Hotaru la mordicchiava da dietro e leccava il succo che colava. Mentre la guardava mangiare si ricordò di una domanda che non gli aveva ancora posto.
:- Senti ma da dove vieni tu? Non ti ho mai vista al mio villaggio su.- Indicò in alto, verso la cima della montagna.
Finì di rosicchiare il seme della pesca e lo buttò a terra. Si girò verso di lui con le guance gonfie di pesca e il viso sporco di succo con l’espressione sorpresa.
Bee scoppiò a ridere tanto fragorosamente che gli uccelli scapparono da le fronde degli alberi vicini, protestando per il fracasso, lei si ripulì e ridacchiando rispose.
:- Vengo da un piccolo villaggio limitrofo alla montagna, saremo si e no cento persone ad abitarci, non so nemmeno se ha un nome.-
:- Questa poi!-
:- Oh! mi è venuto in mente che per me si è fatto tardi, devo proprio andare Bee, semmai ci si rivede qua alla magnolia in questi giorni ok? ciao Bee!-
Si alzò in piedi, prese Hotaru tra le braccia e sbracciandosi per salutarlo corse via immergendosi nel bosco, lui rimase seduto contro l’albero colto di sorpresa da quel repentino saluto.
Il silenzio e la solitudine del bosco gli facevano tornare addosso il torpore del sonno, aveva capito che la foresta era un luogo perfetto per schiacciare pisolini, evidentemente, chiuse gli occhi per riposarli, poi li riaprì perché stava per addormentarsi, ma gli facevano male a tenerli aperti, quindi li chiuse di nuovo e si addormentò.

Quando si svegliò di nuovo la foresta era pervasa da una luce diversa, molto più reale, probabilmente doveva essere quasi arrivata la sera perché anche le sfumature del colore delle foglie erano diverse. Raccolse da terra la busta e si accorse che dentro c’èra ancora una pesca, ma quando prima l’aveva data a Yumeko era sicuro che fosse l’ultima, come un fulmine lo colse l’orrido pensiero che il bel pomeriggio, il più bello degli ultimi mesi, fosse solo un sogno. Si guardò attorno alla disperata ricerca di prove della reale esistenza di Yumeko o Hotaru, si toccò la faccia alla ricerca dei graffi di Hotaru e li trovò, ma si ricordò che mentre camminava nel bosco, si era graffiato anche con le spine dei cespugli di rovi, sconsolato, privo del sollievo che momentaneamente gli avevano donato, si lasciò cadere seduto a terra, ma mentre guardava il terreno polveroso scorse il seme della pesca mangiata da Yumeko, nello stesso identico punto in cui l’aveva lanciato lei. Lo prese in mano e sorrise, probabilmente era tornata indietro e gli aveva portato un‘altra pesca perché si era mangiata l‘ultima e in effetti guardando quella nella busta aveva un colore diverso! Mangiando la pesca e saltando di albero in albero, risalì il pendio della montagna fino ad arrivare a Kumogakure, promettendosi di rivedere la sua nuova e unica amica al più presto.


Continua…


Curiosità:
Hotaru significa “Lucciola“
Yumeko è un nome che ho assemblato io da Yume che vuol dire sogno o sogni, e Ko che alla fine dei nomi femminili sta per “bambina” o “figlia”, quindi (anche se probabilmente è sbagliato XD) è da tradursi con “Figlia dei sogni” o “Bambina dei sogni”.

Che ve ne pare? Commentate in tanti mi raccomando perché ho parecchi dubbi su questa fan fiction e se non mi sentissi motivata … potrei anche smetterla! Muhuhaha! No dai scherzo, spero di finirla XD Avete qualche suggerimento? Idee che non avete apprezzato o che vi sono piaciute? Perdonate il mio rap terribile, non sono una brava Rapper ma d’altronde nemmeno Killer Bee u_u
Commentate *-*
 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (0 voti, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
ninjadellanebbia 21/06/10 18:36
sei un genio complimenti
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