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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SAVIA DI JACARANDA
Genere: Sentimentale, Romantico, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Lemon
Autore: giuly-sama galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/06/2010 17:16:48

"Ti detesto! No, di più! Io ti odio! Ti odio!". Con quelle parole Savia scacciò per sempre il fantasma di sua madre. Era ora libera di amare Pedro
 
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LA NASCITA DI SAVIA
- Capitolo 1° -

LA NASCITA DI SAVIA

“Il tuo sorriso,
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.”



Donna Lina aveva avuto una vita difficile da ragazza.
Nessuno quindi si stupì del carattere forte e austero della moglie di Don Alejandro quando fu il momento di dare alla luce la sua prima figlia:
ebbe la freddezza di un macellaio che va quotidianamente a torcer il collo a una gallina. Si stese sul tavolo da cucina in gran fretta, tenendosi
con una mano il pancione dolorante e con l'altra spazzando via le cipolle e i coltelli posati su di esso.
- Fate chiamare la bambinaia, Don Alejandro!- risuonò la voce di Carmelita, una donna di origine indie, dai capelli neri neri e la pelle bruciata dal sole.
Il povero uomo non era abituato di certo a quelle cose da donne e, quando realizzò quello che stava per accadere nella cucina del suo ranch, ormai la bimba era già venuta alla luce.
Donna Lina non gridò, spinse e spinse, digrignò i denti e strinse i pugni, ma non un gridò si lasciò andare davanti al marito. Avrebbe dato alla luce una figlia forte, come lei, che avrebbe amato la madre con la stessa devozione con lei aveva obbedito alla sua. Non c'era spazio per l'amore in realtà nel cuore di Donna Lina, e l'amore era facilmente rimpiazzabile per lei col rispetto. E ancor meglio con la paura.
- Che succede, Carmelita?-, domandò Don Alejandro, sudando vistosamente, torcendosi le mani alle spalle della moglie, ancora stesa e con le gambe divarcate sul tavolo in massello. L'india sorrise ampiamente, allungò le mani verso la gambe di donna Lina e mostrò al signore della casa una bambina, ancora sporca di sangue, occhi neri come carboni ardenti, che pareva avere più fiato di un trombettiere dal pianto con cui era venuta al mondo.
- Succede che siete padre, Don Alejandro!-.

...

Tre giorni dopo la nascita della bambina venne allestito un grande banchetto al ranch dei Sèrrano. Fu un evento, in tutta San Miguèl non si parlò d’altro che per intere settimane, soprattutto perchè la famiglia invitò al ranch non solo parenti e amici, ma anche facoltosi dottori inglesi provenienti dagli Stati Uniti, conoscenze che Don Alejandro doveva al suo mestiere di banchiere. Era un uomo ricco e facoltoso, che aveva studiato a Buenos Aires e che la fortuna aveva più che ampiamente aiutato. In soli dieci anni di attività aveva messo da parte una fortuna, abbastanza per mantenere la sua famiglia per altri dieci anni, come minimo. E ora si riteneva l'uomo più fortunato di tutta l'Argentina, con una moglie sana e forte e una figlia che prometteva altrettanto.
- Congratulazioni, Alejandro!- esclamò il parroco, brindando alla neonata. - E che il Signore possa donare a te e alla tua famiglia salute e longevità, se così vorrà -.
Fu un susseguirsi di complimenti, su quanto la bimba fosse bella, su quanto ricordasse la madre negli occhi scuri, su quanto i capelli ramati ricordassero quelli del nonno di lui, e così via.
- Come la chiamerete?-. Donna Lina non avrebbe voluto svelare il nome della figlia fino al giorno del Battesimo, fissato per la prima domenica del mese, ma le voci erano tanto insistenti che alla fine, con un falso sorriso di circostanza pronunciò a denti molto stretti "Savia. Come la mia prozia di Rosario".
Povera creatura, pensarono le madri presenti. Povera Savia, pensarono gli uomini. Tutti sapevano che nella famiglia di Donna Lina c'era una sospetta vena di pazzia; la prozia Savia morì suicidandosi col cianuro, ma le voci della famiglia smentirono affermando che morì intossicata da un fungo selvatico. Insomma, quel nome voleva essere per Donna Lina uno scongiuro, aveva paura che la prozia l'avrebbe tormentata a vita se non avesse dato a sua figlia quel nome.
Savia, incurante delle voci degli adulti, guardando per la prima volta il mondo con interesse e senza paura, non dimenticò mai il profumo dei fiori di Jacaranda, che le rimase impregnato sulla pelle fino al giorno della sua morte, e che più tardi le avrebbe dato il nome di "Savia di Jacaranda".

...

- E' fuori discussione che questa bambina vada in marito a qualcuno-, commentava in un pomeriggio Donna Lina, a due settimane dalla nascita di Savia. - Dopotutto, è tradzione della mia famiglia che il primo genito femmina debba accudire la madre fino alla morte -.
- Suvvia Lina-, mormorò Joselinda, una donna più vecchia di Donna Lina ma con modi di fare più dolci da renderla più piacevole allo sguardo di quanto lei immaginasse. - Siamo nel 1927, cara. Ormai certe usanze potrebbero risultare perfino fastidiose in società. E dire che il dottor Kingsday, quello americano, voleva che suo figlio sposasse Savia. E' un uomo con un buon nome alle spalle...-.
Joselinda era certo contraria a tenere una figlia legata alla madre per la vita, ma non riusciva a dire di no a un bel matrimonio combinato. - E poi è ricco. Tanto ricco. In America si dice possegga almeno tre ranch, uno più bello e grande dell'altro. Per la tua famiglia e per Savia sarebbe una buona sistemazione-.
La conversazione andava avanti da ore, tra tazze di thè inglese e tortine alle foglie di menta preparate da Carmelita. Donna Lina posò la tazza sul piattino, guardò fuori dalla finestra della sala il paesaggio, arso dalla calura di giugno. Le mani secche intrecciate sul grembo erano segno di nervosismo, ma Donna Lina non disse una parola di più sull'argomento. Fece accomodare l'amica nel patio, all'ombra di alcuni giunchi e lì restarono a parlare di stoffe dimenticandosi di Savia per un momento.
Savia intanto stava con Carmelita, in cucina. Non era pratica del tempo che la madre si occupasse della figlioletta appena nata così Carmelita ne divenne la balia.
- Due foglie di menta, per allontanare i cattivi umori-, recitava l'india, tenendo la bambina stretta al petto con una fasciatura. - Tre spicchi di fragole, per addolcire lo spirito...e un petalo di rosa, per quietare il cuore-. Dal pentolino in rame si sprigionava una fragranza mistica, che rinvigoriva l'animo e la mente, e si mescolava con l'aroma del latte che bolliva piano. - Savia, dal profumo di Jacaranda, sarai una donna bellissima, nina mia-.







Ciao a tutti ^^
Questa storia è ambientata nei primi anni del '900 in Argentina, un paese che personalmente amo moltissimo avendo parenti lì.
Spero che vi piaccia.
L'ispirazione m'è venuta leggendo uno dei tanti libri di Isabel Allende, mischiato a un ricordo di un libro di cui non ricordo il nome.
Spero sia di vostro gradimento l'inizio. Commentate =)
A presto!
 
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