torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA MERAVIGLIOSA INFEDELE
Genere: Sentimentale, Drammatico, Dark, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Autore: giuly-sama galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/06/2010 16:30:00

Bella e spregiudicata, senza controllo. Libera come il nome che porta, legata da un segreto straziante e da un amore difficile tra lican e vampiri.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
PROLOGO
- Capitolo 1° -


- Anno 2010, USA -

Bella e spregiudicata.
Aveva il corpo fatto per sedurre e per indurre in tentazione, proprio come si sente in quelle preghiere nelle chiese. Un solo suo sguardo bastava a mettere i brividi lungo la schiena, a uomini e a donne. Quando poi s'arricciava una ciocca di capelli intorno al dito la gente perdeva la testa. S'incantavano tutti a guardare lei, Libera, la ragazza del bar notturno sulla U.S. Route 66. Lo "StarShield" era il fiore all'occhiello della periferia di Joplin, nello stato del Missouri; il suo stile moderno attirava i giovani dai paese vicini e dava vita a quel mortorio che era la vita da quelle parti. Tutti gran lavoratori, come diceva sempre Libera, ma con poche palle e voglia di divertirsi.
-Prima o poi me ne andrò di qui ...- diceva spesso Jamie, collega e amico di Libera. Lui faceva il barista, lei la showgirl, ma andavano d'accordo come fratello e sorella.
- Certo Jam, quando sarai vecchio e senza denti -. Libera ci scherzava sopra, ma era consapevole che prima o poi Jam se ne sarebbe andato via, e se non fosse stato per lasciare il Missouri, sarebbe stato perchè la morte lo avrebbe colto ben prima di lei.
Libera non destava sospetti sulla sua natura: pareva una normale ragazza americana, dai capelli d'un acceso colore rosso e due occhi azzurri come il cielo. La natura le aveva donato la bellezza per stregare gli occhi umani, in cambio di una vita dannata e legata a un segreto del cielo.
Erano secoli che la vita di Libera ormai veniva condizionata da strano umori, come diceva lei per spiegare i suoi repentini cambi d'umore, strani eventi che la trasformavano in qualcosa che a lei stessa faceva ripugnanza, ma con cui ormai aveva accettato di vivere. La licantropia non era più un morbo per lei, solo una scocciatura con cui fare i conti una volta al mese.

- Anno 1189, Europa -

-Scappa Livia, scappa!-, ma in quel momento le gambe della ragazzina erano paralizzate, così come lo sguardo fisso sul voto della madre, carico di tensione e paura.
All'epoca orde di barbar venivano dall'Est per razziare quel poco di civiltà che ancora era rimasta sul confine con l'Europa occidentale. Quella notte volle il fato che ad essere attaccato fosse un villaggio di pastori. Le case erano piccole e anguste, fatte di fango e pagliericcio; presero fuoco subito, urla di vittime e risate di massacratori.
- Livia, per l'amore del cielo và via! Porta con te tuo fratello, andate verso il fiume!-, gridò il padre, mentre teneva sbarrata la porta di casa con la sola forza delle sue braccia.
- Ma io non posso lasciarvi qui!-. Livia aveva solo quidici anni, ma allora era già considerata una donna capace e doverosa di prendersi le proprie responsabilità. La madre le mise in mano un coltello di ferro, gli strinse il pugno intorno all'elsa.
- Usalo. Non temere di uccidere, Dio perdonerà i tuoi atti per questo!-, gli mise quidi il fratello di due mesi in braccio e la buttò fuori di casa dalla porta che dava sulla foresta.
Quella fu l'ultima volta che Livia vide i suoi genitori, la casa prese fuoco mentre si allontanava arrancando per la collina, su verso la foresta. Era una notte che minacciava temporale.
Livia entrò nel bosco a pidi scalzi, affamata e distrutta dal dolore, senza aver versato una lacrima: non era capace di piangere, sua mdre diceva sempre che Dio le aveva donato la forza di non soffrire mai, ma la realtà era che Livia non sapeva piangere, non sapeva rendersi conto del dolore, e si sfogava facendosi del male fisico. Ma in quel momento dovva lottare per il suo fratellino. Lui dormiva, e più Livia lo guardava più una stretta le attanagliava il cuore.
"Morirà", pensò, " morirà senza aver mai visto niente della vita". Si lasciò cadere ai piedi di un vecchio abete. "Io morirò senza aver visto niente della vita. I miei genitori...". Piantò il coltello a terra con rabbia, gridando con tutto il fiato che aveva in corpo.
Un grido acuto, pieno di odio, di frustrazione. Non era giusto. Perchè quel giorno? Perchè a loro? Si mise le mani nei capelli rossi fuoco, nascose il viso tra le gambe, strette al petto.
-Moriremo ...-, bisbigliò tra sè e sè, osservando il piccolo accanto a lei.
Tuttavia, quando il destio decide di essere crudele lo fa fino in fondo. Non era destino per loro morire. Non quella notte.
L'urlo di disperazione di Livia raggiunse il cuore di qualcuno, qualhe strana creatura che viveva in quei boschi da tempo immemore. Mentre Livia cercava di superare il suo dolore a modo suo, egli viaggiò sin da lei, non comprendendo quel dolore completamente, erano sentimenti troppo difficili, troppo umani.
-Hai paura di morire? -, le cheise allora, osservando la creatura debole e umana che stava dinanzi ai suoi occhi animaleschi.
Livia alzò la testa di scatto, osservando la figura nel buio come una visione strana, frutto della sua immaginazione.
- Sei ... sei un angelo di dio? Sei venuto a portarci via? -. L'ingenuità di quell ragazzina fece tenerezza a Lui, il più antico degli animali che popolavano la foresta, il più antico tra i Lycan. Le si avvicinò piano, si accovacciò davanti a lei e la guardò a lungo.
- Non sono un angelo, ma posso portarti in un mondo che il tuo Dio può solo immaginare di creare. Niente dolore, niente sofferenza ... solo vita -, disse affabile, nascondendo dietro al volto perfetto i denti aguzzi con cui aveva sgozzato tante volte colli umani.- Prometto a te e a tuo fratello una vita lunga e felice, con me... -. Perchè accettò la proposta? La disperazione e la solitudine fanno paura, soprattutto a una bambina senza più una casa e famiglia. E poi lui era così dannatamente bello. Livia di lasciò stregare dagli occhi color giada e dal volto dai lineamenti gentili, un sorriso così dolce. Da quella notte, in quell'abbraccio, Livia lasciò la sua natura umana, concedendo il suo corpo a quello strazio di dannazione che le aveva promesso Lu-Ta, la Belva dal volto livido. Lui fu la sua rovina e la sua gloria. Da quella notte Livia temette la luna piena, da quella notte fu Libera dai suoi incubi e dimenticò chi fu prima di Lui.
"Madre, questo Dio non me lo perdonerà mai...".
















Ecco il primo pezzetto =)
Spero vi piaccia e mi raccomando ;) commentate!!!
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: