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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Persone famose e TV
Dalla Serie: Tokio Hotel
Titolo Fanfic: MY CRAZY, BEAUTIFUL DAUGHTER!
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia, Comico, Erotico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC, What if? (E se...), Lemon
Autore: lavy96 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/05/2010 20:39:46

Lavinia scopre di avere un padre ... un padre mai conosciuto. Questo padre è Tom Kaulitz.
 
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AFFIDAMENTO ODIATO!
- Capitolo 1° -

Il funerale si svolse al cimitero di "Zentralfriedhof Friedrichsfelde", a Berlino.
Fu un giorno maledetto quello.
Da anni mamma combatteva il cancro al seno, rifiutandosi categoricamente di andare da un medico, dicendo che stava bene.
Anche se ho solo tredici anni, so bene quali sono i sintomi del tumore e lei ce li aveva tutti, ma proprio tutti.
La aiutavo, la curavo e facevo tutte quelle cose che, nell maggior parte dei casi, doveva fare un padre.
Però io non ce l'ho mai avuto un padre.
Non sapevo nemmeno se esisteva o meno, ma questo era l'ultimo dei miei pensieri con tutti i problemi che avevo con mamma.
Al funerale ci furono tutti i parenti, ma proprio tutti. Non ne mancò uno.
Zii, zie, cugini, cugine, nonna e nonno materni.
Erano tutti così tristi, ma non per per la morte di mamma, ma per me.
Mi guardarono tutto il tempo mentre andammo verso il cimitero.
Ero irritata da morire.
Volevo saltare loro addosso e strangolarli!
Io non volevo la compassione di nessuno, non ne sentivo il bisogno più assoluto.
Il posto dove la mamma fu sepolta l'ho scelto io.
Visto che i soldi non ci erano mai mancati, insieme a mio cugino di ventitré anni, le ho preso il posto migliore, dove battevano i raggi del sole, passando in mezzo alle sbarre del grosso cancello nero arrugginito.
Per la prima volta in vita mia piansi.
Piansi per un motivo valido.
Non avere un padre in quel momento rappresentò una debolezza che non si era mai fatta viva in me.
Ma in quel momento ne sentii fortemente il bisogno.
Mamma, prima di morire, mi chiese un favore:" Vestiti di bianco al mio funerale ... " e io lo feci.
Mi misi un vestito bianco e dei guanti lunghi fino ai gomiti.
La gente mi guardava stranita, ma non ci feci caso.
Camminammo per un po', fino a quando arrivammo.
La bara di mamma fu trasportata lentamente nella fossa scavata sottoterra e fu chiusa con la terra scavata.
Guardando quella scena non piansi, stranamente.
Piansi solo quando mamma mi sorrise l'ultima volta, prima di chiudere gli occhi.
Provai un odio verso il mondo intero per un momento.
Andai a vivere con mia zia Francesca, visto che era l'unica parente vicina.
Però una notizia cambiò radicalmente la mia vita: quella stessa sera, a casa di Francesca, arrivò un vecchio amico di mamma.
Mi doveva parlare di una cosa che dovevo sapere solo io, perciò andammo in biblioteca.
Mi fece sedere sulla poltrona e lui si sedette sulla sedia di fronte a me.
<< Allora? >> domandai ancora sconvolta per la morte di mamma.
<< Vedi ... >> mi disse, infilando la mano nella tasca della giacca.
<< Tua madre, molto tempo fa, mi diede questa >> continuò, passandomi una bustina bianca.
<< E' una lettera che decise di darti solo quando saresti stata pronta. Visto da come ti sei presa cura di lei in questi mesi sofferenti ha capito che era il momento migliore >>.
C'era un qualcosa di malinconico nella sua voce.
Lo guardai diffidente.
Lui mi baciò la mano e uscì senza dire una parola.
Io fissai la porta ancora un momento, poi misi lo sguardo sulla busta che tenevo tra le mani.
La rigirai tra le mani, scrutandola da ogni angolo, fino a quando decisi di aprirla.
Se non l'avessi mai fatto ...

" Cara Chantal,
Quando leggerai questa lettera io sarò già lontana ...
Volevo rivelarti una verità che probabilmente ti distruggerà e che ti porterà ad odiarmi ".

Già dalle prime righe capii che era una verità che non mi aveva mai detto fino ad allora.
Non seppi che continuarla a leggerla o meno, ma decisi di andare avanti a leggere, per curiosità.

" Questa è una cosa che ti ho tenuto nascosto per tutti questi anni.
Probabilmente non ti piacerà, ma fa parte dei miei compiti di madre dirti la verità.
Tu ... ".

Mi sentii svenire e sbiancai in volto.

" Un papà ce l'hai ed è vivo ".

Il sangue mi si gelò nelle vene e i miei occhi si spalancarono del tutto.
Ero sconvolta.
Sentii la vita venirmi meno e i battiti del cuore farsi irregolari.
Non era possibile ...
Feci cadere il foglio a terra, guardando nel vuoto.
Non riesco ad esprimere quello che provai in quel momento, perchè non provai nulla.
In quel istante, mio cugino Alex, fece capolino alla porta.
<< Che succede? >> mi domandò, vedendomi in quello stato cadaverico.
Io lo guardai e lui sgranò gli occhi, vedendo i miei occhi riempirsi di lacrime.
Mi alzai dal divano tenendo gli occhi chiusi e mi gettai tra le sue braccia.
Lui cadde a terra e io sopra di lui.
Ci restai attaccata per molto.
Lui si mise a sedere e io di fronte a lui, tenendo le mani sul viso.
<< Ma cosa c'è? >> mi domandò allarmato.
Mi alzò il mento con la mano e quando incontrò il mio sguardo, diventò serio.
<< Cosa ti ha detto quell'uomo? >> mi domandò, scuotendomi leggermente.
Non riuscii a rispondere; indicai solo la lettera illuminata dal camino acceso.
Lui si alzò e la prese, mettendosi a leggerla.
<< Cosa? >> urlò indignato.
Io rimasi seduta per terra e cercare di smettere du versare inutili lacrime.
Non capii il motivo di quel pianto.
Non ho mai avuto bisogno di un padre e non ne sentivo la mancanza di uno allora.
Stavo benissimo dove stavo.
<< Vengono a portarti via? >> mi domandò.
Io mi irrigidì e sbarrai gli occhi.
<< Cosa? >> chiesi ancora più sconvolta di prima.
<< Chantal ... >> mormorò, facendo cadere la lettera nel fuoco.
<< Domani vengono a portarti via >> concluse, guardandomi rattristato.
Quello fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Come portarmi via? E dove?
<< E dove mi vogliono portare? >> domandai allarmata, prendendolo per le spalle e scuotendolo.
<< Da tuo padre >> rispose solo.
Cosa?
Papà?
<< No ... >> sussurrai sconvolta, indietreggiando spaventata.
L'idea di andare a vivere con un uomo di cui non conoscevo nemmeno il nome mi terrorizzava terribilmente.
Uscì e corsi nella mia stanza.
Piansi, stringendo tra le dita il lenzuolo che avvolgeva il mio letto.
Nascosi il viso nel cuscino e rimasi li a piangere.
Dopo un po' alzai il volto e guardai fuori dalla finestra, da dove si poteva ammirare la luna piena e la bellezza di Berlino.
Mi sporsi leggermente e mi feci scompigliare i capelli dal vento.
Mi sentii offesa e tradita.
Avevo un padre e nemmeno lo sapevo.
Probabilmente, molte ragazze al mio posto sarebbero state contente, ma non io.
Io ero arrabbiata e confusa.
Non seppi cosa pensare, la testa mi scoppiava.
Un padre ...
Un padre di cui non conoscevo il nome, l'età e nemmeno dove stava.
Che razza di padre avrebbe mai potuto essere uno che ti ha abbandonata quando era ancora un embrione?
Guardai la stanza.
Il giorno dopo l'averi dovuta abbandonare per andare ad abitare in un luogo sconosciuto.
<< Chantal >> mi chiamò zia dalla soglia della porta.
Io le andai incontro e non feci in tempo a dirle quello che successe, che già lessi nei suoi occhi che sapeva la verità.
<< Quindi lo sapevi? >> le domandai allibita.
Lei annuì in silenzio.
Entrò e chiuse la porta.
Io mi misi seduta sul letto e lei si mise accanto a me, prendendomi le mani tra le sue.
<< Io lo sapevo. Tua madre me lo aveva detto quando ero piccola. Aveva deciso da quando sapeva che era incinta che ti avrebbe lasciata a lui se le sarebbe successo qualcosa >>.
Mi sconvolse con quella storia.
Sentii delle verità su mia madre che non conoscevo.
<< Ora ti chiedo una cosa in suo nome >> mi disse con tono serio.
Io la guardai, ma non battei ciglio, né diedi approvazione.
<< Devi cercare di essere gentile col tuo papà e devi cercare di obbedirgli >>.
Ma che razza di richiesta era quella?
Obbedire ad un perfetto sconosciuto?
<< Zia, io ti voglio bene, ma non poso prometterti nulla. Anzi, posso anticiparti che quello che voi chiamate padre, per me non lo è e non lo sarà mai. Credo che non lo chiamerò mai papà oppure lo abbraccerò. Non potete chiedermi una cosa del genere. Mi dispiace ... >> le dissi.
Lei capi, almeno così vidi io dalla sua espressione rilassata.
<< Lo capisco ... >> sussurrò, accarezzandomi il viso.
Anche io sorrisi, anche se debolmente e falsamente.
<< Prepara le valigie. Domani mattina verrà il signore di prima verrà e ti porterà da tuo p ... >> si bloccò vedendo la mia espressione.
<< Da lui >> concluse, uscendo di fretta dalla porta.
Allora era proprio vero. Dovevo lasciare l'abitazione in cui ero vissuta per tutta la mia esistenza, in cui ero nata.
Mi diressi verso l'armadio e presi la mia valigia blu e la misi sul letto, aprendola.
Feci almeno cinquanta avanti e indietro per metterci tutti i miei vestiti.
Mentre facevo quello, pensai a come poteva essere p ... quel tizio.
Qualcosa dentro di me cambiò quella sera, qualcosa che mi cambiò in meglio, secondo me.
Diventai ribelle quella stessa notte, tutto d'un tratto.
Mi sentii maledettamente strana.
Quella sensazione mi fece sentire nuova, o meglio, cambiata.
Arricciai le labbra in un sorriso beffardo e alzai il sopracciglio.
<< Bene ... paparino! >> sussurrai.

 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
achi - Voto: 09/05/10 22:11
bellissima!!!!*O* veramente stupendo come inizio!! continuala per favore!! sn troppo curiosa^^ ci sentiamo ciauu baci
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