<b>Io vi avverto XD Questa FF mi è venuta parecchio lunga o_o XD ma prima di tutto sarà meglio chiarire che il Moria di questa ff è quello giovane più o meno come nel capitolo 0. Immaginatevelo così, non il cipollone obeso.: P
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Fondamentalmente, il suo passato si poteva suddividere in due macrosequenze, “prima di incontrare Haruka” e “dopo aver incontrato Haruka”.
Prima di Incontrare Haruka
Della prima parte della sua vita non ricordava quasi niente, ricordava di aver sempre desiderato diventare un pirata, anzi il re dei pirati e da che lui ricordasse quello era sempre stato il suo unico sogno.
Quando era molto piccolo, anagraficamente s’intende, non era mai stato “piccolo”, aveva mangiato per sbaglio il frutto del diavolo Kage Kage, da allora in poi si era accorto che a lui non facevano paura le ombre e il buio e i mostri e la notte, come a tutti gli altri bambini, a lui piacevano, erano le cose che preferiva, molto meglio una fresca notte di luna piena che una afosa giornata di sole battente, il buio era rilassante e sarebbe stato emozionante se fosse sbucato un mostro da un angolo scuro. Si trovava perfettamente in sintonia col suo frutto e si divertiva un mondo ad esercitarsi e perfezionarlo. Non faceva che ripetersi che con quel potere avrebbe potuto fare qualunque cosa.
Da quando aveva mangiato il frutto in poi i suoi ricordi erano offuscati e malridotti, riacquistavano un po’ di chiarezza solo quando tentava di ricordare il giorno della sua partenza, si imbarcò sognando di percorrere tutti i mari del mondo, reclutando come suoi fedeli compagni i guerrieri migliori e grazie a loro e ai suoi poteri sarebbe diventato sicuramente il re dei pirati. E così fece, per un po’.
Partì tutto solo, ma ogni isola su cui sbarcava gli portava una nuova avventura da raccontare e qualche nuovo compagno, la sua ciurma si ingrandiva sempre di più e le loro avventure diventavano sempre più mirabolanti e incredibili. Era felice e pensava di non poter desiderare altro dalla vita.
Dopo aver incontrato Haruka
Avevano attraccato la barca, che aveva bisogno di urgenti riparazioni dopo l’ultima battaglia, in un piccolo porto nell’East Blue, il giorno dopo sarebbero andati a cercare dei carpentieri, ma per quella sera si concessero di festeggiare la loro ultima vittoria con una bevuta alla taverna della zona.
Grandi brindisi, cena sfarzosa, canzoni e divertimento. Una cena memorabile.
Lei era lì, seduta tutta sola ad un tavolo in un angolino del locale, tutti l’avevano notata, compreso lui, era una donna bellissima, i suoi setosi capelli neri erano illuminati da sfumature blu, li portava legati in due code basse e le arrivavano fin sotto la vita. I suoi occhi chiari parevano brillare tra le sue lunghe ciglia scure. Sentiva i suoi compagni discutere se andare da lei oppure no, se offrirle una bevuta o saltarle direttamente addosso, ridacchiavano tra di loro per le rispettive battute sconce.
Poi d’un tratto silenzio. Un pirata di bell’aspetto di un’altra ciurma, incitato dai compagni si stava dirigendo a passo sicuro verso di lei, le si sedette accanto e le mise una braccio intorno alle spalle, lei si irrigidì all‘istante.
: - Ehi Bambolina, ti va di venire a spassartela un po’ con me ? -
Lei alzò lo sguardo verso di lui, la sua espressione era imperscrutabile.
: - Per me va bene -
Si alzò scostandosi bruscamente dall’abbraccio del pirata.
: - Dove vai? -
: - In bagno - disse lei camminando con passo deciso - tu non vieni? - .
Il piratuncolo non se lo fece ripetere due volte e le corse dietro poggiandole una mano sul sedere, entrarono insieme in bagno. Appena scomparsi dietro la porta, tutti nella taverna cominciarono a imprecare e a maledirsi per non essersi alzati prima. Moria si lasciò sfuggire una risata divertita quando all’improvviso si sentì un grido. La porta del bagno si spalancò e ne uscì il pirata di pochi attimi prima, si teneva con le mani i pantaloni gocciolanti sangue in corrispondenza del cavallo, aveva le lacrime agli occhi e non riusciva a parlare bene dal dolore. Sulla porta comparve la sagoma della ragazza che era entrata con lui, gettò a terra un pezzo di carne sanguinolento e quando la luce la colpì tutti videro che aveva la bocca sporca di sangue. Un grido pervase la taverna.
: - Gliel’ha staccato a morsi!!! -
La ciurma del pirata ferito si alzò in piedi rabbiosa, e la ragazza sguainò due spade dai foderi appesi ai suoi fianchi, tutti la videro spacciata contro una ventina di uomini ma lei fu veloce e ben presto furono tutti stesi, senza aver nemmeno arrecato troppi danni al locale. Rinfoderò le spade e recuperata le sue cose al tavolo, uscì dal locale, pulendosi la bocca con la manica del vestito. Prima di uscire si era guardata un po’ attorno e il suo sguardo aveva incontrato quello di Moria.
Lui era sinceramente colpito e sorpreso, non solo dall’abilità della ragazza in combattimento ma anche per la sua audacia, ricambiò lo sguardo con un sorriso divertito e sollevò il suo bicchiere di Rum facendo cenno di brindisi verso di lei. Bevve un paio di sorsi e quando mise giù il bicchiere vide che lei era sparita, rise tra se e se ma quando tornò a guardare i suoi compagni il sorriso gli morì in faccia.
Lo stavano guardando con l’espressione implorante dei bambini davanti al giocattolo più desiderabile della terra, volevano che lui la prendesse nella ciurma.
I giorni seguenti furono insopportabili per il signore delle ombre, cominciava ad odiare sinceramente la ragazza, per colpa sua tutti i suoi compagni gli stavano dando il tormento per averla nella ciurma.
Ma lui era Gecko Moria! Non si sarebbe mai abbassato ad andare a chiedere ed implorare una smorfiosetta qualunque di unirsi alla sua ciurma. Nel frattempo tutte le altre ciurme pirata e rispettivi capitani cercavano di aggiudicarsela, ma lei rifiutava tutti, un motivo in più per non chiderglielo! Non gli avrebbe dato l’opportunità di umiliarlo rifiutando la proposta. Per lui la questione era chiusa ma i suoi uomini non volevano arrendersi e qualcuno minacciò anche di andarsene se non glielo avesse almeno chiesto, ma davanti all’indifferenza del signore delle ombre aveva dovuto rimangiarsi tutto e accettare mestamente di non averla come compagna. Arrivò l’agognata sera della partenza, finalmente avrebbero smesso di rompergli l’anima per quella donna. Partirono e si lasciarono alle spalle il porto nell’Est Blue e la ragazza dai capelli neri. La mattina dopo Moria fu svegliato dai suoi uomini che avevano fatto irruzione nella sua stanza, rischiando la morte, per avvertirlo della presenza di un clandestino a bordo.
Si recò sul pontile e vi trovò quella donna, che lo guardava dal basso verso l’alto.
: - E tu che diamine ci fai sulla mia nave?! -
Lei sguainò le spade e le gettò ai piedi di Moria, si inchinò con un movimento morbido e guardando a terra cominciò a parlare.
: - Il mio nome è Haruka. Volevo chiedervi se posso unirmi alla vostra ciurma Supremo Gecko Moria. -
Lui si sorprese e s’insospettì, senza però riuscire a nascondere un pizzico di piacere nel vedere che era stata lei a venire a chiedergli di prenderla nella sua ciurma, dopo che aveva rifiutato così tanti altri capitani.
: - Tsk! Avresti dovuto chiederlo al porto! Perché alla fine hai optato per questa ciurma dopo che tante altre te lo hanno proposto? Se la motivazione non sarà valida niente mi impedirà di mandarti a fare compagnia ai pesci. -
: - Ho aspettato a chiederglielo qui adesso perché ho pensato che così non avreste potuto rifiutare, e lo chiedo proprio a voi, perché siete l’unico che non me lo è venuto a chiedere. -
: - E con questo? -
: - Il fatto che non me lo avete chiesto mi ha fatto pensare che riteneste la vostra ciurma già tanto forte che non vi sarei comunque servita, io voglio entrare a far parte della vostra ciurma perché siete il più forte, e poi, vorrei anche che i miei compagni non fossero una banda di “affamati” pronti a molestarmi come tutti quelli che mi hanno chiesto di unirmi a loro -
: - Su questo toppi in pieno, questa barca pullula di affamati in quel senso - .
Si guardò un attimo attorno e incontrò alcune espressioni poco rassicuranti.
: - In ogni caso, posso accontentarmi del fatto che il mio capitano non lo sia e riesca a tenerli a bada - .
Si inchinò ancor più profondamente, prese le spade con le due mani e le offrì a testa bassa allo sguardo di Moria.
: - Se lei vorrà, le mie abilità, saranno sue, a sua disposizione. -
Moria sorrise soddisfatto e ridacchiò, quella ragazza era forte e gli avrebbe fatto comodo averla nella ciurma, così le consentì di entrarvi a far parte.
Passarono una decina di mesi e le battaglie e le vittorie si susseguivano numerose, Haruka si era ambientata bene nella ciurma dopo i primi giorni di molestie. Aveva pestato a sangue chiunque avesse osato tanto e ben presto il resto della ciurma si era convinto che non fosse il caso di farla irritare, così in molti coltivavano il loro amore segreto per lei silenziosamente senza farsi notare, per non rischiare il linciaggio. Ogni tanto qualcuno trovava il coraggio di dichiararsi educatamente e lei lo rifiutava con garbo. Moria trovava estremamente divertente le scene ormai quasi quotidiane di euforia pre - dichiarazione e depressione, post - dichiarazione, uno spettacolino vario e mai sgradevole che osservava con piacere. Per quanto lo riguardava non provava il minimo interesse per quella donna silenziosa e austera, lui aveva altri traguardi, altri sogni da realizzare, non poteva certo perder tempo dietro alle donne! Ci avrebbe pensato quando sarebbe diventato re dei pirati!
Un pomeriggio si scontrarono contro un’altra delle tanti navi di pirati che giravano per il mondo, come loro del resto. A differenza degli altri piratuncoli affrontati in precedenza però, erano degli avversari ostici e tutt’altro che codardi, iniziò un duro scontro a colpi di cannone per poi passare all’arrembaggio, la ciurma di Moria sapeva di dovergli permettere, senza farsi scoprire, di salire a bordo della loro nave perché per il loro capitano era preferibile combattere in casa, su una nave grossa invece che sulla loro. Le manovre furono portate a termine e quando finalmente inziarono i combattimenti corpo a corpo, ognuno si scelse il suo avversario, Moria si sfidò col capitano dell’altra nave e così tutti gli altri a seconda delle abilità si divisero i nemici.
Il combattimento di Moria procedeva bene e ben presto avrebbe vinto, ma all’improvviso un grido attirò la sua attenzione, Haruka, che era stata attaccata dal vice capitano dell’altra nave e qualche altro uomo, era stata scaraventata contro l’albero maestro e si era lussata una spalla, provò a rispondere all’attacco seguente parandosi con le spade ma una delle due le fu strappata via dalle mani dal colpo irruento.
Ormai era praticamente indifesa.
Haruka si tenne pronta per attaccare solo con una spada ma le si parò davanti la gigantesca ombra del suo capitano, più in là Moria sferrò un brutto colpo al suo avversario e si teletrasportò al posto del suo Doppelman. Con le sue spade, falciò i nemici e fece riportare la spada ad Haruka dal Kagemusha, il capitano dell’altra nave intanto si era ripreso ma Moria gli spedì contro uno stormo di Brick Bat.
: - Sta più attenta la prossima volta -
Dopo averle detto questo si fiondò contro il suo avversario e il combattimento riprese più acceso che mai, dopo un istante di smarrimento anche Haruka riprese a combattere, anche se aveva la spalla lussata, con tutte le forze che le rimanevano. Furono degli avversari ostici ma niente riusciva a fermare Gecko Moria e la sua ciurma e ben presto, anche loro, fecero la fine di tutti gli altri stolti che avevano osato provare ad ostacolarli. Quella sera sbarcarono su una vicina isola per festeggiare e fare rifornimenti d’acqua ed altro, dopo aver caricato e scaricato quel che era di dovere, accesero un falò sulla spiaggia e mangiando e bevendo festeggiarono l’ennesima vittoria. Moria rimase per gran parte del tempo a farsi fare i complimenti dai suoi compagni, a brindare e scherzare con loro e sopportò col sorriso in faccia anche qualche canzone stonata accompagnata da goffi passi di ballo. Ogni tanto gli cadeva lo sguardo su Haruka e aveva notato che anche lei lo guardava a sua volta in modo strano, con un’espressione imperscrutabile sul viso. Pensò che fosse dispiaciuta di essere stata quasi sconfitta e che fosse insoddisfatta del suo combattimento, anche se dopo quel passo falso si era data un gran da fare ed aveva ampliamente rimediato, decise di non infastidirla con domande che l’avrebbero potuta innervosire ulteriormente. Dopo che ognuno ebbe finito il proprio pasto si misero tutti a bere e cantare ancora, ma Moria, che ormai si era un po’ stancato, decise di allontanarsi un po’ per stare per i fatti suoi. Salutò e s’incamminò lungo la spiaggia per trovare un posto che gli piacesse. Una piccola dunetta di sabbia vicino a due grosse palme stuzzicò il suo interesse e si sedette a guardare la luna perso nei suoi pensieri, talmente assorto da non riuscire a sentire che qualcuno gli si stava avvicinando.
: - Capitano? -
Si girò di scatto e vide Haruka in piedi pochi metri dietro di lui, la solita espressione indecifrabile sul viso.
: - Che cosa vuoi? -
: - Io … volevo … ringraziarla. -
: - Per quel che è successo oggi durante la battaglia? -
: - Si -
: - Non devi ringraziarmi. -
: - Io invece credo di si, mi ha salvato! -
: - Era ovvio che lo avrei fatt… -
: - Invece no! Lei… Lei non capisce… -
Moria la guardò fisso, il viso illuminato dalla luce della luna, guardava in basso e sembrava triste ed imbarazzata allo stesso tempo, si stritolava le dita.
: - Nessuno… nessuno mi aveva mai difesa… prima d’ora. -
Moria si alzò in piedi e le si parò davanti.
: - Allora significa che fino ad ora non hai vissuto in un gran bel posto, ma sappi che finché farai parte della mia ciurma io ti proteggerò! Io sono il vostro capitano ed è mio dovere proteggervi ad ogni costo, perciò vedi di farci l’abitudine e non stare a ringraziarmi ogni volta.Siamo intesi? -
Lei lo guardò e sorrise prima di abbassare di nuovo la testa.
: - Va bene, Capitano -
Per qualche tempo tutto tornò come prima, Moria e Haruka non affrontarono mai più il discorso e nelle battaglie a seguire lei non ebbe bisogno dell’aiuto di Moria.
Il Mare muta il suo stato continuamente, come l’animo umano, da calmo e placido, può diventare burrascoso ed incontrollabile. Quel pomeriggio era stato afoso, il mare piatto, l’aria immobile, il cielo illuminato dal sole era accecante. Ognuno pregava che arrivasse la sera, che la brezza notturna e il favore delle tenebre gli dessero un po’ di sollievo. In breve, poco prima che il sole tramontasse il cielo fu oscurato da minacciose nuvole scure, gonfie di pioggia, il vento gonfiava le vele e la nave affrontava coraggiosamente le alte onde che si infrangevano sulle sue fiancate. La tempesta diventò sempre più violenta col passare delle ore e in piena notte si ritrovarono ad affrontare un vero e proprio uragano, Moria governava il timone e riusciva a mantenere la nave sulla rotta mentre i suoi compagni ritiravano le vele, fissavano i tiranti e cercavano di bilanciare la nave.
Ad un tratto un’onda più forte delle altre colpì in piena il fianco della nave e molti uomini furono sbalzati oltre il parapetto, Moria se ne accorse in tempo e con Doppelman riuscì a recuperarli e a riportarli sulla nave, altre onde li sbilanciavano pericolosamente, un’altra ancora più forte della precedente fece cadere altri uomini oltre il parapetto e come prima Moria li recuperò con la sua ombra, andando avanti così qualcuno avrebbe finito per cadere davvero in mare ed essere inghiottito dai flutti, così Moria fece radunare tutti gli uomini intorno all’albero maestro della nave e con il suo Kagemusha li avvolse stretti contro l’albero. Moria reggeva ancora con tutta la sua forza il timone cercando di mantenersi in equilibrio. Haruka però era molto più bassa della media degli uomini e l’ombra di Moria non riusciva a trattenerla contro l’albero maestro, dopo l’ennesimo scossone venne sbalzata via e sbatté violentemente contro il parapetto prima di scivolare di nuovo verso il centro della nave, stava per essere catapultata in mare da una nuova violenta onda quando qualcuno la prese per la mano. Questa volta non era il Kagemusha, era davvero Moria, il cuore di Haruka mancò un battito quando vide la sua espressione sconvolta tra i capelli bagnati che gli ricadevano disordinatamente sul viso, aveva lasciato il timone e rinunciato a mantenere la rotta per salvarla, l’attirò a se e l’ appoggiò contro il suo petto, velocemente si spostò verso l’albero maestro e vi si agganciò facendosi inglobare dalla sua ombra.
Rimasero stretti per un po’ di tempo, Haruka si teneva contro la sua spalla e Moria teneva la testa china e il suo respiro caldo le arrivava addosso dandole i brividi, si strinse più forte.
Fortunatamente la tempesta si calmò entro poche ore e presto ognuno tornò alle sue consuete abitudini, il navigatore sostituì Moria alla guida del timone e gli concesse di andare a riposarsi, Haruka intanto era rimasta imbambolata vicino all’albero maestro, quando vide Moria andare verso le sue stanze si riscosse e lo seguì, lui entrò e lei rimase fuori per qualche minuto.
Lui appena entrato in camera aveva cominciato a spogliarsi, detestava sentirsi i vestiti bagnati addosso, li gettò in un angolo della stanza e indossò un completo asciutto. Mentre si vestiva avvertì la presenza di qualcun altro nella stanza e si girò di scatto. Haruka era in piedi a pochi passi da lui.
: - Che diamine ci fai tu qui! Non ti hanno insegnato a bussare? -
Haruka si limitò a guardarlo dritto negli occhi, i capelli le gocciolavano addosso e sul pavimento della stanza di Moria. L’espressione del suo viso terribilmente eloquente, il rossore che si impadroniva delle sue guance, la bocca tremante.
Fece un passo verso Moria e lui arretrò.
Quando il mare si era calmato, l’uragano aveva cominciato a infuriare nell’animo di Haruka.
Gli occhi fissi nei suoi, che cosa voleva? lei avanzò ancora e lui arretrò fino a trovarsi con le spalle al muro, Haruka continuò ad avvicinarsi fino a che Moria non fu perfettamente in grado, contro la sua volontà, di contare quante ciglia le incorniciavano gli occhi e di sentire i suoi capelli appiccicarsi al suo viso.
Dopo il bacio di quella notte la tensione tra Moria e Haruka era palpabile.
Lui cercava di stargli alla larga e lei non faceva che creare situazioni di contatto, ormai si sentiva a disagio anche quando per sbaglio la sfiorava mentre tiravano le corde per aprire le vele della nave.
Ogni volta che incontrava il suo sguardo non riusciva a sostenerlo, lei lo guardava in quel modo strano, che lo faceva pensar male, gli faceva pensare cose che non voleva pensare.
Lo provocava.
Sopportò per qualche mese le continue occhiate languide ed le situazioni ambigue in cui lei lo ficcava prima di decidere una volta per tutte quel che doveva fare.
Se l’era cercata.
Se voleva così tanto perché negarglielo, a lui non interessavano le donne per ora, ma un po’ di sano divertimento non aveva mai fatto del male a nessuno. Un giorno la fece chiamare nelle sue stanze e lei ignara di ciò che stava per succedere si precipitatò lì contenta di poter passare con lui qualche minuto.
Entrò nella sua stanza e la porta le si chiuse alle spalle sbattendo.
: - Kage Kage Revolution ! -
Haruka si girò e si trovò davanti Moria, le sue dimensioni erano quasi normali anche se era comunque molto più grosso di lei, la prese sotto il braccio per la vita, come fosse un pacco e si avvicinò minacciosamente al letto, la sua ombra intanto, era scivolata velocemente verso le finstre dove si apprestò a chiudere le tende. Prima che l’ultima tenda si chiudesse Haruka alzò lo sguardo verso il suo capitano e incontrò il suo sorriso divertito.
: - Te la sei cercata ragazzina! -
L’ultima finestra si chiuse e Doppellman sparì inglobato dalle altre ombre, la stanza era completamente oscurata. Moria rise tra se e se.
: - Kiiishishishi, adesso giochiamo con le ombre ti va? Kishishi! -
Non è che avesse sortito proprio l’effetto desiderato. Si ritrovava a pensarla nei momenti meno opportuni, ma chi glielo aveva fatto fare di incominciare a interessarsi a lei, si sentiva persino infastidito dalle dichiarazioni d’amore che lei rifiutava ogni giorno, le stesse che prima lo facevano tanto ridere adesso lo irritavano e provava l’irresistibile impulso di picchiare a sangue chiunque osasse avvicinarsi a lei. Anche lei continuava a cercarlo e a voler stare più tempo possibile insieme a lui. Moria pensava che una volta sfogata avrebbe smesso di venirgli dietro, ma Haruka persisteva e adesso nemmeno gli dava noia, anzi tutt’altro. Invece che far guarire Haruka dalla sua malattia, ne aveva aggravato le condizioni e se l’era presa anche lui. Strinsero un tacito accordo ovvero di non rivelare alla ciurma quel che succedeva in segreto nelle stanze di Moria e così andarono avanti per quasi un anno.
Quella mattina Moria stava ancora sonnecchiando oziosamente a letto, la sera prima Haruka l’aveva fatto stancare terribilmente, odiava quando chiedeva il bis, però non glielo negava mai.
Ad un tratto la porta si aprì e Haruka corse dentro.
: - Moria! Moria! -
: - uuuuhhhm…. Buongiorno eh… -
Poi Haruka cominciò a piangere e singhiozzare e Moria si alzò dal letto preoccupato.
: - eeehi… ehi che succede? Non fare così Haruka… perché stai piangendo? -
Lei lo guardò dritto negli occhi, gli prese la mano e se la appoggiò sul ventre, lui la guardò sorpreso e poi un lampo di comprensione attraverso i suoi occhi, Haruka piangeva ancora e lui pur avendo capito perché piangeva non sapeva che fare, che dire… si sedette sul letto.
: - Mi dispiace Haruka, scusa io non… -
Non riuscì a finire la frase perché gli arrivò una scarpa in piena faccia.
: - Perché ti scusi idiota?! -
: - Stai piangendo pechè sei incinta no? -
: - Certo -
: - Ed è colpa mia quindi io ti ho chiesto scusa. -
: - Colpa!? Tu… tu non hai capito niente come al solito, non hai idea di quanto ho desiderato tutto questo, di quanto ho pregato di rimanere incinta! E tu mi vieni a chiedere scusa?! Queste sono lacrime di gioia… baka… -
: - Quindi sei contenta? -
Lei gli sorrise dolcemente e corse ad abbracciarlo.
: - Immensamente. -
: - Bene, sono felice anche io -
: - Io spero che sia un maschio. -
: - No! Io la voglio femmina… e voglio che somigli tutta a te perché sei bellissima. -
: - Baka…! -
Nei giorni seguenti Moria e Haruka presero molte decisioni importanti, prima tra tutte l’inevitabile bisogno di rivelare alla ciurma la verita, quando tutti seppero quel che era successo, dopo un’indignazione e disperazione generale, la notizia della nascita dell’erede di Moria aveva lasciato a tutti un’insopprimibile gioia addosso. Alla fine nonostante la delusione d’amore di quelli che erano innamorati di Haruka tutti furono felici della gioia del capitano. Nei nove mesi seguenti, la ciurma si preparo alla meglio per l’arrivo del nuovo membro, dovettero diradare di molto le battaglie alle quali ormai ad Haruka e qualche altro memrbo che la doveva difendere era proibito partecipare, furono applicate anche altre misure di sicurezza, alcune delle quali completamente assurde, ma la sicurezza dell’erede di Moria era una priorità assoluta per tutti.
I nove mesi passarono in fretta e durante l’ultimo mese avevano cercato di navigare sempre sottocosta, in un piccolo arcipelago di isolette molto fornite in campo medico. Arrivò il giorno del parto e non appena Haruka cominciò a manifestare qualche fastidio attraccarono al porto e Moria con Haruka in braccio corse all’ospedale più vicino.
Il parto a Moria sembrò infinito, a lui fu assolutamente proibito entrare in sala parto e lper questo aveva una gran voglia di uccidere i maledetti dottori, si mordeva le mani, camminava avanti e indietro, sudava come non mai, respirava a fatica a più mandate e durante tutto questo cercava di immaginarsi quale mostro sarebbe potuto venir fuori con la sua faccia. All’improvviso uscì un dottore con un fagottino in braccio.
Lui aveva quasi paura di guardare cosa ci potesse essere dentro.
: - E’ una bambina bellissima, somiglia tutta a sua madre. -
Moria sollevato e d’un tratto curiosissimo si avvicinò e la prese in mano, era splendida, l’espressione serena, le manine minuscole e quando aprì gli occhi e lo guardò il suo cuore si fermò.
Il nome gli salì in bocca come se lo avesse preparato per tutta la vita, niente di così splendente aveva mai camminato sulla terra prima di Shine e così si doveva chiamare. Luce.
Appena fu possibile entrò nella stanza dove Haruka stava riposando e gli fece vedere la bambina.
: - E’ bellissima. -
: - è vero… come la chiamiamo? -
: - Ti prego mi piace Shine… guarda come splende… chiamiamola Shine. -
: - Un paradosso… la figlia del signore delle ombre… di nome farebbe Shine, però mi piace, Shine Moria. -
Rimasero in ospedale per gli accertamenti tutta la notte e un paio di giorno dopo Haruka venne dimessa e poterono tornare sulla nave.
Quando la ciurma vide la bambina tutti ne rimasero affascinati, tutti volevano tenerla un po’ in braccio o giocare un po’ con lei e più d’uno insinuò il dubbio che la piccola fosse talmente bella e poco somigliante a Moria che probabilmente Haruka l’aveva fatta da sola.
Il tempo non poté dargli ragione.
La pelle di Shine prese ben presto una gradevole sfumatura color malva, come quella di Moria e quando le crebbero i capelli tutti poterono vedere chiaramente che erano gli stessi di Moria.
Passò qualche anno e più Shine cresceva più imbelliva, tutti nella ciurma la amavano e nessuno riusciva mai a dirle di no, e d’altronde non era desiderio ne di Haruka ne di Moria che qualcuno le negasse qualcosa. Tutte le mattine Shine piombava in camera dei suoi genitori e li svegliava, Haruka sorrideva divertita e si alzava per preparare la colazione mentre Moria restava a letto a coccolarla e a giocare con la piccola. I giorni passavano tra un gioco e l’altro, scherzando e combinando guai continuamente, Shine cresceva bella e felice. Tutte le sere la piccola monella pretendeva obbligatoriamente che Moria o Haruka rimanessero a coccolarla finché non si fosse addormentata, per poi andare a dormire anche loro. Così passarono altri 6 anni.
All’età di 7 anni Shine era una bambina graziosa ed educata, l’orgoglio dei suoi genitori e della ciurma. E Moria col tempo si era fatto un nome, diventò uno dei più temuti pirati e lui e la sua rinomata ciurma erano persino riusciti ad entrare nel Nuovo Mondo.
Adesso un’altra avvicente battagia si intravedeva all’orizzonte, Moria avrebbe sconfitto Kaidou, uno dei 4 imperatori e ne avrebbe preso il posto, un altro importante passo verso la sua scalata al titolo di Re dei Pirati. Avrebbero assaltato Kaidou pochi mesi dopo il compleanno di Shine, che avrebbe compiuto 8 anni. Fu un giorno di gran festa, tutti mangiarono fino a scoppiare e risero fino a lacrimare. A Shine furono regalati dei doni meravigliosi, tra i quali, suo padre e sua madre le fecero trovare nella sua stanza un piccolo di leopardo. Shine impazzì per quel regalo e non se ne staccò mai, gli diede nome Ai perché somigliava al suo versetto. Anche il leopardo si innamorò della sua nuova padroncina, la seguiva ovunque andasse, persino in bagno, e pretendeva di dormire con lei come se nessun altro posto gli andasse bene, quando Shine piangeva per fare le bizze o si faceva male anche lui si lagnava e quando Shine era particolarmente felice anche lui sembrava più vitale. Ai diventò la cosa che Shine amava di più al mondo e i mesi volarono via. La vita sulla nave di Moria era perfetta.
Con gran entusiasmo arrivò il giorno della lotta contro Kaidou.
Per quanto tempo avevano aspettato quel momento, si erano allenati tanto con impegno per essere tutti più forti per sconfiggere l’imperatore e il momento tanto atteso era finalmente arrivato. Sbarcarono sull’isola dove l’imperatore soleva sostare e si misero in marcia per recarsi sul luogo dello scontro, Haruka, Shine e Ai sarebbero rimaste a bordo della nave con un manipolo di uomini che aveva il compito di proteggerle, Moria salutò sua moglie e sua figlia con un bacio e si beccò un morsetto da Ai, si salutarono con uno sguardo d’intesa e si separarono.
Dopo aver vomitato l’ennesimo litro di sangue si sentì girare la testa. Non sentiva niente che non fosse dolore, la sua mente non era lucida per ragionare, l’unica cosa che sapeva di dover fare assolutamente era di tornare alla sua nave, dalla sua Haruka, dalla sua Shine. Zoppicò per una decina di metri ancora e cadde a terra, si rialzò, si appoggiò ad un albero per riprendere fiato, vomitò ancora sangue, cercò di camminare ancora ma cadde di nuovo, cercò di rialzarsi ma non ci riuscì, gli venne in mente il bel sorriso di sua figlia e gli occhi grandi di sua moglie, gli tornò qualche forza e si rialzò, vomitò ancora un po’ di sangue. Tutt’intorno a lui c’era solo sangue, lui tutto ne era ricoperto e dietro di se ne aveva lasciato una scia. Ad un tratto cominciò a intravedere la forma della sua nave e senza sapere da dove tirasse fuori tutta quella forza cominciò a correre. Quando vi arrivò vicino trovò a terra i corpi di quei pochi uomini che aveva lasciato a proteggere Haruka e Shine. Un pensiero terribile gli attraverso il cervello. Salì a bordo della nave ed insieme ad altri corpi del suoi compagni, in mezzo al ponte, vide Haruka e Shine stese a terra abbracciate, coperte di sangue. Le lacrime gli salirono agli occhi spontaneamente. Camminò verso di loro e gli saltò agli occhi un batuffolino di pelo maculato, mise bene a fuoco e vide il piccolo Ai, privo di vita, sbudellato a pochi metri dai corpi che temeva di più di vedere. Si avvicinò ancora piangendo verso i corpi di Haruka e Shine, i begli occhi chiari di Haruka erano vitrei e vuoti, fissavano il vuoto e una profonda ferita le sfigurava il fianco, Shine era stretta fra le sue braccia con gli occhietti chiusi, coperta di sangue da capo a piedi. Si mise a piangere disperatamente, gridò, strillò, si strappò i capelli, si graffiò il viso, gridò con tutto il fiato che aveva in gola, tanto forte che avrebbe potuto lacerarsi le corde vocali.
: - Otosan… -
Quel suono … abbassò lo sguardo e incontrò gli occhi di Haruka brillare tra le ciglia di Shine, lei lo guardava triste stretta al petto morbido di sua madre.
: - Shhh … Otosan … la mamma, Ai e gli altri stanno dormendo, si arrabbieranno se gli svegli, io lo so, ho provato tanto a svegliarli ma se non lo fanno vuol dire che non vogliono essere svegliati no? Io ci ho provato tanto Otosan … Otosan perché non si svegliano io li ho chiamati tanto … Otosan! Perché non si svegliano! Non riesco a svegliare la mamma … Otosan perché? -
La voce di Shine si riempiva di panico ad ogni parola che diceva e le lacrime cominciarono a scendere copiosamente dai suoi occhi, tremava tutta e si strozzava con le parole che non riusciva a dire. Moria la prese tra le sue braccia, strappandola a quelle dure e fredde di Haruka, piangeva anche lui, ma stavolta di sollievo. Nonostante tutto il dolore che lo avrebbe tormentato da quel momento in poi, nonostante la morte di Haruka e di tutti i suoi amici, Shine era viva, stava bene, non era del tutto solo, la sua bambina era salva, viva per miracolo, ed erano insieme.
Da allora i ricordi di Moria erano di nuovo offuscati dal dolore, ricordava solo di essersi rifugiato su una barca che aveva fatto costruire tempo prima, Thriller Bark, la nave più grande del mondo che al suo centro aveva un’isola e un’ enorme villa. Poi solo oblio.
Passarono due settimane.
Moria si era rinchiuso nella sua stanza, non mangiava e non beveva da due settimane, dormiva, dormiva e soffriva, nient’altro.
Dopo un primo momento di disperazione, dopo aver seppelito sua madre e il suo Ai in una splendida radura, Shine cercava di riprendersi, più di ogni cosa la preoccupavano le condizioni di suo padre. Doveva mangiare qualcosa! Non voleva perdere anche lui.
Ogni mattina si alzava e preparava per il suo Otosan il suo piatto preferito e glielo portava in camera, ogni volta lo pregava di mangiarlo e lui lo rifiutava, lei triste sospirava, ne mangava un po’ lei e lo buttava, passava il resto della giornata nella radura dove erano seppelliti sua madre ed Ai a chiedere consiglio su cosa fare.
Un giorno decise che non si sarebbe arresa al rifiuto di Moria, lo avrebbe obbligato a mangiare. Entrò nelle stanze di suo padre determinata.
: - Otosan ti ho portato la colazione!dai è il tuo piatto preferito, mangiane un po. -
: - No grazie Shine. Non ho fame. -
: - Almeno assaggialo sono sicura che ti piacerà!. -
: - No grazie. -
Cominciarono a scenderle le lacrime dagli occhi.
: - Ti prego Otosan Mangialo! Te l’ho pereparato io! -
: - No davvero non ho fame. -
: - Ti prego Otosan! Ti prego! -
: - No -
: - Otosan Perfavore assaggialo solo. -
: - Ho detto di no. -
: - Perfavore io… -
: - HO DETTO DI NO! -
All’improvviso Moria si era rigirato e aveva colpito con un pugno molto forte il piatto, lo aveva sfracellato e i pezzi di porcellana erano schizzati ovunque. Shine per la paura aveva strillato e si era coperta la testa con le braccia.
Moria si rese conto troppo tardi di quel che aveva fatto, cercò gli occhi di sua figlia ma incontrò uno sguardo terrorizzato, Shine si alzò velocemente in piedi e corse via.
: - No, Shine scusa! Non volevo! -
Shine chiuse la porta della stanza di Moria sbattendola forte e piangendo corse via, uscì dalla villa e andò a piangere sopra la tomba di sua madre.
Quel pomeriggio scoppiò un temporale, Moria che era rimasto nella sua stanza a guardare senza vederli veramente i cocci del piatto si preoccupò per Shine e andò a cercarla. Sapeva dove trovarla.
Arrivò nella radura e cercando di ignorare il groppo che gli saliva in gola ad avvicinarsi a quelle tombe, cercò il corpicino di Shine. La trovò accasciata sul tumulo di sua madre, la prese in braccio e le sentì la fronte, scottava di febbre, allarmato corse verso il castello, la asciugò e cercò di svegliarla. Non appena Shine si svegliò scoppiò in un pianto isterico.
: - Otoosan, Gomenasai, mi dispiace, sono io che faccio soffrire Otosan perché somiglio tanto alla mamma, Gomenasai, ti prego Otosan perdonami, io non volevo, sarei dovuta morire io, tu non avresti pianto e saresti felice con la mamma viva. Gooomeeeen! -
: - Shine non lo dire nemmeno per scherzo io non avrei mai volu… -
Shine cominciò a strillare con una voce acutissima.
: - Allora perché non guardi più in faccia? Perché io le somiglio e te la ricordo e ti faccio soffrire! Non mi guardi più perché non mi vuoi più bene Otosan… non è colpa miaaa, otosaaaan… perché non mi vuoi più beneeee, perché non mi vuoi più bene!? Non è colpa mia! Perchééé!? Tu … non sai quanto tempo è che … non mi dai un abbraccio … Otosan … -
Moria fissava sconvolto la sua adorata bambina, ridotta ad un fagottino tremante, traboccante di dolore. Si era dimenticato che lui doveva prendersi cura di lei, che non poteva lasciarsi morire, che lei contava su di lui e non poteva deluderla. Il pensiero che stava per distruggere l’ultima cosa, la più preziosa, che gli era rimasta, lo uccideva, la prese tra le braccia e piangendo si scusò.
: - Mi dispiace Shine. -
: - Otosan … mi manca tanto la mia mamma …! -
: - Manca tanto anche a me tesoro. -
Da quel giorno in poi le cose andarono meglio. Moria ritrovava la sua voglia di vivere in Shine ogni volta che la vedeva, presero l’abitudine di dormire assieme per farsi coraggio a vicenda dopo gli incubi. Divennero indispensabili l’uno per l’altra.
Presto poi Moria sentì la necessità di riavere una ciurma e reclutò Perona, Absalom ed il dottor Hogback. Elaborò un piano per puntare nuovamente al titolo di re dei pirati, ma per non soffrire più la perdita dei suoi compagni, optò per la creazione di un esercito di immortali. Gli zombie che creavano si affezionavano subito a Shine e lei si divertiva a dargli nomi buffi e a giocare con loro quando suo padre si riposava. La vita cominciò a scorrere serena nuovamente, Shine cresceva sempre più bella, sostenendo suo padre e andando a trovare sua madre ed Ai alla radura ogni giorno. Passarono altri 10 anni.
<b>Spero che vi sia piaciuto! Grazie della lettura!
Ci ho messo un casino di tempo … ho scritto praticamente ogni giorno da una settimana in qua - . - e infatti è bella lunga O_O scusate gli errori di ortografia ma sono troppo stanca e non ho voglia di correggerli XD
Commentate Grazie ^^ per favore vi scongiuro T^T XD </b>