LA MORTE NON COSTITUISCE LA FINE
- Capitolo 1° -
La morte non costituisce la fine
Asuka Langley Soryu
Era la fine, nessuno sarebbe mai venuto a cercarmi in quel posto abbandonato da Dio, semmai esistesse un Dio che dall’alto ci guarda. Il mio Dio ha giocato con me, come se io fossi una sua marionetta, un semplice strumento nelle mani di qualche entità superiore…no…mi lascia troppa amarezza questo pensiero, e poi, non voglio più addossare la colpa ad altre persone.
Aprii la porta della casa abbandonata, tutto era rotto, tutto era divenuto ignoto e misterioso. Ma io non osservavo tutto quello con l’idea di chi va a scoprire una casa abbandonata. No. Io ero lì per un determinato scopo.
Ricordi, sogni, idee, crollate come quelle pareti, lasciate marcire sull’orologio a pendolo, che aveva cessato di contare il tempo umano ormai da anni. In quella casa regnava l’odore di chi era morto urlando verso il cielo.
<<asuka! Asuka!!!>>
Girai la testa. C’era Shinji affannato da un’inutile corsa. Cosa voleva da me ancora?
Però, un sorriso mi colorì quel viso smorto che ormai avevo, perché sapevo che dovevo morire, perché ogni uomo sente quando gli angeli suonano il requiem in suo onore.
<<ti prego, non andare. Io…io ho bisogno di te!>>
<<di me?>> Dissi sbattendo le palpebre, dando un’espressione dubbiosa al viso che Shinji tanto desiderava <<tu da me vuoi solo il mio corpo>>
<<no…non è così!>>
<<nessuno davvero mi capisce in questa vita>>
<<io ti comprendo>>
<<no.>>
In quel momento, ogni suono cessò di esistere, meno che il fiatone di quel ragazzo insicuro. Poi gli voltai le spalle e mi inoltrai nella casa, le ultime sue parole furono sul mio nome, e furono così tanto urlate, da far tremare i sottili vetri delle finestre. Ma cosa importava ormai?
Pilota dello 02. Pilota di un Eva suicidato.
|
|
