MORTE.
- Capitolo 1° -
Melissa era una ragazzina come moltre altre, prima della morte del padre: Prendeva lezioni private, aveva delle amiche nobili, o ricche, e frequentava un ragazzo di nascosto. E' proprio per questo che la morte del padre l'ha presa alla sprovista, lasciandola di stucco. Papà John Murron era un uomo molto religioso, eloquente, e parecchio bello. Nonostante il suo fascino, Murron non si sposò mai dopo la morte di Julia, sua moglie. Rimase accanto ai due figli allegramente.
I poliziotti guardavano Melissa con pietà. Pietà che lei non voleva vedere nei loro occhi. < Povera ragazzina. > Mormora a bassa voce, uno di loro. Lei afferra la manina a John Junior, suo fratello di otto anni. < La vostra pietà non resusciterà mio padre. Pensate a fare il vostro lavoro. > Dice, verso uno dei poliziotti. La fissano, sorpresi.
< Mel, cosa ci faranno, ora? > Lei, come sedicenne, non saprebbe rispondere. < Non lo so, Jay. Aspettiamo la parola di uno dei poliziotti. > Gli risponde, sospirando.
Un paio di giorni prima, aveva visto suo padre in uno stato pietosamente agitato. Aveva qualcosa in mano, ma non ricorda esattamente cosa fosse. Un signore con un cappello in mano si avvicina sempre più a loro, battendo le sue ciglia da donna in modo soffocatamente veloce. < Buonasera, ragazzi. > Il suo sorriso è inquietante, e il bambino inizia a stringere la mano di Melissa, sempre più forte. < Sono Dottor Paul McKane. > China leggermente il capo. Le lezioni di buone maniere, costringono Melissa a fare un inchino, come per dire "Felice di conoscervi, messere". < Spero sappiate la vostra situazione disastrosa. Siete orfani, senza alcun parente che voglia prendervi in cura. Mi dispiace, ma dovrete trasferirvi in un orfanotrofio. > Confessa McKane. Melissa scuote leggermente la testa. < Non voglio. Neanche lui vuole. Non si può aspettare da qualche altra parte, finché faccio diciotto anni? Ne ho già sedici e... > Viene interrotta dalla maleducata mano di McKane. < Signorina, quest'argomento è chiuso. Dovete andare subito in quell'orfanotrofio. Il suicidio di vostro padre non vi rende diversi dagli altri bambini. nemmeno se quel vostro padre era John Murron. > L'uomo con il cappello distoglie lo sguardo, per poi andarsene. John Junior sputa sul pavimento. Subito dopo arriva una sberla sulla testa boccolosa del ragazzino, da parte di Melissa. Il bambino sbuffa, lasciandole la mano. Lei non sembra importarsi.
Mentre lei è sovrapensiero, una mano le afferra la spalla sinistra. Quando riesce a levarsi dallo spavento, osserva il viso sfocato della donna che si trova davanti a lei. < Karen! > Urla , sorridente, ma con lacrime evidenti sugli occhi castani. Karen è la loro vicina di casa. Almeno fino alla morte del padre, lo era. Una donna piuttosto bella, bionda dagli occhi verdi, fisico un poco robusto, ma niente di grasso. < Come stai? > Domanda stupida da fare, ad una appena diventata orfana. Melissa annuisce senza dire nulla. Karen l'abbraccia forte, come per consolarla. < Karen, ci manderanno in un orfanotrofio. > Informa la donna. Guada Melissa con pietà. Santo cielo! La guarderanno tutti così? Intanto John Junior si è distratto, grazie al cielo.
Un poliziotto gradualmente si avvicina, con un leggero sorriso sulle labbra rosee. < Signorine, Ragazzo. > Inizia, chinando il busto. < Sono Leonard Blanché, e vi porterò alla stazione. I vostri bagagli sono stati fatti dalle cameriere. > Mormora il poliziotto biondino. Questa volta Melissa si sforza in un sorriso. < Aspettate un attimo, signor Blanché. Devo salutare alcune persone. > Risponde lei, guardando ora Karen. < Karen, perfavore, potresti osservare per un poco, il piccolo John Junior? > Chiede, ricevendo solo un leggero annuire dubbioso, da parte della donna. Melissa si mette a correre, presso il marciapiede al lato opposto della strada. I tacchi la ostacolano un poco, ma non vede l'ora di arrivare.
Un palazzo blu le si posa davanti. Ormai conosce quella dimora da anni. < Penny! > Urla, mettendo le mani ai lati della bocca, per rendere il suono ancor più rimbombante. < Penny! > Un'altra volta, stavolta sentendo un leggero fruscio dietro la porta legnata di bianco. Sorride, appena vede il viso di Penny, la sua migliore amica, rossa di capelli, e blu di occhi. < Mel! Ma sai che ore del mattino sono?! > Le va incontro, scocciata. < Sto per partire, Penny. > Le confessa, tutto d'un fiato. Penny batte le ciglia, meravigliata. < E dove vai? > Chiede, sorridente, quasi fosse felice per lei. < Vado in Francia, in un orfanotrofio. > Fa una breve pausa, prima che la sua amichetta possa parlare, e interrompere le sue spiegazioni. < Mio padre è morto, ieri sera, suicidandosi, e ora non abbiamo più posto dove andare. Hanno deciso di mandarci in un orfanotrofio. > Le racconta, sospirando tra qualche pausa e tra qualche parola. Penny smette quasi di respirare, sgranando gli occhi. < No! > Urla, infine, respirando velocemente. < Non puoi lasciarmi sola! > Continua ad urlare, tristemente. < Mi dispiace Penny. Vado a salutare Mark, e poi me ne vado. > Mormora, abbracciando l'amica, che scoppia improvvisamente in lacrime. < Non piangere. Così mi rendi le cose molto più difficili, Penny. > Le dice, sorridente, anche se in realtà vorrebbe scoppiare in lacrime infinite. < Mel! Non puoi lasciarmi così! > Continua ad urlare lei, senza sostare per un istante. < Devo andare, sennò Blanché non mi farà salutare anche Mark... > Mormora, la ragazza, scocchiando un bacio sulla guancia dell'amica. Continua a piangere, la povera Penny, in disperazione, mentre osserva la sua migliore compagna, andarsene nel vuoto.
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