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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Death Note
Titolo Fanfic: LAST MEETING
Genere: Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, What if? (E se...)
Autore: -ica- galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/04/2010 21:29:47

Un nuovo faccia a faccia tra il più pericoloso serial killer di LA e la poliziotta che l'ha arrestato,Naomi Misora.
 
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- Capitolo 1° -

LAST MEETING
Dicembre 2003
Naomi Misora stava camminando per le vie di Tokyo gremite di gente che entrava e usciva dai vari negozi alla ricerca del regalo adatto per i propri cari. Infatti, Natale era ormai alle porte, ma l’ex poliziotta non riusciva ad essere coinvolta dall’atmosfera festante che aleggiava nell’aria. Era tornata nella sua patria qualche giorno prima per far visita ai suoi genitori, e, sua madre, una donna ormai sulla sessantina, ma piuttosto energica, si era offerta di aiutarla con i preparativi delle nozze.
Naomi doveva ancora abituarsi all’idea che a breve sarebbe diventata la signora Penber , e, anche se era difficile ammetterlo a se stessa, aveva ancora parecchi dubbi riguardo al suo matrimonio. A detta di sua sorella, già sposata e madre di due figli, era solo ansia pre-matrimoniale, che si sarebbe dissolta una volta arrivata all’altare.
La donna sospirò e scosse la testa, come a voler scacciare momentaneamente quei pensieri dalla sua mente. Desiderava solo un po’ di tranquillità per poter riflettere meglio sul suo futuro.
Tranquillità che fu ben presto interrotta dallo squillare incessante del suo cellulare. Naomi sospirò per la seconda volta ed estrasse dalla sua borsetta l’infernale marchingegno, sul cui display si poteva leggere “chiamata privata”.
Inizialmente titubante, la donna si decise a rispondere solo al quarto squillo. Era curiosa di sapere chi ci fosse all’altro capo del telefono.
“Sono L. Scusi il disturbo, signorina Misora”
L. il misterioso ed enigmatico detective con cui aveva collaborato per catturare il pericoloso serial killer di Los Angeles. Quanto tempo era passato da allora. Quello era stato l’ultimo caso a cui Naomi Misora aveva lavorato prima di terminare definitivamente la sua brillante carriera di agente dell’ FBI. Come mai L l’aveva contattata ? Forse aveva bisogno ancora una volta del suo aiuto per poter assicurare qualche malvivente alla Giustizia.
“Nessun disturbo, L. Parla, ti ascolto”
“I giorni scorsi sono stato nel carcere speciale in cui è rinchiuso Beyond Birthday, il quale mi ha fatto un’insolita richiesta: poter fare un giro per Tokyo con lei, signorina Misora” le spiegò Lawliet, mentre assaporava i dorayaki appena sfornati da Watari, suo inseparabile maggiordomo e braccio destro.
Misora rimase in silenzio per alcuni istanti: la proposta di Ryuzaki, Beyond Birthday o come diavolo si chiamava le sembrava alquanto assurda e improponibile. Tuttavia, sapeva che accostare la parola normalità a Beyond Birthday era un azzardo. Era un binomio che non poteva coesistere.
Lasciato da parte lo stupore iniziale, prevalse la razionalità che spinse Naomi a cercare il motivo, o meglio il movente, che induceva Ryuzaki a volerla incontrare ancora una volta. La soluzione le apparì fin troppo chiara ed evidente: vendetta. Sì, Ryuzaki voleva vendicarsi di lei per averlo arrestato e mandato in prigione.
La donna stava per elaborare altre supposizioni, quando il suo subconscio la trasportò verso altri pensieri: poco prima era riemersa la Naomi “poliziotta”, una parte di lei che si era ridestata da un lungo sonno come Biancaneve.
Questa volta, però, non era stato il bacio di un principe la causa del risveglio, bensì…Ryuzaki?! Tutto ciò la fece irritare parecchio. Perché proprio lui?!
Per un attimo, Naomi si immaginò Ryuzaki in versione principe e trattenne a fatica un conato di vomito. Sarebbe stato perfetto nei panni della Strega Cattiva, ma il ruolo del cavaliere senza macchia e senza paura, non gli calzava proprio a pennello.
“L” l’ex agente dell’FBI si schiarì la gola, dopodiché parlò tutto d’un fiato “voglio vederci chiaro in questa faccenda e quindi accetto, dimmi dove e quando si svolgerà l’incontro”
“Domani alle dodici in punto al quartiere di Ginza. Penserò io a tutto” rispose schematicamente il detective, riagganciando.
Misora ripose il telefonino nella sua borsetta e si avviò verso la casa dei suoi genitori, dove avrebbe messo a punto alcune strategie per lo “scontro” del giorno seguente. Non erano ammessi pareggi o sconfitte, doveva uscirne vincitrice.
Il giorno successivo, Naomi arrivò al luogo dell’appuntamento con dieci minuti di anticipo. Indossava un giubbotto nero di pelle, degli stivali lucidi dello stesso colore e un paio di jeans. Si guardò in giro un paio di volte, soffermandosi ad osservare l’ambiente che la circondava.
Ginza era uno dei quartieri che rappresentava il cuore di Tokyo: famoso per i negozi di abbigliamento delle griffe più ricercate al mondo e per i numerosi ristoranti e bar che si snodavano per le sue vie, quel giorno era particolarmente affollato, forse grazie al tiepido sole che l’inverno aveva regalato ai cittadini o forse semplicemente perché era domenica, giorno in cui il lavoro o la scuola concedevano un po’ di tregua alle persone.
Vicino alla donna sostava un gruppo di liceali, presumibilmente gals , che si stava scambiando alcuni oggetti quali mollettine, braccialetti e orecchini all’ultimo grido. La più grande tra loro, una biondina con i capelli mossi e alcune ciocche fucsia, denominata dalle altre “senpai” , dispensava consigli per un make up perfetto alle più piccole che la ascoltavano rapite.
Naomi ,in un certo qual senso, invidiava la spensieratezza e la spontaneità di quelle ragazze. Sarebbe stato bello poter tornare ai bei tempi del liceo, in cui le uniche preoccupazioni erano i compiti in classe e le uscite con le amiche. Improvvisamente, la donna spostò lo sguardo sull’orologio del Ginza Wako che segnava le dodici. Il match con Ryuzaki era ancora aperto e data l’imprevedibilità del soggetto, sarebbe potuto succedere di tutto. Misora sapeva che non erano ammesse distrazioni, doveva essere vigile e provvedere alla propria incolumità.
In un piccolo parcheggio adiacente al centro commerciale Matsuya, si fermò un furgone della polizia penitenziaria. Poco dopo uscirono due poliziotti che aprirono la porta posteriore del veicolo, dal quale uscì Beyond Birthday ammanettato. Una volta che gli agenti ebbero individuato Naomi Misora, lo condussero da lei.
Naomi Misora e Beyond Birthday erano di nuovo faccia a faccia.
L’ex poliziotta guardò con malcelato disprezzo l’uomo che aveva di fronte: stessa postura incurvata, stessi occhi delineati da occhiaie profonde, stesso pallore innaturale, stesso sguardo spento. Non era cambiato di una virgola, nonostante fossero trascorsi quasi due anni dal loro ultimo incontro. Era il solito Ryuzaki, spaventoso quanto gli spiriti dei defunti che si credeva “tornassero in vita” ad Halloween.
“E’ un piacere rivederla, Misora-san” mormorò lui distaccato.
“Non posso dire lo stesso, Ryuzaki”
“Signorina Misora, le affidiamo Beyond Birthday. Verremo a riprenderlo stasera alle sei, ci faremo trovare nuovamente qui al Matsuya” detto questo, uno dei due agenti, ammanettò Beyond alla donna che lo fissò contrariata.
“Mi spiace, ordini di L” si giustificò l’agente, che seguito dal collega, scomparì sul blindato che ripartì poco dopo.
Giustamente L , che conosceva l’assassino meglio di lei, aveva pensato di adottare delle valide contromisure. Peccato che lei non fosse del tutto d’accordo.
“Allora, Ryuzaki. Dove preferisci andare?” gli domandò mantenendo le distanze. Voleva a tutti i costi evitare di entrare in contatto con quell’individuo repellente.
Ryuzaki inclinò la testa di lato e la osservò per qualche secondo, quasi come se volesse imprimere nella sua mente ogni minimo particolare della donna che aveva di fronte.
“E’ ora di pranzo, andiamo a fare uno spuntino” esordì piatto, mentre si incamminava verso uno dei locali che animavano Ginza, seguito controvoglia da Misora.
Il killer optò per una caffetteria dietro il teatro Kabukiza. Il bar in questione era un connubio di svariate culture: indiana, giapponese ed occidentale.
I muri erano dipinti di un arancione pastello che rischiarava l’ambiente e lo rendeva accogliente, mentre i vetri erano gialli e quadrati.
I bassi tavolini, contornati da comodi e colorati cuscini, erano disposti su due lati, lasciando libero al centro un ampio corridoio, sopra il quale vi era un costoso tappeto, che conduceva al bancone dove vi erano i proprietari.
La donna, che indossava un sari fucsia, doveva avere all’incirca quarant’anni, ma era difficile darle un’età a causa della pelle ambrata. Portava i capelli neri raccolti in uno chignon e sulla fronte troneggiava un bindi, ovvero un pallino rosso, disegnato a puro scopo ornamentale. Stava asciugando alcune stoviglie, e contemporaneamente, il marito dava delle direttive alle lavoranti, affaccendate a servire i clienti che chiacchieravano amabilmente.
Sulle pareti erano collocate numerose foto più o meno recenti che ritraevano la coppia in alcune delle località più famose al mondo, quali Parigi, Londra, Amsterdam, Singapore: sia viaggiare che la fotografia erano due hobby comuni ai coniugi indiani.
Inoltre, visto che il Natale era prossimo, all’entrata era stato posizionato un enorme abete riccamente decorato e le cameriere erano vestite da renne.
Ryuzaki si sedette a gambe incrociate su uno dei cuscini e sfogliò distrattamente il menù, mentre nell’aria si diffondevano le note di una canzone tipicamente natalizia.
“Ryuzaki, vorrei sapere il motivo per il quale hai scelto me come “guida”” esordì Misora dopo essersi accomodata a sua volta. Non lo disse apertamente, ma riteneva che quel locale fosse kitsch come l’uomo che aveva di fronte.
“Non c’è una ragione particolare, Misora-san” le rispose lui con fare pressappochista.
Il solito bugiardo. Sembrava che non volesse sbilanciarsi più di tanto, anzi, quasi sicuramente il suo intento era quello di prenderla in giro come aveva fatto durante l’arco di tempo in cui avevano lavorato insieme, ma l’integerrima Naomi Misora non si sarebbe fatta raggirare.
“I tuoi trucchetti non funzionano con me, Ryuzaki. Sputa il rospo”
“Facciamo Yubi-kiri , in questo modo non potrò astenermi dal dire la verità” detto questo, il killer posizionò il mignolo destro sul tavolo, facendo tintinnare la catenella delle manette, e aspettando che la sua commensale lo imitasse.
“Ryuzaki…” lo rimproverò Misora sospirando pesantemente e portandosi una mano sulla fronte. Quel pomeriggio si sarebbe rivelato più lungo e più difficile del previsto.
“Non sei un po’ troppo cresciuto per…” ad un tratto Naomi venne interrotta dalla cameriera che stava attendendo da circa dieci minuti le loro ordinazioni. Ryuzaki pareva essersi accorto della sua presenza, peccato che avesse tralasciato di avvisare anche la sua “guida”.
“Io prendo dei dango e del te' verde, grazie. E ci scusi se abbiamo tardato” proclamò Misora dispiaciuta, mentre le passava i menù.
“ Per me una crepe ripiena di marmellata di fragole e del te' inglese” le fece eco Beyond Birthday.
L’inserviente registrò le loro ordinazioni tramite un mini computer touchscreen, dopodiché sparì in cucina.
“Misora-san, è felice?”
Quella domanda lasciò Naomi di stucco. Da quando in qua a quel demonio importava qualcosa della sua felicità? Oppure, probabilmente, si divertiva a metterla in crisi come aveva fatto con i suoi indizi. Dovette ammettere a se stessa che quel sadico aveva toccato un tasto piuttosto dolente.
La donna, intenzionata a non far lambire la conversazione, sviò l’argomento.
“E tu, Ryuzaki?”
“Sarei più felice se non fossi in prigione, Misora-san”
Elementare. Naomi si diede mentalmente della stupida. Fortunatamente a toglierla da quella situazione pressoché imbarazzante, ci pensò la cameriera che portò le loro ordinazioni.
Beyond divorò letteralmente la propria crepe, sporcandosi ripetutamente gli angoli della bocca con la marmellata, a differenza dell’ex poliziotta che consumò con compostezza i suoi dango.
“Sa una cosa, Misora-san? La sua vita è simile a quella di un criceto in gabbia che si limita a girare pacificamente sulla ruota. Ovviamente la mia è solo una metafora, ma c’è il 73% di probabilità che io abbia descritto accuratamente la sua attuale condizione” esordì l’assassino, mordicchiandosi l’unghia del pollice.
“I tuoi paragoni sono assurdi come te, Ryuzaki. Non accetto critiche da un serial killer”
In realtà, Misora aveva afferrato il senso di quelle parole. Era come se lui stesse cercando di trasmetterle un messaggio che però lei non voleva recepire. Forse perché era più facile continuare a vivere come se niente fosse, nascondendo la verità. In quel caso, Ryuzaki non le stava presentando intricati rebus da risolvere, non doveva capire chi fosse il colpevole di una efferata catena di omicidi; la stava facendo indirettamente meditare sulla sua esistenza.
A seguito di quel breve e bizzarro scambio di battute, calò il silenzio tra i due, che si protrasse fino a quando non ebbero terminato di bere le loro bevande. Successivamente, la proprietaria li avvertì che il conto era già stato pagato; sicuramente era stato L, tramite Watari.
Una volta usciti dal locale, imboccarono una delle vie principali di Ginza, dove le insegne dei negozi luccicavano più che mai per attirare l’attenzione degli abitanti e dei turisti. Sopra un grattacielo vi era un maxi schermo, dove un’idol giovane e carina pubblicizzava una nota marca di prodotti per la casa.
Improvvisamente, Ryuzaki si bloccò davanti ad una vetrina dove era esposto un manichino che indossava abiti casual. Senza proferire alcuna parola, il giovane trascinò la sua “guida” dentro il negozio, dove si provò una camicia e una cravatta, lasciando quest’ultima allentata.
“In questo modo sembro più normale, Misora-san?” le chiese lui, fissandola ad occhi spalancati.
“No, sei ancora più ridicolo” le rispose lei acidamente, obbligandolo a rimettere tutto a posto e trascinandolo fuori. D’ora in avanti avrebbe assunto lei il comando.
Sicuramente la metro era il mezzo più veloce e affidabile per spostarsi a Tokyo e dopo una decina di fermate, Misora e Ryuzaki approdarono nelle vicinanze della loro prossima meta. Infatti, l’ex agente dell’FBI optò per una passeggiata a Shiba Park, dove era stata allestita una piccola pista da pattinaggio in occasione del Natale. Adulti, bambini, fidanzati e amici si divertivano a pattinare su quella superficie ghiacciata, cadendo di tanto in tanto, ma rialzandosi subito dopo.
Il ragazzo si accucciò su una panchina, posizionando i palmi delle sue scheletriche mani davanti ai suoi piedi, altrettanto ossuti.
“E adesso che stai facendo?”
“Mi improvviso Hachiko, Misora-san”
La donna preferì non commentare, evitando così di dare adito alle sciocchezze del suo interlocutore. Si accomodò anche lei sulla panchina, tracciando un’ipotetica distanza di sicurezza dall’altro.
Tra poco più di un’ora, Beyond Birthday sarebbe tornato alla sua vita da detenuto e lei avrebbe dovuto cominciare a dedicarsi seriamente alle sue nozze. Guardò di sottecchi l’uomo “vicino” a lei che osservava distrattamente i passanti. Nonostante il suo aspetto cupo, Ryuzaki possedeva la facoltà di farla sentire viva. La rendeva diversa.
“Da qui si intravede la Tokyo Tower; visto che non è lontana, potremmo farci una scappata” tornò a parlare Ryuzaki con la cadenza apatica che lo contraddistingueva.
Misora acconsentì, annuendo con il capo e accompagnando il suo acerrimo nemico alla Tokyo Tower, la torre televisiva più imponente del Giappone. Come costituzione, assomigliava molto alla Tour Eiffel della celeberrima e romantica Parigi, anche se i colori erano differenti: infatti, il complesso nipponico era bianco e arancione. I due raggiunsero tramite un ascensore l’osservatorio speciale, a 250 metri di altezza dal suolo, dove si poteva ammirare un panorama mozzafiato, reso ancora più speciale dal tramonto che, con le sue tinte color prugna, faceva risaltare le luci che stavano pian piano illuminando la città.
Accadde tutto in un attimo. Beyond, che affiancava la donna, abbandonò momentaneamente la sua postura curva e stette perfettamente dritto, passando un braccio attorno alle spalle di lei e facendo così aderire il suo viso alla sua spalla.
“Ryuzaki, ma che diavolo ti prende?!” sbraitò lei stizzita, cercando di staccarsi, benché la presa del killer su di lei fosse particolarmente salda. Avrebbe potuto stenderlo con una mossa di capoeira, ma a causa delle manette si sarebbe sbilanciata troppo e sarebbe caduta anche lei.
“Io sono solo un’ortica, Misora-san. Un’erba maledetta che è cresciuta imitando L, forse per diventare una pianta forte e rigogliosa come lui o per essere una sua caricatura grottesca; poi ho scelto una strada diversa, ma non me ne pento, Misora-san. Uccidere mi fa sentire vivo” le sue parole erano intrise di follia. Pura follia.
“Lasciami immediatamente, sei solo un pazzo!” affermò lei sprezzante, decisa a non assecondarlo e continuando a divincolarsi.
L’assassino parve obbedirle, liberandola dalla sua stretta. Tuttavia, aveva ancora qualcosa da dirle, da farle comprendere.
Approfittando dell’assenza degli addetti alla sorveglianza, Ryuzaki ruppe parte della vetrata con un braccio, creando da sé un buco che conduceva all’esterno della torre. Il ragazzo si accucciò sul cornicione, tenuto d’occhio da una Naomi Misora sconcertata.
“Ryuzaki, torna immediatamente dentro, è pericoloso!”
Per tutta risposta, l’interpellato si esibì in una verticale e cominciò a passeggiare sul cornicione utilizzando le mani e costringendo anche la donna ad appropinquarsi a lui. Sotto di loro il vuoto regnava incontrastato.
“Lo senti, Misora-san? E’ il brivido della morte che ti alita addosso, instancabile. Solo la morte può conferirti questa eccitazione. Tu con lui perderai tutto questo” sentenziò Beyond, scoppiando a ridere come uno psicopatico. Quella risata era tutt’altro che umana. Ryuzaki assomigliava in tutto e per tutto a uno Shinigami. Per di più, il suo viso era tremendamente vicino a quello della donna. Spaventosamente vicino, integrò lei mentalmente.
“Tutto questo non mi interessa, voglio tornare indietro!” fortunatamente Misora aveva gridato talmente forte da attirare le guardie che accorsero subito e costrinsero il killer a fare dietro front.
La donna raccontò loro ciò che era accaduto e chiamò immediatamente gli agenti del carcere penitenziaro, anticipando così l’ora del ritrovo. Guadagnarono insieme l’uscita della Tokyo Tower, fermandosi davanti alla panchina su cui aveva sostato tempo prima il ragazzo.
Il killer perdeva sangue dal braccio che aveva usato per distruggere la vetrata, ma né lui, né tantomeno l’ex agente dell’FBI parvero accorgersene. Dopo quello che era successo, Misora non gli aveva più rivolto la parola. Ancora una volta, Ryuzaki aveva tentato qualcosa di estremo, forse i geni erano tutti un po’ particolari, o meglio, svitati.
A suo modo, però, le aveva fatto afferrare un concetto importante: sposandosi con Raye, avrebbe definitivamente seppellito la Naomi poliziotta. Doveva stabilire da sé se era quello che desiderava realmente. L’amore avrebbe potuto plasmarla fino a questo punto?
L’arrivo del furgone della polizia interruppe il suo flusso di pensieri , portandola a tirare un sospiro di sollievo. Un metallico click risuonò nell’aria, segno che le manette erano state aperte e che Misora non era più legata a Beyond Birthday. Per qualche ora quelle manette erano state l’unico punto di contatto tra lei e il ragazzo, contatto che infine era stato reciso.
“Addio, Ryuzaki” lo salutò freddamente lei, lanciandogli un’occhiata carica d’odio.
“Non è un addio, ma un arrivederci, Misora-san” controbattè lui con uno irreale sorrisetto sadico, dipinto sul volto. Probabilmente fu solo un’illusione ottica dovuta al calar della sera, ma a Misora sembrò quasi che gli occhi del killer brillassero di un intenso color rosso. Non poteva certo immaginare che Beyond avesse appena letto la sua durata vitale e fosse venuto a conoscenza della data della sua morte.
“Come quella volta quando l’ho attaccata per le strade di Los Angeles, ho voluto testare le sue abilità, Misora-san” concluse lui criptico, prima di essere scortato all’interno della vettura.
Probabilmente, se entrambi avessimo avuto più tempo, Misora-san, io…
Beyond Birthday non sapeva quando sarebbe morto, ma intuiva che presto avrebbe raggiunto la donna. Mentre il veicolo ripartiva, l’assassino fissò per l’ultima volta Naomi Misora, notando un ragazzo e una ragazza castani dietro di lei che stavano rientrando a casa. Uno dei due era Kira.
Naomi Misora morì il 2 gennaio 2004.
Beyond Birthday morì il 21 gennaio 2004.
Ciò che la vita separa, la morte ricongiunge.
OWARI
 
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