- Capitolo 1° -
Stirai gli arti intorpiditi e mi sedetti sulla
sponda del letto. Gianluca si rivoltò nel sonno, sospirando profondamente. Era il momento per sgattaiolare via in punta di piedi. Scivolai giù dal letto e attraversai la camera, superando con un salto i suoi jeans gettati alla rinfusa sul pavimento l'altra sera. Per un attimo desiderai voltarmi a guardarlo, contemplando con un sorriso materno quella sua smorfia appena corrucciata nel dormire. Gianluca, il mio Gianluca. Gli amici ci schernivano per il nostro scontro degno del più fortunato episodio di "Kiss me Licia", sebbene noi due avessimo avuto l'accortezza di reggere saldamente ciò che avevamo in mano. Ricordo che Gianluca mi aveva guardata come trasognato, prima di sbottare un << Porca
miseria..>> più sorpreso che seccato. Io non avevo l'aria di un personaggio dei manga, con gli occhi grandi e sgranati e l'espressione spaventata con le labbra schiuse in una graziosa "o". Avevo trattenuto un sorriso prima di scoppiare a ridere, forse un po' nervosamente. Gianluca mi aveva sorriso, studiando il mio viso estraneo. Mi aveva chiesto subito come mi chiamassi e avevamo dato avvio alla conversazione prima ancora che potessi rendermi conto quanto insolito fosse stato quell'inizio.
Gianluca si mosse appena e sbattè le ciglia, come se
i miei ricordi l'avessero risvegliato. Feci in tempo a raccattare le mie scarpe e a chiudermi silenziosamente la porta alle spalle.
<< Sabrina! >>
Troppo tardi.
La mia vita è una vita normale, priva di quegli episodi divertenti che la gente ricorda come simpatici aneddoti. Non vivo avventure, non ho poteri magici, non sono un'attrice o una cantante, non sono miliardaria e non sono nobile. Sono una tranquilla 18enne che oggi acquista una borsa in pelletteria, infastidita dalle insistenze sgradite della sua amica. E dei suoi amici, esemplari maschi burloni quanto seccanti segugi, che spiano dalla vetrina le sue mosse.
<< Prendi l'altra, riflettici, ragiona...ragiona, avanti!>>.
Confermo la mia scelta.
<< Pessima.>>.
La mia amica, Selene, mi aspetta sull'uscio del negozio con aria contrariata. Avrei dovuto scegliere
la borsa enorme Prada per strapparle un sorriso d'approvazione.
Fuori, i nostri amici sghignazzano e tornano in macchina. Spingo Selene verso la
macchina di Stefano e prendo posto con lei sui sedili posteriori.
<< Datemi il via libera..>>. Stefano sospende la mano sulla chiave incontrando il nostro sguardo nello specchietto retrovisore. Annuiamo all'unisono.
Gianluca inizia a squillare sul mio numero spesso irraggiungibile. In realtà odio essere così facilmente rintracciabile, perché temo che questo possa corrodere la mia libertà. In fin dei conti però, dopo 8 mesi Gianluca continua a rispettare le mie abitudine e a non compromettere la mia facoltà di manovra. Forse sono proprio questo rispetto e questa fiducia reciproca che ci permettono di desistere quando il tentativo di annullare il nostro "noi" si fa più deciso.
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