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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: MY TEACHER AND I
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: AU
Autore: monoka-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 31/03/2010 17:45:55

a volte l'odio si trasforma in amore... ^__^
 
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DANNATO PROFESSORE D'INGLESE
- Capitolo 1° -

Non era bellissimo, il mio professore di Inglese. Uno come altri, in effetti. Stronzo come pochi, ma sempre simpatico. Aveva un cuore di pietra, tanto che avevo tre in inglese. Odiavo quella materia con tutto il cuore, e , anche se tutte andavano dietro a quel professore dal fascino adulto, io mi sono totalmente tirata indietro. Non volevo aver a che fare con un tipo del genere. <Peach?> era la voce della mia amica, la migliore in effetti, ma comunque una di quelle che andavano pazze per quel dannato professore. < Dimmi > Risposi solo così. Battei le ciglia velocemente, ritornando alla realtà. < Beh, ora c’è inglese... scambiamo di posto, voglio stare al primo banco. > Disse lei, tutta contenta, e con le guance arrossate. < Si, come vuoi. > Il mio disinteresse era noto a chiunque. Non me ne importava proprio niente. E chi l’avrebbe mai detto che quell’insegnate avrebbe cambiato la mia vita?
La campanella suona e , come promesso, faccio sedere la mia amica al primo banco. Mi reco presso il posto di lei, notando che ora il mio banco era quello accanto alla finestra. Perfetto per qualcuno di lunatico come me. Entrò quel dannato uomo, in giacca e cravatta. I suoi occhi blu scrutavano tutti i presenti con fame. Io fissavo l’esterno, dall’enorme finestra transparente. I miei capelli corvini e riccioluti svolazzavano a ritmo con il vento, che era solo una leggera brezza, ancora. Solo quando mi girai vidi che mi stava fissando. Non capivo niente, le mie guance diventarono rosse e calde e non distoglievo lo sguardo. < Peach Lonery?> chiamò il mio nome, e lì capii cosa esattamente stava succedendo. < Ah! Sì! Presente!> Mi svegliai dal sonno improvvisamente, e cominciai a tirar fuori i miei libri di inglese. Lui mi sorrise, ma non ricambiai affatto. Ci rimase un poco male, ma poi tornò alla sua morbosa lezione. Mi spettinai capelli per liberarli un poco, e poi cominciai a seguire la lezione controvoglia. I miei sedici anni buttati a studiare. Così pensavo allora. Sbuffai e continuai così a guardare quel professore e , al contrario di tutte le altre, a seguire le sue parole in inglese.
Usciti da scuola, tutti si recarono a casa. Però, prima di farlo, le ragazze usavano salutare sempre quell’uomo, che accettava tutti i saluti con contentezza. < Schifoso. > Sussurrai, rivolgendomi al comportamento disgustoso del professore, che non dovrebbe mai provarci con nessuna delle studenti. Incrociai le braccia al petto, aspettando che la mia amica finisse ciò che doveva fare, poiché veniva a pranzo da me. Ci mise un secolo, prima di arrivare. < Finalmente, eh! > dissi, prendendola per il polso, e trascinandola via, prima che le venisse in testa di seguirlo. < E’ stupeeeeendo! > mi diceva, tutta rossa in viso, mentre guardava il professore andare via in motorino. <E’ un idiota. > Le risposi, sorridente. Ma lei mi fece solo una linguaccia estesa. Non me ne importava. Le nostre conversazioni andavo sempre a puntare su di lui, e mi ero ormai abituata del tutto. <Che facciamo, oggi? Non ci hanno dato compiti. > le chiesi, cambiando discorso improvvisamente. Lei annuì, sorridendo come una pazza. < C’è un concerto alle otto, stasera. È di una band maschile della scuola. Ti va di venirci con me?> mi informa, ancora con quel sorriso ebete sulle labbra. < Ok... > le rispondo. Non sapevo dove cavolo stavo per andare, ma non è che mi importava poi molto.
Dopo pranzo la mia amica se ne andò a casa a prepararsi per quella sera. Quel pomeriggio, mia madre, mi chiese di andare a fare la spesa non molto lontano da lì, vicino alla mia scuola. Mi rifiutai all’inizio, ma poi fui costretta ad andarci. Mi vestii a caso, senza dar molta attenzione al mio aspetto fisico. Non per andare a fare la spesa. Non mi misi il cappotto, faceva ancora troppo caldo per quel genere di cose. Indossavo semplicemente un maglione, largo, a maniche lunghe e delle bermuda rosse. Non sapevo che avrei incontrato proprio lui. Se lo avessi saputo sarei andata anche più brutta.
 
Continua nel capitolo:


 
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