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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Detective Conan (Meitantei Conan)
Titolo Fanfic: ALTERNATIVE STORY
Genere: Giallo, Azione
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: takumi91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 31/01/2010 10:30:44 (ultimo inserimento: 01/02/10)

Una visone alternativa dell'ultima parte della storia di Detective Conan, qualche guaio in più e l'Organizzazione più attiva e vicina alla verità.
 
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IL SEGRETO SVELATO
- Capitolo 1° -

-Non devi andare a casa, Shinichi?-
-Prima passo dal Professore. Ieri sera mi ha chiamato e ha detto di aver riparato lo skateboard.-
Conan e Ai percorrevano la via del ritorno, già nel quartiere dove abitava il Dr. Agasa. Era stata una giornata tranquilla, nessun’indagine o imprevisto all’orizzonte. Si prospettava sereno anche il pomeriggio.
Passarono davanti alla casa del liceale. Conan si fermò.
-Cosa c’è?- chiese Haibara pochi passa avanti a lui.
-C’è qualcuno in casa mia.- disse.
-Eh?- la bambina tornò indietro. Rimase ad osservare la villa, ma non notò nulla di strano. -Io non vedo niente.-
-Le tende delle finestre al primo piano sono spostate. L’ultima volta che sono entrato con Ran e Sonoko per pulire le tende erano tirate. Qualcuno le ha spostate per osservare cosa accade sulla strada dall’interno.- un brutto presentimento colse l’animo del giovane detective che si rivolse all’amica con furore -Va a nasconderti, Ai!!- poi spalancò il cancello, come sospettava aperto, e corse alla porta di ingresso, entrando.
-Ah… Conan!- Haibara rimase interdetta sul marciapiede, indecisa se seguirlo oppure dare retta al suo consiglio.

Cercando di fare il meno rumore possibile Conan setacciò il piano terra, senza trovare niente e nessuno.
Chi sarà?! In quanti sono soprattutto! Salì le scale che conducevano al primo piano, tenendosi contro la parete, pronto ad ogni evenienza.
Giunto in cima alla rampa alzò la manica sinistra del giacchino, azionando il mirino dell’orologio. Fece un profondo respiro e salì l’ultimo gradino, sbucando sul corridoio, pronto ad assopire chi gli si parava di fronte.
… Nessuno.
Abbassò la guardia. Cominciava a credere di essersi sbagliato, ma la porta principale e il cancello erano aperti. Era sicurissimo che il giorno prima fossero chiusi, doveva esserci qualcuno!
Forse, chiunque fosse, se n’è già andato…
Un rumore proveniente da una delle camere scacciò dalla sua mente quell’idea. Mano al polso si diresse al luogo di provenienza. Si accostò alla porta della stanza.
Eccolo! Pensò, intravedendo nel buio della camera una figura che frugava nei cassetti della scrivania di suo padre. È girato… è il momento giusto! Scattò nella stanza puntando contro l’intruso la forte luce della torcia installata nell’orologio. Questi, preso di sorpresa, si voltò vedendo il bambino. In mano teneva un grosso libro.
Conan non perse tempo; con il raggio luminoso inquadrò il collo e sparò un ago soporifero.
Sistemato… ma cosa?!
Un imprevisto mandò all’aria i piani del detective. L’intruso si era difeso alzando il grosso libro che teneva in mano, bloccando l’ago. Aveva i riflessi pronti. Conan l’aveva sottovalutato, ma non si perse d’animo: caricò al massimo la scarpa destra, pronto a calciare il primo oggetto abbastanza grande da stendere un uomo, ma una voce lo fermò.
-Stop! Stop cool kid!!-
Eh…?
L’intruso si chinò sulla scrivania, accendendo la lampada da lettura che diffuse nella stanza una calda luce.
Conan rimase chino a terra, incredulo, nel vedere chi si trovava di fronte. -Professoressa Jodie!?-
Lei tirò un profondo sospiro di sollievo -Ci è mancato poco… potevi farmi davvero male con quelle scarpe!- disse quasi come un rimprovero.
Solo allora Conan si rialzò, disattivando la funzione speciale delle calzature. -Sì, mi scusi…. Ma che ci fa qui!!??- gridò arrabbiato contro la donna.
-Indagini, cool kid!-
Indagini a casa mia? -Per conto dell’FBI?-
-Ovvio.-
-… ma perché all’FBI interessa la casa di…- si fermò di colpo. Lui non aveva mai parlato dell’abitazione di Shinichi, della sua vera abitazione. Né a Jodie né a nessun altro del Bureau. -… interessa questa casa?-
-È un bene che tu me l’abbia chiesto… perché volevo giusto fare due chiacchiere con te, mio piccolo detective.-
Adesso Conan cominciava a preoccuparsi. Era la prima volta, da quando era alleato di Jodie, che la vedeva come una minaccia. Gli cadde lo sguardo sul grosso volume che la donna teneva tra le mani. Non era un libro come credeva, ma conosceva bene quella copertina viola e l’elegante calligrafia di sua madre: album di famiglia.
Un terribile presentimento lo invase. Voleva scacciare dalla mente quell’idea, ma era inutile, più tentava di trovare un’altra spiegazione, più quel pensiero si faceva forte e nitido, come se fosse già una certezza.
Decise lo stesso di continuare la sua recita, facendo finta di niente -Cosa vuole sapere?- chiese ingenuamente.
Jodie attese prima di rispondere. Osservava attentamente ogni espressione e reazione del piccolo.
Aprì l’album fotografico davanti a sé -Lo conosci?- chiese infine, tamburellando con l’indice una fotografia di Shinichi Kudo, scattata più o meno all’età di quando è scomparso.
-Sì… è un amico di Ran, si chiama Shinichi.-
La donna stette in silenzio, senza mai staccare le glaciali iridi dal volto del piccolo.
Quella situazione lo metteva a disagio e anche se cercava in ogni modo di nasconderlo si vedeva che a stento manteneva il controllo e sudava freddo. Per sua fortuna una voce ruppe il pesante silenzio creatosi nello studio, una voce colma di apprensione.
-Conan!!-
Lui si voltò, vedendo Ai sulla soglia che con espressione stupita fissava la professoressa.
-Oh, ci sei anche tu piccola!?- sorrise, chiudendo l’album.
-Lei che ci fa qui?-
-Oh, il mio capo si è fermato dal Dr. Agasa! Si è incuriosito nel sentir parlare delle sue invenzioni ed ha voluto venire a trovarlo di persona, così io stavo curiosando qui! Questa casa è magnifica, in America non si vedono spesso ville così eleganti!- esclamò sorridente. -Scusate se mi sono introdotta così, ma non ho resistito!-
Adesso è evidente… ha scoperto qualcosa, ma non vuole far preoccupare Ai…
-Ah… davvero?- Haibara era scettica.
Jodie annuì convinta -Ah, poi vuole anche parlare con te, quindi è meglio se torni a casa!-
La bambina volse lo sguardo a Conan, come se cercasse una qualche conferma e lui assentì con un cenno del capo. -Va bene…-
-Bene! Io trattengo qui il tuo amico, devo raccontargli un sacco di cose!! Ci vediamo Ai!- salutò gentilmente la donna, mentre la piccola usciva dalla stanza, andando alle scale.
Calò nuovamente il silenzio.
L’agente dell’FBI si accostò alla finestra per controllare che Ai andasse per davvero a casa. La vide fermarsi sul vialetto, poco prima del cancello, lanciando un’occhiata a quella finestra dalle tende scostate. Ovviamente non si era bevuta le scuse, ma aveva preferito assecondare il volere di Conan, sperando facesse la cosa giusta. Riprese a camminare varcando il cancello, uscì dirigendosi alla costruzione adiacente.
Jodie tornò da Conan -Andiamo nel soggiorno al piano terra, staremo più comodi.- disse, e dopo aver spento la lampada si diresse alle scale.
Fa come se questa fosse casa sua…

Jodie era seduta sulla poltrona dove di solito stava Yusaku quando scriveva qualche appunto per i suoi romanzi. Conan le era di fronte, sull’ampio divano. Li separava un basso tavolino in legno, sul quale era poggiato l’album di famiglia preso dallo studio al piano di sopra, aperto sulla stessa foto che Jodie aveva mostrato poco prima.
-Hai detto di conoscerlo…-
Conan annuì -Un amico di Ran.-
-Hanno la stessa età, vero?-
-Sì.-
-E dov’è adesso…? Non l’ho mai visto quando insegnavo al liceo Teitan.-
-Ecco… è partito tempo fa. Delle volte telefona, dice di essere impegnato con un importante caso.-
-Ah, è un detective!- esclamò sorpresa. Poi guardò seria Conan -Proprio come te.-
Esitò a rispondere -…… sì.-
Jodie sfogliò l’album, andando indietro nel tempo e nei ricordi. Si fermò ad una pagina; lo voltò verso Conan, mostrandogli ciò che la interessava -Non pare anche a te che vi somigliate come due gocce d’acqua?-
Il piccolo Kudo si impietrì nel vedere una sua foto di quando aveva otto o nove anni… quando li aveva per davvero, mentre giocava a calcio sorridente.
Non osò alzare lo sguardo sul volto della donna.
-Dimmi la verità, Conan.-
-… non c’è niente da dire.-
-Conan, questo è identico a te, identico! Quante possibilità esistono che sia un caso?-
Il bambino si ostinò -Ma io porto gli occhiali da vista!-
Quasi irritata Jodie li afferrò, strappandoglieli dal volto. -Non sono da vista, queste lenti sono semplice vetro!- disse dopo una rapida analisi.
Adesso non sapeva più cosa dire, non aveva più scusanti o giustificazioni. Serio ed un po’ intimorito osservava Jodie.
Posò gli occhiali sul tavolo, accanto all’album -Sei tu questo bambino, vero?-
Lui non rispose. Non voleva rispondere… lasciò passare qualche secondo che parve interminabile, infine si decise: poteva fidarsi di Jodie, non l’avrebbe mai tradito e sopprattutto, avevano un nemico in comune.
-… sì, sono Shinichi Kudo.- disse serio in volto, guardandola finalmente negli occhi.
Dopo un attimo Jodie sorrise -Stupendo il piccolo Kudo. -La sincerità è fondamentale per lavorare bene.-
-I miei sospetti erano fondati.- disse una voce maschile.
Conan alzò lo sguardo oltre la poltrona dove stava Jodie e vide arrivare dall’ingresso un uomo vestito in jeans e giubbotto scuro, un berretto da neve nero calato sulla testa, che faceva da cornice a due freddi occhi verdi.
-Ah, eccoti Shuichi!- esclamò la donna. -Dov’eri finito?-
-Ero andato a controllare una cosa in macchina, ma ho sentito tutto.-
Conan lo guardò perplesso e Shuichi alzò lo sguardo verso il soffitto.
Il piccolo si voltò e vide qualcosa luccicare nel vaso sistemato in cima ad una libreria -Ah, ecco… non mi ero accorto della microspia.-
Akai sorrise -Mpf! Siamo sempre agenti dell’FBI…- si sedette sul bracciolo della poltrona.
-Va bene… adesso tocca a me fare le domande. Come ci siete arrivati?-
-Ho sempre avuto qualche sospetto su di te.- ammise Shuichi. -Sei troppo intelligente e scaltro. In più volevo sapere perché ci aiuti tanto per fermare l’Organizzazione; ho pensato che probabilmente era coinvolto un tuo conoscente, così abbiamo fatto ricerche…-
-E abbiamo notato la scomparsa improvvisa di Shinichi Kudo, vicino di casa del Dr. Agasa e amico di Ran Mouri: persone che tu conosci.-
-Tra l’altro…- riprese Shuichi -Mi sono insospettito anche della tua improvvisa apparizione, proprio quando Kudo è sparito.-
Questo si fa troppi sospetti…
-Così siamo venuti a controllare, ma non immaginavamo di trovare una somiglianza simile!- esclamò Jodie indicando la foto del piccolo Kudo.
-E vi sono sorti altri sospetti.- Conan trasse le conclusioni. -Certo che se mi avete scoperto voi, Loro non ci metteranno molto…- commentò poggiando un gomito sulla gamba e sorreggendosi la testa con la mano.
-Però Loro non hanno tutte le informazioni che abbiamo noi e devi stare tranquillo, siamo soci ormai!- Jodie strizzò l’occhio.
Akai rimase ad osservare Conan -Com’è che un liceale dimostra otto anni?- chiese incuriosito con un sorrisetto accorto.
-Purtroppo ho ficcato il naso dove non dovevo, mi hanno scoperto e volevano eliminarmi.-
-Sono stati Gin e Vodka?- chiese conferma l’uomo.
Annuì -Mi hanno fatto ingoiare una pillola che avrebbe dovuto uccidermi, ma per loro sfortuna, mi ha ringiovanito di dieci anni.- spiegò.
Akai rimase impassibile, mentre Jodie assunse un’espressione a dir poco stupita -Incredibile…-
-Già, sembra una storia di fantascienza.- concordò Shinichi -Quello che mi hanno dato è un farmaco sperimentale dell’Organizzazione, si chiama Apotoxin 4869.- fece una pausa, guardando prima Jodie e poi Shuichi -Mi fido di voi… questa storia non deve uscire da queste mura. Non solo saranno in pericolo le nostre vite, ma anche quelle di chi ci sta vicino.-
-Ma certo. Non devi preoccuparti di questo.- assicurò seria la donna.
-Dimmi una cosa, Shinichi. Anche la bambina castana è nella tua stessa situazione?-
Jodie si voltò -Parli di Ai Haibara?-
… posso fidarmi, loro possono aiutarci… Conan era restio a rivelare la verità su Ai. L’ultima cosa che voleva era metterla in pericolo più di quanto non fosse già. L’Organizzazione non era a conoscenza della sua esistenza, ma erano convinti che la loro scienziata fosse ancora viva e si nascondesse da qualche parte. Adesso però aveva di fronte delle persone delle quali si poteva fidare. Aveva aiutato spesso Jodie Saintemillion, anche nello scontro diretto con Vermouth e Shuichi Akai gli aveva salvato la vita e proprio come lui voleva distruggere quella maledetta Organizzazione. -Sì… Haibara lavorava per Loro. Ha creato lei l’APTX.-
-Era una di loro?!- esclamò la donna.
Annuì -Per questo è più esposta al pericolo di me. Sanno che è viva e la rivogliono per ucciderla.-
Jodie rimase colpita dal racconto. Non si sarebbe mai immaginata che quei due bambini fossero coinvolti in una situazione talmente grande e rischiosa. -Fidati di noi. Vi aiuteremo.-
Conan sorrise -Grazie professoressa!-
Shuichi si alzò -Adesso andiamo dal Dr. Agasa, dobbiamo informare Black.-
-Giusto.- Jodie lo seguì.
Conan balzò giù dal divano, prendendo gli occhiali dal tavolino, rimettendoseli -E comunque… non si introduca mai più in casa mia così!!- sbraitò contro Jodie.
-Scusa, scusa!- sorrise nervosamente.

Arrivarono all’abitazione di Hiroshi Agasa e trovarono lui, Ai e James Black seduti nell’ampio soggiorno a conversare delle invenzioni del Professore. Fu proprio la voce del Capo della sezione dell’FBI che guidò il gruppo nella stanza.
Appena li vide James si interruppe. Shuichi gli fece un cenno col capo.
-Ah, ecco il nostro detective! Shinichi Kudo, giusto?-
Di colpo Haibara e Agasa si voltarono increduli verso l’uomo, sgranando gli occhi.
-Ma lei come…?-
Conan interruppe l’ovvia domanda di Ai -Tranquilli, è tutto a posto. Sanno tutto.-
-Come sarebbe a dire sanno tutto?!- la bambina scattò dal divano.
-Vi aiuteremo Ai, il vostro segreto è al sicuro con noi!- tentò di rassicurarla Jodie.
Conan le andò davanti, poggiandole una mano sulla spalla -Fidati. Sono dalla nostra parte…- le sorrise.
Ai stette in silenzio, guardando l’amico come se cercasse di catturare dal suo sguardo ogni briciolo di sincerità. Spostò lo sguardo sull’anziano seduto accanto ad Agasa, sulla donna bionda che le sorrideva dolcemente e sull’uomo, serio con uno sguardo gelido… troppo simile a quello di Gin.
-Se proprio non ti fidi di loro, fidati di me!- le sorride Conan.
-…… sì, va bene…-
-Professore, per lei non ci sono problemi, giusto?-
-No, no Shinichi… se va bene per voi…-
-Magnifico! Adesso potrei avere anche io delle spiegazioni?- chiese Black.

Con pazienza Conan spiegò tutto anche a James Black che ascoltava attento e meravigliato -Caspita... E tu hai creato quella sostanza?- chiese infine ad Ai.
-I miei genitori l’hanno creata, io l’ho solo perfezionata.-
-Tutta la tua famiglia lavora nell’Organizzazione?- si stupì Jodie.
-Lavorava… i miei genitori sono morti, come mia sorella.-
Shuichi osservò la bambina: Aveva una sorella…?
-Chi altro sa di voi?- domandò Black.
-Oltre al Professor Agasa i miei genitori, che vivono all’estero e un mio amico, lei lo conosce professoressa. È un detective come me.-
-Aah!! Quel ragazzo di Osaka!!- affermò sorridente.
-Sono tutte persone fidate che non ci tradirebbero mai.- rassicurò Conan.
James annuì -Potete essere sicuri anche della nostra collaborazione. Appena riusciremo a mettere le mani su un membro importante dell’Organizzazione lo torchieremo per aver informazioni sul veleno che vi ha rimpiccioliti.-
-Grazie per il supporto!-
Ai tenne lo sguardo basso: Sempre che ci riescano…

***
L’elegante Porsche 356 A brillava sotto il sole pomeridiano mentre sfrecciava per le strade di Tokio. Vodka era concentrato sulla guida, ma voleva capire cosa stesse dicendo la persona che si era messa in contato con Gin. Cosa avrà di così importante da comunicare tanto da chiamarlo al cellulare?
Il compagno, seduto al posto del passeggero, rimase in silenzio per parecchi minuti, ascoltando attentamente ciò che gli si stava dicendo. Dalla tasca sinistra del cappotto nero estrasse un pacchetto di sigarette, prendendone una direttamente con la bocca. Mise via il pacchetto e se l’accese utilizzando l’accendino dell’auto. Tirò una boccata di fumo, poi parlò -Sicuro? Non sarà solo una perdita di tempo?-
Vodka si fece più attento.
-… sì, va bene. Procediamo immediatamente.- chiuse la chiamata riponendo il cellulare nella tasca interna.
-Allora? Cos’è successo?- chiese trepidante Vodka.
-C’è stato un cambiamento di programma. Quella persona vuole che interrompiamo le ricerche di Kir e ci concentriamo su un altro obbiettivo.-
-Cosa? E su chi?-
-L’ultimo rapporto che abbiamo mandato l’ha insospettito e vuole che controlliamo immediatamente…- espirò del fumo -Dobbiamo prendere un bambino…-
Vodka rimase disorientato -U-un bambino…? Ma sei sicuro, fratello?!-
-Sì, sembrava strano anche a me… ma è riuscito a convincermi. Adesso sarà meglio avvertire Chianti, Korn e Vermouth… loro possono continuare a cercare Kir.- si sporse sui sedili posteriori recuperando la ricetrasmittente per mettersi in contatto con gli altri membri dell’Organizzazione in nero. -Ehi, parla Gin. Ascoltatemi bene.-
<Cosa c’è Gin?> gracchiò la voce di Chianti. In sottofondo si sentiva chiaramente il rombo del motore della sua auto in funzione.
-Abbiamo ricevuto ordini dall’alto. Continuerete solo voi la ricerca di Kir.-
<Cosa!? E voi? Cosa farete?>
<… mai contraddire gli ordini del Boss, Chianti…> la sensuale voce di Vermouth colse di sorpresa Chianti, che provò subito un moto di rabbia.
<Ah… ci sei anche tu.>
-Bene, hai sentito Vermouth? Pensate voi a Kir.-
<Come vuoi Gin!> dichiarò la cecchina e chiuse la comunicazione.
<Posso sapere che nuovo obbiettivo avete?>
-Mpf! Non vedo come possa interessarti, Vermouth. Pensa a Kir.- spense la trasmittente.

Chianti depose con rabbia il ricetrasmettitore.
-Che succede?- chiese Korn.
-Dobbiamo continuare da soli a cercare Kir. Gin e Vodka hanno un altro obbiettivo.-
-Davvero? Solo noi o dobbiamo collaborare… anche con Vermouth…?-
-Tsk! Purtroppo c’è anche lei! Ma ti giuro che appena arriverà il momento la faccio fuori!!-
-Capisco il tuo odio, Chianti. La detesto anche io per quello che ha fatto a Calvados, ma non dobbiamo essere precipitosi.-
-Sì, lo so… pensiamo alla nostra missione!- Chianti scalò di una marcia, con decisione sorpassò il furgone davanti e accelerò rientrando nella corsia.

Vermouth era poggiata alla sua moto, ferma con il cavalletto, su un promontorio che spaziava su gran parte della metropoli. Ripose la ricetrasmittente nel tasca della tuta da guida.
Una folata di vento le carezzò il viso, spettinandole la bionda chioma.
Chi stai cacciando, Gin?

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
Rif.Capitolo: 4
babysherry
06/09/11 13:31
Già, anch'io nn vedo l'ora di leggere il seguito..
Aggiornala al più resto!! =D
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sanji94 - Voto: 17/02/10 20:13
Bellissima... Povero Conan (o meglio Shinichi) nn vedo l'ora che pubblichi la seconda parte... voglio sapere come va a finire...
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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