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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: DARE YOU TO MOVE
Genere: Sentimentale, Romantico, Azione, Drammatico, Avventura, Erotico, Song-fic
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: kuda76 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/01/2010 18:16:16 (ultimo inserimento: 24/01/10)

Severus dovrà improvvisamente fare i conti con il suo passato...sarà in grado di cogliere l'opportunità di rimediare ai suoi errori passati? Commenti
 
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VIAGGIO NEL PASSATO
- Capitolo 1° -

DARE YOU TO MOVE

Salve, signori, sono tornataaa!! Ebbene sì, sono di nuovo in città, e come al solito, invece di aggiornare fanfiction che sono ferme da anni, ve ne presento una nuova! Stavolta ho scelto un approccio completamente nuovo al mondo di Harry Potter, perché presento la fanfic con un protagonista che non avevo mai utilizzato…ossia, con Severus Piton! Lo so, lo so, chi mi conosce ne rimarrà stupito…non è che abbia mai mostrato una certa attrazione per questo tipo, come invece avevo fatto per Siriuccio e Remussino bello (-//////- nd Remus&Sirius), ma dev’essere stata l’influenza negativa di Flamiuccia che mi ha contagiato…che posso dire!! ^^’’’ Dunque, come sempre la ficcina è OC, e inizia durante il quarto anno ad Hogwarts di Harry e compagnia bella! Non vi anticipo nient’altro, lo scoprirete solo vivendo e leggendo!! ^^
Devo precisare che la fanfic non è vietata, ma che ci saranno alcune scene di sesso. Magari non delle porcate, insomma non sono mica una pervertita!! Cioè, insomma…vabbé, avete capito!! Cercherò di essere moderata! Un’ultima avvertenza, anche se mi pare quasi scontata: se non vi piace il personaggio di Piton, e non amate vederlo accoppiato e in scene amorose, non leggete. Non siete mica scemi, no?
Bene, la pianto di annoiarvi e passo a scrivere il primo capitolo! Buona lettura!!

PS La fanfic è anche una song fic, com’è specificato nelle note.

Capitolo 1- Viaggio nel passato

“Severus? Severus, mi stai ascoltando?”.
Severus Piton alzò di scatto gli occhi nell’udire la voce di Minerva McGranitt giungergli alle orecchie. I suoi occhi neri si posarono sulla sua collega, vagamente stupiti; la direttrice di Grifondoro lo fissava, un sottile sopracciglio inarcato leggermente a sottolineare la sua irritazione. Aveva le braccia incrociate, e non sembrava intenzionata a desistere dal suo proposito di instaurare una conversazione con lui. Severus prese in mano il suo calice, rassegnato, e annuì lentamente.
“Certamente, Minerva. Mi stavi dicendo?” le chiese, cercando di non apparire troppo scortese. Quella sera, evento più unico che raro, non aveva proprio voglia di discutere con Minerva, quello era poco ma sicuro.
“Ti stavo dicendo che certamente ciò che è stato fatto finora non sarà assolutamente sufficiente. Dovremo lavorare un sacco, nelle prossime settimane, per finire di preparare tutto il necessario per il Torneo Tremaghi”.
Severus volse lo sguardo al soffitto e bevve un sorso di idromele; già, quel maledetto, stramaledetto Torneo Tremaghi. Non aveva ancora finito di mandare abbastanza accidenti a Silente per aver deciso di accettare la proposta del Ministero, ossia di riportare in auge la gara fra scuole di magia interrotta nel ‘400. Ma la cosa peggiore, naturalmente, non era certo quella: il punto dolente riguardava il doverlo celebrare in Scozia. E in Scozia voleva dire a Hogwarts. Come se non avessero avuto già abbastanza problemi. Severus aveva faticato a non spalancare del tutto la bocca, quando Silente gli aveva detto che, malgrado quanto era avvenuto alla Coppa del Mondo di Quidditch, aveva deciso comunque di non annullare il Tornero. Era assurdo, era semplicemente assurdo. C’erano ben altre cose di cui preoccuparsi; il suo Marchio Nero stava ultimamente subendo dei fenomeni che non gli piacevano per niente, e il fatto che il medesimo avesse fatto la sua comparsa nei cieli inglesi solo il mese prima non contribuiva a farlo sentire meglio.
Inoltre, organizzare un evento di quella portata lo aveva portato sull’orlo di un esaurimento nervoso: incantesimi di protezione ovunque, esportazione di draghi dalla Romania, accordi con le sirene e i tritoni del Lago Nero, prove di allestimento del labirinto della terza prova, imposizione di limiti d’età, il tutto, naturalmente, in perfetta sintonia con le politiche ministeriali. Era convinto che avrebbe ucciso Barty Crouch, la prossima volta che gli sarebbe capitato a tiro. Da quando aveva licenziato la sua elfa domestica, era diventato, se possibile, ancora più stakanovista e maniaco della precisione. Severus si rendeva conto di non essere un santo, e di saper essere gelido, glaciale e odioso, caratteristiche che ormai erano entrate a far parte di lui, ma era convinto che Crouch fosse in grado di esasperare chiunque molto meglio di quanto non avrebbe fatto lui.
Ma non era quello il peggio; oh, no. Il peggio era che avrebbe dovuto di nuovo trasformarsi nel segugio di Silente. Karkaroff sarebbe arrivato a distanza di un mese con i suoi studenti di Durmstrang, e lui sarebbe stato costretto a stargli appiccicato come una sanguisuga. Avrebbe preferito di gran lunga che il preside non gli affibbiasse quella maledetta seccatura, ma Silente era stato irremovibile. Non gli aveva dato neanche un secondo per replicare, a dire il vero.
“Tu sei il solo che può scoprire quello che sta succedendo, Severus” gli aveva detto un pomeriggio di quell’estate, a distanza di una settimana dall’apparizione del Marchio Nero alla Coppa.
“Devi riuscire a capire quali sono le intenzioni di Lord Voldemort”.
“E come diavolo crede che possa farlo?! Il Signore Oscuro è scomparso da tredici anni, nessuno sa più niente di lui! Non riesco a capire cosa significhi questo improvviso evento, ma non credo proprio che accollarmi la seccatura di diventare l’ombra di Karkaroff potrebbe portarci a qualche risultato concreto!”.
Silente gli aveva sorriso in maniera irritante.
“Lascia che sia io a deciderlo” gli aveva detto semplicemente, alzandosi “Adesso sarà meglio andare. Barty Crouch ci sta aspettando, dovremo occuparci di lui e delle sue ultime pretese”.
Era passato più di un mese da allora, ma Severus ancora non era riuscito a comprendere a fondo quello che era accaduto. L’evocazione del Marchio Nero era qualcosa di inspiegabile…com’era possibile che qualcuno avesse davvero lanciato l’incantesimo Morsmodre? D’accordo, c’erano stati dei disordini, gente vestita di nero che se ne andava in giro attaccando i Babbani e i Mezzosangue e incendiando le tende…non era una novità, la specialità dei Mangiamorte era fare terrorismo, e Severus non aveva difficoltà a credere che Malfoy e un altro paio di compari avessero deciso di farsi quattro risate, ma era certo che non fossero stati loro a provocare l’atto finale della serata. Per l’amor del cielo, nella classifica di coloro che temevano il ritorno di Voldemort erano senza dubbio in cima, e inoltre, nell’istante in cui il Marchio era comparso, avevano provveduto a volatilizzarsi alla svelta. L’ipotesi che loro c’entrassero qualcosa, dunque, era completamente da escludere.
“Credo che tu abbia ragione, Minerva” le disse distrattamente Severus, posando il suo bicchiere “Anche se non mi rassegnerò mai dal cercare di capire perché diamine Silente si sia fissato con questo maledetto torneo…”.
“Sai quanto il Ministero ci tenga. Sarà un ottimo modo per permettere agli studenti di iniziare i propri contatti con l’estero. Dobbiamo riprendere a essere uniti, di questi tempi…”.
“Già, e di questi tempi sarebbe bene anche imparare a diventare più prudenti e a rinunciare a iniziative che potrebbero mettere a repentaglio la vita di quegli stessi studenti di cui stiamo parlando”.
McGranitt gli lanciò un’occhiata perplessa.
“Non hai mai mostrato tanto interesse per gli alunni, Severus”.
Piton scrollò le spalle e lanciò un’occhiata verso il fondo della sala.
“Non dovresti andare incontro agli allievi del primo anno? Hagrid dovrebbe essere quasi arrivato, ormai”.
“Credo che tu abbia ragione”. Minerva si alzò in piedi “Beh, ci vediamo più tardi, Severus”.
Severus le rivolse un cenno e la osservò allontanarsi, ritornando ai suoi pensieri. Era nuovamente il primo di Settembre, e questo significava un’altra Cerimonia dello Smistamento, ma quell’anno non sarebbe stata come le altre. Pochi giorni prima, Silente era venuto nel suo ufficio con un’espressione strana dipinta sul volto, e gli aveva comunicato che da quell’anno scolastico avrebbe avuto una nuova studentessa ai suoi corsi di Pozioni del quinto anno.
“E da quando in qua facciamo saltare agli undicenni quattro anni di scuola?” gli aveva chiesto ironico, senza cessare di dargli le spalle. Stava riordinando la sua scrivania, e non era intenzionato a smettere a causa dell’interruzione del Preside. Poté vedere, nonostante questo, gli occhi azzurri del mago riflessi nello specchio di fronte a lui, e notò che erano animati da uno sguardo strano e un po’ incerto…assolutamente non tipico di Silente.
“Certo che no…” aveva affermato lui. Il suo tono di voce era gemello delle occhiate che gli stava lanciando “È una studentessa di quindici anni. Fino a ora ha studiato all’Accademia di Beauxbatons, ma ha dovuto abbandonarla. Sua madre viaggia spesso per lavoro, e sono costrette entrambe a cambiare Paese con una certa frequenza. La signora mi ha contattato di recente, e mi ha chiesto di poter inserire sua figlia nei nostri corsi di GUFO”.
Severus si era voltato finalmente e aveva annuito.
“Capisco…spero che non si tratti di una piantagrane come Potter e i suoi compari. Non ho bisogno di altri studenti che mi facciano perdere tempo prezioso, Preside. E mi pare che quest’anno avrò già abbastanza da fare senza che ci si metta anche una nuova francesina”.
Silente gli aveva rivolto un sorriso incerto.
“Sua madre lavora al Ministero. Credo che potrà capitare che venga a darci una mano con gli ultimi preparativi del Torneo, fra qualche tempo. Fino a ora se n’è occupata da Londra, ma forse sarà necessario che ci raggiunga di persona”.
“Spero solo che non usi questa scusa per martellarci per avere notizie sul rendimento scolastico di sua figlia. I genitori possono essere petulanti, a volte. Beh, c’è dell’altro?” aveva aggiunto, voltandosi nuovamente.
Severus aveva osservato l’immagine riflessa di Silente con la coda dell’occhio; il Preside era parso sul punto di dirgli qualcosa, ma poi ci aveva ripensato.
“No, non c’è altro, Severus. Ti lascio al tuo lavoro”.
Era uscito dall’ufficio di Piton silenziosamente, ma ancora a distanza di giorni, il diretto interessato non era ancora riuscito a capire il perché di quegli sguardi incerti che Silente gli aveva rivolto.
Gli occhi del Serpeverde volsero sulla panoramica della Sala; a poca distanza da lui, il Preside stava chiacchierando con Vitious, mentre Hagrid sgattaiolava dentro tramite una porta di servizio, sulla destra. Da ciò, Severus poté dedurre che Minerva stava già accompagnando gli studenti del primo anno (e la fantomatica studentessa del quinto) nella saletta di fianco alla Sala Grande, in cui avrebbero atteso il momento di venire smistati sotto gli occhi di tutta Hogwarts. Per un momento, il ricordo della sera in cui lui aveva giocato quel ruolo di studente spaventato e timoroso gli tornò alla mente, ma cercò di scacciarlo immediatamente. I suoi anni da studente non gli erano piaciuti per niente; aveva avuto il massimo dei voti ogni anno in ogni corso, ma mai nessun vero amico, salvo quegli idioti di Lucius e i suoi servi, che lo sfruttavano per copiare durante i compiti in classe. Se poi si arrivava a parlare di Potter e della sua compagnia di deficienti, si era arrivati alla frutta.
Al tavolo di Grifondoro, notò Potter e i suoi amici chiacchierare allegramente, e dovette trattenersi dall’estrarre la bacchetta da sotto la veste e dallo scagliargli contro uno Schiantesimo. Detestava quel ragazzino, quel moccioso arrogante; era identico a suo padre, identico. Arrogante, spocchioso, egocentrico, pieno di sé e presuntuoso in una maniera irritante fino ai limiti della follia. E per la miseria, terribilmente poco dotato. Ottuso. Debole. Smidollato. Piton non era ancora riuscito a capire cosa Silente trovasse in quel ragazzino. Per non parlare dei suoi amichetti e compari…il signor-Sempre-Pronto-A-Far-Esplodere-Qualcosa-Weasley e Miss-So-Tutto-Io-Sempre-Con-La-Manina-Alzata-Granger. Piton si esibì in una smorfia di disgusto e passò in rassegna i tavoli di Tassorosso e Corvonero, fino a giungere a quello dei Serpeverde. A sua volta, anche Draco stava intrattenendo i suoi compagni di Casa; lanciando una nuova occhiata a Harry e poi un’altra al figlio dei Malfoy, Severus venne improvvisamente colto da un pensiero fulmineo. In fondo, quei due non erano poi così diversi. Erano entrambi piuttosto popolari, ottimi giocatori di Quidditch, arroganti, spocchiosi e presuntuosi…esattamente come i loro padri. Uomini che non valevano neanche la metà di altri che erano obbligati a vivere nella loro ombra. Severus pensò d’un tratto a sé stesso, e si dette dello sciocco; non aveva senso pensarci, adesso. Meglio concentrarsi sul presente. Non vedeva Lucius da un sacco di tempo, e sperava che la separazione si sarebbe prolungata il più possibile: non aveva niente da dirgli, e malgrado lui continuasse a presentarlo a ogni sua conoscenza di rilievo del mondo magico come il mago migliore che conoscesse, Severus continuava a sentirsi a disagio, in sua compagnia. Nonostante questo, cercava sempre di far finta di niente e fingeva di apprezzare un talento innato di Draco per le Pozioni, che era, inutile dirlo, inesistente.
In quell’istante, Severus udì le porte della Sala Grande spalancarsi tramite un incantesimo e sollevando di nuovo gli occhi ebbe l’occasione di osservare l’ingresso della direttrice di Grifondoro. Dietro di lei, una fila di undicenni un po’ spauriti e timorosi, che lanciavano occhiate spaventate ai loro nuovi compagni di scuola.
Severus cercò di scorgere fra di loro una figura più alta, ma non ne notò nessuna. Era strano; tutti i nuovi alunni parevano dei comunissimi ragazzini di età inferiore ai dodici anni. Nessuna quindicenne anomala. Diede uno sguardo a Silente, seduto a distanza di qualche posto alla sua destra, ma gli occhi del mago erano fissi sulla McGranitt e sul Cappello Parlante che teneva in mano.
“Bene, aspettate tutti qui, per favore” disse lei, rivolgendosi ai nuovi allievi “Prima di cominciare, il professor Silente vorrebbe dire due parole”.
Il Preside si alzò in piedi, le braccia spalancate, e si rivolse alla platea di fronte a lui.
“Benvenuti a voi, nuovi studenti! Sono lieto di vedervi tutti qui riuniti, questa sera, e spero che vi godrete a pieno il vostro lungo soggiorno a Hogwarts. Sono però costretto a ricordarvi, che l’accesso alla Foresta Proibita non è concesso ad alcuno studente, e che non avrete il permesso di visitare il villaggio di Hogsmeade fino al compimento dei tredici anni. Inoltre, il nostro custode, mastro Argus Gazza mi ha chiesto di annunciarvi, nonché di ricordare ai vostri colleghi più anziani, che sono vietate le gare di magia fra classi nei corridoi, come in qualsiasi altro luogo compreso nel perimetro della scuola e del villaggio. Potrete trovare la lista degli oggetti proibiti appesa sulla porta del suo ufficio, al secondo piano. È tutto, per ora. Grazie della vostra cortese attenzione”.
Severus sospirò, nel constatare che Silente non aveva smesso di essere dannatamente gentile: ringraziare gli studenti per la loro ‘gentile attenzione’, figurarsi. Metà dei tavoli di Tassorosso, Grifondoro e Corvonero si erano altamente fatti gli affari loro, mentre quello di Serpeverde aveva completamente ignorato il discorso del mago barbuto. Si trattava soltanto di ordinaria amministrazione, e la sentivano ripetere ogni anno; finché il Preside non si fosse deciso a dire qualcosa di significativo e interessante, di sicuro non avrebbero fatto alcun caso a lui e alle sue parole. Dal canto suo, Severus non riusciva a capire il suo superiore; a che gioco stava giocando? Perché era venuto a parlargli di quella nuova studentessa, da introdurre in extremis nelle classi del quinto anno, quando allo Smistamento non sembrava essercene traccia alcuna?
Decise che si sarebbe tolto alla svelta dalla testa quella fissazione, e che avrebbe pensato ad altro: niente nuova alunna? Niente nuove seccature.
Lo Smistamento proseguì senza intoppi, e fu noioso come al solito. Al suo termine, Severus si aspettava che Minerva prendesse di nuovo in mano il Cappello e che lo portasse via, ma così non fu. Al posto di quella serie di eventi, Silente si alzò di nuovo in piedi.
“Scusatemi, ragazzi, devo chiedervi di ascoltarmi nuovamente. A differenza di quanto penserete, infatti, lo Smistamento non è ancora terminato. Durante il corso di quest’anno scolastico, appunto, accoglierete fra di voi una studentessa che non ha l’età di coloro che sono stati appena smistati. Si tratta di una liceale che frequenterà il quinto anno. Vi prego di accoglierla al meglio e di farla sentire a suo agio”.
Silente si voltò verso la porticina da cui era rientrato Hagrid nel corso della serata, e fece un cenno. Severus si sporse con la testa per vedere meglio; udì il cigolio della porta che si apriva, e una figura uscire dal cono d’ombra.
E fu allora che dovette trattenersi per non cadere dalla sedia.
Fece una gran fatica a non balzare in piedi o a non rimanere a bocca aperta.
La giovane quindicenne indossava la sua uniforme di Hogwarts nuova fiammante, e al collo sfoggiava ancora una cravatta nera neutra, mentre il suo mantello rimaneva, per il momento, privo di un distintivo di riconoscimento.
I suoi capelli erano di un biondo pallido, simile a un bianco accecato dal sole.
Quello era l’unico tratto in cui non fosse identica a lei.
L’acconciatura liscia le ricadeva fino a metà della schiena, formando sul suo petto una cascata di capelli, ricadenti nello stesso modo in cui succedeva a lei.
I suoi occhi blu erano dello stesso colore e della stessa forma, il suo sorriso dolce sembrava ricopiato in maniera esemplare, le sue spalle, le sue forme, il suo punto di vita, il suo modo di camminare, il suo sguardo determinato e sicuro di sé, il modo in cui si passava delle ciocche dietro l’orecchio sinistro, o persino quel neo sulla guancia destra. Severus credette di impazzire nell’istante in cui si accorse che anche le mani della ragazza erano identiche a quelle di lei: ormai era convinto di avere le allucinazioni. Se non fosse stato per la tonalità dei capelli, sarebbe stata identica. Assolutamente uguale.
Severus notò le schegge di ghiaccio nei suoi occhi, e capì che non poteva trattarsi di una coincidenza.
“Victoria…” sussurrò lentamente “Non è possibile…”.
“La signorina Diana Conroy!” annunciò Silente.
Conroy. Quel cognome fu la conferma. Continuò a rieccheggiargli nella mente per quello che parve un secolo, dopo che le sue orecchie lo ebbero sentito pronunciare da Silente. Conroy…Conroy…ma se quella era veramente sua figlia, per quale motivo aveva il suo stesso cognome? Non avrebbe dovuto prendere in dote quello di suo marito? Già, il marito. Di chi era figlia quella ragazza? Ma che stava dicendo, non voleva saperlo. Certo che non voleva saperlo. Non voleva sapere chi era l’uomo che l’aveva sposata, come si chiamava, da dove veniva e per quale cavolo di ragione lei avesse deciso di sposarlo. Non lo voleva sapere e basta. Sapeva solo che sarebbe stato costretto a insegnare a sua figlia, e non era sicuro che gli sarebbe piaciuto stare vicino alla sua fotocopia.
L’aver sentito pronunciare il cognome di Victoria gli aveva fatto dimenticare per un momento che la ragazza aveva anche un nome: Diana.
“L’ha chiamata ‘Diana’” pensò, per un istante. Un sorriso fece per affiorargli alle labbra, ma lo respinse immediatamente. Si trattava solamente di una coincidenza. Quella ragazza non si chiamava Diana per quel motivo: assolutamente no. Sicuramente era un appellativo che piaceva a suo marito, tutto qui.
In quell’istante, la giovane si sedette sullo sgabello e lasciò che la McGranitt le calasse il Cappello sugli occhi. Il giudice parve riflettere per quelli che parvero un paio di minuti, poi scelse…
“SERPEVERDE!”.
Il tavolo verde-argentato esplose in un boato che accolse la nuova arrivata, accompagnato da fischi d’approvazione e da acclamazioni sguaiate. Severus non faticava a capire il perché: esattamente come sua madre, la ragazza attirava un discreto successo nel pubblico maschile.
Piton la osservò sedersi accanto a Draco Malfoy, che immediatamente le rivolse la parola, ignorando completamente Pansy Parkinson per la prima volta in quattro anni.
Silente si unì agli applausi della Sala, sorridente come al solito.
“Molto bene, signorina Conroy, molto bene. I miei più sinceri auguri. Perfetto, e ora possiamo passare ad altro. Sono lieto di annunciarvi, miei cari studenti, che quest’anno Hogwarts ospiterà un evento davvero memorabile. Si tratta di un’occasione straordinaria, per voi come per noi, di stabilizzare i nostri contatti con l’estero e di creare legami che potranno tornarci molto utili, nel corso degli anni. Sto parlando, miei cari, della celebrazione del Torneo Tremaghi”.
In Sala Grande esplose un chiacchiericcio concitato e improvviso. Tutta la platea pareva scioccata dall’ultima affermazione del direttore.
“Per chi non lo sapesse, il Torneo Tremaghi consiste in un’antica gara di magia fra scuole; viene scelto un campione per ognuna di esse, che rappresenta il proprio istituto per tutta la durata del Torneo. Durante lo svolgimento di esso, i campioni devono affrontare tre prove, e al termine di esse, il campione che riuscirà a conquistare la Coppa Tremaghi sarà il vincitore assoluto, e vincerà la suddetta, oltre a un premio in denaro, e all’eterna gloria per lui e per la sua scuola di provenienza”. Silente si schiarì la voce prima di proseguire “Naturalmente, il fatto che il Torneo Tremaghi sia stato riportato in auge significa l’aver preso misure di sicurezza molto più strette rispetto al passato. Forse non tutti ne saranno al corrente, ma questa gara venne interrotta nella seconda metà del Quattrocento a causa della morte di uno dei partecipanti. Alla luce di ciò che è accaduto in passato, il Ministero e le scuole partecipanti hanno premunito le prove, per quanto comunque pericolose, di incantesimi protettivi di gran livello e di tutte le difese necessarie. Ma non è questa la sede per discutere di questo. Temo proprio che dovrete attendere la fine del primo mese di lezioni per saperne di più. Per ora, accontentatevi di venire a conoscenza del fatto che Hogwarts ha ovviamente ricevuto l’onore di ospitare il Torneo, e che questo significa che presto riceveremo visite significative. Due delegazioni di studenti, infatti, provenienti rispettivamente da Beauxbatons e da Durmstrang, arriveranno qui da noi la vigilia di Halloween, e si tratterranno qui per tutto lo svolgersi dell’anno scolastico e della gara. Vi prego di far sentire a loro agio i nostri ospiti. Un’ultima raccomandazione: gli studenti che si offriranno volontari per iscriversi al Torneo tengano presente che nel caso vengano scelti, non potranno più tirarsi indietro, perciò non fate scelte precise con troppa leggerezza. Ma come vi ho già detto, ne saprete di più al momento appropriato, dato che non appena i nostri ospiti ci avranno raggiunto, alcuni funzionari del Ministero, che faranno anche parte della giuria del Torneo, provederanno a spiegarvi ogni cosa nei minimi dettagli. Molto bene, e ora godetevi il banchetto!”.
Fu una serata strana. Severus si era reso perfettamente conto di non essere in grado di staccare lo sguardo dalla ragazza; durante il corso della cena, aveva notato che non era identica a sua madre soltanto nell’aspetto fisico, ma in ogni particolare. L’espressione che compariva sul suo viso quando rideva era la stessa, così come erano gli stessi i gesti che accompagnavano la conversazione, il modo di toccarsi i capelli, il nasino che le si arricciava quando sorrideva, le mani bianche estremamente affusolate…Cercò disperatamente di non pensarci, di volgere gli occhi altrove e di concentrarsi su qualcos’altro, ma non ci riusciva. Le somigliava troppo. Lo shock che aveva provato non era neanche lontanamente paragonabile a quello di tre anni prima, quando il figlio di Potter gli era apparso davanti. Stavolta non si trattava del figlio di uno dei suoi peggior nemici, ma della figlia di Victoria. Già, di Victoria. Erano passati sedici anni dall’ultima volta in cui si erano visti; gli anni più lunghi della sua vita. Non aveva più avuto sue notizie, non l’aveva mai più vista. Aveva provato un numero infinito di volte a contattarla, a scriverle, ma niente. Lei non aveva mai risposto. E alla lunga, Severus aveva rinunciato. Di sicuro, non si sarebbe mai aspettato uno smacco del genere. Nel vedere la ragazza conversare amabilmente con Draco Malfoy, iniziò a sperare improvvisamente che la giovane non fosse così simile a sua madre; sarebbe stato più facile sopportare il doverle stare vicino, se si fosse rivelata propensa a frequentare un tipo come quel ragazzo, in fondo. Avrebbe significato una somiglianza meno forte con sua madre.
Sorridendo, ricordò il modo in cui Victoria, a tempo debito, aveva disprezzato profondamente Lucius, e la vergogna che gli aveva inflitto davanti a tutti lasciandolo con un palmo di naso e un due di picche, dopo che lui aveva insistito per settimane per convincerla a seguirlo nella Stanza delle Necessità.
Quando furono arrivati al dolce, Severus si accorse che Draco non pareva l’unico interessato a Diana, fra gli studenti. Parecchi allievi di Serpeverde facevano a gara per servirla e riverirla, mentre dai tavoli delle altre tre Case i ragazzi si sporgevano per poterla vedere meglio. Scosse la testa e bevve un altro sorso di vino…adolescenti.
Severus ringraziò il cielo quando Silente si alzò di nuovo in piedi per annunciare la fine del banchetto: il Preside non sarebbe riuscito a evitarlo. Gli doveva delle spiegazioni.
“Molto bene, miei cari studenti! Credo proprio che sia ora che voi andiate a letto! Domani vi aspetta una giornata piuttosto impegnativa! A letto, coraggio, hop hop!”.
La Sala Grande venne invasa dal tramestio degli studenti che si alzavano in piedi e che si dirigevano verso i rispettivi dormitori; Severus lanciò un’ultima occhiata a Diana, che si stava avviando verso la Sala Comune di Serpeverde scortata da Draco, poi si affrettò a raggiungere il suo superiore prima che lui potesse sgattaiolare via.
“Dobbiamo parlare” gli disse in tono perentorio.
“Come, Severus? Non ti pare un po’ tardi? Dovremmo entrambi andare a riposare e…”.
“Adesso” pretese Piton, con un tono che non ammetteva repliche.
Silente sospirò rassegnato.
“Come vuoi, dunque. Seguimi nel mio ufficio”.

Diana si affrettò a seguire Draco e i suoi amici attraverso la folla di studenti che si accalcava. Era piuttosto soddisfatta di com’era appena iniziato il suo anno scolastico, e sperava che Hogwarts fosse la scuola in cui si sarebbe diplomata. Nel corso degli ultimi quattro anni, aveva già cambiato tre scuole, Hogwarts inclusa, e pregava con tutto il suo cuore che sua madre non ricevesse altre proposte di lavoro importante.
“Mi hanno offerto un lavoro meraviglioso” le aveva detto quell’estate, entrando in camera sua, nella loro bella casa parigina “La sede del Ministero della Magia di Londra mi ha chiesto di iniziare un’integrazione professionale con l’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale! Sarà un’ottima opportunità, sia per me che per te!”.
Diana l’aveva guardata sbigottita. Non ci poteva credere, non di nuovo!
“Significa che ci trasferiamo un’altra volta?!?” le aveva chiesto in tono esasperato.
Sua madre si era seduta sul suo letto, passandosi una mano fra i corti capelli corvini.
“Lo so quello a cui stai pensando, D…ma ti prometto che stavolta sarà diverso! Non accetterò più nuovi lavori all’estero, te lo prometto! Quest’occasione sarà l’ultima in cui sarai costretta a cambiare tutto. Ma sarà anche un’opportunità per cambiare in meglio!”.
“Hai detto così anche quando siamo andate in America” aveva ribattuto tristemente Diana, lisciando la coperta senza fissarla in viso “E quando siamo venute qui, in Francia. Quanto dovrò ancora sentire ripetere questa frase?”.
Sua madre le aveva posato una mano sotto il mento, facendole alzare lo sguardo, e le aveva sorriso.
“Oggi è stata l’ultima, tesoro. Te lo giuro. E poi, non devi preoccuparti di niente, penserò a tutto io. Ti ricordi com’eri preoccupata, quando ti sei trasferita a Beauxbatons? E poi, alla fine è andato tutto bene!”.
“Sì, ma adesso tutti i miei amici sono qui, e ho imparato a parlare il francese! Avevo appena finito le ultime lezioni integrative! A cosa mi è servito tutto questo lavoro?” aveva protestato Diana.
“Il lavoro serve sempre a qualcosa. E comunque, potrai tornare a trovare i tuoi amici quando vorrai…anzi, andando a Hogwarts quest’anno, è probabile che tu li riveda molto presto”.
Diana aveva alzato un sopracciglio.
“Che cosa vuoi dire?” le aveva chiesto, accigliata.
La mamma aveva riso e scosso la testa.
“Lo vedrai non appena arriverai a Hogwarts: ti assicuro che non tarderai a scoprirlo”.
“Non sono proprio sicura di volerci andare” aveva detto D, con aria incerta.
“Sta’ tranquilla, D, è una scuola bellissima. Te l’ho detto, ho dato là tutti i miei esami importanti, non ti ricordi? Come te, neppure io ho iniziato i miei studi là fin dal primo anno, sono arrivata al quinto, e non ho avuto nessun problema. Gli insegnanti sono quasi gli stessi di allora, e neanche il Preside è cambiato. Quante volte ti avrò raccontato del professor Silente? Gli ho scritto qualche giorno fa per spiegargli la tua situazione, e lui è stato felicissimo di poter accettare la tua richiesta d’iscrizione. Vedrai, andrà tutto benissimo”.
Diana aveva sospirato e annuito lentamente.
“Ma certo, mamma”.
Lei le aveva dato un bacio sulla fronte e si era alzata dal letto, diretta verso la porta. La voce di sua figlia l’aveva richiamata indietro.
“Una volta mi hai detto che all’inizio si viene smistati in una Casa, a Hogwarts. Non mi hai mai detto qual era la tua Casa”.
Sua madre si era voltata e le aveva sorriso nuovamente.
“Ero a Corvonero” le aveva detto “Ma non è veramente importante la Casa in cui vieni smistata. Quello che conta è chi sei veramente e le scelte che vuoi fare. Sono sicura che ti troverai molto bene, D. Ho piena fiducia in Hogwarts e in Silente”.
Quelle parole non avevano smesso di rieccheggiarle nella mente durante le settimane successive, o durante il suo viaggio d’andata a Hogwarts, o mentre aspettava di poter entrare in Sala Grande per essere smistata. Adesso che il banchetto d’inizio anno scolastico era terminato, era più propensa a credere che sua madre, in fondo, non si era sbagliata. La scuola era molto bella, anche se forse non era al pari di Beauxbatons, ma il Preside le piaceva moltissimo; pareva quasi che avesse intorno a sé una sorta di aura benefica, di cui anche gli altri potevano beneficiare quanto volevano. Inoltre, anche i suoi nuovi compagni di scuola erano stati molto gentili con lei, a cominciare da quel Draco Malfoy. Era un ragazzo molto carino e apprezzabile, e Diana si era già convinta che fosse uno dei migliori del suo corso, visto il modo in cui parlava della scuola e delle proprie responsabilità.
Durante la lunga conversazione in cui si erano molto coinvolti, nel corso della serata, aveva appreso che tutta la sua famiglia aveva studiato a Serpeverde, e che suo padre era un alto funzionario del Ministero della Magia.
“Anche mia madre lavora al Ministero” gli aveva detto Diana “È il motivo principale per cui dobbiamo trasferirci spesso. Le offrono in continuazione nuove proposte all’estero, e quindi per la scuola e tutto il resto diventa un po’ complicato”.
“Non dev’essere piacevole, per te” aveva ribattuto Draco, riempiendole di nuovo di succo di zucca il suo bicchiere.
“Oh, ci ho fatto l’abitudine. E poi, cerco sempre di cogliere i lati positivi”. D aveva abbozzato un sorriso e aveva proseguito. “Che cosa fa di preciso tuo padre, al Ministero?”.
“Lavora al sesto livello, Ufficio per il Trasporto Magico, ma spesso si sposta su al nono. A volte, il Ministro gli chiede delle consulenze o cose del genere”.
“Wow…è un pezzo grosso, tuo padre” aveva commentato Diana, sorpresa.
Draco le aveva sorriso.
“Sì, qualcosa del genere. Anche se vorrei che a volte rompesse meno le scatole…pare che non sopporti l’idea che io venga superato negli esami da un paio di Mezzosangue del mio anno di Grifondoro”.
Diana lo aveva guardato per un attimo, alzando un sopracciglio.
“Oh…gli importa così tanto di questo genere di cose?”.
“Altroché. Non puoi immaginare quanto. Ma non importa, ci ho fatto l’abitudine anch’io. D’altra parte, bisogna adeguarsi alle follie dei genitori, giusto? Ed è bene che io dia a mio padre quello che mio padre vuole. Non ho molte alternative”.
Diana aveva pensato che quella frase non fosse del tutto vera, ma poi le era venuta in mente la sua posizione e aveva deciso di non replicare; non era sicuramente la persona più adatta per dibattere sull’argomento ‘ribellarsi ai genitori’.
“E tua madre, invece?” le aveva chiesto Draco “Che cosa fa?”.
“Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale” aveva snocciolato D, servendosi di tacchino arrosto “Il lavoro più noioso del mondo, sostanzialmente. Ma adesso sono rimasta scioccata! Non posso credere che sapesse del Torneo Tremaghi, in tutti questi anni, e che avesse deciso di non dirmi niente! Ah, ma non appena verrà a Hogwarts, mi sentirà! E dovrà farlo per forza, credo che sia fra gli organizzatori principali, visto il modo in cui mi aveva accennato che sarebbe successo qualcosa di particolare qui, quest’anno”.
Draco l’aveva osservata ridacchiare e le aveva sorriso.
“Mi piace parlare con te” le aveva detto “Sembri sincera”.
Diana era rimasta stupita.
“Ed è una cosa così insolita?” gli aveva domandato.
“Abbastanza spesso”. Draco aveva riabbassato gli occhi sul suo piatto e non aveva aggiunto niente. Diana aveva capito che non desiderava approfondire l’argomento e si era affrettata a far vertere la conversazione su qualcos’altro.
La sua voce la riportò d’un tratto alla realtà.
“Vieni, Diana?”.
Draco la stava chiamando, senza aver cancellato il suo sorriso.
“Ti mostro la Sala Comune” aggiunse, a mo’ di spiegazione.
Diana annuì e lo seguì ricambiando il suo sorriso.
Mentre andava dietro a Draco per i corridoi della scuola, le venne in mente l’unico particolare sgradevole della serata; aveva notato che un professore, dal tavolo degli insegnanti, non le aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la serata. Era abituata all’essere al centro dell’attenzione maschile, ma era convinta che quell’uomo fosse decisamente troppo vecchio per interessarsi a lei! A una sua nuova studentessa, poi! Inoltre, non era sicura che quella figura le piacesse: quello sguardo nero e glaciale, quei capelli unticci, quell’espressione cupa…ma che cosa voleva da lei?
Aveva provato a chiedere informazioni su di lui a Draco, ma il ragazzo era stato laconico.
“Quello è il professor Piton” le aveva risposto “È il direttore della nostra Casa, e insegna Pozioni. Con gli altri studenti sa essere un vero stronzo, ma tu non devi preoccuparti; se sei a Serpeverde, come nel tuo caso, sei a posto”.
“Non fa che fissarmi” aveva aggiunto lei, con aria nervosa.
“Ah, non farci caso; fa così con tutti, cerca di leggerti nel pensiero. E il più delle volte, ci riesce. Un po’ inquietante, in effetti. Ma ci farai l’abitudine” aveva concluso, prima di cambiare argomento.
Ripensandoci, Diana decise che Draco doveva aver ragione: non c’era motivo di cominciare a preoccuparsi fin dalla prima sera, neanche se un insegnante somigliava a un pipistrello un po’ troppo cresciuto. Avrebbe atteso la prima lezione di Pozioni prima di fasciarsi la testa.

Nello studio di Silente, nel frattempo, Piton andava avanti e indietro come un forsennato, mentre il Preside lo fissava, un po’ esasperato, dalla sua poltrona dietro la scrivania.
“Severus, ti prego, non potremmo parlarne domani…” iniziò a supplicarlo Silente.
“NO!” sbottò Severus, fermandosi di botto con aria furiosa “Non uscirò di qui finché lei non mi avrà dato delle spiegazioni!”.
“Spiegazioni in merito a cosa, Severus?” chiese Silente, raddrizzandosi gli occhiali a mezzaluna sul naso.
“Lo sa benissimo!! Perché non mi ha detto che la nuova alunna era la figlia di Victoria, quando è venuto a parlarmene, qualche giorno fa?!” esplose Severus.
Silente lo fissò con aria perplessa.
“Victoria? Victoria Conroy, intendi? Come fai a essere così sicuro che sia sua figlia?”.
“Non mi prenda in giro!! È la sua copia sputata! L’unica cosa in cui sono identiche è il colore dei capelli! È lo stesso che con Potter, ha preso tutto da suo padre fuorché gli occhi! Mi dia una spiegazione!”.
“Non credo che ce ne sia una valida, Severus. Non credevo fosse così importante che tu lo sapessi, tutto qui. E non credevo neppure che ti importasse”.
Severus aprì bocca per replicare, ma Silente lo bloccò per tempo.
“Tu e Victoria non vi vedete né parlate da molti anni, se non vado errato”.
“E lei cosa ne sa?” gli chiese rabbioso Piton.
Silente sorrise con indulgenza.
“Perdonami, Severus, ma devo portarti a capire che sei un ottimo Occlumante, ma che non riesci a non manifestare i tuoi sentimenti e il tuo stato d’animo in maniera piuttosto palese”.
“Non stiamo parlando di questo”. Il tono di Severus si era abbassato di colpo.
“Davvero, Severus? E allora, di cosa, per la precisione?”.
Severus aveva distolto lo sguardo e non aveva risposto.
“Avrei solo voluto che me lo dicesse” mormorò.
“Adesso lo sai” rispose Silente, mentre si alzava in piedi “Non darti troppo pensiero, Severus: la signorina Conroy è un’ottima studentessa, e ti darà grandi soddisfazioni. Quanto a sua madre…ora avrai l’occasione per cercarla di nuovo, se lo vorrai”.
“Non ha più importanza, ormai” disse Severus, prendendo la porta “Ha una figlia”.
Quando Severus fu uscito del tutto, un sorrisetto comparve sulle labbra del Preside.
“Oh, non sono così sicuro che questo rappresenterà un ostacolo significativo” mormorò fra sé e e sé.

Il giorno seguente, Severus Piton si avviò a lezioni di Pozioni con un gran peso sullo stomaco. Tanto per facilitargli le cose, Silente aveva deciso di affibbiargli due ore di lezione nel pomeriggio del primo giorno di scuola, con i Serpeverde e con i Grifondoro.
Aveva trascorso l’intera giornata con un gran nodo alla gola e con un altro allo stomaco, non appena aveva consultato la tabella degli orari, e aveva già provveduto a scagliare una decina di maledizioni al suo datore di lavoro.
Non appena giunse di fronte alla porta dei sotterranei, si sentì come uno studentello indifeso del primo anno, tutto timoroso all’idea del suo primo giorno come alunno.
Scosse la testa infastidito.
“Che cavolo sto dicendo?!” disse a se stesso “È solo una studentessa, non un lupo mannaro infuriato! Perché diamine mi faccio tutti questi problemi?!”.
Spinse con decisione la porta d’ingresso della sua aula sotterranea, e udì con soddisfazione calare il gelo e il silenzio nell’istante in cui entrò.
Gli studenti sedevano al loro posto, immobili e silenziosi.
Severus non li degnò di un saluto, ma i suoi occhi non poterono evitare di scattare a Diana, che era seduta in uno dei primi banchi.
Piton avanzò nell’aula e chiuse definitivamente la porta, per poi posare le proprie carte sulla scrivania.
“Come avrete notato” affermò, con il suo solito tono glaciale “Da quest’anno scolastico avremo una nuova compagnia. La signorina…?” chiese, fingendo di non ricordarsi il suo cognome.
“Conroy, signore. Diana Conroy” rispose prontamente la ragazza. Era seduta dritta e composta sulla sedia, e lo fissava con la massima attenzione; Severus tentò disperatamente di trovare qualche critica da affibbiarle, ma non ci riuscì. La giovane si comportava in modo impeccabile, e il distintivo di Serpeverde che le scintillava ormai sul petto non gli dava nessuna attenuante su un’eventuale discriminazione delle Case.
“Bene, signorina Conroy. Mi dimostri, come prima cosa, che non ho a che fare con un’altra dannata testa di legno. Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia?”.
“Una pozione potentissima chiamata Distillato della Morte Vivente, signore, in grado di uccidere all’istante chiunque la inali o la beva, se preparata a dovere”.
La ragazza aveva recitato la risposta tutto d’un fiato. Severus dovette ammettere che non se lo aspettava, ma riprovò.
“Dove guarderebbe se le chiedessi di trovarmi un bezoar, e cosa mi risponderebbe se le chiedessi di dirmi di cosa si tratta?”.
“Nella pancia di una qualsiasi capra, professore; il bezoar è una pietra che può salvare da molti veleni”.
“Qual è la differenza fra Aconito e Luparia?”.
“Nessuna, signore. Sono la stessa pianta, che cresce comunemente nelle zone paludose gallesi”.
“In cosa consiste la pozione d’Amortentia?” insisté Severus, quasi esasperato, per la prima volta da quando aveva conosciuto Hermione Granger, dalla preparazione di un allievo.
“Si tratta di un potente filtro d’amore, professore, dagli effetti ovviamente temporanei. Chiunque ne senta l’odore avverte numerosi profumi che gli ricordano ciò che più gli piace”.
Severus rimase in silenzio per un momento, poi si voltò, le mani incrociate dietro la schiena, e si diresse verso la lavagna, iniziando a scrivere molto velocemente.
“Quaranta punti a Serpeverde” aggiunse poco dopo, senza voltarsi. Severus notò, tramite lo specchio appeso sulla parete di fronte a lui, spalancarsi sul viso della ragazza un sorriso radioso, e non poté fare a meno di ripetersi che anch’esso era identico a quello di Victoria.

Quel primo mese passò in maniera lentissima. Severus non poté mai smettere di constatare che Diana Conroy era una ragazza non solo estremamente studiosa, ma anche intelligente, brillante e straordinariamente portata per il campo delle Pozioni. Come sua madre, padroneggiava l’argomento in maniera sublime, e la sua presenza alle lezioni di Severus fece presto giungere Serpeverde in testa alla classifica della Coppa delle Case. Nel frattempo, Piton non riusciva a smettere di pensare a Victoria. Vedere ogni giorno sua figlia non poteva evitargli di pensare a lei, ma lo irritava sempre di più il fatto di non poterla vedere. Di non poterla toccare. Di non poterle parlare. Come lo aveva fatto per tutti quegli anni, ma ora era diverso. Ora Diana gli ricordava Victoria ogni giorno di più, e pensare che lei era così vicina e non poterle ugualmente dire quanto gli era mancata in tutto quel tempo, quanto gli mancasse ancora e quanto non riuscisse a farsi una ragione del vedersi davanti sua figlia gli costava un gran dolore.
Barty Crouch ricominciò a farsi vedere piuttosto spesso nei corridoi del castello, e questo gli fece sperare che anche Victoria avrebbe deciso di passare a scuola, uno dei quei giorni, ma le sue speranze scemavano maggiormente ogni giorno.
Il ventinove Ottobre, vigilia dell’arrivo delle delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang, Severus chiuse a chiave il proprio ufficio e si avviò verso la Sala Grande per cenare; non sapeva ancora che non vi sarebbe mai arrivato.
Percorse a passo lento tutto il sotterraneo fino a riemergere ai piani superiori, e cominciò ad avviarsi verso la Sala d’Ingresso. Fu allora che si fermò di botto, lasciando che un paio di Tiri Vispi Weasley, che aveva appena sequestrato, gli cadessero dalle mani.
Lei era di fronte al portone d’ingresso principale, avvolta in un mantello da viaggio zuppo di pioggia. Portava i capelli molto più corti, rispetto a quando l’aveva vista l’ultima volta, ma essi erano ancora lisci e di un intenso color nero corvo.
I suoi occhi blu oltremare erano concentrati sui suoi vestiti bagnati, aderenti al suo corpo sinuoso in maniera perfetta, ma entro pochi secondi si risollevarono e incontrarono i suoi, neri come il buio.
I tratti di Victoria si delinearono in uno sguardo ricco di nostalgia e in un sorriso malinconico. Severus notò che aveva ancora quel piccolo neo sulla guancia destra, che si passava ancora alcune ciocche di capelli dietro l’orecchio quando era imbarazzata, e che quella voglia rossa sul collo non era scomparsa.
“Victoria…”.
Lei gli sorrise nuovamente e fece un passo avanti.
“Severus…quanto tempo…”.

Continua…

Nota dell’Autrice: YEPPAAAAAAAAAAHH!! FINALMENTE HO FINITO IL PRIMO CAPITOLOOOOOO!!!! Uff, mannaggia raga che faticacciaaaaaaaa…ma sono piuttosto orgogliosa di me stessa!! Mi raccomando, voglio sapere tutttttttttttttooooo quello che ne pensate! Ah, avevo scordato di dirvi che, ovviamente, in questa fanfic Sev non ha mai conosciuto Lily quando era piccolo, e non si è mai innamorato di lei…lo scoprirete più avanti il motivo per cui, in questa mia piccola realtà, ha infine deciso di passare stabilmente dalla parte di Silente! E avevo anche dimenticato di dirvi che in questa fic Lucius non è più vecchio di Severus, ma ha la sua stessa età! Ok? Per il resto, tutto bene! Vi preeeeeeeeegoooooo, fatemi sapere che cosa ne pensate!! HO BISOGNO DI COMMENTIIIII!!!! Vi prometto, in cambio, di tornare presto con il prossimo capitolo!! Intanto…BACI A TUUUUUUUTIIIIIIIII!!!!

 
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VOTO: (1 voto, 3 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 3 commenti
kuda76 19/01/10 20:41
Graaaazie...eh, lo so, Piton un tempo non ispirava neanche me...ma dopo aver letto il settimo libro, ho cambiato completamente prospettiva! Sono contenta che ti sia piaciuto, spero che continuerai a seguire la fanfic, ti farò sapere quando aggiornerò! Grazie anche per il cinque stelle...per qnt riguarda le tue fic, mi piacerebbe molto leggerle, sono davvero curiooooosssaaaa!!!

Fammi sapere prestissimo!! ^.-

Bacioni

Kuda

PS: Credo che la fanfic sarà piuttosto lunga, spero che apprezzerai il genere...
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makka - Voto: 19/01/10 19:47
ooops...dimenticavo il voto...un bel 5 stelle!
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makka 19/01/10 19:46
bene ora tocca a me commentare!
Devo essere sincera nel dirti che all'inizio non ero molto entusiasmata da una fic su Piton...ma cavolo! Tu sei riuscita a scrivere un capitolo intero su Piton e a renderlo molto piacevole e intrigante! non vedo l'ora di vedere gli altri capitoli...eheh...continua così che vai bene...
Ti do un anticipazione sulle mie fic dicendoti che anche io ho in cantiere una fic su Harry Potter...e un altra sui nostri amatissimi Casey e Derek, perchè anche se i produttori non ci daranno la gioia di vederli insieme nel telefilm, io separat non riesco a vederceli!!!!

Bel capitolo davvero!

Bacio!

Makka
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