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Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Alexander.
Titolo Fanfic: EURIDICE, CUPO FANTASMA
Genere: Sentimentale, Soprannaturale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: sawadee galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/12/2009 22:22:34

Ultima parte della trilogia ispirata a Cassandro. Le sue visioni in una notte.
 
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EURIDICE, CUPO FANTASMA.
- Capitolo 1° -

conto parole: 1000.
Per il riassunto storico, vedete le precedenti su Cassandro.
Tessalonica fu sua moglie, con cui, pare, abbia avuto un matrimonio improntato ad affetto e rispetto.
Ma, credo, i rimorsi per non aver salvato qualcuno sono una parte irrazionale in ognuno di noi.

Euridice, cupo fantasma

A volte sai, me lo chiedo, me lo chiedo cosa mi legasse, capisci cosa intendo dire con questa parola, sì, cosa mi legasse a te, a te, fantasma.

E scusami se sono tante le esitazioni in questo parlare… lento, un po’ cantilenato, proprio come negli incubi o nei sogni, ma quelli cupi, che lasciano inquietudine anche se non c’è niente di inquietante, sogni quasi scompaiono al mattino.

Ma perdonami se ti parlo così, sono anni che mi apparivi solo nei sogni e non nelle necromanzie che facevo per richiamarti, per farti venire da me. Ho provato anche a dare in cambio me, per te, ma non è accaduto nulla, non hai risposto alla chiamata e so perché.

Euridice, me lo chiedo, mentre il tuo nome mi appare ironico, tu che giusta non eri, meravigliosamente crudele, ma la giustizia e la bellezza non ti appartenevano, no, non erano tue, no.

Stanotte compio 52 anni, sono tanti, mi sento vecchio e stanco, e mi ricordo di te, dopo anni e anni.

Mi chiedo come è andata e se ci siamo incrociati, ma ho capito che questa vita non era nostra, no, non lo era, Euridice.

Mi ricordo che mi facevi sentire un dio solo guardandomi, quando ancora ero preoccupato dal nascondermi in una maschera da decadente, e quando fingevo di preoccuparmi solo della moda e il mio corpo, scolpendolo, affinché fosse ancora più irresistibile, preparandolo come un armaiolo prepara una spada.

Sono diventato potente, come dicevi tu, mia Euridice.

Il tempo mi ha reso crudele nel giudicarti, Diki, mi ha reso tanto crudele. Ma le tue mancanze, che all’epoca mi sembravano divine, ora sono mancanze e appaiono sotto altra luce, sotto altra funzione, sotto altri motivazioni.

Non ti riconosco più intelligenza, Diki, ma solo quella furbizia bassa delle popolane. Hai sempre manovrato tutti, me compreso, che me ne accorgevo, ma troppo ti amavo per oppormi.
O forse, riconoscerti difetti era il modo per salvarmi, perché avevi scelto di morire come una regina.

Sì, Diki, forse.

Ti riconosco la sicura dignità. Il non chiedere pietà a nessuno e non sperare salvezza. Questo era tuo, mia Diki.

E’ strano, mia arpa eolica, dopo anni e anni, ti sogno ancora angosciosa, con la tua aria proterva ed arrogante e mi chiedi:- Perché?-, accusa che mi stringe il cuore nel petto, che smette di farmelo battere, che mi soffoca ogni giorno. Lo riconosco, non ti ho salvata, ma se avessi atteso due giorni, tu e mio fratello, mi illudo, sareste ancora vivi.

Saresti vecchia e canuta, i tuoi capelli non sarebbero castani come nel mio ricordo, le tue guance ancora più rotonde, il tuo corpo deformato dall’età e dal grasso, forse anche dalle ulteriori gravidanze. Forse mi sarei anche stufato di te, cibo che non mi saziava e che è scomparso.
Ti ho immaginato anziana, come me, che pure sono ben conservato, ancora asciutto nonostante tutto, con i miei occhi di giada giovani, e solo le guance scavate e i capelli ancora del loro colore. TI immagino vecchia e spererei di vederti, pur imbruttita dall’età, pur senza denti.

E saresti viva.

Già.

Potrei venirti a trovare e forse non saresti stata la mia peggiore nemica, forse saremmo ancora stati in buon rapporto, l’idiota era morto.

Già, forse.

Non credo nell'indifferenza tra di noi.

E mi ricordo che il mio maestro, Aristotele, mi diceva che il potere è pericoloso per chi lo ha, e io dico che logora più che altro chi non lo ha, per questo sono anziano e in buona salute.

Forse ti raggiungerò, Euridice, prima di quanto gli altri si aspettino o forse no.

Forse ho avuto la mia vita, piena, discutibile, ma senz’altro piacevole.

Ricordo quando mi davi del “vacuo”, mi accusavi di non saper distinguere realtà e menzogna e io ti rispondo, Diki, che alla fine l’ho distinta meglio di te, che sono ancora vivo, mentre tu sei finita sotto terra a 34 anni.

Ero pazzo, ero vigliacco, ero un’idealista.

Me le sono sentite dire tutte, quando Alessandro mi sbattè contro il muro e per poco non mi uccise. Ma sapevo sbattere gli occhioni, anche alla faccia di Phai.

Phai, a proposito di Phai, il mio buon vecchio amico con cui, per poco, non sono morto nel deserto.
Povero Phai, zoppo Phai, che camminava per lealtà e io per salvarmi la vita.

Ovviamente l’ho tirato fuori da quel deserto, purchè non dicesse che ero stato io a salvarlo, a trascinarlo letteralmente via dall’inferno. Tutto purché non si sapesse che avevo un cuore e un animo.
Erano tuoi.

Entrambi.

Diki, delle volte me lo chiedo. Per te ero il tuo Cassie, ero sempre il tuo dolce tenero adorato Cassie. Ma so bene che mi reputavi meno intelligente di te.

Sorpresa.

Io sulla terra, vivo, tu in terra, morta.

Dovermi arrangiare mi ha aiutato, Diki, mi ha aiutato a sopravvivere.

A cosa ti è servito il tuo saper manipolare tutti?

A niente.

Me lo chiedo, però, perchè, nonostante tutto, a volte vorrei saperti viva.

Nonostante la mia Tessa.
Conosciuta proprio dopo il tuo abbandono, Diki. Era bella nella sua riservatezza.
Molto diversa da te, fantasma.

Le ho voluto bene, l'ho amata immediatamente, rispettata, perchè era buona e sincera e intelligente.

Aveva il sorriso dolce, al tuo contrario, non furbo, e potevo fidarmi di lei, ogni istante, ogni secondo. Rispetto, che tu non mi concedevi.
Un colpo di fulmine dopo che te ne sei andata Diki.

La città che le ho dedicato durerà per sempre.

Eppure continuo a sognarti.
Continuo a vederti negli incubi, continuo a chiedermi se, dopo la morta dell'idiota, mi avresti voluto e so che mi avresti disdegnato, con il tuo solito essere supponente.

E mi chiedo se ti ho ancora nel cuore e se, stanotte, mi sei venuta a prendere.
E ti vedo arrivare, con il tuo finto sorriso, e sento un peso nel petto, sempre più forte.

Ti penso, Diki.

Mi guardi:- Vieni.-

E tendo anche io le braccia, Diki, a te, arpa eolica, a te, amore mio.

 
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