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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: *°SILENCE AND LOVE°*
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: wawwie-boing galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/12/2009 18:01:54

iò che contava principalmente era sapere che per lui esistevo. E se mi tenenva per mano era una prova concreta. <3
 
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SILENCE AND LOVE
- Capitolo 1° -

Silenzio. Amore.
Il cielo era limpido, l'aria pungente che mi pizzicava le guancie, e il paesaggio attorno a me degno di una favola. Dopo la nevicata di ieri sera il piccolo lago a nord, vicino al bosco, si era congelato e ne avevo subito approfittato per una bella pattinata, l'aria mi scompigliava i boccoli rossi e il mio sguardo assente vagava sugli alberi di pino che circondavano quel piccolo pezzo di paradiso. Mi sentivo bene. C'era il silenzio. Avrei dovuto odiarlo e invece era la cosa che mi faceva stare più a mio agio. Due anni fa, feci un intervento alle corde vocali per un tumore, e mi fu tolta la voce, da allora vivevo per lo più isolata, non sopportavo chi mi parlava in continuazione mi faceva sentire sbagliata, fuori posto. Mi venivo sempre a rifugiare in posti tranquilli dove nessuno sarebbe venuto a cercarmi. Un tonfo mi scosse dai miei pensieri. Mi avvicinai cauta e notai una figura caduta sulla lastra di ghiaccio che ridacchiava e si grattava il capo imbarazzato, mi incuriosii e pian piano lo raggiunsi. Sembrò sorpreso della mia presenza. Anch'io lo ero. «Scusa...» mormorò a disagio, feci spallucce e sorrisi debolemente, si rialzò cauto attento a non ricadere e gentilmente gli diedi la mano, ma non riuscì a trovare l'equilibrio e mi portò con se sulla spessa lastra di ghiaccio. Se avessi avuto la voce avrei cominciato a ridere a squarciagola, ma invece mi uscì solo un lamento debole come un sussurro, «ops... scusa di nuovo » e cominciò a ridacchiare, improvvisamente si fece serio e mi guardò negli occhi, «non dovresti essere da sola a quest'ora in un posto tanto isolato» il suo modo di preoccuparsi mi addolciva, sembrava quasi che ci tenesse a me «come ti chiami?» abbassai lo sguardo, odiavo quando mi ponevano delle domande, non riuscivo mai ad esprimermi e ciò mi metteva a disagio, ma un idea mi balenò in mente, non volevo che terminasse così la nostra conversazione, presi sorridendo la sua mano e con le dita disegnai una ad una le lettere che componevano il mio nome «Sara?» lo guardai sorridendo ed annuii, i suoi occhi si fecero tristi quasi assenti «non puoi parlare? Sei muta?» notavo il filo di voce tormentata con cui l'aveva detto, abbassai nuovmente il capo e annuii «scusa» ridisse in modo triste e pacato, presi nuovamente la sua mano e scrissi che non importava... e che era la terza volta che mi chiedeva scusa, lo sentii ridacchiare divertito, il vento si fece più forte e alzai lo sguardo al cielo, piccoli fiocchi di neve scendevano fluttuanti da quella macchia blu scura, lui fece lo stesso, si tolse la giacca e la poggiò sulle mie spalle riuscendo finalmente ad alzarsi, accettai il suo aiuto e mi alzai assieme a lui «fa freddo... ti va se torniamo in paese?» il suo tono era ancora triste ma cercava di nasconderlo, riuscivo a capire bene le emozioni delle persone, dal momento in cui non potevo parlare cercavo di trasmettere i miei pensieri attraverso lo sguardo e perciò mi dedicavo a concentrare la mia attenzione su altri sensi come ad esempio l'udito. Notai anche l'incertezza con la quale cercava di avvicinare la sua mano alla mia. Mi sentivo strana. Come se fosse la mia figura complementare. Alla fine si decise e afferò la mia mano, notai il calore umano e che sapeva di buono inondarmi il cuore, ero felice di riuscire a trasmettere le mie emozioni. Perchè ne ero certa. Lui capiva perfettamente che ero contenta. Con l'indice disegnai alcuni cuori sul suo palmo mentre camminavamo sulla stradina che ci avrebbe riportati in paese, la neve non smetteva di scendere, era leggera e si adagiava lentamente sui suoi capelli biondo cenere, lisci che ricadevano sul viso nascondendo due pozzi color ghiaccio. Notai che la sua espressione era indecifrabile, serio, composto, con il respiro regolare, non era imbarazzato, forse tranquillo o pensieroso. Le prime luci dei lampioni erano visibili e anche il vociare tipico dei giorni che precedevano il natale. Era una cosa che non sopportavo, tutto il chiasso delle voci attorno a me mi rendevano isterica, malata... diversa. A tutti era consentita la possibilità di parlare e a me no. Avrei voluto gridare che esistevo anche io. Che infondo avrebbero potuto degnarmi di uno sguardo. Perchè io esistevo, ma nessuno se ne accorgeva, ed era triste. Dannatamente triste. Eppure con lui accanto a me era diverso, era come se non mi importasse più di essere vista. Ciò che contava principalmente era sapere che per lui esistevo. E se mi tenenva per mano era una prova concreta. Perchè infondo non servivano parole per un sentimento così profondo che mi ha scosso il cuore. Serve solo non aver paura... infondo è solo amore.
 
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