CAPITOLO PRIMO
- Capitolo 1° -
Cammino lentamente.
In faccia un espressione serena, molto diversa da quella che avevo l'ultima volta che sono stata qui.
Inspiro profondamente l'aria profumata di antico e vissuto impregnata in tutto ciò che mi circonda, come se il tempo si fosse fermato a quel periodo.
Mi viene da sorridere pensando a tutto quello che ho passato qui.
Mi fermo davanti al portone gigantesco del palazzo.
Aprendosi, cigola come non mai, molto di più di quello che mi ricordavo. Chiudo gli occhi, un pò timorosa e impaurita da quello che potrei vedere.
Ma non ci vuole molto per farmi capire che nulla è cambiato.
La hall è rimasta perfetta, segnata dal tempo, certo, ma sembra ieri che vi entravo per la prima volta.
Scorgo davanti a me un altra grande porta.
Stavolta mi avvicino velocemente, emozionata all'idea di potervi entrare ancora una volta, dopo tutto questo tempo.
Sorridendo nostalgica, avanzo nell'imponente teatro, ritrovando però un passo lento, per poter osservare e contemplare tutto con estrema calma.
Le poltroncine rosse, il palco grandissimo, il sipario... Tutto è rimasto quello che era, ma ricoperto da uno strato di polvere.
Camminando verso il palco, faccio scricciolare il legno sotto i miei piedi.
Appoggio le braccia alla piattaforma di legno, come a voler afferrare i vecchi ricordi, che piano piano stanno svanendo. Chiudo gli occhi cercando di non piangere ma è + difficile di quello che avevo immaginato.
"Cosa è difficile, Alice?" Dice una voce alle mie spalle.
Mi volto, consapevole di chi ha parlato.
Le sorrido. E' seduta in quarta fila, e guarda fisso davanti a se, ma senza inquadrare nulla in particolare.
"Audrey."
Finalmente mi degna di uno sguardo, e accena ad un sorriso. Una mano le si posa sui capelli biondi platino, perfettamente lisci. I suoi enormi occhi color ghiaccio fissano i miei.
"Sapevo che saresti venuta." Dice raggiungendo la prima fila.
E' vestita con uno dei suoi bellissimi abiti gotici, proprio come quel periodo.
Non è cambiata di una virgola. Penso mentre ammiro la bimba che mi sta di fronte.
"Invece tu sei cambiata moltissimo, sai?" Continua lei, osservandomi dalla testa ai piedi.
Scuoto il capo: "No, solo i miei vestiti sono cambiati."
Osserva i miei jeans e sorride: "Beh, per forza di cose, no?"
Annuisco e ricambio il sorriso.
"Mi sei mancata tanto." Sussurra rattristandosi e ritornando a guardare dritto davanti a se.
Sebbeno io dimostri 10 anni più di lei, Audrey è molto più matura.
"Anche tu mi sei mancata." Le rispondo mettendomi seduta sul palco.
Mi guardo intorno: "Accidenti, mi sembra ieri che eravamo in questo teatro, all'oscuro di tutta la sua storia."
Annuisce e mi guarda: "Eppure, è passato così tanto tempo."
"E' vero... Dicono che il tempo aggiusti le cose."
"O forse no."
"Io preferisco pensare positivo."
"Anche se aggiusta le cose, non può riparare ai nostri errori. No?"
"No..."
Dopo una lunga pausa, la vedo scrutare il nostro passato.
"Ti piacerebbe tornare indietro? Poter correggere i tuoi sbagli?" Chiede piano.
"Vuoi ricordare? Vuoi tornare a quel periodo?"
"Mettiamo in ordine. Una volta per tutte. Ricostruiamo ciò che se ne sta andando lentamente, silenziosamente, senza lasciarci il tempo di pensare, di fare luce nella nostra memoria, di piangere per tutti quelli che se ne sono andati troppo presto. Proviamo a fare quello che avremmo dovuto fare molto tempo fa. Quale posto meglio di questo può aiutarci?"
Rimango in silenzio, senza fiatare.
"Hai paura?"
Annuisco.
"Eppure sei arrivata qui sorridendo."
"Credevo di aver superato tutto."
"Non potevi pensare di venire qui e rimanere indifferente a tutto."
Annuisco: "Hai ragione. Sono una stupida."
"No che non lo sei, ma vuoi davvero dimenticare tutto?"
"Non è mai tardi per ricominciare..."
"Per noi questa frase ad effetto non vale, dato che viviamo ancora nel passato."
Silenzio.
"Se riusciamo a tirare fuori tutto però, sono sicura che avremo una speranza in più di ricominciare, ma continuando a ricordare come siamo arrivate fin qui riuscendo a non perderci, cosa ci lega a questo posto, cosa ci lega a questi vestiti, cosa ci lega alle persone che erano con noi qui. E questo ci aiuterà ad andare avanti..."
Rimango di nuovo in silenzio, ma le faccio capire che va bene.
"Non sarà sempre bello. Questo lo sai." Le dico incrociando le gambe e salendo completamente sul palco scenico.
"Si lo so, e ne sei consapevole anche tu."
"Sei pronta Audrey?"
"Si. Ma cominciamo da te..."
Tiro fuori dalla mia tracolla un quaderno nero.
Lei mi sorride: "Non ci credo."
Sapevo che l'avrei incontrata, sapevo che avremmo deciso di ricordare tutto.
"Questo quaderno è l'unica cosa che permette alla mia memoria di reggersi in piedi."
"Ce l'hai ancora..."
"Si. Questo quaderno sono io. Sei tu. E' tutti gli altri."
Annuisce e sorride: "Coraggio Alice."
Tranquilla Audrey, non ho paura. Ma sappi che potrei averne quando comincerò a leggere.
Non importa. Penso, avremo paura insieme...
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sisi continuo al più presto!! speriamo che venga decentemente X°D
Ciao