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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: I'M SO SORRY, BUT I LOVE YOU
Genere: Sentimentale, Romantico, Drammatico, Dark, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: bakakitsune galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/11/2009 18:51:39

Ho provato a immedesimarmi nel personaggio di una canzone, quindi la storia è in larga parte \"Tratta\" dal video^^ for Alex, Auguri^^!!!!
 
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LIES
- Capitolo 1° -

Irrashaimase!!! ^^ Come va? Spero bene XD Fanfic veloce veloce su una canzone che adoro. Tempo fa, guardando il video di questa canzone, avevo pensato a una storia come quella qui sotto, e allora avevo iniziato a scriverla. Ammetto che è praticamente identica al video, ma non ho saputo resistere alla tentazione, volevo entrare nel personaggio, e poi nel video non c’era il finale, e volevo farlo. La canzone è “lies” dei Big Bang. È j-pop se non sbaglio, ma la consiglio, è splendida.
La storia l’ho dedicata ad Alex che compie 16 anni, che è qui in parte e mi sta pregando di fargliela leggere in anteprima, ma io sono antipatica e prima la pubblico XD
Sorry, Alex, sai che tvb!!!!

Detto questo…buona lettura!!!



I’m so sorry, But I Love you…

Sei stato pronto a rinunciare a tutto? Solo per me? Solo per il mio stupido egoismo? Sei un folle… Avrei meritato io tutto questo, non certo te…doveva essere il mio cuore a sostenere questo peso, il mio fascicolo doveva essere macchiato, loro dovevano prendere me. Tu in fondo cosa c’entri? Nulla… mi amavi forse? Forse più di quanto mi amasse lui? Scusa se non l’ho mai capito prima, scusa davvero, è nella mia natura ingenua il non capire il mondo, il vedere il lato buono di ogni cosa,ma anche ora, che ormai sono un adulta, non ho capito ancora del tutto il mio carattere…So solo che ora ho aperto gli occhi, e mai un tuo sorriso mi è sembrato tanto lontano, mai , per te che c’eri sempre quando ne avevo bisogno, per te che mi ripetevi “farò di tutto per proteggerti” e io come un ingrata cos’ho fatto? Ti ho sbattuto la porta in faccia. Eppure tu non te ne sei andato, sei rimasto fuori dalla porta e hai aspettato, hai sperato…non so nemmeno in cosa tu abbia sperato, nella mia vita non c’è mai stato posto per la speranza, nemmeno un minuscolo ritaglio, neanche uno spiraglio di luce. O almeno, era quello che credevo, perché mi sono accorta solo ora che la speranza nella mia vita c’era, e portava il tuo nome…
Me lo avevi sempre detto…sempre, di allontanarmi da lui, di lasciarlo perdere, di pensare alla mia vita, ma non ti ho ascoltato… mi ricordo ancora quando ci siamo conosciuti, lui era un ragazzo normalissimo, tu il mio migliore amico, io una diciassettenne immatura. Io mi ero messa con lui, e tu eri stato in silenzio, rispettavi la mia scelta, volevi solo vedermi felice, ti bastava quello…E allora perché, perché non hai ascoltato il tuo stesso consiglio e non mi hai abbandonata? Avresti dovuto farlo…e io avrei dovuto darti ascolto…dopo qualche mese, il mio ragazzo aveva iniziato a drogarsi, prima con roba leggera, poi con dosi direttamente sparate in vena, e da lì iniziò il mio oblio. Lui non era più lo stesso, era nervoso, iperattivo, arrabbiato, e aveva iniziato a picchiarmi. Tu lo avevi saputo solo dopo uno dei tanti episodi, mente mi avevi aspettato per mezz’ora sotto casa. Eri preoccupato ed eri entrato nel mio appartamento, mentre io in bagno piangevo e mi curavo i lividi. Eri in piedi sulla soglia del bagno, io inginocchiata in un angolo, rannicchiata quasi da sembrare inesistente. Mi venisti incontro, cercavi di calmarmi, di aiutarmi, di parlarmi, di sapere di più, e adesso mi sento davvero egoista, perché dovevo allontanarti, per una volta dovevo essere io a proteggerti. Ma non l’ho fatto, perché sono debole, perché non ho trovato la forza di rinunciare a me stessa per aiutarti, perché sono egoista… Dopo quell’episodio, ne seguirono molti altri, non so quanti, ma tanti, troppi per me. E un pomeriggio non resistetti. Lui entrò, cercò ancora di picchiarmi, ma gli feci lo sgambetto, e andò a sbattere al muro. Afferrai la prima cosa che mi capitò in mano e lo accoltellai più volte con quella. Prima in faccia, poi al collo, poi il petto, sempre con più forza, selvaggiamente. Ogni colpo scandiva la mia vendetta, la mia rivincita, la mia libertà. Continuai, fino a quando il mio sguardo non si posò quasi assente sulla brocca di vetro che avevo in mano, ormai rotta. Osservai per un attimo le ultime schegge di vetro che andavano a posarsi rapide sul corpo di quel drogato. Cadevano nel vuoto, luccicando negli ultimi raggi solari che filtravano dalla finestra semichiusa, per poi immergersi nel sangue, nel rosso scarlatto che stava ricoprendo il pavimento, e in quel momento, lasciai la brocca che cadde sul corpo senza vita del mio ragazzo. Aprì le mani, tendendole, osservando ciò che ero diventata, ciò che odiavo più al mondo… guardai come le mie mani erano luride di sangue, quel liquido nero così impuro. Piansi, non sapevo nemmeno il perchè, ma iniziai a piangere. Poco dopo, tu arrivasti spalancando la porta. Mi vedesti inginocchiata sul pavimento, con sangue sul vestito e sulle mani, sangue che non era il mio. Mi venisti subito incontro. Mi feci alzare,e poi mi hai allontanata, mi hai detto di andarmene, di scappare, di prendere le mie cose che avevo lasciato a casa tua , cambiarmi e bruciare i miei vestiti, per poi sparire da questa città. Mentre lo dicevi, mi spingevi verso una libertà che non doveva essere mia, fuori dall’appartamento. Tu mi chiudesti la porta in faccia. Nei tuoi occhi leggevo rassegnazione, malinconia, ma anche un barlume di lucidità e felicità, io, da brava egoista, ti ho dato ascolto invece di allontanarti. Corsi verso casa tua in preda al panico. Per fortuna nessuno aveva notato il sangue sul mio corpo. Una volta in casa tua, mi cambiai velocemente, preparando una valigia, pronta per lasciarmi tutto alle spalle, poi in un momento di lucidità capì che quella non era la soluzione. Avevo sbagliato, sbagliato fin dall’inizio. Lasciai perdere tutto e corsi verso di te. Corsi verso l’appartamento dove IO avevo ucciso una persona, ma IO… non tu…io…corsi veloce per le vie della città, ormai era il crepuscolo, ma continuavo a correre, veloce, più di quanto fossi mai stata. Solo i lampioni erano testimoni di quella mia folle corsa. Arrivai all’appartamento, e vidi con orrore che già c’erano delle auto. La polizia era sul posto. Rimasi seminascosta nell’ombra, per paura forse… Ti vidi uscire, legato da bracciali di ferro. Le manette erano tenute da un poliziotto. Eri tu, eri proprio tu ad essere stato incolpato di tutto? Avevi la maglietta, prima azzurra, sporca di sangue, anche le mani, il viso, i capelli, eri ricoperto di sangue. Cosa ho fatto….? Perché ti eri offerto, perché? Guardasti un dalla mia parte, forse mi avevi riconosciuta nell’ombra, perché accennasti ad un sorriso. All’inizio non capì come potevi essere felice, ma ora comprendo. Si, tu mi amavi, e anche troppo… Venisti portato via, mentre io tornai a casa, casa tua. Dopo una notte insonne, il giorno dopo andai al commissariato. Chiesi di poter parlarti. Ti vidi attraverso delle sbarre, non eri triste, per niente, eri solo… malinconico? Appoggiai la mia mano alle sbarre, mentre la tua mi sfiorava le dita. Mi confessasti tutto quello che avevi dentro, che ti piacevo, che mi amavi, che mi volevi dimostrare quanto mi amavi, mentre io ascoltavo tutto . L’orario visite era quasi finito, e tu mi avevi dimostrato quanto valevo per te, mi avevi protetto. Ma ora toccava a me proteggerti. Proteggerti da me stessa. Chiesi di poter parlare con alcuni poliziotti. Confessai tutto, e venni trattenuta per accertamenti. Alla fine, dopo avermi rivolto alcune domande e aver confrontato le mie impronte con quelle trovate sulla brocca, tu fosti considerato mio complice , e io l’autrice del delitto. A te toccarono due mesi, mentre a me tre anni… Tu uscisti dopo qualche settimana per buona condotta, ringraziandomi, e promettendomi che mi saresti stato vicino. Mi venivi a trovare almeno tre volte a settimana, anche se ti avevo detto di venie molto di meno. Vederti a volte, mi faceva male, spesso non avevo il coraggio di guardarti in faccia, mi sentivo un mostro. Ma te non ti sei mai arreso, e alla fine mi hai insegnato a vivere. Ora sono fuori, sono libera… In fondo, a questo mondo non c’è giustizia, ma in tutto questo tempo non ho mai smesso di sperare.
E la mia speranza,

te l’ho già detto,


sei tu…


Angolo della Kitsune :

Avete visto il video??? Adoro quella canzone <3!!!Smancerie a parte…come storia è tristissima, ma uno “spiraglio di luce” c’è sempre ^^ senza quello non si vive, gente XD lasciate qualche commento ^^

Alex scrive : Lasciate scritto qualcosa, se non si sente inutile XD
Io : -.-“ è arrivata il genio…e io che l’ho scritta per te ç___ç
Alex: Dai Nee-chan, scherzo!!!è bellissima, ^^
Io: Davvero ????*u*!!!!
Alex: Si, te lo dice una che ama quella canzone U.U!!!
Io: Grazie Nee-sama
Alex: Anche se…
Io: Anche se…???
Alex: … il finale lo speravo più tragico…
Io:……EmoXD

E dopo lo sclero della Alex che mi sta mandando a quel paese, spero di non aver offeso nessun emo, ma lei odia se la chiamo così, in qualche modo dovevo farla arrabbiare :-P, Ciao a tutti ^^Alla prossima!!!


 
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