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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ORIGINI....
Genere: Sentimentale, Azione, Avventura, Erotico, Fantascienza, Fantasy, Soprannaturale, Dark
Rating: Per Tutte le età
Autore: manga-world-91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/11/2009 13:23:12

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ORIGINI.....
- Capitolo 1° -

Origini


Gennaio.
Era una notte fredda, la ricordo bene, come se fosse appena passata...
Tornavo a casa da lavoro, ero un infermiera volontaria in questo mondo ormai caduto nella disperazione e invaso da guerre per il potere. A pensarci ora, penso che la mia vita dovesse essere piuttosto banale, monotona per così dire. Tutto il santo giorno ripercorrendo il solito tratto casa lavoro, e una volta lì, il solito facsia e pulisci e poi di nuovo, lavoro casa. Monotonia allo stato puro. Ma quella sera era diversa. Lui era lì, nell’ombra, immobile. Attendeva, cosa poteva saperlo soltanto lui, ma a giudicare dalla sua espressione e da come mi guardava, credo di non sbagliare se dico che qualunque cosa cercasse l’aveva trovata.
Era buio, ma non troppo per non accorgersene. Il vento iniziò a soffiare più forte, trascinando nella sua danza i miei capelli rosso sangue. Continuavo a fissare quell’uomo sconosciuto che mi fissava a sua volta con i suoi occhi brillanti. Mi si avvicinò a passo lento, disinvolto, ci trovavamo in uno di quei vicoli come c’è ne erano tanti, illuminati solo da una debole luce ad intermittenza proveniente da una vecchia lanterna, che però mi bastò per vedere il suo viso...perfetto! Non un solo difetto su quella pelle candida dove ricadevano ricci ribelli color del legno.
Mi sorrise. Era talmente bello che a stento mi accorsi del pericolo. Continuava ad avvicinarsi a me, ma le mie gambe rifiutavano di muoversi e i miei occhi erano fissi nei suoi.
Non so se mi colpirono di più per la loro perfezione assoluta o per il fatto che erano di un rosso così profondo da potervici affogare, nei suoi occhi di fuoco i miei sembravano un oceano chiaro e lontano. Fuoco e ghiaccio. Ghiaccio e fuoco. Continuavo a fissare quegli occhi fino a quando il contrasto del colore dei suoi occhi non mi parve chiaro vedendovi riflessi i miei. A quel punto era ad un passo da me. Mi cinse la vita con un braccio in un movimento fulmineo, non me ne accorsi neanche.
Poi sentii le sue labbra sul mio collo, era freddo, incredibilmente freddo.
Poi un allucinante dolore mi colse di sorpresa, i miei occhi cercarono i suoi, e dopo averli trovati sembrava davvero che ricordassero il fuoco che lottava contro l’acqua, ma in quella battaglia il fuoco ebbe il sopravvento. Chiusi gli occhi e mi morsi le labbra fino taglierle, il dololre era troppo forte e mi sentivo sempre più debole, solo allora capii quanto fossi stata stupida a rimanermene ferma lì senza dire una parola, senza cercare almeno di salvarmi, ma ormai era troppo tardi, sentivo la vita scivolarmi via, risucchiata da quell’angelo delle tenebre.
Per un istante riaprii gli occhi e rimasi stupita da quello che vidi.
Mi fissava, la sua bocca ancora sulla mia pelle che ormai aveva perso colore.
Poi sentii le sue labbra staccarsi all’improvviso da me e il mio corpo crollò a terra, inerme, la mia vista era offuscata, ormai vedevo solo ombre, lo intravidi allontanarsi di corsa, poi svanì. Avrei di gran lunga preferito che mi finisse, perchè mi ritrovai sola, preda delle convulsioni che scuotevano il mio corpo. Il dolore si espanse in fretta in tutte le direzioni, non riuscivo nè a muovermi nè tantomeno a gridare. Non mi rimaneva che aspettare la morte, la desideravo, almeno avrebbe messo fine a quel maledetto dolore...poi tutto divenne buio e i suoni si fecevo pian piano più deboli, fino a scomparire del tutto.



Mi risvegliai in quello stesso vicolo. Doveva essere mattina, perchè fu l’eccessiva luce a sottrarmi dal mio sonno senza sogni
Aprii gli occhi piano...Luce! C’era troppa luce! Cosa mi era successo? Ricordo che arretrai in cerca d’ombra per nascondermi dal calore che irradiava tutta quella maledetta luce. Indietreggiai fino a sbattere contro la parete del vicolo cieco. Cercavo di ricordare cosa mi fosse successo, ma l’unica cosa che ricordavo in quel momento era una strana sensazione di freddo e dolore e due occhi rossi che non smettevano di fisarmmi. Mi voltai verso il muro e vi appoggiai le mani, delicatamente, ma al mio tocco nella parete comparvero tante crepe. Ero così nervosa da tirarvici contro un pugno e in un istante, dove poco prima c’era del cemento, vi si formò un enorme foro. Ne rimasi sbalordita. Immagino la mia faccia in quel momento.
Ma oltre alla sorpresa in me naque un misto di paura e confusione che forse ancora oggi, dopo tutto quello che so, riecheggia dentro di me. Attraversai il nuovo passaggio e vagabondai nei meandri oscuri della città. L’unica soluzione era trovare quell’uomo incredibilmente bello e letale, per chiederli spiegazioni, per quanto pottessero servirmi a quel punto. Ormai da lì non c’era più ritorno. Mentre camminavo mi vidi riflessa in uno specchio o forse era un altra ragazza, perchè quella che vidi era una donna mozzafiato!
Non potevo essere io! Io che fino alla sera prima ero una ragazzina qualunque di statura media e dall’aspetto insignificante, ma dopo un attento controllo riuscii a schiarirmi le idee e a concepire il fatto che quella bellezza ero proprio io, anche se ancora non avevo alcuna idea di come diavolo avessi fatto a cambiare così all’improvviso. Anche se pensandoci bene avrei dovuto immaginarlo fin da subito, ma ero troppo sconvolta per farvici caso.
I miei capelli, che pensavo non potessero essere ancora più rossi, erano accesi di fiammate rosso luminoso, si erano allungati ed erano diventati più folti, lucidi e morbidi. Il mio corpo si era modellato alla perfezine, tutte le curve si erano accentuate ed erano diventate omogenee, perfette per un quadro, ma la cosa che più mi fece rimanere di sasso fu guardare quello che doveva essere il mio viso...Perfetto! Proprio come quello del mio assalitore. Tutti i lineamenti si erano distesi e perfezzionati, la bocca era rossa come una mela e la mia pelle di un bianco latte. I miei occhi erano diventati più grandi e affusolati, e il mio oceano personale era diventato un miscuglio di tonalità differenti di verde e azzurro, il tutto arricchito di un leggero alone giallo, ma man mano che mi osservavo e il tempo passava, la parte gialla si faceva più scura, cadendo sull’arancio. Sentii dei rumori e mi voltai. Incrociai dei ladruncoli che mi si fermarono difronte, ricordo perfettamente i loro volti, forse è una conseguenza di quello che mi era successo la sera prima o altro, fatto stà che non li dimenticherò mai. Furono i primi per me.
Mi si avvicinarono gettando su di me occhiate compiaciute.
“Ma guarda che bella ragazza abbiamo qui”
Disse il più alto avvicinandosi ancora. Le sue parole riecheggiarono a lungo nella mia mente dopo quello che successe. Aveva una voce roca e stridula.
Quella volta ero decisa a non lasciarmi toccare da nessuno, avrei combattuto fino alla morte se necessario. Rimasi in attesa fino a quando non furono ad un passo da me. Erano in tre, il primo era piuttosto alto e magro, l’altro era basso ed abbastanza robusto, l’ultimo, quello più imponente, cioè quello che mi parlò, era alto e muscoloso.
Erano vestiti tutti allo stesso modo, cannottiera e vecchie braghe strappate, il tipico abbigliamento da ragazzi di strada. Quello muscoloso mi si fermò davanti, io immobile, sentivo il suo respiro sul mio viso. Alzò una mano e me la posò sulla fronte per poi farla scivolare lentamente lungo il profilo del mio corpo.
“Sei fredda! Vuoi che ti riscaldi io piccola?”
Fredda...era così che mi sentivo, era così che ero, è così che tutt’oggi sono ed è così che sarò per sempre...Fredda.
Quando “mister muscolo” arrivò con la sua mano all’altezza della mia vita, mi cinse con forza a se e in quell’istante ricordo che tutto si fece sfocato, nella mia mente riapparve la scena della notte precedente, così nitidamente da farmi pensare che stesse accadendo in quello stesso momento. Vidi i miei occhi riflessi nello specchio che stava alle sue spalle, Rossi!
Il suo odore riempì l’aria che si fece calda, troppo calda, dovevo fare qualcosa. Sentivo di dover fare qualcosa.
All’improvviso tutti i dubbi, le incertezze e le risposte di cui ero avida scomparvero per lasciare il posto ad un’unica necessità, un unico desiderio...la Sete!
Accadde tutto così velocemente che ora a stento riesco a raccontare l’esatto andamento dei fatti.
In un istante ero sopra mister muscolo, sotto gli sguardi increduli e terrorizzati dei suoi amici, mi ritrovai con la bocca sul suo collo preda di un istinto innato ed incontrollabile. Non so trovare le parole esatte per descrivere la sensazione che provai in quel momento, ma il suo sangue caldo mi riportava in vita, sentivo le forze crescere sempre di più e finito lui, lasciai che il suo corpo cadesse al suolo con un tonfo sordo e mi rivolsi immediatamente agli altri due ancora immobili con gli occhi sbarrati, con un balzo afferrai un braccio di uno dei due, non so nemmeno se fosse il magro o quello grasso, l’unica cosa che in quel momentomi importava era bere, perchè riuscivo a sentirmi di nuovo calda, di nuovo viva. Il terzo provò a scappare, si mise a correre, ma i miei riflessi si erano sviluppati e non trovai nessuna difficoltà nel raggiungerlo, anche perchè i miei piedi si muovevano ad una velocità mai vista, ma non ebbi il tempo di pormi nuove domande che il sangue di quell’uomo già scorreva della mia bocca alla mia gola e inibiva i miei sensi, non capivo più cosa stessi facenndo, mi lasciai trasportare da quel nuovo istinto. Quando infine anchè l’ultimo di quei maiali era completamente svuotato dal suo sangue mi ritrovai di nuovo sola. Non capii subito cosa fosse successo, mi ci volle un pò per ricompormi e per notare le mie labbra sporche di sangue e quei corpi inermi accasciati al suolo.
Non riuscivo a capacitarmi di aver fatto una cosa del genere! Non volevo ammettere di essere diventata un mostro! E che mostro poi! Di quelli che si trovano solo negli incubi dei bambini!
U...Un...V...Vampiro!
Ancora oggi mi trovo a disagio nel pronunciare quella parola.
Dopo quel massacro mi sentivo più forte, ma sapevo che presto mi sarei indebolita e avrei dovuto uccidere ancora. Iniziò a piovere. La piaggia l’avò via quello che rimaneva delle mie traccie, come a voler nascondere la mia esistenza. Cominciai a correre. Veloce, troppo veloce per un essere umano. Correvo senza avere una meta, senza voler avere una meta.


Sono passati quasi cento anni da quella notte, dalla notte che cambiò la mia vita. Non ho mai rivisto quell’uomo dagli occhi di fuoco. Ho vagato in lungo e in largo alla sua ricerca, ma niente e nessuno mi ha condotto a lui. Ormai non mi interessa nemmeno trovarlo.
Ora non trovo neanche più niente di tanto disgustoso nel dover uccidere, infondo, non è mica colpa mia!
Non è colpa mia se un pazzo ha voluto trasformarmi in una cosa del genere. Anche se ancora oggi mi chiedo il motivo per il quale quell’uomo mi abbia “risparmiata”, se così si può definire la vita a qui mi ha condannato. Una vita di solitudine, di vagabondaggio. Tutti i sogni e i desideri che avevo nella mia vita precedente ora non sono altro che un lontano ricordo sbiadito dal tempo. Non c’è più niente di quella ragazzina timida e riservata in me. Costretta a vivere per sempre nel corpo di una diciassettenne, uccido per sopravvivere. È una legge di vita: uccidere o essere ucciso.
Ci sono predatori e prede, il trucco sta nell’essere tanto furbi da rientrare nella prima categoria!
Mi chiamo Darsia Marygene Francois e sarò il vostro peggiore incubo.


 
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