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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: CARILLON
Genere: Autobiografico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: purpleyes17 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/10/2009 15:53:00


 
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- Capitolo 1° -


Entro nella mia camera e mi stendo a pelle di leopardo sul letto ad una piazza e mezza. Mi sento incredibilmente spossata, triste e non ho assolutamente voglia o intenzione di muovere un dito per fare qualunque cosa. Oggi è come se non ci fossi. So cosa significa tutto questo...sono sull’orlo della depressione. Come al solito sarà una cosa lieve e passeggera ma è pur sempre depressione o ciò che più si avvicina a questo termine. La scuola non va mai come dovrebbe o come avrei sperato, in un modo o nell’altro ci sono sempre problemi e come se non bastasse la mia vita sociale sta inesorabilmente calando a picco anzi per certi versi si poteva dire che fosse già accaduto. Mi giro sulla schiena rimirando per qualche secondo il soffitto. Sospiro sonoramente e mi rimetto in piedi con lentezza. Due passi mi separano dal comò, prendo il mio portagioielli e torno sul letto. È una scatola rettangolare laccata in nero, sul coperchio è disegnato un ramo dai fiori rossi circondato da quattro farfalle, due di loro paiono glitterate in lontananza. Tutto ha i contorni dorati.
Da quanto ricordo ce l’ho da sempre e nonostante abbia cercato di tenerlo al meglio, il coperchio si è leggermente rovinato in un angolo e questo lo fa sembrare più vecchio di quanto non sia. L’interno è diviso in tre sezioni rettangolari dove ripongo gli oggetti meno preziosi e al centro vi è uno specchietto quadrato che da la piacevole impressione di un lago ghiacciato. Sollevo per qualche secondo la scatola e carico la chiave sul fondo. Quando lo apro “la morte del cigno” tratta da l’omonimo lago dei cigni di Tchaikovsky si diffonde. Si scopre così che il portagioielli è un carillon.
È una melodia incredibilmente malinconica quella che mi arriva all’orecchio e si propaga nella stanza ma al contempo sfuma nella dolcezza e rilassa. In realtà la musica non è così lenta ma vagamente più allegra sebbene il titolo tragga in inganno. Ho scoperto che non era a tutti gli effetti l’originale quando mi sono avvicinata alla musica classica ma non era questo l’importante e non mi interessava, dopotutto l’ho amata così e non cambio idea.
È bello vedere quanto la tristezza che ne traspare la renda incredibilmente adatta al mio momentaneo stato d’animo. Mi da l’impressione di non sentirmi sola, che qualcuno inconsciamente sa cosa provo. Ogni volta che mi trovavo giù di morale, aprivo il mio carillon e trovavo la serenità. La mia mente si perdeva tra le note.
Nulla è cambiato adesso, mi fa sempre lo stesso effetto.
Mi sono stesa, una mano mi sorregge il viso mentre i miei occhi cerulei si riflettono nello specchio posto sotto il coperchio reso più lungo tramite le due alette laterali pieghevoli. Lo specchio centrale è in tema con la musica e vi è dipinto un paesaggio lacustre con ninfee rosa, fiori multicolori sulle sponde e due cigni che con infinita grazia solcano l’acqua. Da un lato c’è una collinetta verdeggiante sulla cui sommità è situata una pagoda rossiccia. Fin da bambina ho sempre associato quella costruzione a qualcosa di pericoloso nonostante il bel paesaggio tutt’intorno. Immaginavo che vi abitasse una vecchia strega tipo quella di Biancaneve ma il perché di questa scelta non saprei proprio spiegarlo. Nell’angolo superiore sinistro le fronde di un salice piangente donano ombra mentre nell’altro angolo rami fioriti s’innalzano verso il cielo.
Riposti nella sezione di destra ci sono due bamboline di plastica perlacea immortalate in un passo del balletto quando il ballerino con delicatezza tiene sollevata la sua partner in tutu che protende le mani verso l’alto. Poggiandoli sullo specchio quadrato do il via alla loro danza. Una calamita sotto la base li tiene incollati al laghetto ghiacciato muovendoli al ritmo della placida melodia che con il loro arrivo si è fatta ancor più lenta. Chiudo gli occhi con pacata lentezza e mi lascio cullare dalle note.
Mi trovo immersa in quell’armonioso paesaggio e mi sembra tutto così reale. La pagoda rossa che mi scruta dall’alto della collina, la brezza primaverile che massaggia i fiori e mi carezza i capelli, il salice e l’erba ancora umida per la rugiada. I due maestosi cigni selvatici tagliano l’acqua lasciando una lieve scia al loro passaggio e lì a far loro compagnia, un giovane dalla corta chioma bionda nel suo bel vestito da principe. Sono vicina alla riva e lo guardo, a fatica respiro e lui si volta, sorride, si avvicina. Ho la strana sensazione che lui sia lì unicamente per me, il mio principe azzurro che invece del cavallo è accompagnato da dei cigni bianchi. Accenna un inchino e mi tende la mano. Mi sta chiedendo tacitamente di danzare. Non apro bocca ma il mio sguardo lascia intendere che non posso anche se lo desidererei tanto; non so ballare e cosa non meno importante non ho il vestito adatto. Mi dice di guardarmi nel lago e lo faccio. Lo stupore mi si dipinge sul viso. Indosso un abito avorio a campana lungo fino alle ginocchia dai ricami dorati, i capelli acconciati con perle di fiume e i nastri delle scarpette da danza classica che mi s’intrecciano alle caviglie. Il principe continua a sorridermi e mi prende la mano, non riesco ad oppormi e mi faccio condurre verso l’acqua. Stiamo entrando nel lago.
Ho paura ma mi rassicura con un altro sorriso sincero. Chiudo gli occhi.
Non avverto l’acqua bagnarmi le gambe né la sensazione di sprofondare nel tentativo di raggiungere il centro del lago, l’acqua non fa attrito col mio corpo e cammino normalmente come fossi sulla terraferma. Solo allora alzo le palpebre e mi accorgo di galleggiare sulla superficie limpida come una ninfea. Non posso credere che sia possibile. Mi dice semplicemente di fidarmi di lui e seguirlo, un attimo dopo scivoliamo sull’acqua come i cigni che avevo visto poco prima. Sono così aggraziata, leggera come non lo ero mai stata e mi lascio andare completamente tra le braccia del mio cavaliere.
Una strana inquietudine però mi attanaglia quando il mio sguardo cade sulla pagoda sulla collina. La strega ci spiava, sentivo i suoi piccoli occhi malvagi su di noi, invidiosi della nostra felicità mentre lanciava uno dei suoi perfidi incantesimi. E allora tutto mi fu chiaro e ricordai: ero uno di quei maestosi esseri bianchi che con infinità leggiadria fendevano l’acqua sottostante. Era stata lei a rendermi tale per dividerci.
Manca poco allo scadere del tempo, uno schiocco di dita e avrei tramutato le mie sembianze ma incurante di tutto continuo a danzare e poi…ogni cosa, ogni sensazione viene avvolta da una nuvola indistinta e svanisce nel momento in cui la musica termina.
E con un ultimo gesto meccanico le statuine finiscono di volteggiare.

 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
strawberry91 - Voto: 25/10/09 16:11
Wow giuly bravissima, mi piace *O* che dolcezza!
Cacchio devo aggiornare le mie ff ma nn ho idee ç_ç nei gdr mi viene qualche idea e per le story no -.- dovrò prendere spunto per il diario del vampiro dal nostro gdr, se inventiamo qualcosa di nuovo, almeno per quello forse ho una via di salvezza xD devo inventarmi qualcosa mannaggia!
tvttttttttttttb
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