Fanfiction pubblicata il 14/10/2009 14:04:52 - Ultimo inserimento 02/11/2010
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- 1° CAPITOLO -
<center>Alto, con occhi profondi, fissava quella ragazzina. Dentro di sé sentiva che quella creatura indifesa aveva bisogno di una persona che potesse starle accanto.</center>
Era un duro giorno di pioggia, e un barbone stava cantando sotto un ponte una vecchia canzone. Intorno a lui un gruppo di persone colpite dalla malasorte, piegate al volere del destino, che ha loro imposto una vita amara e disagevole. Come se non bastasse, i loro timpani erano stati messi a dura prova quella mattina; tamburellati da acuti stonati, ormai non ne potevano più di quel vecchio e le sue stramberie. Cerano due possibilità: o cambiare ponte ma pioveva così forte che non era possibile oppure mettere a tacere una volta per tutte quella bocca, quella voce stridula, dato che anche se gli dicevano di smettere lui continuava ugualmente.
Nella testa di Nelihell questultima ipotesi non era poi così male. Un taglio alla lingua e via. Così non avrebbe più importunato nessuno, quel vecchio.
Ma in cima ai suoi pensieri cera sempre quella ragazzina, lì, sola, che sembrava rinchiusa in una campana, perché non dava importanza a tutto ciò che le stava intorno. Stava rannicchiata su se stessa, con il capo sulle ginocchia; il viso era nascosto anche dalla chioma castana e fluttuante che ricadeva fin quasi a toccare terra. Si avvicinò a lei, deciso a parlarle; laveva vista molte volte per le strade della città, sempre in compagnia di brutti ceffi che sicuramente abusavano di lei, visto i lividi che le aveva visto in quelle occasioni. Pensò che approfittassero di lei anche sessualmente, e ciò gli fece ribrezzo. Si appoggiò prima di spalle al muro, poi pian piano si lasciò cadere fino a sedersi con le ginocchia piegate e le braccia intorno alle gambe.
Un piccolo movimento, la mano che scostava i capelli per permettere al suo occhio indifferente e lucido di scrutare il ragazzo, che venne ispezionato per una attimo. Riportò il suo viso a comera prima.
Cosa vuoi? Vattene via.
Quella voce, un tempo, doveva essere stata dolce e aggraziata, ma in quel momento Nelihell ne percepì solo un vago ricordo. Non seppe cosa dire, quindi rimase la a fissare i suoi particolari. Da quel che aveva visto non sembrava molto alta: forse era un metro e sessantacinque. Era magra, di quello era certo, e sicuramente di origini orientali. Avrà avuto al massimo sedici anni, sicuramente non di più. Passò a guardarle le mani, quasi scheletriche, e affusolate, con unghie mezze rotte e sporche. Veniva sempre distratto dalle lacrime che sinfrangevano sul marciapiede, ma poi tornava a guardarla.
Ne sono sicuro, quelli ti picchiano. Disse, così, di botto.
Lei sospirò, e tirò su col naso. Alzò il capo, e lo voltò leggermente portandosi i capelli allindietro in modo da poter guardare bene il suo interlocutore. Non le importava di niente e di nessuno, e vedeva la gente come qualcuno che potesse sempre provocarle dolori e sopportazioni. Nelihell finalmente vide i suoi bei occhi a mandorla che lo fissavano dritti nei suoi.
E quindi? Le sue labbra carnose si mossero in un sussurro. Non puoi fare niente per me.
Di questo non dovresti esserne così sicura. Le lanciò un sorriso spavaldo.
Gli occhi di lei si socchiusero. Ti ucciderebbero.
Nelihell ebbe un gesto di stizza. Non ci riuscirebbero. Io propongo di scappare, andiamo via da qua.
A lei sfuggì una risatina di scarno. E dove vorresti andare? Sotto un altro ponte? Ormai siamo condannati, vivremo come barboni per tutta la vita. Lascia perdere Distolse lo sguardo.
No. Io sono convinto che una speranza cè. Non siamo condannati. Dobbiamo solo darci da fare per costruirci una vita migliore di quella che abbiamo avuto. Bisogna solo crederci.
Certo, fai pure. Ma poi, non so Perché sei venuto proprio da me? Anche tu vuoi abusare di me? Vattene via
Ma no, io Io non sono come quei farabutti, so solo che tu hai bisogno di qualcuno, così come ne ho bisogno io.
Lei inarcò un sopracciglio. Sarebbe una proposta questa? Oltre che delinquente saresti anche pedofilo.
Cerco solo di fare il minimo indispensabile per vivere, sempre cercando di non far male a nessuno. E poi non mi sento pedofilo perché non ci sto provando con te; ti vedo come una sorella minore.
Non sai quello che dici. Sai che ti dico io? Che prima di ucciderti ti torturerebbero. E a me farebbero ancora più male.
Solo se ci trovano. Andiamo il più lontano possibile, dove non possono trovarci. Ti aiuterò a costruire una vita.
Intanto la pioggia continua incessante a scrosciare tra le pietre crude del ponte. Nel frattempo un manipolo di uomini si era radunato intorno al barbone, ma non per sentirlo cantare; il vecchio era trattenuto da alcuni di essi, mentre uno munito di coltello si accingeva a tagliargli la lingua. Il barbone prese ad urlare parole senza senso, cercando di dibattersi.
Non fategli del male, non fategli del male. Sussurrava la ragazza.
Nelihell la guardò mentre riprese a piangere. Lei ritornò al suo stato fetale per non guardare. Si alzò e corse verso luomo armato, bloccandogli il braccio nel quale aveva il coltello.
Finiamola qua.
Ma chi ?
Abbiamo già subito abbastanza torture tutti quanti. Disse sovrastandolo. Non vogliamo che vengano fatte a noi, e quindi non dobbiamo farle ad altri. Metti via il coltello.
Il barbone sembrava essersi calmato. Lasciatelo, non canterà più.
Guardarono il barbone, inerme, che poi scaraventarono sulla base dellarcata. Come previsto dal ragazzo non cantò più, ma era in preda a tic nervosi. Tornò dalla ragazza, che singhiozzava vistosamente, probabilmente in preda ai ricordi più bui.
Su, dai Non cè stata alcuna violenza.
Lei continuò nel suo sfogo senza pace, disarmante per Nelihell. Provò a metterle una mano sulla spalla, ma lei la scostò brutalmente, e si girò di schiena.
Quando la pioggia calò di intensità Ling si rialzò e si avviò per le strade della città, noncurante. Limpulso di Nelihell era quello di seguirla, di rincuorarla, ma non se la sentì. Avrebbe trovato unaltra occasione per parlarle. Aveva un progetto in mente.
<i>E lei era inclusa in esso.</i>