IL GIORNO IN CUI IL FIGLIO CHIEDERà ALLA MADRE... - Capitolo 1° -
Ciao a tutti cari lettori! Dopo aver concluso Konoha Sottosopra (se qualcuno di voi se l’è persa la consiglio in caso di morale a terra perché è risultata proprio divertente XD), eccomi alla ricerca di qualcosa con cui continuare… Direte voi: prosegui con quelle già in corso… E io rispondo: qualcosa di NUOVO con cui continuare… ^__^” Sigh! Scusatemi, ma dopo una long-fic ho sempre voglia di dedicarmi a qualche lavoretto breve. Lo sapete che la mia mente è piena di idee e che ne realizzo solo alcune; queste fic corte sono l’ideale insomma! Dai, spero che anche questa storia possa piacervi: non ho ancora abbandonato il proposito di concludere le altre in corso (tra cui la ShikaTayu). Riguardo questa, se avete letto “Futari NaruHina”, sapete a cosa andate incontro, del resto è segnato anche nel rating! XD L’idea mi è venuta per un contest su Naruto VM18 a cui volevo iscrivermi, ma che ho scoperto quando ormai i termini della consegna erano scaduti; però, dato che so che tra i miei lettori ce ne sono alcuni (e ALCUNE) a cui non dispiace questo genere di cose, specie se si tratta di NaruHina, come non dare loro un po’ di piccantino dopo tanto tempo? Del resto l’amore è anche questo. Buona lettura, spero vi piaccia! Commentate!
PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
Nota: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni, e i fatti e i personaggi non sono esistiti o esistenti.
Konoha, un villaggio che da quando è nato ne ha passate sempre tante. Per fortuna ci sono anche i tanto amati “periodi tranquilli”, che la brava gente del posto sa godersi al meglio prima dell’arrivo di una nuova minaccia, sia esso un pazzoide linguacciuto, un traditore con poco senso dell’umorismo compensato da tantissima credulità, una perfida organizzazione con fisime da dominio e cambiamento del mondo, o un vecchio parente del sopraccitato traditore in cerca di vendetta. Ormai insomma potevano dire di averle viste tutte. In attesa che il destino o chi o cos’altro che muove le cose del mondo facesse spuntare qualcosa di nuovo (e visto quanto si era dato da fare l’ultima volta doveva proprio mettersi d’impegno…) per gli abitanti della Foglia, e soprattutto per la nuova generazione germogliata dalla pace, tutto è roseo. Non bisogna pensare comunque che gli shinobi del Paese del Fuoco si fossero dati all’ozio: tanto più piace la pace, tanto più ci si allena e ci si tiene pronti per quando bisognerà difenderla, a tutti i costi. Così và il mondo…
Almeno d’estate però, con trenta gradi nelle ore più calde, un minimo di afflosciamento e abbandono al relax è certamente giustificato e contemplato. “Mamma!” Il giovane si trascinò dentro casa sua, ma c’era più di lui nel sudore dei suoi vestiti che in tutto il resto del corpo! La casa in cui era entrato era la magione dell’Hokage, il Sesto, attualmente in carica, e lui era per l’appunto il figlio del leader di Konoha e della primogenita del clan Hyuga. Kiiraku Uzumaki. Sua madre lo raggiunse in salone. Hinata: “Bentornato! La missione? Faticosa?” Kiiraku: “Solo una missione di livello D con i miei allievi, mamma… e il fatto che io sia comunque ridotto così ti fa capire che razza di caldo faccia fuori!” disse pensando che se si fosse strizzato la maglietta avrebbe riempito un bacile. Hinata: “Eh eh, posso intuirlo: meno male che tuo padre ha il chakra di vento, eh?” Kiiraku: “Meno male!” piagnucolò, ma con gratitudine filiare, mentre si toglieva uno dopo l’altro i vestiti e li appallottolava in un mucchio compresso nelle sue mani.
L’Hokage Uzumaki aveva trovato un nuovo ed interessante modo di associare le proprietà elementari del suo immenso chakra e le conoscenze sull’energia naturale apprese dai rospi: aveva inventato una speciale carta-sigillo che, attaccata in una stanza, faceva sì che vi fluisse un’aria condizionata naturale! Ne aveva piazzate quasi in tutte le stanze ed avevano anche una durata notevole!
Costruito un malloppo di vestiti sudaticci, corse al piano di sopra a gettarli tra i panni da lavare, si mise un pantaloncino e a petto nudo scese nuovamente. Con un pacato “Yahooo!” si lanciò di schiena sul lungo divano al centro del salone, che comunicava con la cucina e con il porticato in legno del giardino tramite una porta-finestra scorrevole. Il sofà lo accolse, fresco e morbido tra i suoi materassi e cuscini. Kiiraku: “Aaaaahh, finalmente…” Kiiraku aveva quindici anni: l’aspetto ricordava il padre per i capelli aculeati, ma il colore era quello della madre ed anche gli occhi erano lilla candido. Caratterialmente era un ragazzo responsabile ed educato, ma comunque attivo e dotato di sufficiente abilità e faccia tosta da essere già un jonin e il maestro di tre ragazzi freschi d’accademia, ma basta parlare di lui… Era circa l’ora di pranzo e volgendo lo sguardo destra riusciva a intravedere, dalla porta della cucina sua madre, che tagliuzzava verdure e controllava l’acqua messa a scaldare. Provò ad intuire di cosa si trattasse e l’entusiasmo gli fece sollevare il collo. Kiiraku: “Oggi si mangia ramen?” Hinata: “No, udon.” Kiiraku: “Uffa!” La testa piombò giù nuovamente per la delusione, e i capelli unti per il caldo tornarono ad appiccicarsi e impasticciarsi sulla stoffa blu cobalto del sofà. Compensò la mancanza del suo piatto preferito con una stiracchiata che gli provocò un rumoroso mugolio di goduria: avrebbe potuto restare lì fino a far uscire il solco del suo corpo! Non era pigro né svogliato ma al ritorno dalle missioni sapeva godersi ciò che casa sua aveva da offrirgli, soprattutto quando faceva così caldo come in quel periodo: divano, aria condizionata, pranzo sempre comunque buono. A differenza del padre infatti non aveva i gusti difficili e sua madre era diventata discretamente brava: quando andava in missione era difficile che decidesse di offrire qualcosa delle sue scorte che fosse stato preparato da lei, e gli sguardi allettati e famelici dei compagni non lo smuovevano minimamente. Incrociò le mani dietro la testa come a decuplicare il proprio compiacimento; di quel passo, anche perché l’afa di fuori l’aveva già leggermente stordito, avrebbe finito con l’addormentarsi lì col pranzo ormai in tavola. Riaprì gli occhi. Sua madre aveva finito di tagliuzzare: non sentiva più il rapido battere del coltello sul tagliere. Pensò di alzarsi e andare a dargli una mano, ma tutto il suo rilassatissimo corpo urlò “no” solo a pensarci; fatto sta che non aveva voglia di star semplicemente disteso, non era da lui. Magari poteva chiacchierare un po’ con sua madre, ma di quale argomento potevano mai discutere? Di solito è divertente far ricordare ai genitori i vecchi tempi, farsi raccontare da loro episodi di vita dolci, simpatici, divertenti, ma troppo lontani e sbiaditi perché potessero essere ancora ricordati. Con grande sforzo sollevò il busto, tenendosi su con i gomiti e guardò verso la cucina, chiedendosi quanto tornare indietro, cosa rievocare… Ed ecco che gli ronzò in testa di tornare il più indietro possibile, alla sua origine più vera: una curiosità che, ora che ci faceva caso, era sorta in lui qualche tempo prima, ma non aveva ancora avuto modo di soddisfarla. Del resto, è un po’ imbarazzante chiedere…
“Mamma? Io come sono stato concepito?” SDONG!
Hinata aveva inavvertitamente fatto cadere una padella dallo scaffale… Accidenti, pensò, gliel’ho chiesto davvero. La donna da cui aveva ereditato occhi, colore dei capelli ma fortunatamente non l’attitudine allo shock post-imbarazzo, posò in fretta la padella al suo posto, molto in fretta: la tirò dentro e richiuse l’anta, provocando all’interno un rumore metallico di pentole fuori posto che invitava a non riaprire… << Sono stato troppo improvviso mi sa: ora si guarda intorno con gli occhi sgranati, mi punta qualche secondo… ed ecco che si avvicina a passo lento e incerto che sembra possa cadere da un momento all’altro >> Hinata: “Kiiraku… come hai detto? Intendi…” Il figlio si mise seduto ed alzò entrambe le mani in segno di stop: “Frena! Prima che tu dica nient’altro, sappi che non ti sto chiedendo i “fatti della vita”, li conosco già.” Hinata percepì un gocciolone scenderle dietro la nuca: “Ah… Ma pensa…” Lui restò un po’ interdetto davanti quel sorrisino imbarazzato con cui cercava di sistemare tutto: “Mamma, ho pur sempre quindici anni! Credevi che non sapessi del sesso?” Hinata sobbalzò: “Che cosa? No, io…” Kiiraku sbuffò. Hinata: <<Accidenti, come crescono in fretta! Ed ora vorrebbe farmi sentire una stupida, bah! >> Kiiraku: “In ogni caso, non è quello che volevo chiederti, tranquilla...” Hinata però si era già messa a pensare a come aveva scoperto quei ben conosciuti “fatti della vita”, o chi poteva essere stato… Hinata: << Da quanto tempo sa? E se fosse stato qualche compagno a fargli vedere delle riviste? E che idee ne ha? Oh, cielo, e se stesse diventando un pervertito? Dopotutto Naruto è l’ultimo di una scia di depravati! >> Risalendo la catena dei maestri si trovavano Kakashi, appassionato lettore di libri non per tutti e Jiraya, autore degli appassionanti libri non per tutti. Hinata: <<Però tra Kakashi e Jiraya c’è stato il Quarto Hokage, suo padre… significa che era un pervertito anche lui o che è stata saltata una generazione? >> Kiiraku: “Mamma?” Hinata scese dalle nuvole: “EH!?!?” Kiiraku (O_ò): “Si può sapere che stai facendo? Te ne stai zitta a guardare in aria già da un po’.” Hinata scosse il capo per riprendersi: “Nulla… Dimmi, Kiiraku, è stato tuo padre a parlartene?” Scrollò le spalle: “Beh, no, un po’ ci sono arrivato da solo a capire come funziona quando una donna e un uomo stanno insieme…” Hinata tirò un sospiro di sollievo: era sempre stato un giovane intelligente, oltre che serio e con la testa a posto. Kiiraku: “E un po’ l’ho capito da un libro che Kakashi aveva dimenticato nella sala di ritrovo dei jonin e a cui ho dato una sbirciata prima di riportarglielo.” Hinata: “……” << KAKASHI! Accidenti a te! Come ho potuto dubitare di Naruto? >> Kiiraku: “Poi però mi ha detto di tenerlo perché papà glielo aveva chiesto in prestito così mentre glielo portavo in ufficio ho dato un’altra sbirciata.” SDONG! Una dote che aveva ereditato da entrambi era la sincerità: era un ragazzo alquanto trasparente a cui, se la correttezza faceva onore, la leggerezza su certe cose provocava guai… o gliene faceva procurare agli altri. Hinata (circondata da un aura di fiamme di chakra blu): << NARUTO… QUANDO TORNERAI A CASA MI SENTIRAI! >> Kiiraku si rannicchiò contro la spalliera del divano per la paura: “Mamma… che hai? Calmati, per favore!” Le fiamme si spensero. La signora Uzumaki-Hyuga sospirò e chinò la testa: << D’altronde di che mi lamento? Non ho mai voluto affrontare l’argomento con lui e se anche ne fosse stato ancora all’oscuro chissà se e quando l’avrei fatto. Forse è meglio così… >> Certi lati di lei non morivano mai. La timidezza era sparita, sostituita da un sincero senso dell’educazione e della serietà nei rapporti con gli altri, e da una profondissima intimità nel rapporto col suo amato. Ancora prima che da sposati esternazioni, nudità e sesso non le causavano alcun problema; ma sempre in relazione a Naruto. Con lui sentiva di poter dire (o fare) tutto o quasi… Quando si trattava di parlarne con le amiche, o con suo figlio grande appunto, era un’altra cosa, e quel senso di fastidioso nervosismo ricompariva: non era mai la prima ad iniziare una discussione in quell’ambito, tanto per quello c’era Ino, o Karin… Kiiraku si ridistese e provò l’imbottitura con un colpo di reni: “Fa nulla mamma, non voglio imbarazzarti, fa finta che non ti abbia chiesto…” Ma di colpo si vide gli occhi di lei, stretti e penetranti come avessero attivato il byakugan puntarlo a pochissimo dalla sua faccia. Hinata: “KIIRAKU UZUMAKI-HYUGA… Tua madre è una donna adulta e vaccinata che faceva l’amore da prima che nascessi, l’ha fatto dopo che sei nato e lo fa ancora! Non montarti la testa e fa la tua domanda!” Kiiraku deglutì e lei si allontanò, mostrandole il suo caratteristico sorriso, senz’altro più intonato a lei che quella faccia di poco prima. Kiiraku: “Ecco… mi stavo solo chiedendo com’è che sono saltato fuori io… Voglio dire, se ero già in programma o meno, in che circostanze è successo… È solo una mia curiosità.” Era dunque questo che intendeva. Se l’avesse capito subito si sarebbe risparmiata la magra figura rispondendogli subito (subito dopo essersi ripresa, era comunque una domanda improvvisa a un soggetto facilmente suggestionabile…): se era solo quello bastava dire…
“Tu sei stato concepito… su quel divano.”
Kiiraku: °____° Hinata: ^____^ Un sorriso di pura rivincita il suo. Una bocca aperta di chiaro stupore quella dell’altro. Gli occhi rotearono verso il basso e verso il lato; solo gli occhi, come se il resto del suo corpo non avesse la facoltà di muoversi! Il più indietro possibile della sua esistenza. La sua origine più vera. Ci era sopra! Kiiraku: “AAAAAAAAAHHHH!” Con quell’urlo saltò giù veloce come quando come si scappa da un mostro. Kiiraku (°0°): “Ah… Ah… eh… ih… oh… ehm… uh… lì… che… urgh…” Hinata: “Ih ih ih, mi ricordi me quando ero piccola davanti tuo padre!” Kiiraku Uzumaki, quindici anni, figlio dell’Hokage e della primogenita della Casata Principale Hyuga aveva di fronte agli occhi la culla su cui i suoi si erano complicati vita e matrimonio. La indicava con l’indice puntato, tremante, contorto, con la bocca distorta che emetteva versi incomprensibili, generati da un cervello momentaneamente fuori servizio per la sorpresa. Non è semplice mandar giù il fatto che su quel comodissimo sofà, i cui cuscini avevano offerto riposo al suo collo teso e alla sua testa pesante, i cui materassi avevano accolto tante volta la sua schiena o il fondo di questa in un tenero abbraccio, la morbidezza delle cui imbottiture era stata così tante volte sin da quando era piccolo provata da lui con strette ed abbracci…
“CI AVETE FATTO SESSO SOPRA?!?!?!?!?” “Ci abbiamo fatto l’amore sopra.” Annuì Hinata correggendo un po’. “CHE SCHIFO LO STESSO!” Hinata incrociò le braccia, sempre con lo stesso sorrisetto: “Guarda che abbiamo cambiato le federe da allora sai? Prima era rosso.” “Oh, ottima scelta, questo colore si intona di più ai tuoi capelli…” fece sarcastico. ^___^ “Trovi? L’ho scelto io.” -___- “Bah…”
Scusate l’inizio fiacco, lo so che è banale e che sono le solite cose introduttive, ma sono riuscito a collegarle efficacemente all’attacco della storia vera? ^^ In ogni caso, spero di essermi ripreso con questo finale, e che ora vi stiate rotolando dalle risate! XD Vi sentite stuzzicate? Allora inserite questa fic tra le preferite e attendete il continuo, perché già dal prossimo capitolo l’atmosfera si… riscalderà! Uh uh uh! Invoco Jiraya a darmi la suprema ispirazione! Alla prossima, ciao a tutti! ^__^
PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
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mosterdragon
meryonchan90 - Voto:
grano89 - Voto:
Rimane il tuo dilungarti un pochino su certi particolari (in particolare in quelli sentimentali, psicologici e del campo della sensazione). Ma nulla di grave.
Devo tutto sommato dire che il risultato è comunque ottimo.
Ti aspetto con una nuova fic. A PRESTO!
P.S.
VIVA I JIRAYA DEL NUOVO MILLENNIO!!! XD
malandrino-ninja - Voto:
Per quanto riguarda l'episodio della scoperta del luogo del concepimento di Kiiraku devo darti ragione: è leggermente scontata. Parli troppo del divano prima di dare la rivelazione e questo attira sospetti nei lettori come me! per quanto riguarda il secondo capitolo, l'ho sempre pensato: Naruto è un volpone solo in questi casi!! Anche io ho avuto un idea simile, ma è ancora in fase preparatoria. Spero solo che tu non lavori troppo di fantasia sulle abilità persuasive del baka altrimenti rimarrei senza idee. ^__^
naruxhina
Questo weekend però starò fuori quindi per il successivo dovreste aspettare un pochino di più ^^
CIAO!
PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
mewanna - Voto:
malandrino-ninja - Voto:
era87
malandrino-ninja - Voto:
...continua nelle pagine numero:
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