- Capitolo 1° -
Salve a tutti, inizialmete vi apparirà un pò strana come storia, ma poi pian piano tutti gli eventi verranno fuori, mi scuso enormemente per i gravi errori che troverete per favore perdonatemi ma ora come ora non ho il tempo di correggere e ho scritto di fretta. Buona lettura^^
Volevo soltanto una vita tutta mia, ero stanca di essere il cagnolino di tutti, ognuno mi governava a suo piacimento, non ne potevo più, non stavo cambiando mi stavo solo riprendendo la mia vita, quella che gli altri mi avevano portato via con forza.
Come ogni santa mattina la pioggia batteva incessante sul paese in cui abitavo, la via per andare alla fermata del autobus era lunga e deprimente, non passava mai nessuno ,e se a volte qualcuno passava poteva essere un drogato o uno stupratore, l'ombrello al solito sembrava che danzasse sotto la furia del vento, e io di conseguenza mi ritrovavo tutta bagnata. Sempre le solite persone a quella maledetta fermata, quando ero un'innocente ragazzina che si faceva controllare la mente trovavo quelle persone allegre e simpatiche, ma da quando ho deicso di vivere una vita vera e propria ho cominciato a vedere le persone per quelle che erano, meschine, opportuniste, prive di una personalitaà andavano a cercare il proprio essere negli altri, ognuno voleva somigliare a qualcosa o qualcuno in particolare. Anche io ero così. Seguivo la massa. Una volta arrivata mi fermai un pò prima, nessuno mi degnava più di uno sguardo, ero diventata invisibile, mi capitava spesso quando facevo qualcosa che a LORO non andava a bene, mi trattavano come se fossi trasparente, ero invisibile ai loro occhi, chissà magari nei loro si potevano vedere solo persone uguali che seguono gli stessi ideali e hanno i stessi pensieri, da quando mi sono ribellata sono rideventata invisibile ma non fa male, bhe prima si, quando mi governavano e io mi comportavo "male" ci stavo uno schifo perchè pensavo DI SBAGLIARE VERAMENTE! Assurdo! L'autobus al solito si fa attendere, e quando arriva è stracolmo di gente, tutta gente sudaticcia che respira affanosamente, tutte persone che si guardano attorno perchè si mostrano incredibilmete false e quindi devono accertarsi che nessuno se ne accorga, trovo un piccolo posto in un angoletto al centro, c'è gente che spinge e altra che si butta direttamente addosso, Il percorso dura all'incirca venti minuti, venti minuti in cui sono costretta ad ascoltare stupide storielle di persone troppo comuni, con sentimenti falsi, non veri, detti solo per creare uno scoop o per attirare l'attenzione. C'è qualche ragazza che ride, e qualcun'altro che fa battutine maligne, tutti discorsi senza senso, che ripetono le stesse cose e gli stessi eventi e risposte insensate del tipo "uuuu fantastico" oppure "davvero??" o anche "non ci credo!" erano frasi che non avevano alcun signifitcato in un discorso vero. Mi fermai alla mia fermata e anche quella mattina non sarei andata scuola, non è che non mi piacesse, il problema era che non mi piaceva la gente che la frequentava, ci andavo quattro volte a settimana per stare al passo con le lezioni, ma quando potevo scappavo da quella prigione di pensieri, me ne andavo verso un piccolo colle sui borghi della città, adoravo il silenzio e la quiete anche se ultimamente erano turbati da «Jowel!» da lei.. l'unica ragazza strana che io conoscessi, era più grande di me e veniva sempre nel mio posto, faceva pensieri strani, forse anche difficili da capire, ma erano molto belli da ascoltare, a volte portava anche qualche sua amica, eravamo un piccolo quartetto, la pazza, l'idealista, la silenziosa e l'asociale, ovvero io, sia chiaro non ero asociale, ma non mi piaceva condividere i miei pensieri con una massa di persone uguali. Le trovavo interessanti come ragazze, la pazza era Tiffany, ossia quella che ora mi stava venendo incontro, aveva modi di pensare assurdi ed era molto vendicativa, gli piaceva stare sola ma anche condivivdere la sua pazzia con noi 3, era strana aveva dei capelli a caschetto color viola profondo e due occhietti verde smeraldo, l'idealista era Denny, un pò strana anche lei, bionda platino quasi bianca e due occhi azzurri da far paura, era quella che aveva sempre l'idea pronta e che difendeva i suoi ideali, e infine la silenziosa era Kliss, boccoli neri e occhi blu/viola, non parlava mai e se parlava era per esprimere qualche idea saggia e costruttiva. Io ero quella che si isolava dal mondo, quella che pensava che le persone che lo abitassero fossero strane, cercavo di stare in posti poco affollati e mi allontanavo dalla folla, meno mi notavavno meglio era, e per questo che ho il soprannome di "asociale" «ehi Jowel!» si fermò a pochi passi da me «pensavo che oggi saresti andata a scuola» disse con quella sua vocina dolce ma io le feci una smorfia di disgusto a sentir nominare quella parola assurda «odio la scuola, credo che ormai lo sai» mi sedetti sulla solita panchina e lei mi seguì «sai che Denny ha un corteggiatore?» disse con un tocco di entusiasmo, non c'era da sorprendersi che avesse un corteggiatore per quanto era bella «ah si?» chiesi facendo una di quelle domande stupide che mi irritavano ma dovevo fingermi interessata, ecco, stavo diventando dinuovo quella ragazza falsa che ho tanto odiato, e solo per non far dispiacere una persona amica «Jowel perchè hai detto "ah si?" questo ti irrita, dici che sono domande inutili in un discorso, forse non ti interessa? Puoi dirmelo» mi disse con tono pacato, la guardai e negai «sono solo dispiaciuta per lei, un ragazzo dai pensieri comuni che probabilmente vorrà solo una cosa» mi guardò contrariata «senti Jowy capisco che per te le persone siano tutte uguali apparte noi 3, ma devi capire che come hai trovato persone che possano interessarti come noi, un giorno potrai trovare tra quella massa di esemplari la persona che ti colpirà, te ne accorgerai perchè nell'istante in cui il tuo sguardo incontrerà la sua figura capirai che non è come sembra, che è lui quello diverso, la persona che stavi aspettando, ma questo non ti accadrà mai se rimani nel tuo guscio» era sempre molto chiara e diretta nelle sue affermazioni. Presi la mia borsa e me ne andai verso la spiaggia, sapeva che quando andava via era perchè dovevo riflettere, capire quale fosse per davvero la mia strada, insomma lei aveva senza alcun dubbio ragione, non potevo continuarmene a stare nella mia piccola monotona vita «cosa ci fa qui una ragazza della tua età che dovrebbe stare ascuola e per di più da sola?» mi voltai e notai un ragazzo moro, che mi guardava sorridente, un'altro solito ragazzo, con i solit pensieri di: bella vita, divertimento e sesso. Non risposi e continuai a camminare «perchè non mi rispondi? La mia presenza ti irrita?» mi voltai verso di lui e lo guardai attentamente «tu sei solo uno dei tanti esseri umani che popolano la terra, stessi pensieri, stessa mentalità...» cominciò a ridere, seriamente, rideva talmente tanto che cominciavo a pensare fosse appena uscito dal manicomio «ahah..tu..ahah...sei una di quelle depresse appena lasciate?» feci uno sguardo perplesso e negai, l'unica volta che amai un ragazzo questo mi portò a letto e mi lasciò il giorno dopo ma si parlava di tre anni fa, quando ero solo una quindicenne tanto ingenua in cerca dell'amore «no ti sbagli» risposi decisa «allora hai proprio una brutta opinione sulle persone in generale, ma ti dimostrerò che di me ti puoi fidare».
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