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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: KILLER
Genere: Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: frika galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/07/2009 01:40:00

Diresti che il tuo calmo, gentile ed insospettabile vicino è un orrido, spudorato e pazzo assassino?
 
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LA TELA
- Capitolo 1° -

Gocciolò sangue ancora caldo sul pavimento.
Cavò i guanti in lattice imporporati mentre gocciolò ancora.

Questo è il suono della morte? E’ così misero, così vago.

Osservò ancora il cadavere davanti a se, era ancora caldo.
Restò fermo a distanza, come se da un momento all’altro potesse svegliarsi ed improvvisamente colpirlo.
Analizzò nei particolari l’espressione del suo volto ancora intriso della vita e delle sue emozioni.

La vita è fugace e piena di sorprese ma chi si direbbe mai che, un giorno, egli stesso potrebbe essere un cadavere prematuro?
Chi potrebbe mai dire come sarà la propria morte?
Soprattutto quando sarà.
Già, se lo chiedeva anche lui anni fa.
Le domande fioccano numerose quando l’argomento è tanto ignoto e noi ne siamo gli interessati, lui se ne poneva tante ma da tempo aveva smesso di torturarsi.
Immaginarsi nella mente i momenti, tutti i particolari insignificanti e decisivi della propria morte. Sentirsi vecchi e vicini al “grande passo” potrebbe deprimere; lui non era vecchio e nemmeno malato. La sua salute era visibilmente buona eppure le sue notti insonni gli rivelavano pensieri fin troppo inadeguati per un buon sonno riposante.
Nemmeno gli amanti dell’horror ed i masochisti vorrebbero notti insonni e piangenti passate riflettendo su cosa succede durante e dopo la morte.

Che argomento delicato e stuzzicante.

Pensava fra se il nostro assassino per caso nello stesso momento in cui si voltò per andarsene a passi veloci.
La stanza era vuota ed in pochi minuti lo diventò anche quel bambino dal volto pallido e sconvolto.

I passi del carnefice erano pesanti, la notte imperversava su di lui e le occhiaie profonde solcavano la sua pelle come un segno maledetto e solenne.
Eppure era uno come tutti gli altri vedendolo dall’esterno, qualcuno avrebbe mai detto che fosse un assassino? Un crudele, feroce, immotivato assassino?
Non che per un omicidio ci debbano essere motivi validi, ma l’assenza assoluta di tali motivi non è forse peggiore della loro presenza?

Lui sapeva di avere un motivo in cuor suo; voleva vedere la morte, capirla e descriverla nella sua mente. Tanto da sentirla sua, tanto da provarla senza effettuarla.

Che senso ha morire se non posso descrivere la mia morte?

Pensò, come cercando di giustificarsi per i guanti schizzati di sangue che aveva appena gettato in un qualsiasi secchio della spazzatura urbana.
Si sfrego le mani nascondendo il volto dentro il colletto del giubbotto blu come una lenta tartaruga.
Era freddo anche fuori ma lui era caldo.
Era caldo e caldo sarebbe restato.
Invece il bimbo ormai irrigidito sul tavolo, ancora indagato dalla luce gialla di un lampadario, stava perdendo tutto il suo calore.
Non aveva avuto il coraggio di estrarre il coltellaccio dal suo petto e rabbrividì quando glie lo conficcò nello sterno.
Aveva due occhi sottili e vivaci di un intenso color nocciola, quell’uomo tanto diverso.

Tornò al suo vero appartamento, quello che il vero “lui” abitava. O meglio quello che il “lui” uguale agli altri abitava assieme a tanti altri ignari inquilini.

E’ stato strano.

Rifletté, tornando al dipinto interrotto due ore prima.
Il paesaggio contorto e dai colori in forte contrasto era forse lo specchio su cui si rifletteva ciò che gli altri non potevano vedere? La sua anima forse.
Le pennellate erano le uniche che tradivano la calma apparente con la quale aveva affrontato le strade illuminate e le scale del condominio.
Pressioni veloci, spaventate l’una dall’altra.
Pennellate vaghe.
Eppure i suoi quadri piacevano a tutti nel palazzo e l’inquilina del piano di sopra li amava addirittura da pretendere che glie ne facesse uno.
Ma la sua ispirazione era particolare; sosteneva di dipingere la morte delle sue vittime, un luogo immaginario che raffigurasse la loro mente ed il loro volto in quei momenti.
Quello che stava ultimando era il dipinto per la signora del piano di sopra, tanto irruente.
Forse nemmeno se un giorno l’avrebbero preso rendendo pubblico il motivo delle sue uscite notturne, nemmeno se il suo nome fosse imperversato nei giornali come l’autore di morti tanto efferate, quella signora avrebbe scoperto che il dipinto da lei adorato non era altro che la pallida raffigurazione dell’assassinio di un bambino.

<< E’ venuto bene, in fondo>>.

Sussurrò contemplando i particolari della tela ancora fresca e muovendo appena il capo in segno di approvazione.

Sì, è un altro capolavoro.

Si convinse mentre scrutò i quadri appesi nella stanza in fila orizzontale.


***
Fine =.=
Perdonate se le mie notti insonni mi portano a certe "cose".
Bha!
Sono frustrato =_=

 
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VOTO: (1 voto, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
frika 12/07/09 20:50
Chiedo perdono, nel traferire il tutto mi sono mangiato l'ultimo pezzo. Forse dovrei prorpio dormire di più.
Grazie per avermelo fatto notare, ho rimediato. Un assassino io? Non riesco a schiacciare ragni in casa mia ma chissà se con gli umani ... scherzo XD No, non lo sono.
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necropoiana - Voto: 12/07/09 17:31
...eh?! "le st"?! "le st"?! e poi?! T__T trovo molto adatto il tono gelido che pervade la "vicenda" -più che altro, la descrizione della vicenda; anche la solennità è importante in un racconto breve come questo, ma se pensassi di dedicarti a un lavoro più lungo, dovresti usarla con più moderazione. :) tuttavia, nel caso intraprendessi un'impresa simile, mi piacerebbe seguirla un po'. Ehm, in effetti è una cosa che dico a pochissimi...
Solo un dubbio: non è che tu sei un assassino per davvero?
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