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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Smallville
Titolo Fanfic: **TRA DIRE E FARE**
Genere: Sentimentale, Romantico, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: alessandra91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/06/2009 18:52:43

-Prima di entrare nella scuola e rovinarti la vita, anche solo per due anni, voglio spiegarti come vanno le cose qui!-
 
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RITORNO A SMALLVILLE
- Capitolo 1° -

Amava Metropolis. Amava quella città energetica e caotica. Amava aggirarsi per le vie con le sue compagne di scuola. E adesso non capiva perché dovevano andare via da li, dopo diciassette anni, e trasferirsi nella piccola e insignificante Smallville, se sua madre e suo padre lavoravano al Dayli Planet.
-Marta!- ripeté Clark un ultima volta, forse la millesima.
–Sbrigati o faremo tardi!-
Il padre gli somigliava molto, a parte i capelli corti e l’altezza smisurata.
Mentre fissava i suoi occhi azzurri, proprio come i suoi, il panico s’impossessò di lei.
-Io non voglio venirci! Voglio rimanere qui!- impuntò i piedi come una bambina capricciosa.
Clark sistemò l’ultimo scatolone nel baule della Volvo nera, per poi arrotolarsi le maniche della camicia bianca fin sopra ai gomiti, voltandosi verso la figlia fissandola con espressione furente, portando le mani su i fianchi.
Secondo la madre di Marta, l’uomo era cambiato molto in fatto di gusti sull’abbigliamento. Era passato a enormi camicie a quadroni di flanella a eleganti camicie in tinta unica, magari accostandogli una gravata nera.
-Non guardarmi cosi papà, capisco che sei cresciuto a Smallville, li sei diventato uomo, hai fatto le tue esperienze, hai conosciuto la mamma e tutti i tuoi amici…ma…-
-Somigli cosi tanto a tua madre…- la interruppe, incurvando le labbra in un sorriso divertito.
-Sei nervosa vero?-
-Già parlo troppo…- mise il broncio –Ma non cambiare discorso- continuò ritornando in sé.
Il moro si avvicinò a lei, ed ecco che assunse la sua espressione da cucciolo bastonato.
-Non lo faresti né anche per il tuo papà?- L'uomo contava sul fatto che la figlia lo amasse troppo per dirgli di no.
-D accordo- disse in fine poco convinta.
-Bene- gli diede un bacio sulla fronte, per poi dirigersi verso automobile per salirci sopra.
-Chiama tua madre, che e tutto pronto!-
La mora sospirò dirigendosi nella sua ex casa, ormai spoglia, ritrovando la madre in cucina, che parlava al telefono.
-Si, certo appena arriviamo, ti chiamo…- si accorse della figlia e sorrise.
-Adesso devo andare cuginetta. Ciao- pigiò il tasto rosso e ripose il cellulare in tasca.
-E tutto pronto, per partire. - era palese dalla voce avrebbe preferito sprofondare negli inferi che andare via da li.
-Oh andiamo, non fare cosi!- Lois abbracciò la figlia accarezzandogli i capelli.
-Sai anch’io odiavo Smallville…-
-Mamma!- la rimproverò – Non e per nulla d’aiuto!- concluse esasperata.
-Ma, c e sempre un ma, bhè li ho incontrato tuo padre, e poi Smallville e un paesino davvero “speciale”-
-Ok mamma, ma ricorda quando urlerò che vi odio non chiedetevi il perché!-
Lois sorrise ancora.
-Forza andiamo-
La prese per mano, sottolineando che si stava comportando come una bambina, ma forse era normale, era pur sempre una ragazzina “strappata” dalla sua città natale e dalle sue abitudini.
-Io non capisco perché volete tornare a Smallville, e poi dove andremmo a vivere?- chiese Marta, incamminandosi con la madre alla macchina.
-Vivremo nella fattoria Kent!- rispose Lois aprendo lo sportello dell’auto, per poi salirci dentro.
-Fantastico! In una fattoria!- alzò gli occhi al cielo e imitò la madre.
Clark in tanto girò la chiava per mettere in moto la Volvo.
Marta guardò fuori dal finestrino, la sua casa allontanarsi. Non solo, si sarebbe allontanata dalla sua adorata e meravigliosa Metropolis.

Per arrivare a Smallville da Metropolis ci volevano cinque ore. Ore che sembravano interminabili, ore in cui Clark non faceva altro che elogiare la città in cui era “nato”.
Non appena arrivati, Marta non poté non notare il panorama. Certo, era bellissimo, non poteva negarlo. Era tutto cosi tranquillo e verde.
Alla fine imboccarono una stradina stretta e tortuosa, giungendo alla Fattoria Kent.
Clark parcheggiò sul vialetto di fronte casa. Con un viaggio solo riuscirono a portare tutte le loro cose in casa, anche perchè mobile e cose più pesanti erano arrivate ore prima dal furgone dei traslochi.
Era tutto cosi in ordine e pulito, tanto da trovare un ragazzo dai capelli biondo chiaro mossi , da gli occhi azzurri e il viso da bambino sul divano in pelle che guardava la tv.
Poco più in là sullo sgabello, accanto alla tavola, c era una donna minuta dai capelli biondi e dagli occhi nocciola.
Quest ultima si accorse subito di loro. Il suo volto divenne il ritratto della felicità.
-Lois!- si gettò tra le braccia della cugina per alcuni secondi, poi passo all amico.
-Clark! Da quanto tempo!-
Calò un silenzio imbarazzante tra i tre, probabilmente dall’esagerata euforia di Chloe nel salutarli.
-Ehm...tu devi essere Marta, Lois mi aveva detto che eri una piccola Clark Kent!- esordi abbracciandola, e la nipote ricambiò goffamente.
-Ti avrei chiamato, non c era bisogni di comparire cosi al improvviso-
-Vorrei presentarvi mio filgio…- la interruppe Chloe, girandosi verso il divano.
-James…- lo chiamò dolcemente, ma il ragazzo non si mosse di un millimetro.
-James!- questa volta alzò di un tono la voce e il biondino sobbalzò.
-Arrivo mamma!- scatto in piedi di malavoglia dal divano, avvicinandosi e mettendosi accanto alla madre.
-Loro sono zia Lois e zio Clark, mentre lei e tua cugina Marta…-
All udire di quei nomi, il biondo cambiò espressione, proprio come aveva fatto la madre, poco prima.
-Tu sei Clark Kent vero? il famoso giornalista!, io ti ammiro molto sai! e non posso credere che sia mio zio!- esclamò euforico, poi spostò il suo sguardo verso la bruna.
-Lois Lane…wow!- mutò la sua voce rendendola calda e profonda.
-Si e anche lei e tua zia, piccolo Casanova- s’intromise Marta, socchiudendo appena le palpebre.
-Vedo che non gli manca il senso dell’umorismo – sorrise Chloe.
-Già, avvolte e dura vivere con loro due!- scherzò Clark assumendo un’espressione affranta.
-Mentre papà, lo sta imparando da poco ad essere spiritoso…-
Lois diede un piccolo buffetto sull’addome del fidanzato. I due non erano sposati pur avendo una figlia, secondo Lois erano troppo occupati per pensare ad un matrimonio.
E Clark si piegò appena fingendo di essersi fatto male.
-Cosi mi ferisci- afferrò la sua mano, attirandola a sé.
-Bhè io so come farti guarire…- la sua voce era suadente e il suo sguardo era di chi la sapeva lunga.
Marta sospirò passandosi una mano sul volto- Alla fine di questa faccenda, morirò di diabete…-
Chloe scoppiò in una risata fragorosa.
-Eh si questa ragazzina, mi ricorda tanto qualcuno…- attese un momento, poi continuò – Adesso noi andiamo…- riabbracciò per l’ennesima volta Clark e Lois, poi si voltò verso la nipote.
-In quanto a te noi ci vediamo domani ok?- gli sorrise e si avviò verso la porta.
-Domani?- chiese confusa la mora.
-Eh si cuginetta, domani e il tuo primo giorno di scuola!- sorrise James divertito.
...
Era successo tutto cosi in fretta, e solo poco dopo Clark e Lois spiegarono alla figlia tutto. In pratica Chloe era diventata la preside della Smallville High School, e poiché lì era il capo, la aveva ammessa senza problemi, naturalmente però doveva impegnarsi e dare il meglio di se evitando cosi di far pentire la zia di averla ammessa nel suo liceo.
-E pronta la colazione…- una voce dolce, la risvegliò dal sonno.
Marta scattò in piedi, di solito era sempre agitata i suoi primi giorni di scuola adesso ancor peggio, era in una scuola nuova, in una nuova città.
-Sbrigati, giù c e James…ti accompagnerà lui a scuola- Clark era apparso sulla soglia della porta, già pronto per andare al lavoro.
-Non mettermi fretta supergiornalista!- s’incamminò verso il bagno sorppassando il padre con supervelocità, fece una doccia, si vesti e corse giù in cucina.
-Giorno mamma!- esclamò Marta afferrando il tosto con la marmellata al volo, per poi mangiarlo in due secondi.
-Marta!- la chiamò la madre, prima che lei si avviasse alla porta.
-Lo zaino!- sorrise estraendolo da sotto il tavolo.
-Che sbadata!- lo afferrò e corse fuori, dove lo aspettava suo cugino James.
-Buongiorno- disse il biondi mettendo in moto la macchina.
-Giorno...aspetti da molto?- chiese salendo su una vecchio fuoristrada sporco di fango.
-No, dire che sei stata veloce- sorrise ingranando la prima.
La scuola distava dalla fattoria a circa venti minuti ma James correva, eccome, cosi ci impiegarono la metà.
Parcheggiò a pochi passi dallo spiazzato della scuola. Cosi fu più facile individuare l entra e fu li che lo vide:
Aveva i capelli biondo cenere scompigliati acconciati all insù e gli occhi di un caldo color castagna chiaro, i lineamenti del viso erano pressoché perfetti. Alto con le spalle larghe, sembrava proprio un modello di biancheria intimo, insomma era obiettivamente bellissimo.
Ma dalla sua esperienza sapeva bene che tipi cosi erano inevitabilmente vuoti o pieni di sé.
Fece un passo verso di lui, come una calamita ma James la bloccò afferrandola per il braccio.
-Prima di entrare nella scuola e rovinarti la vita, anche solo per due anni, voglio spiegarti come vanno le cose qui!- poggiò il gomito sulla spalla della cugina.
-Quello che ti stai mangiando con gli occhi è David Queen, sì e trasferito qui tre anni, fa’. - incominciò a spiegare il biondino. Non diete né anche il tempo per ribattere che James riattaccò a parlare.
-E la fantasia di ogni ragazza della scuola, ma lui e sempre cosi schivo e solitario.- sospirò esasperato - E questo alimenta di più la sua fama da bello e tenebroso. - fece una pausa.
-Suo padre e un multimiliardario ma non per questo può fare quello che vuole, mia mamma e suo padre sono amici, quindi la mamma lo tratta come tutti gli altri…-
-Quella invece…- indico per una frazione di secondo una ragazza minuta dagli occhi da cerbiatta blu e i capelli castano chiaro, che era intenta a studiare sotto un pino, proprio nel giardino della scuola.
- E Alyssa Lang, e cresciuta senza un padre, cosi ha “ereditato” il suo cognome dalla madre…-
Lang. Marta si ricordò che quel cognome associato al nome Lana in presenza della madre era tabù.
-Bella e brava…nello sport e a scuola. Ormai tenta da più di due anni di entrare nel cuore del biondino...senza riuscirci!- si finse affranto, portando una mano sul cuore.
-Non trovi che sia tenera?- sorrise.
-Poi abbiamo lui-
Questa volta spostò sguardo su un ragazzo dai capelli rossicci mossi, che gli arrivavano a mala pena sulle spalle, gli occhi di ghiaccio dai modi aristocratici e raffinati. Anche lui era un bel vedere.
-Alexander Luthor Junior. Credo che il cognome ti dica qualcosa, il padre è l' uomo più potente di Smallville e Metropolis. E un ragazzo in gamba e gentile, ma sai cosa ti dico? Che la mela non cade mai lontano dall’albero- fece una smorfia.
- Divide il trono con Queen, “per il ragazzo più appetibile della scuola”. Valle a capire le ragazze!- alzò gli occhi al cielo.
- E infine abbiamo la bella e socievole…Kristal Luthor. Se fossi, in te la eviterei come la peste: e un’arpia, oltretutto può fare quello che vuole, la scuola e del suo paparino. In questo caso dire che la mela non si e ,affatto, staccato dall’ albero.-
Marta non capi subito di chi stesse parlando poi la vide, grazie all aiuto del cugino che la indicò con il capo.
Era una ragazza abbastanza alta, gli occhi dello stesso colore del fratello, ma dai capelli neri, che rideva e scherzava con un gruppetto di ragazza alla moda.
-Sembro entra in una puntata di O.C- ironizzò voltandosi verso il cugino.
-E tu?- continuò Marta.
-Io...cosa?- chiese James confuso.
-Non hai amici?-
Abbassò il capo, poggiandolo sulla spalla della cugina.
-No.- disse secco.
-Coma mai?-
-Sono il figlio della preside…e quindi uno spione.-
-Qundi se mi vedono con te, anch’io sarei una spiona?-
-Esatto!-
-Fantastico- attese un momento – e i fratelli Luthor? Loro non sono i figli dell’ “proprietario della scuola”?- alzò un sopraciglio.
-Si, ma sono belli e straricchi e tutti fanno a gara per diventare loro amici.- le labbra s’incurvarono in un sorriso di amarezza.
-E poi sai, quanto se ne frega Lex Luthor se i figli gli raccontano la su giornata e fanno gli spiono?-
Marta sorrise –Hai ragione…adesso posso andare?-.
-Si ma attenta, questa scuola e una giungla e nuovi arrivati sono i bersagli più facili-
-Tu mi aiuterai vero cuginetto?- chiese con tono di supplica.
-Certo! Dall’altro canto ci sono passato anch’io e con il tuo arrivo quel periodo e finito...-

 
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