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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: LETTERE
Genere: Romantico, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Slash
Autore: seirychan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 27/06/2009 15:03:14 (ultimo inserimento: 10/10/10)

Una raccolta di lettere tutte collegate tra loro
 
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IN THE END
- Capitolo 1° -

Il cielo protestava con rumorosi tuoni e si illuminava di spettacolari lampi, tanto chiari quanto spaventosi.
Era pomeriggio inoltrato, ma sembrava che la notte, incalzante, avesse combattuto per arrivare rapida e in grande stile.
Un giovane ragazzo di appena vent’anni era seduto su un’antica sedia, dono di nozze di sua nonna, intento a scrivere una lettera. Avvertiva sulla sua pelle l’arrivo della fine, una sensazione che non lo abbandonava ormai da un anno; questa volta, però, la morte sembrava qualcosa di tangibile.
Non sapeva neanche lui perché, non sapeva definire quell’ansia, quel brivido che correva incontrollato ogni volta che guardava fuori dalla finestra: lo sentiva, lo sapeva e basta.
Si sistemò una ciocca di capelli ribelli, ormai troppo lunghi, e riprese la piuma.
Sapeva che doveva scrivere un’ultima cosa prima che tutto finisse.
Doveva dare spiegazioni, doveva motivare le sue scelte alla persona, che come lui, aveva sofferto per tutti quegli anni.
Sarebbe servito?
Sarebbe stato perdonato?
Lo sperava, lo desiderava ardentemente perché non poteva morire col rimpianto che l’unica persona che aveva amato in tutta la sua vita lo odiasse.
Forse era solo un atto egoistico che avrebbe fatto felice solo lui e mortificato l’altro, ma doveva parlare, doveva dirglielo.
Si sistemò nervosamente gli occhiali dando un ultimo sguardo al cielo scuro, rabbrividendo… e cominciò a scrivere.

“ Lo so.
Lo so.
Non dovrei rischiare, ma al posto mio avresti fatto la stessa cosa.
Ne sono sicuro.
Infondo, lo sai, stare qui rinchiuso, come un animale in gabbia, non è nella mia indole.
E poi ci sentiamo così poco…
Ma no, non è per sapere come stai che ti scrivo.
Non è per sapere come vanno le cose all’Ordine, non è per sapere come va’ la guerra o se c’è una speranza per me e la mia famiglia di uscire da questa casa che, per inciso, mi sta mandando fuori di testa.
Ti scrivo per togliermi questa zavorra che mi pesa sul cuore, questo peso insostenibile che mi blocca il respiro e che mi ha sempre impedito di essere felice.
So che ci eravamo promessi di non farne più parola, di andare avanti con le nostre vite come se niente fosse successo, come se le cose tra noi fossero sempre state come sono adesso.
Ricordo ancora, con dolore, il giorno in cui me lo dicesti. Dopo giorni che non mi parlavi, dopo giorni di scherzi crudeli, piombasti nel dormitorio sbattendo la porta, ti avvicinasti a me e senza guardarmi negli occhi mi dicesti “va tutto bene Prongs, lo sapevamo… andiamo avanti, siamo amici dopotutto e gli amici non si separano per così poco” provai a replicare, il mio cuore provato da altro dolore, più profondo e lacerante del vederti ferito, però mi bloccasti con un “non parliamone più” ancora più doloroso. Mi facesti promettere e io, da bravo attore, promisi; fingendomi contento di questa tua decisione, del fatto che avevi accettato tutto come se il resto non fosse stato importante.
Come se i tuoi sentimenti non fossero stati importanti…
Ma è sempre stato così infondo, no?
Io ero sempre più importante dei tuoi bisogni, dei tuoi sentimenti e dei tuoi problemi.
La mia felicità era sempre stata tutto per te, a discapito del resto.
Ma non mi rendesti felice…
L’indifferenza mi fece più male dei tuoi scherzi e del tuo odio.
Vederti sorridere falsamente, forzandoti di mostrarti sereno, era sempre una nuova pugnalata, una nuova ferita che sanguinava.

Eppure ti saresti dovuto accorgere di quella luce nei miei occhi.
Del freddo che vi era dentro quando guardavo Lily e del calore e del dolore quando invece guardavo te, creatura ferita e bellissima, fiera anche nella sconfitta… perfetta.
Ti ho sempre amato Sirius.
Amico.
Fratello.
Amore.
E potrai chiamarmi bugiardo, ma sai che dico il vero perché hai sempre aspettato che te lo dicessi.
Quando ci siamo lasciati.
Quando mi hai visto con Lily la prima volta.
Quando ti ho detto che ci saremmo sposati…
E anche durante la cerimonia… sapevo che avresti voluto urlare a tutti che il matrimonio non si poteva fare, che io ero solo ed eternamente tuo che nessuno, neanche quello che credevi fosse l’amore della mia vita avrebbe potuto separarci.
So che speravi che mi girassi, dicessi che nessuno era più importante di te.

Avrei voluto farlo.
Davvero.
Ma non potevo.
Avevo giurato e promesso.
Ho messo la mia vita nelle mani di Silente, prima di capire cosa stavo sacrificando.
E non sto parlando della morte, per quanto seguirlo mi stia portando a quello.
Ho sacrificato te… e me… noi.

Il giorno che ci lasciammo, Sirius, ero stato per tutto il pomeriggio nello studio del preside.
So che ricordare quel giorno porterà a galla lacrime e momenti spiacevoli che conseguirono alle mie parole, so che vorresti buttare questa lettera nel camino e forse l’hai già fatto. Forse l’hai già distrutta, ridotta in milioni di piccoli pezzettini, ma ti prego, TI PREGO… se ancora non l’hai fatto continua a leggere, fammi spiegare.
Forse mi odierai ancora di più o forse il tuo cuore si sentirà libero, non lo so…”

Il giovane James prese un lungo respiro, trovando difficile persino pensare, scrivere; guardò ancora una volta fuori, dove un altro tuono rimbombò ferendogli le orecchie. Restava davvero poco e doveva assolutamente finire.
Si chinò ancora sul pezzo di pergamena e ricominciò a scrivere…

“Ma devo dirti la verità.

Avevamo già dato la nostra disponibilità ad entrare nell’Ordine e Silente mi fece chiamare insieme a Lily.
Parlò per una lunghissima ora interrotto ogni cinque minuti dalle domande insistenti di lei.
Non ce la facevo più, ma ascoltavo in silenzio, incapace di dire una sola parola in proposito.
C’erano anche mio padre e i signori Evans convocati perché la questione era delicata.
Voleva che ci sposassimo, Sirius.
Non disse il motivo; quando mai l’ha fatto…
Disse solo che, per il bene dell’ Ordine, era meglio così.
Allora pensai fosse solo per assecondare mio padre, lo sai che voleva che mi fidanzassi con una giovane Grifondoro, aveva anche già qualche candidata e alla fine dell’arringa del preside ecco Lily e mio padre tutti entusiasti dell’idea.
Io mi sono opposto, ho detto che non ero innamorato di lei, che non avevo intenzione di sposarla…
Mi hanno costretto… discorsi sull’onore, l’obbligo verso dio solo sa cosa, blateravano della salvezza del mondo… e ho ceduto.
Sapevo che Silente aveva sempre ragione, che sapeva quel che faceva e lo penso tutt’ora… nonostante mi abbia portato via metà della mia vita.

Quando te lo dissi, speravo che avresti capito quanto mi sarebbe costato giurare amore a qualcuno che non fossi tu, speravo che alla fine tutto sarebbe tornato a posto.

Sottovalutavo tutto.

L’ho sempre fatto.

Ci credevamo i più forti, i migliori.
Noi eravamo sopra qualsiasi legge.
Ma eravamo solo dei ragazzini.

Sai, non ho mai toccato Lily fini a un mese prima delle nozze, quando mi guardò quasi in lacrime e mi chiese cos’aveva lei che non mi piaceva, cosa c’era che non andava nel nostro rapporto.
Avrei voluto rispondere che non c’era nessun rapporto perché non l’amavo, che lei non era te e per questo non potevo neanche abbracciarla.
Ma ancora una volta sono stato un codardo, come lo sono sempre stato di fronte a situazioni importanti.
Ho lasciato che qualcun altro decidesse per me e Silente voleva che io e lei ci sposassimo.
Così l’ho accontentata…

Ed è nato Harry.

La cosa più bella nata da questa relazione fasulla.
Non è il frutto del mio amore per Lily… ma del mio amore per te.
Per questo ho voluto che tu facessi parte della sua vita come suo padrino, per dimostrarti ancora una volta che sei sempre stato tu il mio unico amore.
Lo so che ha gli occhi di Lily, lo so che è anche figlio suo, ma per quanto mi riguarda Harry appartiene più a te che a lei.
Mi ricordo ancora quelle notti passate nel mio letto a parlare di come sarebbe stata la nostra famiglia se noi fossimo stati una “coppia normale”.
Ricordo com’era dormire con la tua testa appoggiata al mio petto e il tuo corpo attaccato al mio.
Ricordo com’era stringerti e stingermi a te.
Ricordo i nostri baci… dolci e teneri quando avevamo bisogno di amore… lenti e lascivi quando volevamo sedurci… violenti e voraci quando non potevamo più aspettare.
Ricordo ogni istante, ogni minuto passato con te.
Quando ancora eravamo solo amici e quando siamo diventati amanti e serbo ancora più gelosamente ogni momento passato dopo la nostra separazione.
Non siamo mai tornati amici, non possiamo più essere amici, amore mio.
Nessuno dei due l’ha mai voluto.

Ma fosse tutto così semplice.
Se solo potessi tornare da te, anche subito, lasciare Lily e, si, anche Harry qui e tornare da te per ricominciare tutto; alla faccia di Silente, del mondo e anche di quel essere schifoso di Voldemort.
Ma Sirius, mio amato Padfoot, compagno di cazzate e dolci momenti… il mio tempo è finito.
Lo sento sulla pelle, dentro le ossa… mi sta corrodendo.”

Un altro tuono scosse James che lasciò cadere la piuma.
Era vicino e lui ancora non aveva finito.
Doveva sbrigarsi.
Doveva dire addio a Sirius e cercare di mettere in salvo Lily e Harry, nonostante la moglie ancora non credesse a quella sua sensazione.
Riprese la piuma e continuò a scrivere…

“Questa sarà l’ultima volta che potrò parlarti anche se nessuno mi crede.
Che strana cosa, nessuno mi crede più… ma penso che sia normale… quando sei abituato a mentire poi succede che qualcuno se ne accorga e improvvisamente sembra che tu abbia scritto in fronte a caratteri luminosi bugiardo.
Comunque tu sai che non mentirei, né scherzerei su una cosa del genere.
Non dopo la morte di mia madre.
Non dopo la morte di tuo fratello.
Se riuscissi a mettere in salvo Lily e mio figlio, ti prego di prenderti cura di loro.
Di Harry, come se fosse tuo.
Dagli l’amore e l’affetto che io non potrò più dargli.
Non condannarlo a causa dei miei errori, forse lui è l’unica cosa buona che ne sia derivata.
Ti amo Sirius Black, come mai ho amato in vita mia.
Completamente, assolutamente e incondizionatamente.
Sei stato sempre il primo pensiero che avevo quando mi svegliavo e l’ultimo quando Morfeo mi accoglieva nel suo abbraccio.
Sei stato l’unico signore dei miei sogni e dei miei incubi; ogni gesto che facevo, ogni decisione che prendevo (quelle poche che ho avuto il coraggio di prendere), tutto ciò che ho fatto vedeva te al primo posto.
Anche se abbiamo sofferto, anche se abbiamo pianto come mai abbiamo fatto per nessun altro.

Ti ricordi quello che mi dicesti una volta?
Stavamo parlando della guerra che imperversava: “questa guerra potrebbe durare per sempre, Jamie” iniziasti “potremmo morire a causa di Voldemort o di quei fanatici di mangiamorte, ma io voglio che tu sappia che il mio amore non finirà solo perché sono sepolto sotto due metri di terra”.
Ti avevo sempre detto che non mi piacevano i discorsi sulla tua morte, a pensarci bene starai pensando la stessa cosa ora riguardo alla mia.
“Riusciremo a sconfiggerlo Pad, ma ti concedo che sarebbe una vita noiosa, dopo” cercai di sdrammatizzare ed entrambi ci mettemmo a ridere. Fu allora che insieme a Moony e Wormtail decidemmo quale sarebbe stato il nostro motto. “Alla fine troveremmo di certo qualche altra sfida, Prongs, tanto c’è sempre qualche esaltato pronto a conquistare il mondo… e se così non fosse, beh, l’ultima grande sfida sarebbe di certo battere la morte… ricordate i Doni di cui parla spesso Silente?”

Alla fine l’ultimo nemico ad essere sconfitto sarà la morte.
Quella elegante signora vestita di nero e desolazione, di odio e disperazione non riuscirà a distruggere quello che ci lega.
Ogni volta che mi penserai o che mi vorrai, sarò sempre lì a sussurrarti all’orecchio che ti amo, all’infinito… come facevo un tempo.
Addio
Prongs”

Aveva appena finito quando lo vide.
Sul vialetto della casa a Deadly hollow si stagliava la figura di Voldemort accompagnato dall’orchestra di tuoni e lampi e pioggia.
James fece appena in tempo a urlare a Lily di mettersi in salvo che già Lui era in casa, la bacchetta sollevata.
Non poteva fare niente, sperava solo che la sua lettera arrivasse a Sirius.
E con il ricordo del suo sorriso ancora in testa sentì Lui pronunciare quelle parole e poi… il buio.

Qualche ora dopo Silente e altri membri dell’Ordine si aggiravano attorno alla casa dei Potter, sconvolti per ciò che era accaduto.
L’unico sopravvissuto era Harry, il figlio di James e Lily, l’unico sopravvissuto all’anatema che uccide, l’unico che era riuscito a far sparire Lord Voldemort.
E aveva appena un anno.
Silente ordinò che fosse portato in un luogo sicuro, fuori dal mondo magico e dai pericoli che avrebbe dovuto affrontare restando lì.
Sirius Black intanto si aggirava per casa Potter, distrutto, insieme a Remus Lupin.
Quella mattina Sirius aveva avuto una brutta sensazione e quando ormai non poteva più ignorarla aveva chiamato Silente ed erano andati a controllare: anche il preside sentiva che qualcosa non andava.
Arrivati alla casa di James, l’avevano trovata in fiamme e il cuore del moro aveva iniziato a battere fortissimo.
Cos’era successo?
Possibile che li avessero scoperti e che…
No, non ci poteva neanche pensare.
Era corso nella casa incurante delle urla di Silente che gli intimavano di non andare, ma non gli importava; doveva assicurarsi che James e Harry stessero bene.
Entrò nella casa e sempre correndo entrò nella cucina, ma niente, il fuoco non veniva da lì, ma dal secondo piano.
Sirius fece per arrivare alle scale, ma si arrestò, così come il suo cuore, quando davanti a lui, all’entrata del salotto, si presentò il corpo esanime di James, il suo Jamie.
Alla fine era arrivato, il Signore Oscuro lo aveva trovato, aveva trovato l’unica cosa preziosa nella sua vita, e non gli bastava avergli portato via tutta la sua famiglia, averla corrotta e sfruttata, ora gli aveva portato via anche la sua unica ragione di vita.
Rimase immobile vicino al suo corpo per quella che gli parve un’eternità, accorgendosi a mala pena che Silente aveva spento le fiamme e che lui, insieme a Moony e i Wesley erano entrati nell’abitazione.
Tutti e quattro erano sconvolti nel vedere James morto, ma nessuno di loro poteva capire ciò che stava passando, neanche Moony che da sempre sapeva ciò che c’era stato fra i due.
Provarono a staccarlo dal corpo dell’amico in tutti i modi, senza successo. L’unica cosa che riuscì a smuoverlo fu il pianto di un bambino.
Si diressero tutti su per le scale, diretti alla fonte del pianto, incapaci di credere che qualcuno fosse potuto sopravvivere ad un attacco di Voldemort.
Sirius aprì la porta, esitante, speranzoso di non aver perso anche il suo figlioccio.
E lo trovò lì, ancora nella sua culla, in piedi con le braccia protese verso la madre che giaceva poco distante da lui.
La camera era praticamente distrutta, segno che Lui aveva provato ad uccidere anche il bambino senza riuscirci, il perché ignoto hai presenti.
Era un miracolo, ma Sirius non riusciva ad esserne felice.
Quante volte aveva sperato che Lily sparisse permettendogli di riavere James, il suo amore e la sua felicità?
Si sentiva terribilmente in colpa anche di non potersi occupare di Harry che ora viaggiava insieme ad Hagrid sulla motocicletta che aveva prestato al mezzo gigante, per andare ad abitare con dei babbani che gli avrebbero sicuramente voluto meno bene di quanto gliene voleva lui.
E mentre anche Harry si allontanava da lui, Sirius stava seduto sull’antica sedia di James, la stessa su cui il ragazzo aveva passato quegli istanti prima di vedere Voldemort, la stessa su cui aveva scritto la lettera indirizzata a Sirius che giaceva ancora intoccata sulla scrivania.
Il moro la guardò per qualche attimo, non capendo nè perché ci fosse scritto il suo nome né perché Jamie gli avesse scritto una lettera.
Srotolò la pergamena e la trovò ovviamente vuota, poiché loro avevano un modo tutto segreto di passarsi i messaggi che risaliva ai tempi della scuola.
“Giuro di non avere buone intenzioni” recitò il moro con voce ancora tremante, cercando di tenere a bada le lacrime che tentavano di uscire dal momento in cui aveva visto la calligrafia del suo ex amante.
Iniziò a leggere, capendo subito che era stata scritta poco prima che James e Lily fossero uccisi e quasi si mise a ridere ricordando quanto l’amico non fosse in grado di iniziare una lettera come fanno tutti.
Lesse, lesse e lesse sempre più velocemente accompagnando lo scalpitare rapido del suo cuore che ad ogni parola accelerava, conscio che chi l’aveva scritta sapeva che non aveva tempo e che aveva pensato a lui. Solo a lui.
Leggendo quella confessione, quella verità che gli era stata negata per così tanto tempo sentì il cuore singhiozzare insieme a lui.
Non sapeva se essere felice o triste o arrabbiato.
Sapeva solo di provare uno strano miscuglio di sentimenti mentre capiva che entrambi avevano sofferto di quella situazione, che entrambi si erano amati senza possibilità di contraccambiarsi.
Sentì Moony avvicinarglisi per capire cosa stava succedendo, lo percepì sbirciare le parole che con tanto amore e sofferenza erano state scritte da James per poi poggiargli una mano sulla spalla, per fargli forza e lasciarlo solo, nell’intimità di quel momento che sarebbe stato perfetto se poco distante l’artefice di quella lettera non fosse giaciuto, morto.
Quando finì di leggerla, cosa resa difficoltosa dalle lacrime che gli bagnavano il volto e gli appannavano la vista ebbe lo strano quanto ippellente bisogno di picchiare Silente, indiretto responsabile di come le cose erano andate dalla metà del settimo anno ad Hogwarts fino ad ora.
“fatto il misfatto” e la pergamena tornò bianca.
Si alzò dalla sedia, speranzoso di non trovarsi veramente il preside davanti e si mise la lettera in tasca, deciso a custodirla e rileggerla per ricordarsi che quell’amore che gli scaldava il petto non era andato perduto del tutto.
Insieme a Remus si diresse all’uscita dove l’Ordine stava parlando delle varie ipotesi che, a parer suo, Sirius non voleva neanche sentire per il momento.
Voleva solo piangere la morte dell’amante e assicurarsi che il suo figlioccio stesse bene, ma non resistette quando Silente provò a fermarlo e la sua mano andò a scontrarsi con la guancia del preside.
Lui aveva messo il suo Jamie in quella situazione, lui l’aveva ucciso, era questo che pensava Sirius, consapevole, però, che Prongs avesse deciso autonomamente di seguire il preside nei suoi piani. Si guardarono ancora un po’ e poi, sotto lo sguardo sconvolto dei presenti, si avviò camminando per la stradina che portava in aperta campagna e quando fu fuori dalla portata di occhi indiscreti scomparve con un sonoro PUFF.
Lacrime che già affogavano i suoi bellissimi occhi grigi e la sua anima.

The end... maybe
 
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VOTO: (2 voti, 3 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 3 commenti
Rif.Capitolo: 2
revy-chan - Voto:
29/06/09 20:54
bwaaaaaaaaah!!! (me piange)ç_ç
Siriuuuus!!! poverino!!! che amore...è commovente!!!bwaaaaaaaah!!! Harry e Draco che leggono le lettere e poi si abbracciano...è una scena bellissima!!! e hai usato dei pairing davvero interessanti!!! e la storia è bellissima!!! continua al più presto che sono troppo curiosa!!! mi inchino alla tua bravura!!!
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Rif.Capitolo: 1
seirychan
27/06/09 16:01
Beh, grazie O///O
è da un po' che volevo scrivere una James/Sirius perchè la coppia mi piace molto. Sinceramente non pensavo neanche che fosse venuta bene perchè è la prima che scrivo su HP. Sono felice che ti sia piaciuta!
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Rif.Capitolo: 1
revy-chan - Voto:
27/06/09 15:48
°O° non ho parole...questa...questa...è bellissima! commovente! James che pensa all'amore perduto poco prima di morire e Sirius che solo si allontana dalla casa in lacrime senza poter tenere con se nemmeno Harry...ç_ç
bellissima! bravissima!
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