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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: TIME OF DYING
Genere: Drammatico, Autobiografico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: ankoku-cross galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/06/2009 21:32:22

Un incubo, le preoccupazioni di una figlia improvvisamente ansiosa nei confronti del padre e... Un aereo per New York che non raggiunge destinazione.
 
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I'LL NOT DIE
- Capitolo 1° -


Canzone: Time Of Dying
Gruppo: Three Days Grace


Le ruote strisciavano rapidamente sul freddo asfalto, producendo un udibile quanto fastidioso suono. Trainato da un passo frettoloso, il roller grigio scuro attraversava ora il luminoso corridoio dell’aeroporto, senza attirare alcuna attenzione, poiché non era il solo artefice di quella mutevole confusione.
«The flight number 5769 is leaving», nemmeno la forte voce dell’altoparlante riusciva a placare la folla, anzi, l’effetto era contrario: le persone cominciarono ad aumentare il passo, dirigendosi il più veloce possibile verso l’imbarco.
«Last call for the flight 5769».
Il pesante roller grigio fu posato a terra e l’uomo cominciò a frugare all’interno delle sue tasche piene. Vi estrasse il cellulare e digitò alcuni degli innumerevoli tasti, poi lo accostò, quasi con violenza, al suo orecchio.

Tu… Tu tu… Tu…

«Pronto?», una voce argentina rispose alla chiamata dall’altra parte dell’apparecchio.
«Maye, sono papà.», parlò lui con il suo tono possente, ma contemporaneamente dolce.
«Ehi, ciao! Sei in aeroporto, vero?», domandai.
«Già… parto tra circa cinque minuti. Tornerò tra sette giorni.».
«Oh. Certo.», alle sue parole sospirai impercettibilmente, «Ascolta…», fui interrotta da una voce estranea, quella della donna che annunciava l’imminente decollo di mio padre: “The flight number 5770 is leaving”.
«Scusami, devo andare. Ti chiamo quando atterro, ok?», scandì lui. Io sospirai per la seconda volta, permettendogli però di udirmi; poi sorrisi tristemente, ma lui non poteva saperlo.
«Si, papà.»
«Mpf, ti voglio bene», mi disse prima di riattaccare.

On the ground I lay
Motionless in pain
I can see my life flashing before my eyes


Caddi volutamente sul letto, con le braccia aperte e una mano stretta attorno al telefono. Fissavo con uno sguardo perso la parete bianca sopra di me, pensando a un qualcosa di indefinito… Ricordo solo che mio padre era partito di nuovo.

Dead I fall asleep
Is this all a dream
Wake me up, I'm living a nightmare


Corse goffamente verso l’imbarco, mostrando il biglietto del volo 5770 ad un uomo vestito di blu. Questi non lo degnò nemmeno di uno sguardo, si limitò soltanto ad estrarre il pezzo di carta dal passaporto e a strapparne un lato, per poi restituirglielo.
«Good flight», gli disse alla fine.
«Thank you», rispose distrattamente (lui) prima di avviarsi all’uscita. Davanti all’edificio, un bus gremito di persone lo attendeva per portarlo di fronte all’aereo che lo avrebbe accompagnato fino alla sua meta. Si creò un piccolo spazio tra la folla e si aggrappò prontamente ad uno dei pali di metallo prima della partenza del veicolo. In quel momento stava osservando le incantevoli sfumature del cielo… e pensava a me. Gli occhi gli brillavano come due comete nell’oscurità della notte. All’arresto del motore, le porte si aprirono e il bus, dopo pochi minuti, fu completamente libero. Lui, rapido come sempre, precedette tutti all’entrata dell’aeroplano e mostrò il biglietto all’hostess. Lei gli sorrise e gli indicò vagamente il suo posto. Non impiegò molto tempo a trovarlo e, dopo aver sistemato i bagagli sotto i suoi piedi e sopra alla sua testa, si sedette comodamente davanti al piccolo televisore installato nel sedile opposto al suo.

I will not die (I will not die)
I will survive


«Can I take your coat?», uno staff gli si era avvicinato e gli aveva gentilmente chiesto se poteva prendere il suo cappotto.
«Yeah, but don’t steal it, please!», gli aveva risposto ironicamente lui. L’uomo sorrise.
«Don’t worry, mister. I‘m a good boy.», anche mio padre sorrise e gli porse la giacca.

I will not die, I'll wait here for you
I feel alive, when you're beside me
I will not die, I'll wait here for you
In my time of dying


Poggiai una mano sul ventre, ascoltando attentamente il mio respiro. Attesi qualche attimo prima di alzarmi e accendere la radio.

“A volte sembra che il mondo ti debba cadere addosso da un momento all’altro.“

Ma che motivo avrebbe per farlo? Un brivido mi attraversò rapidamente la colonna vertebrale, costringendo il mio corpo a distorcersi. Spensi immediatamente la radio. Ero irrequieta, ansiosa, forse insicura… Erano forse questi sentimenti a rendere il mio umore così pieno? Non era gradevole: solo strano, irritante e particolarmente fastidioso. In quel momento mi sarebbe piaciuto sentirmi vuota, senza niente. Avrei voluto non desiderare più nulla, sentire di non pretendere altro dalla vita, di essere soddisfatta di tutto ciò che già possedevo. Era abbastanza.

On this bed I lay
Losing everything
I can see my life passing me by


Il tempo passava lentamente, troppo lentamente per un tipo impaziente come lui. Nonostante avesse passato più della metà della sua vita comodamente seduto su un aeroplano, non si era ancora plasmato quel suo modo di essere irascibile, insoddisfatto e sempre alla ricerca di un qualcosa di… “migliore”. Forse tutto quel tempo gli era solo servito per accrescere i suoi smaniosi desideri di autorità, pari alla portata di grandi personaggi della storia. Peccato per lui che non potesse ottenere tutto ciò che voleva. Questo ha mai scatenato in te il desiderio di porre fine alla tua vita, papà? Sai, io non posso capirlo. “O tutto o niente”.

Was it all too much
Or just not enough
Wake me up, I'm living a nightmare


Erano circa le tre di notte da me, da mio padre forse il cielo non si era ancora lasciato avvolgere dall’oscurità. Io non pensavo a lui, forse lui pensava a me. Non mi importava dove fosse, cosa stesse facendo, chi gli faceva compagnia. Era la sua vita: a me non riguardava. Ma cos’era quella sensazione? Era sempre stato lontano da casa e non mi era mai capitato di preoccuparmi per lui. Perché proprio in quel momento ogni dubbio, timore o quant’altro affiorava nella mia mente? Mi addormentai… e dopo qualche minuto stavo già sognando.

Era tutto spaventosamente nero. Non una luce, un abbaglio, una brezza di calore. Faceva freddo.
«Maye», mi sentii chiamare all’improvviso.
«Maye», di nuovo. Tentai di parlare, ma la mia voce non era udibile. Provai ad urlare, a dimenarmi, ma era come se il mio corpo non volesse obbedirmi.
«Maye, me ne vado.», affermò la voce. La riconobbi solo in quel momento. Era mio padre.
“Perché vuoi andare? Dove vai? Quando torni?”, domandai immediatamente al vuoto. Lo udii sospirare.
«Io non voglio andare. Non so dove vado. Non so se torno.», mi disse, con voce quasi tremolante. Aveva freddo anche lui? Aveva paura anche lui?
“Cosa? Papà… I-io non capisco!”, gli risposi incerta e balbettante.
«Non lo so.», era serio, ma non sembrava voler rispondere a me.
“Cosa non sai?”, ormai tremavo.
«Ciao, Maye.», mi salutò, «Addio, piccola Maye.», aggiunse alla fine.
“Papà!”, gli urlai, sentendo le lacrime che si sforzavano per uscire. “Papà!”, ripetei, ma non ottenni una risposta. “Papà, no! Non andare! Ti prego… Fallo per me!”, singhiozzai lievemente, per poi sussurrargli: “Resta per me.”


Mi alzai di scatto dal letto e ascoltai per infiniti istanti la voce di mio padre che ripeteva continuamente le parole del sogno. Dapprima tentai di capirle, di dare loro un senso, una ragione; ma fui poi travolta dal loro triste e impossibile significato… Lui non poteva dirmi addio così. Era sciocco. Ma la sua voce rimbombava ancora nella mia mente, cosicché mi ritrovai a portarmi le mani alla testa, nel vano tentativo di placare quel fastidioso e doloroso ronzio.

I will not die (I will not die)
I will survive


All’improvviso, le luci interne dell’aereo si spensero, suscitando l’ansia dei passeggeri non dormienti. Il bagliore del sole che tramontava sembrava voler illuminare i volti di quelle persone, per rassicurarle… O forse per far loro capire che era finita?

I will not die, I'll wait here for you
I feel alive, when you're beside me
I will not die, I'll wait here for you
In my time of dying


Si accesero; e si spensero di nuovo. Ripeterono quella danza per circa 23 secondi, finché non andarono totalmente in tilt. La voce del capitano riempì la squallida atmosfera che si era formata in quegl’attimi, tentando malamente di tranquillizzare i passeggeri.
«Niente panico, è quasi tutto sotto controllo. E’ solo un lieve guasto a causa di una turbolenza sempre più vicina…», urlò il pilota. Le voci delle persone si facevano sempre più alte e ansiose, mentre il pianto di qualche bambino spiccava tra esse. Lui non parlava, non ansimava, non mostrava alcun sentimento. Sembrava solo perso nell’immensità dello spazio che vedeva fuori dall’aereo e dalla sua luce che si faceva sempre più tenue: si stava spegnendo lentamente. D’un tratto, mio padre si rianimò e si affrettò a cercare, all’interno del suo zaino, un quaderno e una penna. Li trovò. Poggiò la punta della matita sul foglio, ma l’aereo cominciò a sballare fortemente, impedendogli di tracciare correttamente le linee. Le scosse diventavano più forti attimo dopo attimo e gli strilli dei passeggeri sempre più disperati. L’aereo iniziò crudelmente la sua spaventosa discesa verso la terra: stava precipitando.

I'll wait here for you
I feel alive, when you're beside me


Quel sogno aveva un significato? Voleva avvertirmi di qualcosa? O era solo un’infantile rappresentazione delle preoccupazioni di una figlia improvvisamente ansiosa nei confronti del padre?

I will not die, I’ll wait here for you
I feel alive, when you’re beside me


Il giorno seguente, il telegiornale annunciò l’improvvisa scomparsa di un aeroplano diretto a New York e papà non mi aveva ancora chiamata. Avrebbe dovuto essere a terra, ormai. Mi sorse un crudele dubbio, ma lo allontanai malamente dalla mia testa. Non gli era successo assolutamente niente. E poi, io non sapevo dove fosse diretto. Non mi ero preoccupata di chiederglielo. Probabilmente non doveva andare neanche a New York. Vero? Ma in quel momento non aveva importanza… avrei passato la mia giornata come tutte le altre, cioè senza mio padre che ronzava nei dintorni. Uscii di casa ben coperta e ammirai i fiocchi di neve che si poggiavano delicatamente gl’uni sopra gli altri, senza creare il minimo rumore. Successivamente guardai il cielo nuvoloso e cercai stupidamente di capire da dove partiva la caduta dei fiocchi. Il suono di un clacson mi distolse dalla mia accurata quanto inutile ricerca, invitandomi a studiare il veicolo argentato davanti a me.
«Sarah!», esclamai stupita, osservando la sua sagoma dietro al finestrino trasparente. «Hai comprato una macchina?!», le chiesi, urlando per farmi sentire. Lei mi fece segno di avvicinarmi con un dito e abbassò il finestrino.
«Regalo di Natale ritardato… Carino, eh?», mi chiese ironica. Osservai ancora una volta, ammirata, la macchina prima di rispondere.
«Un vero rottame.», risi della mia battuta. «Un gioiellino, mia cara.», mi complimentai poi.
«Uhm, già.», mi rispose fintamente indifferente. Dopo qualche istante di silenzio, mi guardò con uno sguardo eloquente: «Andiamo a fare un giro?». Non esitai e salii in macchina.

Quando mi fermai davanti casa, accompagnata da Sarah, era già tarda sera. La salutai con un cenno della mano e la ringraziai per la bella giornata che mi aveva fatto passare. Mi aveva totalmente distratta. Mi avvicinai al piccolo vialetto che precedeva l’entrata e solo in quel momento mi accorsi della presenza di due uomini davanti al portone di casa. Erano due poliziotti. Sentendo i miei passi, si voltarono con riluttanza e mi osservarono con uno sguardo tristemente serio.
«Maye Williams?», mi chiesero. Sgranai gli occhi. Non avevo bisogno di spiegazioni. Io sapevo cosa volevano dirmi. Ma non lo capirono.
«Signorina Williams.», mi chiamò uno di loro, ma io mi limitai a fissare il cielo con gli occhi lucidi. «Suo padre è…», continuò, interrompendosi però quando stava per pronunciare la parola che mi avrebbe gettata nell’inferno, «… Suo padre è morto, Maye.».

I will not die, I'll wait here for you
I feel alive, when you're beside me


Non mi scomposi, sapevo già tutto. Continuai a fissare il cielo, aspettando che le lacrime cominciassero a sgorgare, mentre i due uomini mi osservavano in rispettoso silenzio. Dopo qualche minuto, chiesi con una voce estremamente lieve e triste: «C-come è successo?». Un poliziotto sospirò, l’altro inchiodò lo sguardo al terreno.
«L’aereo del suo volo per New York è precipitato.», questa volta sgranai gli occhi, impaurita. New York. Papà stava andando a New York, prima di morire. Era tutto collegato. E il sogno? Si, anche quello aveva un senso logico, uno scopo. Non era una stupidaggine. Era una preparazione. Un modo per impedirmi di subire tutto il peso del dolore in un unico momento… Sarebbe stato troppo anche per me. Abbassai lo sguardo e incatenai i miei occhi a quelli del poliziotto più alto.
«Scusatemi.», con passi lenti ma decisi mi avvicinai alla porta di casa, estraendo un paio di chiavi dalla tasca del mio giaccone. I due uomini mi aprirono un varco tra di loro e infilai cautamente la chiave nella serratura. Ogni suono in quel momento mi era fin troppo percepibile. Mi infastidiva. Volevo il vuoto, il nulla. Non volevo esistere.
«Ah, signorina. Mi perdoni.», mi girai con estrema lentezza verso il secondo poliziotto. «E’ stato rinvenuto questo dalla mano di suo padre.», mi porse un pezzo di carta dalle scritte in inchiostro nero sbiadite avvolto da una busta di plastica trasparente. «Presumo che… Avrebbe voluto che lei lo avesse.», aggiunse alla fine. Afferrai delicatamente il “reperto” e mi voltai, accennando un debole «grazie», verso la porta, per poi chiuderla dietro di me. Passai la rampa di scale e arrivai in camera di mio padre. Mi sedetti sul suo letto, accarezzandone la coperta, ma senza distogliere lo sguardo da quel pezzo di carta bianco. La calligrafia era quasi incomprensibile, difficile da leggere.

I will not die

“Ciao Maye. Ti sembrerà stupido sentirtelo dire con tanta naturalezza, ma… Sto precipitando, sto per morire. Spero che questo messaggio ti sia stato consegnato, perché voglio che ti rimanga qualcosa di me. Qualcosa che condivideremo nel cuore. Ti offro la mia anima in questo piccolo foglio, e questo ti deve ricordare quanto ti voglio bene. Addio, Maye.”

I'll wait here for you

«Papà…», singhiozzai, lasciando che le amare lacrime rigassero il mio viso… e bagnassero quel piccolo foglio, l’oggetto più importante che mio padre mi avesse mai regalato. «Ciao papà; addio…».

In my time of dying

«Addio».
 
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