Naminè a piede libero per inseguire le tracce di Roxas e tornare con lui, quando pensava che si può essere felice anche se si è Nessuno
Conclusa: Sì
Fanfiction pubblicata il 04/06/2009 17:56:45
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una piccola OneShot...e suppongo abbastanza pwp...in sostanza manca d'azione visto che non inizia nessuna avventura, come al solito ho cercato di mantermi il più fedele possibile ai personaggi originali, non ho molto da dire su questa, solo che dopo essere sprofondata nel mio periodo Marluxia, e averlo accoppiato con tutti, volevo fare qualcosa con lui e Naminè, il che non vuol dire intesi per forza come coppia anche se mi ispira anche questo pairing °^° ci penserò appena la scuola mi permetterà di respirare.
Kima
Camminava per le strade di The World That Never Was ansiosa, e svelta, stringendosi al petto quel misero blocco di fogli che era sempre stata la sua vita, come se potesse morire all'improvviso lasciandolo.
Allo stesso tempo si guardava attorno intimorita e incuriosita, come il topo di campagna che per la prima volta vedeva la città, proprio come Axel le aveva raccontato una volta.
Anche Roxas l' aveva sentita quella storia, era da lì che aveva cominciato a incuriosirsi così tanto da voler andare via e vedere il mondo esterno.E Roxas ci era andato in città, come il topo di campagna a trovare suo cugino, e anche Roxas aveva trovato Qualcuno, però non era più tornato.Lei non avrebbe mai voluto uscire fuori se non fosse stato per andare a cercare lui, nonostante Marluxia, nonostante Larxene, nonostante tutto si trovava bene nella sua stanza a disegnare - non aveva mai fatto altro - e quando Axel veniva a trovarla e tutti e due stavano insieme a Roxas pensava di essere felice.
Aveva deciso di sentirsi in colpa, perchè lei stava prigioniera in quella stanza, mentre Axel andava fuori alla ricerca di Roxas facendo imbestialire Marluxia.
Aveva deciso di sentirsi in colpa anche per Axel, perchè anche se lui le rivolgeva spesso parole gentili, non sembrava minimamente toccato dal fatto che solo lei subisse l'ira di Marluxia, senza considerare che era causata principalmente da Axel che sfuggiva al suo controllo. Forse, pensava, Axel lo considerava giusto, perchè lei non faceva niente per ritrovare Roxas e non si impegnava nemmeno un po'.
eppure anche lei voleva ritrovarlo, almeno quanto lo voleva Axel.
E aveva deciso di sentirsi in colpa, scoprendosi a sospettare che Axel lo facesse apposta e convincendosi che se davvero Axel l'avesse trovato non avrebbe mai deciso di condividerlo con lei.
le avrebbe detto che aveva fatto tutto da solo e l'aveva trovato lui per primo, perciò lei non ne aveva nessun diritto.
Percio', pensava camminando per quelle strade con le insegne al neon che sembravano un labirinto, se fosse stata lei a trovare per prima Roxas avrebbe almeno potuto illudersi che Axel gliel'avrebbe lasciato, almeno un po' all' inizio.
Eppure guardandosi intorno in quella città nonostante i neon intermittenti pensò che anche in quel posto sarebbe stata bene se con lei ci fosse stato Roxas.e ogni passo che faceva iniziava a sentire sempre di più di essere libera, e iniziò a camminare più lentamente e più sicura fra quelle strade nere che non conosceva.Era affascinante sapere di essere l'unica cosa bianca lì in mezzo e muoversi senza la paura di sbagliare che aveva ogni volta che disegnava per ore seduta sulla sua sedia bianca nella sua stanza bianca sentendo la pesante presenza di Marluxia alle sue spalle che controllava ogni minimo tratto dei suoi pastelli.
Non avrebbe mai potuto sbagliare perchè non sapeva dove doveva andare, ma sentiva che ogni passo la avvicinava a Roxas allontanandola dal castello.Si chiese se anche lui avesse provato quelle sensazioni abbandonando l' organizzazione e se magari avesse percorso le stesse strade che in quel momento attraversava lei.
Allentò per un pò la stretta al blocco di fogli che teneva in mano camminando per un po' senza pensare a nulla e guardando solo in alto le luci che lampeggiavano a intermittenza, verdi, blu, gialle, rosa.
era strano che con tutti quei colori la città non fosse illuminata.
Sussultò all'improvviso quando gli occhi gialli degli heartless che la spiavano dai muri si puntarono tutti su di lei e si accorse vedendoli muovere che non erano neon anche quelli.
Anche se non fecero niente per attaccarla, nemmeno uscirono dal loro nascondiglio e quasi persero subito attenzione - come se lei fosse meno di Nessuno - Naminè strinse forte il blocco, senza preoccuparsi dei fogli sgualciti ai bordi per la forza con cui li teneva, e si affrettò sulla strada, che dopo quell'incontro le sembrò molto meno tranquilla di quanto non fosse prima, e sperò di arrivare presto alla fine, e vedere altri posti che comparivano nella sua mente anche se lei non ci era mai stata, e molto più belli di quella città sporca.
Adesso il rumore dei suoi passi più che farle compagnia faceva solo aumentare per contrasto l'enorme silenzio che regnava lì in mezzo ai palazzi, e le dava solo un terribile senso di vuoto e angoscia e all'improvviso ogni angolo le sembrava nascondere un qualche pericolo, ogni ombra sembrava seguirla.
Si fermò per un attimo ansante e riprese fiato rimando immobile.Quando finalmente smise di sentire il pesante rumore del suo respiro si accorse che l'eco dei passi dietro di lei continuava, lento, e sempre piu' vicino.
volto' l'angolo all'improvviso infilandosi nelle stradine più piccole sperando quasi di poter sparire nel buio anche lei.Si guardava intorno boccheggiando disperatamente alla ricerca della via d'uscita, e mentre andava non pensò neppure per un'attimo che forse quell' insegna l'aveva gia' vista e da lì ci era già passata e svoltando l'angolo si trovò a battere contro il muro e i fogli del suo album volavano qua e là come piume. Si chinò velocemente a raccogliere i fogli senza preoccuparsi di metterli nell'ordine preciso che amava usare nella sua stanza, quando perdeva ore a sistemarli per trovare il modo in cui stavano meglio.Sentiva strapparsi i minuti e i secondi come i disegni nella fretta di raccoglierli insieme ai colori e andarsene da lì, e forse anche il suo cuore si sarebbe strappato se ne avesse avuto uno quando finalmente la paura le fece improvvisamente capire che non avrebbe fatto in tempo a raccoglierli tutti quanti. Se li strinse piu' forte che poteva contro il petto chiudendo gli occhi ancora piu' stretti delle mani sui fogli e trattenne il respiro, sperando che i passi si allontanassero e andassero cosi' lontani da non sentirli più. Li aveva passare vicinissimo dietro di lei e poi più niente. Si disse di aspettare ancora un altro pò, scoprendosi incapace di fare anche il minimo movimento, per aspettare di essere totalmente al sicuro. Riuscì finalmente ad alzare appena gli occhi sul muro di fronte a lei e non riuscì a fare altro che restare immobile nel vedere l'ombra proiettata su di esso, a intermittenza, verde, blu, giallo, rosa.
E mentre si sentiva come un moscerino catturato nella tela del ragno, l'unica inutile cosa che l'ombra nera avvolgendosi su di lei le faceva pensare era una mantide religiosa che aveva trovato nei suoi ricordi, vista in un prato in cui lei non era mai stata.
Ed era già inutilmente tardi quando cercò di sfuggirgli sbattendo con le spalle al muro e peggiorando solo di più la situazione. Lo guardò senza dire nulla e senza avere nemmeno la forza di tremare, cercava di sforzarsi pensando a qualsiasi cosa ma non le veniva in mente nulla, se non che le luci dei neon su di lui avevano un effetto irreale, accarezzandogli i capelli e facendo brillare il filo della falce e il manico, e coloravano in modo strano i riflessi del leather nero del cappotto.Sembrava molto più affascinante, ma era solo più pericoloso.
Lui la degnò appena di uno sguardo, con quell' aria altezzosa e quella specie di sorrisetto maligno e Naminè avrebbe continuato a credere di essere stata presa in giro e che lui la teneva d'occhio da quando aveva lasciato la sua stanza, forse da quando si era alzata dalla sua sedia, o forse era stato proprio lui a lasciarle la porta aperta apposta per farla uscire e divertirsi a vederla illudersi in quel modo. E avrebbe continuato a crederci anche mentre Marluxia le passava la falce dietro la vita per portarsela più vicino con uno dei suoi soliti movimenti raffinati e una lentezza così esasperante che Naminè pensò che se era nel suo destino essere strappata a metà come uno dei suoi fogli avrebbe voluto almeno che lo facesse il piu' in fretta possibile.
- per fortuna Axel mi ha avvertito in tempo della tua scappatella, dove pensavi di poter arrivare?
Naminè l'aveva guardato perdendo di nuovo qualche pastello, sentendolo rotolare più in là vicino ai suoi piedi sull'asfalto nero, e si inchiodò sul posto guardando Marluxia con una strana espressione, quasi si sentisse mortificata per non riuscire a muoversi più. Lui sembrò non apprezzarlo molto, dalla smorfia che lei alzando appena gli occhi riusciva a vedere, e facendo particolare attenzione a non tagliarla la strattonò con un pò più di forza.
Non aveva nessuna difficoltà a immaginare axel, nel castello, alzare le spalle e gesticolare con quelle sue lunghissime braccia con quel sogghigno ironico che faceva sempre e dire qualcosa del tipo<in guerra e in amore tutto è concesso, baby>e capì che se fosse tornata dentro non sarebbe più riuscita a uscire e non avrebbe mai ritrovato Roxas.
Tutta tremante alzò le mani tenendo stretto il blocco fra lei e Marluxia, come uno scudo e i suoi pastelli come se fossero un' arma.
Marluxia sgranò gli occhi per un attimo, dalla sorpresa, e le labbra gli si incresparono in un sorriso seriamente divertito mentre abbassava la falce.Le strappò il foglio di mano con un gesto brusco e lo accartocciò sotto i suoi occhi ridendo sempre più forte e poi fermandosi all'improvviso.
- non penserai di poter usare i tuoi poteri su di me, sei patetica.
lei si raggomitolò contro il muro, accartocciata come il suo disegno e le braccia strette al petto, serrando gli occhi come se così anche lui potesse davvero sparire.
continuava a sentire il suo fastidioso sorriso e le sue parole dure che continuavano a ripetersi nella sua testolina.
- non posso tornare indietro.
Marluxia alzò un sopracciglio e accentuò il sorriso.
- non puoi?
- non voglio.
Marluxia scosse la testa e fece un passo avanti, e Naminè sentì chiaramente che aveva calpestato uno dei suoi pastelli a cera.
- vedi...non e' questione di cosa tu voglia o non voglia fare, è che non puoi fare altrimenti.Dove pensi di potere andare?ogni posto pullula di heartless, e di uomini, e di mille altri pericoli, che non aspettano altro che un minuscolo bocconcino come te...
E in quel momento si rese conto che davvero gli heartless che li spiavano interessati e tutti ammassati nel buio davvero non l'avevano aggredita prima solo per la presenza di lui nei dintorni, e che davvero come delle iene stavano solo aspettando che il leone avesse finito per prendere ciò che restava di lei.
Ma Naminè si liberò dalla presa della mano guantata che le stringeva il mento e lo guardò più convinta di prima, lei non voleva essere schiacciata come quello stupido pastello di cera sull'asfalto.
- io devo andare da Sora, devo trovare Roxas.
Marluxia rise, e Naminè si convinse definitivamente che in nessun altro mondo poteva esserci qualcosa di più terribile di lui.
- non solo sei patetica, ma sei anche stupida.Come pensi che ti accoglierebbe dopo che hai giocato finora con la sua memoria?...pentirsi ora sarebbe un pò troppo facile, non pensi?
Quell' ultima frase la distrusse più di qualunque altro insulto e cercò di aprire la bocca, ma lui la zittì con un gesto della mano guardando divertito la sua espressione smarrita.
- a vederti non si direbbe proprio, eppure sei davvero una streghetta ipocrita. Hai fatto delle cose spregevoli al custode, di conseguenza le hai fatte a Roxas...pensavi davvero che avresti potuto vivere così felice e contenta?
Naminè abbassò lo sguardo colpevole.
- ora non fare quella faccetta dispiaciuta, sai qual' è la cosa giusta da fare.
commentò porgendole la mano e lei abbassò la testa rassegnata.
Marluxia rise, e Naminè si convinse definitivamente che la sua libertà non c'era mai stata.