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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: *HARUTSUKI*
Genere: Comico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC, AU
Autore: niobe88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/06/2009 19:44:18

Ma poco importava, dopotutto: perché lei avrebbe approfittato di quell’occasione per far perdere la faccia a Sesshomaru no Taisho una volta per tutte.
 
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UNICO
- Capitolo 1° -

-Rin-chan...-
-Cosa c’è?-
-Non sono sicuro che sia una buona idea.-




Nakatsu, mordendosi il labbro, distolse lo sguardo dalla vetrata per posarlo sulla sua compagna di classe.
Una ragazzina pelle e ossa dai folti capelli neri gli lanciò un’occhiataccia che lo fece rabbrividire.

-Vuoi ancora uscire con me?-.
La voce era tagliente quanto il suo sguardo.
-S-si, ma io...-
-Allora taci! Vedrai che andrà bene, non è il caso di farsela sotto!-.



Rin tornò a guardare l’interno del ristorante, alzando il cellulare impostato sulla telecamera per inquadrare meglio la scena. Rabbrividì quando uno sbuffo più forte di vento notturno le gelò le gambe nude, e cominciò a pentirsi di non aver trovato un po’ di tempo per togliersi la divisa alla marinara della scuola media dove aveva ufficialmente conosciuto l’inferno.
Non fuoco, non diavoli con le corna e i forconi o paludi piene di cadaveri in decomposizione: da un anno a quella parte, Rin Kaze aveva scoperto che l’inferno consisteva in un’ora di lunedì e due il martedì, giovedì e venerdì, un appuntamento quotidiano con le lezioni di matematica svolte da quello che doveva essere Lucifero in persona sotto le mentite spoglie del professor Sesshomaru no Taisho.



-Quel figlio di put...!-.
La voce di Rin fu improvvisamente coperta dal rumore di un’auto di passaggio, e nessuno sentì il resto della frase, neppure il ragazzo bruno al suo fianco che ogni tanto le lanciava qualche occhiata soddisfatta da dietro i suoi enormi occhiali rotondi.
Era un periodo in cui sparava parolacce a raffica, oltre che mangiare continuamente liquirizie e saltare sul letto con una spazzola in mano da usare come microfono lasciandosi fracassare i timpani dalla musica dei Linkin Park o di Avril Lavigne.

Rabbrividì ancora, mezzo seduta a terra e con una puzza di rifiuti attorno a lei che a fatica riusciva a ignorare, senza staccare lo sguardo dall’interno dell’HaruTsuki, quello che doveva trattarsi davvero di un ristorante di gran classe.
Tutto sembrava luccicare d’oro, il pavimento, le pareti, persino quei tre enormi lampadari con i pendenti di cristalli brillavano così tanto da far quasi venire il mal di testa.
La musica di un gruppo di violinisti in smoking accompagnava quelle che sembravano essere cene prelibatissime (nello scorgere un cameriere con un piatto di insalata ai frutti di mare, un improvviso brontolio allo stomaco ricordò a Rin che non aveva toccato cibo dall‘ora di pranzo).

I suoi occhi color caffè vagarono fra i vari tavoli addobbati con vasi di fiori e tovaglioli aperti a ventaglio, soffermandosi ancora su quello al centro della sala, quello con le candele rosse dove una donna vestita di nero ridacchiava per chissà quale battuta, accarezzandosi le labbra con le dita, sbattendo le ciglia, accavallando le gambe, e un profondo senso di fastidio le fece inarcare le sopracciglia dandole prurito su tutto il corpo.
E davanti a quella donna, sempre serio, sempre così dannatamente composto con i piccoli occhiali sul naso e i lunghi capelli legati in una coda bassa, c’era l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto invitasse sua madre a uscire a cena.



Perché, ovvio, il suo professore non poteva limitarsi a rovinarle la vita a scuola, quando faceva sentire i suoi alunni dei vermi se sbagliavano qualcosa e faceva assaggiare le pene dell’inferno a chi scopriva chiacchierare durante la lezione.
Ora Sesshomaru no Taisho sembrava aver deciso di rovinarle l’intera esistenza, anche al di fuori di quel maledetto edificio scolastico.


Ma era anche colpa sua: e si era tirata tantissimi colpi in testa, si era data della stupida tutta la notte per l’aver permesso a sua madre di andare da sola ai colloqui di metà anno.

Eppure lo sapeva: non era sempre la stessa la reazione che avevano la sua professoressa di giapponese (quella sessantenne grassa come una botte) e quella di educazione fisica (una donna rifatta da capo a piedi con orribili capelli biondo cenere) quando Sesshomaru no Taisho passava loro davanti?
E poi, quando lei e le sue compagne si mettevano a sparlare di lui, senza farsi scrupolo di usare le parole più subdole del mondo, non c’era sempre qualcuna che finiva col sospirare mentre ne elogiava l’aspetto?



Avrebbe dovuto perlomeno immaginare la reazione della madre al suo ritorno, quando invece si era solo preoccupata che quel maledetto non aprisse bocca sul suo ultimo compito in classe (Rin ricordava ancora con nostalgia le scuole elementari, dove la dolcissima maestra Higurashi le faceva sempre i complimenti per i suoi continui 95 in matematica).

Ma Kagura Kaze, invece di essere furiosa e sequestrare i suoi adorati CD per un mese, era tornata tutta sorridente, saltellando per la casa come fosse immersa in un mondo di nuvolette rosa e zucchero filato. L’aveva anche sgridata, dopo, perché non le aveva mai detto di avere un insegnante del genere.
E si era pure arrabbiata a morte quando lei l’aveva interrotta sostenendo che quell’uomo era solo una gran testa di c…



-Ti piace il cinema?-.


Rin interruppe il flusso scorrevole dei suoi ricordi, distogliendo l’attenzione dalla vetrata del ristorante per guardare il ragazzo inginocchiato accanto a lei.
-Prego?-

-Bhe...- Nakatsu sorrise e nascose una mano tra i folti capelli color castagna. -Pensavo che potevamo andare al cinema! Se ti piace la fantascienza c’è un film che volevo...-


-Ma fa come ti pare!- sbottò Rin senza preoccuparsi di lasciargli concludere la frase.
Aveva troppi pensieri per la testa, uno peggiore dell’altro, e ricordarsi che per la settimana prossima aveva promesso un appuntamento a quell’idiota appassionato di Star Trek non l’avrebbe aiutata a calmarsi.



Tornò a guardare Kagura, i capelli raccolti in un elegante chignon e sulle labbra quel rossetto francese che usava pochissimo per paura di consumarlo, ma che le stava d’incanto.
Quella stupida di una madre si era fatta in quattro per farsi bella per uno come quello senza dar retta a lei e alla sua promessa di combinarle un appuntamento con Brad Pitt se avesse rifiutato l’invito del suo professore.
L’aveva avvisata che avrebbe passato la cena a parlarle del teorema di Pitagora e che a fine serata le avrebbe fatto fare una verifica scritta, col risultato di essere stata spedita a cambiare la sabbia della lettiera del gatto.

Ma poco importava, dopotutto: perché lei avrebbe approfittato di quell’occasione per far perdere la faccia a Sesshomaru no Taisho una volta per tutte.



Era stata una fortuna sfacciata scoprire che avrebbero cenato all’HaruTsuki, il ristorante dei genitori di Nakatsu. Giusto due mesi prima c’era stata con tutta la classe per il suo compleanno, e avevano pranzato con i loro famosi spaghetti al sugo all’italiana, che facevano venire l’acquolina in bocca solamente a guardarli.
Aveva dovuto rinunciare a tutti i ventimila yen del suo salvadanaio (e a quei bellissimi stivaletti del negozio accanto a casa per i quali stava tanto risparmiando), e aveva dovuto fare la carina col suo compagno e promettergli un appuntamento per riuscire a farlo collaborare.
Eppure, ora che era lì, col cellulare in mano e il fratello maggiore di Nakatsu che si stava avvicinando al tavolo travestito da cameriere, con un ghigno maligno sul volto si convinse che alla fine ne era proprio valsa la pena.

Premette subito il tasto REC e puntò il cellulare verso il fratello del suo compagno di classe (che aveva la sua stessa faccia da tonno e il naso simile alla schiena di un dromedario) con un tovagliolo piegato sul braccio e la sua brocca di acqua col ghiaccio nell'altra mano.
Lui avrebbe detto “Un omaggio dalla casa”, e avrebbe versato l’acqua addosso al suo odiatissimo professore.

E lei avrebbe ripreso Sesshomaru no Taisho, l’uomo sempre calmo e sempre perfetto, bagnato da capo a piedi, che magari si sarebbe alzato e avrebbe alzato la voce (Lui alzare la voce? Questa era buona), o avrebbe preso il fratello di Nakatsu per il colletto della camicia e perso la ragione (Lui che perde la ragione..? Sarebbe stato fantastico); avrebbe immortalato quel meraviglioso momento di umiliazione e lo avrebbe tramandato ai posteri, lo avrebbe messo su youtube, avrebbe creato un forum appositamente incentrato su quel meraviglioso filmato e sarebbe stata acclamata come eroina della scuola senza che il suo professore sapesse mai chi fosse stato a umiliarlo su scala mondiale.

E Kagura sarebbe tornata a casa e le avrebbe raccontato che razza di smidollato fosse quell’uomo e quanto lei si fosse sbagliata sul suo conto, e nessun altro essere di sesso maschile si sarebbe più intromesso tra loro (a parte Buyo, ma il gatto era di poco conto) e avrebbe rovinato l‘amicizia tra lei e sua madre.




-Ci siamo!- sussurrò il suo compagno con voce emozionata, e Rin non riuscì a non sorridere mentre sollevava il telefonino e inquadrava il suo insegnante alzare lo sguardo verso il falso cameriere che li aveva appena raggiunti.

Vide il fratello di Nakatsu muovere le labbra per dire qualcosa, lo vide sorridere e sollevare la sua brocca piena d’acqua, e poi vide tutto nero.


Rin sbatté le palpebre, distolse gli occhi dallo schermo scuro del cellulare e guardò la vetrata del ristorante, oltre la quale un grosso uomo in giacca e cravatta si era spostato per salutare una famiglia su un tavolo lì affianco, coprendole la visuale.
-E NO!- tuonò lei con rabbia, facendo sobbalzare il ragazzino seduto al suo fianco. Cercò di spostarsi, ma lo sconosciuto le bloccava completamente la visuale proprio al punto cruciale della scena.

-Stupido idiota obeso! Giuro che se non ti togli subito vengo lì e ti prendo a calci in c...!-



Ma non ebbe il tempo di finire la frase, che l’uomo, effettivamente, si spostò.
Rin allungò il collo e cercò la madre con lo sguardo, ma si accorse con stupore che il tavolo era vuoto, e che il fratello di Nakatsu era seduto a terra, intento a massaggiarsi la guancia, mentre tutti nel ristorante si erano voltati nella sua direzione.


Rin, non capendo cosa fosse successo, schiacciò il naso contro il vetro e cercò di vedere dove fossero Kagura e il suo professore, senza riuscire a trovarli da nessuna parte.
Stava per chiedere dove diavolo fossero finiti, quando sentì un suono simile a quello di un campanellino, e il rumore di scarpe col tacco che sbattevano furiosamente contro il marciapiede.
Lei e il suo compagno guardarono l’entrata del vicolo nel quale si erano appostati, e subito si nascosero dietro due cassonetti dei rifiuti, cercando di ignorare l’odore di marcio e formaggio andato a male che subito aveva pizzicato fastidiosamente le loro narici.

Rin si tappò il naso, e trattenne un verso di sorpresa quando vide sua madre camminare sul marciapiede, l’espressione furiosa sul volto, e completamente fradicia.
Un attimo dopo, Sesshomaru no Taisho fece la sua comparsa, afferrandola per il polso e costringendola a fermarsi.


-Perché lui è asciutto?- domandò Rin a bassa voce, tendendo le orecchie al massimo per capire cosa si stessero dicendo, senza ottenere nessun risultato soddisfacente.
-Perché? Non doveva bagnare lei?-.

La ragazza, irrigidendosi, si voltò lentamente verso Nakatsu, lanciandogli uno sguardo di fuoco.
-…Stai scherzando, vero?-. Lui sbatté le palpebre.
-N-no, io...-
-E, di grazia, perché diamine avrei dovuto fare questo a mia madre?!-.

Il suo vicino di banco arrossì di punto in bianco, imbarazzato sotto l’occhiata velenosa di Rin. -Non.. non lo so.. Io...-
-Io so che tu ti puoi anche scordare di uscire con me, e che quell’altro pezzo di idiota di tuo fratello mi restituirà tutti i miei soldi fino all’ultimo yen!-.


Rin non si preoccupò di vedere la reazione di Nakatsu, e tornò a fissare il suo genitore tremare sotto lo sguardo dell’uomo che la stava ancora tenendo per il polso.
Illuminato dalla pallida luce di un lampione, riuscì a scorgere il suo volto, e si accorse che stava per scoppiare in lacrime.

Sentì un nodo stringersi con forza dentro la gola, un improvviso senso di colpa che le attorcigliò lo stomaco nel comprendere fino a che punto dovesse essere imbarazzata in quel momento.
Forse Kagura aveva capito in che stato doveva essersi ridotto il suo trucco, perché subito cercò di coprirsi il volto con la mano libera, cominciando -con sommo orrore della figlia- a singhiozzare.


Sesshomaru no Taisho, col suo solito sguardo ghiacciato, si abbassò su di lei e le sussurrò qualcosa tra i capelli, a voce troppo bassa perché Rin capisse cosa le avesse detto, se un’offesa al suo viso rovinato o un qualche tentativo di farla smettere di piangere.
Lo vide lasciarla, togliersi la giacca, poggiarla sulle spalle della donna e contemporaneamente avvicinarla a se.



Quando lei si decise ad alzare lo sguardo verso il suo, la baciò.




La mascella di Rin fu sul punto di crollare sull’asfalto.
-Ma vaffan...!-.




Kagura e Sesshomaru si allontanarono subito, voltandosi verso la ragazzina che aveva appena fatto la sua comparsa da dietro un cassonetto dei rifiuti.


-Kaze?-
-R-Rin...?!-








…Oh,
Merda!


















°°°



Er, allora.. *Si affaccia da un angolino. Schiva il primo pomodoro*.
Vi starete chiedendo cosa diamine sia questa roba u.u".. a dire la verità non lo so nemmeno io ^^" *schiva il secondo pomodoro*. Era un'idea idiota che avevo in mente da un pò, ma non l'ho scritta perchè io stessa mi rendevo conto di che cavolata si trattava XD! Però.. ecco, rorochan ha indetto un contest sulle storie edite *___* (fà pubblicità), e siccome quelle che avevo già scritto non andavano bene, ho completato questa e l'ho spostata qui ^.^ *abbassa la testa ed evita un una sedia*.
So già che non vedrà neppure l'ultimo posto, ma ci tenevo a partecipare in qualche modo =). Spero in un mezzo premio di consolazione >_>".

Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere questa cosa ^__^", anche se ora sarà tra quelli che mi stanno lanciando la verdura XD *un tonno le finisce in faccia*.
Tornerò al mio esame di letteratura angloamericana (ARGH!).
Un bacio a tutti quanti ^x^ *Qualcuno sguinzaglia i cani*



Niobe88
*fugge*


(Piccolo appunto: Kaze significa "vento"; ho pensato fosse carino come cognome per la figlia di Kagura =P)

 
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VOTO: (2 voti, 3 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 3 commenti
paffy333 - Voto: 03/06/09 17:33
carina!!brava !!!!^^
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niobe88 03/06/09 01:24
*__* Graziese!
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kirara95 - Voto: 02/06/09 20:05
waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Tu non ti immagini neanche lontanamente quanto ho riso leggendo questa ff xDDD
Oddio, è stupenda!! (altro che ultimo posto ù.ù Io ti do 5 stelline)
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