torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: BLIZZARD
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: journoir galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/06/2003 16:36:15

buahahah...^^...non vi assicuro che vi piaccia!!(notare il titolo...eheheheh...:p)
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
L`INCONTRO
- Capitolo 1° -

Il vento, fortissimo, pareva quasi voler sradicare gli alberi, ma Zard restava immobile, seduto sull’orlo di un dirupo osservando l’isola che gli stava di fronte. I suoi capelli castani, ormai lunghi, e la tunica, sgualcita dal troppo uso, si muovevano appena, come scossi da una leggera brezza estiva. Il ragazzo aprì gli occhi verdi: un lampo di rabbia passò nel suo sguardo. Fece ruotare un dito nell’aria e quella cominciò ad avvolgersi e torcersi fino a formare una piccola tromba d’aria che, a un cenno irato di Zard, andò ad infrangersi contro una scogliera poco lontano con un fragore assordante: era arrabbiato. Era arrabbiato come lo era stato negli ultimi due mesi, terribilmente arrabbiato. Si sdraiò sulla fresca e umida erba. Il pallido sole faceva capolino dall’orizzonte nel cielo lattiginoso. Zard cominciò, come faceva spesso, a ripensare ai suoi vecchi vestiti: la maglietta dei Nirvana, i pantaloni di almeno due taglie in più e le sue Cat. Gli avevano fatto tenere solo le sue All Stars, quei maledetti! Ripensò anche a quel Marzo fatidico, e a quel maledetto giorno in cui tutto ebbe inizio: il giorno in cui quel vecchio straniero era arrivato nel piccolo e sperduto villaggio di Kweila, un mucchio di casette arroccate su una montagna, niente di più. Zard aveva capito subito che non si trattava di un uomo comune: aveva un nonsochè che lo rendeva diverso. L’aveva detto a suo padre, ma lui l’aveva fatto tacere.< Sarà il solito straniero in pellegrinaggio al santuario > gli aveva risposto. Il vecchio aveva affittato una camera alla piccola locanda, ma vi si recava solo di notte. Il resto della giornata lo passava a passeggiare per il paese e per le campagne circostanti osservando i ragazzi dilettarsi in giochi infantili. Uno di questi era stato ideato da Zard, poiché era l’unico che fosse in grado di attuarlo. Consisteva nel nascondersi aspettando che le ragazze passassero. All’arrivo delle coetanee, Zard faceva nascere una brezza abbastanza forte da sollevare le gonne delle ragazzine. Un giorno lo straniero fu testimone di questo piccolo scherzo ma, invece di ammonire i ragazzi, come facevano tutti gli adulti, rimase nell’ombra a ridacchiare. Quando il gruppetto di amici si fu disperso e l’unico rimasto fu Zard, il vecchio gli si avvicinò.
Con voce roca disse: <Bravo figliolo, un trucchetto davvero ingegnoso. Come ci sei riuscito?>
<Non lo so > rispose il ragazzo alzando le spalle.
<Non lo sai, eh? Uhm…da quanto tempo hai questi poteri?>
<Poteri?>
<Si, fare nascere brezze, raffiche di vento…>
<Ah, quello! Non saprei, da sempre credo >
Lo straniero lo fissò con gli occhi cisposi, incredulo. <Chi è tuo padre? Portami da lui!>, ordinò come preso da una fretta improvvisa.
Zard, divertito, chiese: < E perché dovrei farlo, vecchio?>
< Perché lo dico io!> rispose l’uomo con tono imperioso guardando il ragazzo con occhi severi che, però, nascondevano un velo di malinconia. Una violenta raffica di vento li circondò, mentre i due si fissavano negli occhi, l’uno con un certo divertimento nello sguardo e l’altro stupito dall’azione improvvisa del vecchio.
Zard abbassò gli occhi e condusse il vecchio attraverso le viuzze tortuose fino alla sua piccola ed umile casetta. L’uomo la osservò a lungo prima di entrarvi. Era una casa come tutte le altre, fatta di pietre e legno, piccola: aveva solo tre stanzette. Il vecchio lo sapeva. “La sento. E’ forte e presente. Occupa tutta la casa” pensò tra sé e sé l’uomo. Chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo per raccogliere la sua potenza: una brezza leggera spazzò tutte le cartacce dalla strada, scosse i panni stesi ad asciugare. Poi li riaprì: tutta la vecchiaia pareva essere scomparsa da quello sguardo ora fiero e sicuro di sé. Mosse un passo ed entrò in quella casa come avrebbe fatto se fosse stata sua. Zard era rimasto a osservare ogni singolo movimento compiuto da quello strano tipo ed, ora, lo guardava con un misto di rispetto e invidia. Il vecchio lo sapeva.

Nella piccola stanzetta c’era solo un tavolo di legno grezzo, molto massiccio e rude, un caminetto polveroso ed una credenza di legno che un tempo doveva essere stata molto fine ed elegante me che, ora, assalita dalle tarme, sembrava sul punto di rompersi. Seduto al tavolo c’era un uomo dall’aspetto rude e rozzo che sorseggiava un bicchiere di un liquore che doveva essere molto economico e molto forte: l’odore si sentiva sin dalla porta d’ingresso. Si volse e cercò, non senza fatica, di mettere a fuoco le due figure che stavano sull’uscio.
<Chi è?> gridò l’uomo con voce possente.
<Papà, sono io, Zard…e questo è quel vecchio, lo straniero che alloggia alla locanda…>
<Sì, sì, ho sentito parlare di voi…che siete venuto a fare qui?>
< A parlare di vostro figlio > rispose il vecchio.
<Che ha fatto stavolta? Vi ha dato fastidio?>
<No, no, anzi. Sono qui per farvi una proposta riguardante il futuro di Zard.>
Il volto dell’uomo seduto al tavolo si rabbuiò. <Non sgancerò un centesimo per vedere marcire in una vecchia e polverosa scuola questo delinquente svogliato.>
<Non dovrete pagare nulla, nemmeno il viaggio.>
<Potevate dirlo subito…> l’uomo scoppiò in una fragorosa risata <Sedete allora, sedete! Marina, porta subito un boccale di birra per questo simpatico straniero!>
Zard, che si era seduto su una sedia, balzò in piedi. <Viaggio? Che viaggio? Io non vado proprio da nessuna parte!>
<Tu vai dove dico io! Quindi stai zitto ed esci a giocare con quegli stupidi dei tuoi amici! Fuori! Marina…arriva o no questa birra?>
Zard uscì sbattendo la porta. Subito dopo una donna che, tempo fa, doveva avere posseduto una bellezza straordinaria che, ora, la vecchiaia e le fatiche avevano fatto sfiorire, entrò da una porticina con in mano un vassoio con due boccali di birra. Mentre l’uomo parlava e raccontava aneddoti della sua vita, il vecchio lo scrutava. “Sarà un lavoro semplice, più di quello che pensavo in principio: Quest’uomo non tiene molto al figlio. Crede che diventerà un rammollito, uno senza spina dorsale solo perché non ha voglia di lavorare la terra. L’unico problema è Zard: sembra poco interessato al viaggio e lo sarà anche alla proposta. Lui si che mi darà noie: percepisco testardaggine e decisione in lui, virtù in alcune occasioni ma difetti in altre”.
<Non lo credi anche tu, amico mio?>
Il vecchio si stava quasi dimenticando dell’uomo che sedeva con lui.
<Si, certo >
<Ma adesso parliamo di cose serie…Per che cosa eri venuto?>
<Per Zard e per la sua istruzione >
<Ah! L’istruzione di Zard… Questa è bella! Nessuno ha mai tentato impresa più ardua!>
L’uomo si avvicinò al vecchio tanto che questi poteva sentire l’odore acre dell’alito di chi è ubriaco.
<Quello è uno svogliato, un sognatore! Vuole diventare qualcuno, lui, nella vita! E il colmo è che è convinto di poterci riuscire!>
Scoppiò in una risata sguaiata. Disse poi con aria affranta e delusa:
<Prenditelo se vuoi, lavoratelo tu: te lo cedo volentieri!>

“Pover’ uomo, in fondo lui aveva delle buone intenzioni…Non comprende suo figlio e, questo, gli dà fastidio” pensò il vecchio uscendo dalla casetta con Zard che gli si trascinava appresso con un Eastpak pieno di vestiti sulle spalle.
<Posso sapere almeno come ti chiami?> chiese il ragazzo.
<Non ti serve una simile informazione: tra poco mi chiamerai maestro >.
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: