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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: IL PERDONO NEI CONFRONTI DELLA GUERRA
Genere: Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC
Autore: pod4ever galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/04/2009 21:40:29

si ha sempre una scelta, e solo quella giusta deve essere seguita
 
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LA DECISIONE
- Capitolo 1° -

Si sentì un rumore assordante eccheggiare in tutto il luogo circostante, mentre nel cielo si definiva un fungo di fumo impenetrabile gonfiato dalle fiamme; una bomba era appena esplosa nelle vicinanze. L'accaduto, però, non ebbe grossa rilevanza sulla scena che si stava svolgendo; uomini in divisa mimetica correvano di qua e di là al riparo, brandendo pericolosi fucili, enormi e potenti veicoli a quattro ruote motrici sgommavano sul terreno irregolare e pietroso lanciando ordigni anti-uomo e generali di esercito congegnavano piani e trappole per uccidere. Fin dall'inizio dello scontro le orecchie venivano continuamente tormentate da vari suoni fastidiosi, come spari di mitragliette, colpi di fucili a pompa ed esplosioni. Questi parevano come un'incessante cantilena, a cui i soldati furono costretti ad abituarsi. La guerra infuriava in quel piccolo rifugio di case ridotte in rovina dai bombardamenti. Dalle divise si potevano distinguere due diversi eserciti, di cui non verranno dette le provenienze. L'enorme esplosione aveva coinvolto molti soldati, alcuni morti sul colpo, altri rimasti con arti sfracellati. Un soldato, in procinto di trovare riparo dai proiettili, intravide tra il polverone una bassa torretta, usata forse dai comandanti per vedere meglio lo scontro dall'alto. In quel momento la torre non era fortunatamente occupata da nessuno, di sonseguenza il soldato vi si nascose all'interno, raggiungendola nel più breve tempo possibile. Nessuno lo vide entrare, salirla per le scale e giungere alla sua cima scoperta. Da lassù il conflitto pareva ancora più crudo che sul campo; erano evidenti pozze di sangue, rappreso o fresco, sparse dappertutto sul terreno, e da qualsiasi parte si volgesse lo sguardo si osservavano corpi saltare in aria o soldati morire sotto al fuoco dei ferri. Il soldato rabbrividì come non aveva mai fatto prima; negli ultimi cinque minuti assistì ad un numero di orrori superiori a quelli visti in tutta la sua vita. Ancora brandiva il fucile e insieme ad esso anche quel poco di coraggio che gli era rimasto in cuore. Le sue mani corsero lungo l'arma, in cerca della giusta impugnatura, sollevandola e posizionando l'estramità della canna sopra al basso muretto della torre. Gettò un profondo e intenso sospiro e avvicinò l'occhio destro al mirino socchiudendo il sinistro, pronto a sparare alla testa di qualche soldato nemico. Dopo attimi di indecisione, fece partire il primo colpo, destinato alla prima vittima; esso fu seguito da altri, sempre scanditi da un rumore assordante che solo le sue orecchie da lassù potevano udire. Il fucile strisciò sulla superficie del muretto, offrendo la mira ad un altro soldato. Le uccisioni avvennero in tempi assai brevi, tanto che in pochi minuti, circa dieci soldati persero la vita. La cosa innaturale è che avvennero nella completa impercezione dei compagni d'esercito di quest'ultimi. Il soldato, a un certo punto, smise di sparare, e nel momento in cui lo fece prese forma in lui un'orribile sensazione. Non poteva credere a ciò che aveva commesso. Lui non era mai stato un assassino, mai aveva ucciso una sola persona in tutta la sua vita e mai avrebbe immaginato di farlo, anche se adesso ne avesse alle spalle circa una decina. Nella sua mente affiorarono innumerevoli pensieri, che lo portarono a una semi pazzia. La cosa che però riuscì a placare le sofferenze del suo cuore fu nella sua coscienza; nell'uccidere quelle persone era pienamente cosciente di ciò che stava facendo. La guerra è responsabile di molte atrocità, e una di esse è quella di rendere assassine le persone innocenti. Il soldato chinò il capo sul fucile, per poi tornare a osservare lo scontro. La sua situazione non era definibile, se non per mezzo di emozioni. Passarono parecchi minuti e il suo sguardo li trascorse tutti a osservare e a rielaborare. Egli sapeva benissimo di dover adempiere al suo dovere, ovvero quello di sacrificarsi e lottare per il bene del suo paese. Non poteva starsene lì impalato, aveva trovato un luogo sicuro che gli avrebbe consentito di far trionfare il suo esercito. Sollevò dunque il fucile come in precedenza e continuò a uccidere, e mentre i suoi arti superiori agivano incessanti tra gli spari assordanti, dalla bocca derivarono parole piene di amarezza, forse le ultime che avrebbe pronunciato nella vita.
"Ho avuto la possibilità di scegliere, e sto scegliendo la strada ingloriosa... che Dio possa perdonarmi per ciò che la mia mente commette".
 
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