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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fullmetal Alchemist
Titolo Fanfic: FALL IN LOVE
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: syra44 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/04/2009 18:27:47

\"Non aveva mai provato niente di simile, ne era sicura.\" Breve One-shot su una coppia insolita, ma che apprezzo molto.
 
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FALL IN LOVE
- Capitolo 1° -

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono, ma sono proprietà di Hiromu Arakawa; questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro.

Titolo: Fall in love
Autrice: Syra44
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Avvisi: One-shot
Personaggi: Sheska, Sorpresa




Ad Alice.
Anche se sono più piccola di te, rimango comunque la tua sempai. E le sempai non si dimenticano dei compleanni delle loro kohai.
Tanti auguri di buon compleanno ^^




Non aveva mai provato niente di simile, ne era sicura. Quella sensazione nuova, che sentiva crescere dentro di sé, non accennava a fermarsi, né a lasciarla in pace.
Era strano, era troppo strano: non a lei sarebbe dovuta accadere una cosa simile, non a lei!
Lei, che si era trincerata nel suo mondo, e per molto tempo aveva dimenticato quale meravigliosa sensazione fosse quella di frequentare altre persone. Di avere degli amici. Lei, proprio lei, che avrebbe preferito, tempo addietro, avere un amico di carta, che uno in carne ed ossa.
Possibile che fosse cambiata così tanto? Qualche mese prima non avrebbe mai provato un sentimento così logorante e straordinario. E invece, adesso, sentiva quell’inquietudine, dentro di sé, quella strana voglia di non sfigurare mai davanti a lui.
Ogni volta che lo incontrava, arrossiva (leggermente, per fortuna), chinava la testa e rispondeva al suo saluto con voce fioca, spesso a testa bassa. E le veniva in mente la prima volta in cui aveva provato una cosa simile, quando lui le era accidentalmente venuto addosso. Ripensava alle sue risposte stentate, rimproverandosi mentalmente per le sue parole che sicuramente dovevano essergli apparse sciocche, e immaginando quante frasi migliori avrebbe potuto dire in quel momento.
Quando poi aveva cominciato a sentire le guance in fiamme ogni volta che lui le rivolgeva la parola, a fissarlo imbambolata mentre sorrideva, a tremare impercettibilmente quando era lui, a fissarla, per un motivo o per un altro, allora aveva tirato fuori, dalla sua enorme collezione, quei romanzi d’amore che aveva letto quando era ancora una ragazzina, e aveva riconosciuto i sintomi di quella che era inequivocabilmente una gran bella cotta.
Era caduta in fallo proprio come un’eroina dei romanzi.
Peccato solo che fossero nella realtà.
Purtroppo, quello non era uno dei suoi amati libri, in cui alla fine c’era sempre un be finale da “e vissero felici e contenti”. Era la sua vita, quella vera.
Non era come le eroine di cui aveva letto. Anzi, probabilmente, tra le persone che conosceva, era tra quelle che meno ci assomigliava. Era fin troppo gracile, con enormi occhiali da vista e vestiti poco o per niente alla moda. Aveva pochi amici, poche persone a cui teneva. Non era né forte né acuta, e nemmeno era capace di capire i sentimenti delle persone al volo o di risolvere i loro problemi con uno schiocco di dita.
Probabilmente l’unica cosa di cui poteva andare fiera era la sua intelligenza e il suo bagaglio culturale non da poco. Sua madre le aveva sempre detto di studiare, da bambina, perché lo studio le avrebbe aperto tutte le porte. E lei le aveva dato retta, sviluppando soprattutto un amore quasi malsano per i libri, cercandone sempre di più fino a dimenticare di poter avere una vita al di fuori di quel mondo che si era creata, finché non si era trovata completamente sommersa da quelli che aveva sempre considerato i suoi migliori amici.
Allora erano arrivati i fratelli Elric a salvarla, ma questa era un’altra storia.
Sospirò, chiedendosi se anche lui avesse avuto problemi del genere, prima di trovare degli amici così affezionati, dei compagni così uniti, dei commilitoni così affiatati. Chissà, magari anche lui, quando era più giovane (a proposito, chissà quanti anni aveva più di lei?), aveva ammassato libro su libro, volume su volume, tomo su tomo.
Su questo si assomigliavano, dopotutto. Chissà se un giorno sarebbe riuscita a sapere qualcosa in più su di lui…
Scosse la testa, fermando finalmente quell’enorme flusso di pensieri, e decidendosi a smettere di pensare a lui. Sarebbe bastato ignorare la cosa, visto che sicuramente lui non si sarebbe mai accorto di lei. E poi era vietato dalla legge, non si poteva fare, quindi poteva (doveva) mettersi il cuore in pace e lasciar perdere. Inoltre… da quando si metteva a riflettere su quel genere di cose? Doveva rimettere la testa a posto, prima di trasformarsi in una lady debole e sdolcinata. E lei non era quale tipo di ragazza.
Con una nuova fermezza, si rigettò sul lavoro, ma il sentire una voce - la sua voce, per giunta - la fece sobbalzare dalla sedia, e, tremante, mentre sentiva che il cuore aumentava velocemente le palpitazioni, alzò lo sguardo, incontrando proprio quello della persona che aveva catalizzato tutte le attenzioni della sua mente su di sé.
- Emh… - cominciò lui, dopo averla salutata. Era stranamente a disagio di fronte a lei, mentre la fissava mandandola incosciamente nel pallone - … se sei libera, avrei bisogno di discutere con te. Il Colonnello ha bisogno di alcuni dati, e ho pensato che potessi aiutarmi… -
- Ah… sì, certo… - rispose, maledicendosi mentalmente per non riuscire a dire nulla di più. Si fece coraggio e continuò la frase lasciata in sospeso: - N-non ho nulla da fare adesso, posso aiutarla anche subito -
- Bene - disse lui. Ma non aggiunse nient’altro.
Passò qualche minuto di imbarazzante silenzio, tra lei si tormentava interiormente, e lui che continuava a girare lo sguardo per la stanza, come in cerca di una risposta.
- Sì… bene -
- Già… -
Illusa, si rimproverò mentalmente. Lui era così a disagio in sua compagnia, che non riusciva nemmeno a spiccicare parola. Cosa speravo?
Lo vide intanto prendere un respiro profondo, e mentre lo faceva il suo cuore perse un battito.
La guardò con decisione, e esordì: - Non mi sono ancora scusato, quella volta, per averti fatto cadere a terra. -
Se lo ricorda ancora! No, non ci credo…
- Non deve scusarsi, n-non è successo niente, dopotutto… - provò a mormorare, mentre sudava freddo.
I sogni sono solo sogni… quand’è che smetterò di credere alle fiabe?
- Mi sento comunque responsabile, in qualche modo. Per farmi perdonare… -
Sì…?
- … mi farebbe piacere se accettassi un mio invito a pranzo. - completò.
Nella mente di lei ci fu qualche secondo di vuoto totale, poi sentì qualcosa che esplodeva dentro di sé. Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva appena sentito. Lui, proprio lui, in persona, la stava invitando a pranzo. Stava invitando lei. Certo, solo per discutere di alcuni dati, ma la stava invitando comunque . Non aveva mai sperato, mai immaginato che una cosa del genere potesse accadere sul serio. Il cuore le martellava fortissimo nel petto, e sentiva la sua fronte imperlata di sudore.
Mentre l’uomo davanti a lei aspettava una risposta, con l’aria di essere in attesa dello scoppio di una bomba, lei riuscì a trovare l’unico neurone attivo del suo cervello, che le diede la forza e la lucidità di rispondere.
- Mi farebbe molto piacere, Maresciallo Falman -
Certo, era solo un invito a pranzo. Ma era sempre una conquista, no?
Forse è ancora troppo presto per smettere di credere alla fiabe…





Piccola nota dell’autrice:
No, è inutile che lo chiediate. Io non ho idea di come sia venuta fuori questa storia. Semplicemente, avevo pensato di scrivere una FalmanSheska.
Grazie a chi commenterà.
Syra44

 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
niglia89 - Voto: 16/04/09 21:12
Wow bellaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! sei davvero bravissimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
aggiorna presto!
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