NORROW'S HISTORY
- Capitolo 1° -
CAPITOLO 1: Norrow’s History
Nell’anno 1805, il giorno dodici dell’undicesimo mese, gli angeli e i demoni si strinsero la mano. Contenti della riuscita del loro esperimento, guardarono il bambino che, nelle braccia della madre, iniziava a prendere coscienza del mondo reale. Poteva essere un miracolo tanto quanto una maledizione; il primo nato fra un vampiro ed un essere umano, il primo ad essere nato piangendo e con un cuore pulsante.
Mentre il giorno si andava rischiarando, Efyn contemplò il figlio, rimanendo incantata alla presenza di tanta innocenza. Dopo qualche secondo gli occhi del bambino si aprirono rivelando il loro prezioso colore.
Il verde brillante sembrava quasi illuminare con una tenue luce la grande camera da letto, creando un’ulteriore esistenza percepita vagamente ma non del tutto accettata come reale.
Questa strana esistenza pareva come accompagnare il bambino, avvolgerlo nelle sue incorporee ed invisibili braccia. Più in là nel tempo, quando la sua anima non fosse stata più nel suo corpo, avrebbe appreso che quella presenza era un’anima non ancora nata, ma già legata inevitabilmente alla sua. La donna alzò lo sguardo verso l’uomo in piedi accanto a lei, osservandone i lineamenti.
I capelli neri erano tenuti in un’ordinata ed elegante pettinatura, i suoi occhi erano scuri e miti e non lasciavano trasparire alcuna emozione che non fosse amore e affetto.
L’uomo si chinò prendendo la piccola creatura fra le muscolose braccia, mentre la servitù preparava una bacinella d’acqua per rinfrescare con un pezzo di stoffa la fronte della padrona.
Questa però rifiutò il gesto dicendo di lasciare la stanza e di iniziare a preparare la cena, sarebbero scesi a breve.
Floubert Roth Norrow era il più importante fra tutti i nobili d’Inghilterra, ma per sua sfortuna s’innamorò di una ragazza di strada; tuttavia questa giovane donna non era di facili costumi come si sarebbe potuto pensare, era invece il frutto dell’albero dell’inferno, il primo vampiro a camminare sulla Terra. La leggenda sosteneva che un giorno, all’Inferno, Lucifero era talmente arrabbiato con gli esseri umani, fedeli a Dio, da rompere a metà il suo albero, l’unico a crescere in un luogo così inospitale, facendone uscire una creatura inferiore solamente a lui. La inviò sulla terra all’insaputa del Re Dei Cieli con lo scopo di dannare ogni singola anima; anche se, come tutte le leggende, solo una piccola parte può essere chiamata “verità”. Solo Efyn sapeva la vera storia, essendo appunto lei la famosa creatura.
Il Re delle anime perdute era sì infuriato con Dio ed i suoi discepoli, così fece in modo di dar vita a questo essere, chiamato poi dagli umani “vampiro”.
Questo vampiro, però, dato che le radici dell’albero affondavano nelle fiamme più calde, nacque con il calore nel corpo e nel cuore, che ben presto si trasformò in una strana forma d’amore: la sete di passione. Lucifero, notando questo sentimento a lui tanto ostile, le strappò metà del suo cuore; abbastanza da eliminare la maggior parte di desiderio, ma non troppo da mandare in fumo le sue intenzioni. Efyn, tuttavia, scappò dagli infernali piani di Lucifero e andò sulla Terra con ventitré anni alle spalle.
Vagò per le strade, imparando il grezzo linguaggio umano e nutrendosi del loro caldo sangue, riacquistando, a poco a poco quel calore che il suo cuore aveva in parte perso.
Ciò nonostante, il sangue degli esseri umani la fece diventare mortale a sua volta, ma a causa del petto in gran parte vuoto, dovette continuare nutrirsi per forza della linfa vitale umana.
Dopodichè la leggenda dei vampiri si diffuse come un cancro, modificandosi a causa del tempo e dello spazio; ma una cosa che la leggenda non raccontava era dove Il Primo Vampiro finì.
Efyn era la sanguinaria creatura che girava per una piccola città inglese senza nome; una donna che da lontano osservava un uomo di nome Floubert Roth Norrow…
-Come lo chiamerete?- chiese Efyn scostando le coperte e alzandosi dal letto per non lasciarsi sfuggire le parole del marito.
-Si chiamerà Edward, come mio padre- rispose.
Floubert osservò i lineamenti della donna che amava, ammirando ogni singola sfumatura del pallido viso, ammirando il candore della pelle che si andava confondendo in quello dei lunghi capelli biondi, talmente fievoli ed eterei da sembrare dei deboli raggi lunari. Gli occhi assomigliavano in tutto e per tutto a quelli del figlio e di una brillantezza tanto sconvolgente da farli sembrare magici.
-Edward Floubert Roth Norrow, che tu possa camminare sulla strada della vita il più a lungo possibile- gli augurò la madre; e così avvenne.
Una volta compiuti i diciassette anni, il processo fisico della crescita si fermò.
Efyn suppose che la causa fosse da attribuirsi al suo sangue misto. Infatti, restò adolescente dal punto di vista corporeo, mentre da quello mentale maturò sempre di più.
Purtroppo, però, dovette assistere alla prematura morte della madre, avvolta da un alone di mistero, mentre il cuore del padre morì insieme con quello della moglie, dimenticandosi anche del figlio.
Edward osservò tutto che si faceva e disfaceva sotto i suoi splendidi occhi verdi.
Osservò il padre negare con convinzione ai compaesani delatori un qualsiasi rapporto con la persona che un tempo chiamava “mio amore”.
Lo osservò innalzarsi sempre di più, fino al giorno in cui alle porte della città venne posizionato un cartello con la scritta “Welcome to Norrow Roth”.
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