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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: anima e fuoco
Titolo Fanfic: GOCCE D\\\'INCHIOSTRO
Genere: Romantico, Erotico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Lemon
Autore: gioanna galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/03/2009 20:53:58

Giacomo e Eleonora si trasferiscono dalla zia, in seguito alla morte dei loro genitori. Qui inizia una nuova vita piena di emozioni e nuovi amicizie.
 
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IL TRASLOCO
- Capitolo 1° -

“Ciao, Vita mia! Io vado a lavoro! Salutami Giacomo quando torna da basket!” disse Marisa a Eleonora dandole un bacio sulla fronte.
Quell’atto d’amore lo sentiva ancora vivo dentro di sé.
“Quando torni?”le chiese Eleonora.
“Il prima possibile, così potremo fare la torta per la signora Giorgia!”. E invece non tornò più.


I riccioli biondi della ragazza erano illuminati dai bagliori lunari che s’infiltravano dalla finestra, leggermente aperta per far entrare il filo di vento necessario per una fresca brezza d’estate.
Con gli occhi che le brillavano di passione, guardò il suo ragazzo, Giacomo, che lentamente e con delicatezza si muoveva dentro di lei. Lui la guardò con il suo sguardo azzurro. Le sorrise e il cuore della ragazza gridò di passione.
O forse era amore? Non lo sapeva nemmeno lei.
Giacomo continuò a muoversi dentro di lei e Giulia sentì una sensazione che le provocò improvvise ondate di calore sulla pelle.
Non era la prima volta che facevano l’amore, ma era la prima volta che lo facevano con così tanta passione.
Ad ogni spinta, Giulia si sentiva sempre più accesa, sempre più eccitata. Si aggrappò a Giacomo, accarezzando tutti i muscoli della sua schiena e si lasciò trasportare da quella passione sfrenata che la riempiva ad ogni affondo.
Lei era bellissima. Con quei boccoli dorati che ondeggiavano sulle sue spalle e quegli occhi enormi color nocciola, Giulia Giovi, era una delle ragazze più belle di tutta Livorno.
Era addirittura finita su una rivista di modelle, nonostante i suoi ventitre anni.
Giacomo era rimasto rapito da lei e dalla sua avvenenza, oltre che dal suo corpo provocante. Nonostante fosse più giovane di lei di cinque anni erano sempre andati d’accordo, senza tante insicurezze e apprensioni.
Fino a quella notte non erano mai stati così in sintonia. Forse era per il fatto che Giacomo si sarebbe dovuto trasferire alla fine dell’estate, assieme alla sorella minore. I loro genitori erano morti in un incidente e così, versò la metà di agosto Giacomo e la sorellina avrebbero traslocato dalla zia Giuliana a Empoli, una città nella quale avevano trascorso solo una breve parte della loro infanzia e che sapeva, quindi, tutto di nuovo per loro.
Forse era per questo che Giulia si sentiva così triste. Forse era proprio per il fatto che lui se ne sarebbe andato per sempre da Livorno. Qualunque cosa fosse lei non riusciva a capire come mai ultimamente aveva così bisogno di lui. Sperò solo che fosse una cosa temporanea.

Dopo una notte di passione, Giacomo e Giulia crollarono insieme sul letto coperto da lenzuola madide di sudore.
Il mattino seguente lei si svegliò e si accoccolò tra le braccia di lui.
Il sole filtrava attraverso i vetri della finestra e i suoi ardenti raggi riflettevano sui capelli leggermente mossi di Giacomo, mettendo in risalto i tenui riflessi biondi del ragazzo. Giulia si svegliò di nuovo e non riuscendo più ad addormentarsi si alzò e si avviò in cucina per preparare la colazione.
Quando aprì il frigorifero, cadde il barattolo della marmellata e Giacomo si svegliò mormorando un qualcosa senza senso. Giulia non riuscì a trattenere un sorriso.
Quando ritornò nella camera da letto, vide lui appoggiato alla spalliera, ancora tutto nudo e con il sole che gli illuminava il torace.
-Buongiorno- le disse Giacomo appena lei posò sul letto il vassoio con la colazione.
-Buongiorno anche a te amore.- rispose Giulia sorridendo. -Hai fame?-
Lui, scrutandola attentamente, non rispose. Notò che indossava una vestaglia di seta color rosa carne non tanto appariscente come era solita indossare, ma era piuttosto frugale con dei ricami in rilievo di tulipani in boccio.
-Sei impazzita per caso?- chiese ad un tratto.
-Perché?- domandò Giulia perplessa senza capire di che cosa stesse parlando.
-Non ti metti mai roba così sobria. Che ti è successo?-
-Sei un idiota!- esclamò ridendo lanciandogli un guanciale. Giacomo sorrise, prendendo al volo il cuscino. -Non posso nemmeno cambiare look?-
-Certo che puoi, amore mio- le disse con voce provocante, avvicinandosi e prendendole il mento tra le dita. -Ma io ti preferisco senza niente.-
E poi un immancabile bacio. Un bacio profondo e ardente. Quando si staccò lei era senza fiato. Lui la prese per i suoi fianchi formosi e la mise a sedere sopra di lui a gambe aperte. Continuando a baciarla ardentemente, le slacciò la vestaglia e finalmente poté ammirare di nuovo il suo bel corpo. Cingendola con le braccia, iniziò a baciarla lungo il collo e piano piano, scese fino al suo stupendo seno, bianco come il latte. Prendendole un capezzolo in bocca, lo mordicchiò delicatamente e lei sì piegò verso l’alto.
Poi lo afferrò dolcemente fra le dita e iniziò a palparlo, provocando in lei una sensazione smodata di eccitazione. Iniziò a toccare entrambi i capezzoli e Giulia inarcò la testa indietro dal piacere. La distese sul letto, con gli occhi illuminanti e pieni di passione che lo guardavano con un calore colmo di desiderio.
Giacomo iniziò a baciarla sul ventre. Poi, scendendo lentamente, trovò con un dito la sua femminilità e la sentì gemere quando s’insinuò delicatamente con il suo pollice all’interno della sua dolcezza.
-Giacomo...- mormorò Giulia afferrandogli i capelli sudati.
La delicatezza di Giacomo si trasformò in un profondo possesso, quando sentì l’urgente bisogno di sentirla sua.
Poi, Giulia, sentì il membro turgido prendere il posto del dito.
Non più dolcemente, ma con violenza, lui entrava e usciva da lei.
Giulia iniziò a sentire un piccolo bruciore, ma non le importava. Lei voleva solo abbandonarsi a quel calore appassionante.
Si accorse che lui si eccitava sempre di più ed entrambi furono travolti dal massimo del godimento.
Alla fine, lui si tirò indietro e la cinse in un abbraccio. Tenendosi stretti in quel momento di tenerezza, Giulia si sentì il cuore improvvisamente oppresso da un qualcosa.
-Devi partire per forza?- chiese.
-Sì- non aggiunse altro.

-Dove sei stato?- i lineamenti delicati di Eleonora Parrini assunsero un’espressione di sollievo nel vedere il fratello rincasare. Giacomo non ebbe nemmeno il tempo di chiudere la porta.
-Da Giulia. Te l’avevo detto che dormivo da lei...- si giustificò.
-Sì, ma non mi avevi detto che ci saresti rimasto fino alle dieci. Avevi detto che saresti tornato per le otto, così mi avresti accompagnato da Nani.-
-Lo so, scusa. Ma non potevi prendere l’autobus?- si tolse la giacca e l’attaccò all’appendiabiti. Poi andò nel soggiorno e si distese sul divano.
-Se mi avessi avvertita l’avrei fatto.- ribatté Eleonora irritata. Le dava fastidio il fatto che lui se ne stesse fuori tutte le notti senza avvertirla se tardava.
-Potevi prendere il prossimo.- replicò Giacomo.
-Sarebbe stato troppo tardi. Comunque avevo già avvertito Nani che non sarei più andata, visto che il mio dolce fratello mi aveva dato buca.-
-Oh, ma che palle Ele! Come fai ad essere sempre così noiosa?- disse sorridendo.
-E tu come fai ad essere sempre così smemorato?-
-Noto con piacere che hai aggiunto una nuova parola al tuo dizionario! Congratulazioni, sorellina!-
Eleonora sorrise, alzando gli occhi al cielo. –Vai a lavoro, stasera?-
-Sì. Inizio alle sette. Ho chiesto a Dany un cambio. Così ceniamo insieme.-
-Uhmm… che bello! Un appuntamento con mio fratello!-
-Simpatica! E’ che pensavo di approfittarne per parlare del trasloco.-
Eleonora s’incupì improvvisamente. –Pensavo di evitarlo.-
-Non si può evitare e lo sai- le diede un leggero bacio sulla nuca. –Vado a fare la spesa.-
E poi uscì.

Eleonora si avviò in camera e accese lo stereo. Si sdraiò sul letto iniziando a leggere un libro il cui titolo era “Germinale” scritto da un noto scrittore francese di nome Èmile Zola. Non riusciva a concentrarsi sulle righe e sulle parole perchè non smetteva di pensare ai suoi genitori. Posò il libro e spense la musica sedendosi sulla sedia della scrivania per scrivere al computer. Adorava scrivere. Per lei era un modo per dare libero sfogo ai propri sentimenti, ai propri dubbi, ai propri timori. Scriveva ogni volta che era triste, che si sentiva sola o incompresa e in quel momento sentiva molto la mancanza dei suoi genitori, più di quanto le mancassero ogni giorno.
Non riuscendo a scrivere spense il computer e si alzò. Andò nella camera in cui, tre mesi prima, ci dormivano i suoi genitori. Aprì la porta e notò che l’interno era come l’ultima volta. L’unica cosa dispersa nella camera, in quel momento, era una delle camicie del babbo. Era scompigliata sopra la sedia, di un blu scuro. Il babbo era sempre stato molto disordinato, mentre la mamma aveva una vera mania per la pulizia e per questo spesso litigavano fra di loro.
Giacomo e Eleonora avevano lasciato quella camera così per tre mesi e non avevano intenzione di toccarla. Erano risoluti a tenere ogni cosa, ogni ricordo nella maniera in cui, i loro genitori, l’avevano lasciata l’ultima volta che erano stati nella loro stanza da letto.
Le pareti erano colorate di un rosa pallido e il letto aveva ancora le lenzuola di seta dorata che la mamma adorava tanto. Da entrambe le parti del letto c’era un tappeto color amaranto e appeso al muro, sopra al cassettone, c’era uno specchio ovale. Sopra alla cassettiera c’erano delle foto con delle cornici molto originali e colorate. Lo sguardo di Eleonora si soffermò particolarmente su una in cui c’erano la mamma e il babbo abbracciati, Giacomino appoggiato ai fianchi del babbo e lei, fra le braccia della mamma, con i codini, i pantaloncini corti e il ciuccio in bocca, mentre faceva una smorfia. Sorrise, con le lacrime agli occhi, cercando di ritornare con la memoria a quel giorno. Le lacrime le sgorgarono sulle guance e ricacciandole indietro si disse che non doveva piangere.

A ferragosto arrivò il giorno del loro trasferimento. Alle otto di mattina davanti al cancello della loro grande casa, c’erano tutti i loro amici.
-Mi chiamerai tutti i giorni?- mugolò Marta con gli occhi lucidi. Marta e Eleonora erano amiche dal tempo delle elementari e il solo pensiero di doversi separare le rattristiva entrambe.
-Ma certo! Ci sentiremo su msn e ci vedremo sulla webcam ogni giorno.-
-Promesso?- domandò Riccardo. Era il migliore amico di Eleonora e Marta e nella loro scuola erano conosciuti come il terzetto gaio, sempre insieme e sempre allegri.
-Promesso! Venite qui tutti e due. Voglio un super abbraccio.-
Giacomo vide in lontananza Giulia, con i riccioli dorati e gli occhi tristi che lo fissavano da lontano. La riconobbe subito, grazie al vestito corto di lino bianco che indossava e che la faceva sembrare un angelo. Si avvicinò.
-Possiamo parlare?- gli chiese.
-Sì, certo. Andiamo in casa.-
Entrarono e fecero l’amore con foga, con passione, con ardore.
Poi tristemente si salutarono dentro casa. Ritornarono davanti al cancello.
Marta piangeva, i compagni del liceo di Giacomo facevano gruppetto, gli amici di basket pensavano a come sarebbe stata la squadra senza un bravo giocatore come lui e Riccardo e tutti gli altri amici di Eleonora erano tutti intorno a lei sorridenti, ma tristi.
Le cose sarebbero davvero cambiate.




 
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