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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Konjiki no gasshu beru!! (Zatch Bell!)
Titolo Fanfic: LA PRIMA BATTAGLIA DEI MAMODO
Genere: Avventura, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: gwen-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/02/2009 12:28:56 (ultimo inserimento: 26/04/09)

La battaglia dei mamodo di 1000 anni fa.
 
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STREGONERIA
- Capitolo 1° -

Luis amava il suo lavoro e, nonostante la giovane età, era uno dei copisti più bravi. Il suo compito consisteva nel copiare a mano pagine e pagine di antichi testi latini per evitare che venissero persi. Viveva nell’Abbazia di *** da quando aveva sette anni. I suoi genitori erano piccoli feudatari, che avevano deciso di destinarlo al convento perché, di cinque fratelli, era nato per ultimo. Luis si era sentito ripetere talmente tante volte che doveva essere grato a suo padre per quella scelta, che era molto meglio passare una vita tranquilla a pregare e lavorare piuttosto che rischiare la vita sui campi di battaglia, che aveva finito col convincersi. E siccome si era ritrovato bloccato in quella condizione, aveva deciso di fare del suo meglio per renderla piacevole. Si era impegnato a fondo negli studi. Si era rovinato gli occhi, leggendo testi polverosi alla luce fioca di un moccolo di candela. Aveva imparato l’arte dell’obbedienza e, per quando andasse indietro con la memoria, non si ricordava una sola volta in cui aveva detto “no” da quando era entrato nell’abbazia. Non parlava mai, tranne che per pregare, e anche allora la sua voce era un sussurro impercettibile. Persino quando si spostava riusciva a non fare rumore. Per la sua laboriosità, la sua bravura e la sua educazione si era guadagnato l’affetto di tutti nell’abbazia e, cosa più importante, la stima di suo padre. Il cuore di Luis si gonfiava di orgoglio quando vedeva dipingersi un’espressione soddisfatta sul volto del genitore, una delle rare volte che lo andava a trovare. Insomma, Luis era felice della sua vita tranquilla, ma, stranamente, quella giornata, già al primo mattino, gli era sembrata pesante. Per la prima volta dopo dieci anni di vita monastica, si era scoperto a pensare.

“Uffa, anche oggi lavoro!”.

Ma il pensiero era rimasto solo un pensiero.Luis si era trascinato diligente al suo banchetto e aveva iniziato a copiare con cura un nuovo testo. Mentre la penna tracciava lettere ordinate sulla pergamena, però, la sua mente vagava nel mondo secolare; si chiedeva che cosa stesse succedendo nel mondo di fuori che, a quanto aveva sentito dire, aveva ripreso a rimuoversi dopo la paura che aveva preceduto l’anno Mille. Passata la fatidica data in cui, secondo diverse profezie, il mondo sarebbe dovuto finire, l’Europa aveva ricominciato a muoversi. Ma in quella sperduta abbazia di un paesino francese le notizie arrivavano frammentate e confuse e, di sicuro, non giungevano alle orecchie di Luis. La sua curiosità cresceva sempre più; pertanto quel giorno, complice lo spirito ribelle tipico di tutti gli adolescenti che stava affiorando, decise di fare qualcosa d’improponibile e di assolutamente proibito. Decise di uscire.

Approfittando di uno dei rari momenti di pausa, sgattaiolò fuori e, dopo dieci anni, ripercorse al contrario la strada che aveva fatto quando era entrato per la prima volta nell’abbazia. Se avesse saputo in anticipo che cosa gli sarebbe capitato di lì a poco, se avesse avuto un vago presagio della misteriosa guerra in cui sarebbe stato coinvolto suo malgrado, se avesse intuito che quel viaggio gli avrebbe procurato solo grossi guai, avrebbe fatto subito dietrofront e sarebbe corso a chiudersi nel monastero per non uscirne mai più. Ma non avvertì nessun presagio e andò avanti. Chiese al guidatore di uno dei rari carretti che passavano di lì di portarlo in paese. Il contadino, quando vide che Luis non aveva soldi per pagarlo, contrasse la faccia in una smorfia di disgusto e rabbia. Tuttavia, brontolando e digrignando i denti, fece salire il ragazzo sul carretto traballante. Il viaggio fu scomodo e quando Luis poté finalmente toccare terra, dovette appoggiarsi a una parete per non cadere.

“Ehi, tu, sei bianco come un cencio.”

Prima che potesse rendersene conto, una donna lo aveva afferrato per un braccio e trascinato in una baracca. Sinceramente, Luis avrebbe preferito svignarsela, ma la mole della sua “salvatrice” impediva qualsiasi fuga. La donna, dopo averlo fatto sedere sull’unico sgabello disponibile, cui mancava una gamba, e Luis credeva di sapere la causa di quella menomazione, uscì, per tornare poco dopo con un fiaschetto di vino.

“Questo ti rimetterà in sesto.” mugugnò, versando un bicchiere. Ma a Luis, che non era abituato a reggere l’alcol, quel solo bicchiere fece un brutto effetto. Si ritrovò con la bocca impastata, gli occhi si fecero pesanti, la mente gli si annebbiò e cadde in un sonno profondo. E quando riuscì finalmente a svegliarsi si ritrovò con la testa talmente pesante che il solo sollevarla dal tavolo, era uno sforzo enorme. Barcollando, si diresse verso un barile dell’acqua che aveva scorto lì vicino e ci ficcò dentro la testa. Complice l’acqua gelata, la mente si snebbiò. Luis si strofinò il viso con una manca del saio e, per la prima volta, si specchiò. Certo il riflesso che vedeva nell’acqua torbida era molto confuso, ma abbastanza chiaro da dargli una vaga idea dei suoi lineamenti. Scoprì di avere gli occhi azzurri e i capelli neri neri, il naso leggermente aquilino e la fronte spaziosa. Mentre Luis era intento a rimirarsi, udì il vocione della donna, che si avvicinava brandendo un altro fiasco di vino. Memore della brutta esperienza, Luis scappò via, inseguito dalle imprecazioni della sua“ salvatrice”. Purtroppo i suoi guai erano appena cominciati. Infatti, la sorte volle che, mentre passava vicino ad una chiesa, Luis si scontasse con un abitudinario del monastero.

“ Ehi, tu. Sei dell’Abbazia di ***.” urlò l’uomo. Luis, calandosi il cappuccio sugli occhi, scosse la testa. L’uomo, però, sembrava ostinato. “ Massì! Ho buona memoria per i volti, sai. Aspetta che adesso mi viene in mente il tuo nome… sei Luis!”.


“Mi dispiace, signore, si sbaglia.” fece il ragazzo.

“ Adesso, sono ancora più sicuro! Nessuno potrebbe avere una voce così roca se non il taciturno Luis. Dimmi, ragazzo, che ci fa uno come te in giro. Non sarai mica scappato?”.

La domanda restò, però, senza risposta perché Luis, approfittando di un attimo di distrazione dell’uomo, si era liberato dalla sua stretta ed era scappato in uno di vicoli secondari. L’uomo si guardò smarrito a destra e a sinistra. Alla fine decise di abbandonare quella vaga ricerca, ripromettendosi, tuttavia, di recarsi al più presto nell’Abbazia di *** per informare l’Abate che uno dei frati era scappato.

Mentre correva, Luis continuò a ripetersi che no, non era scappato. Semplicemente, aveva voglia di fare un giretto. Poi sarebbe tornato buono buono nel monastero. Magari, con un po’ di fortuna, nessuno si sarebbe accorto della sua assenza. Anzi, poteva anche tornare subito. In fondo ne aveva avuto abbastanza del mondo secolare. Troppi pericoli per uno abituato alla tranquillità come lui. Fece per girarsi, ma una mano gli stritolò il polso.

“Cos’è un abitudine!” sbottò con voce squillante. Incredibilmente, la stizza gli aveva fatto tornare la voce. Che perse un attimo dopo. La creatura che lo aveva afferrato non era un uomo. Era poco più alta di lui, aveva la pelle violacea e gli occhi cerchiati da occhiaie nere. Ciascuna delle orecchie a punte era ornata con un paio di orecchini elaborati, a forma di serpente e, come se non bastasse, sulla schiena del mostro spiccavano due ali nere. Luis cacciò un urlo, balzò all’indietro e, con mano tremante, tirò fuori il suo rosario.

“Sta lontano, demonio”

Macché. Quello si avvicinò ancora di più. Luis dovette appoggiarsi ad un muro per non svenire. Oddio, avrebbe fatto meglio a rimanere nel monastero. Quello doveva essere il diavolo che veniva a punirlo per i suoi peccati. Il ragazzo strizzò gli occhi, invocando la protezione di tutti i santi che gli vennero in mente.

"Piantala!” sbottò la creatura. “Non ti farò del male, almeno per ora.”. Quindi gli lanciò un libro.

“Prova a leggerlo!” ordinò.

Tremando di paura, Luis obbedì. Era scritto in una lingua che non aveva mai visto prima. Eppure, riuscì a decifrare la prima riga, che, stranamente, era di un colore diverso.

"Gravirei.” sussurrò.

“Dillo più forte.”

“GRAVIREI”.

Improvvisamente Luis venne schiacciato da una pressione enorme. Cadde nella polvere, boccheggiando.

“Certo che voi uomini siete davvero deboli. Io sono Birek e d’ora in poi tu sarai il mio compagno nella lotta per la scelta del nuovo re dei mamodo!”

“Mamodo?” chiese con voce flebile Luis e svenne.


 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (7 voti, 7 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 7 commenti
Rif.Capitolo: 5
luna-bandolera - Voto:
27/04/09 14:01
bellissimo ... Il piccolo Zion uguale a Zatch ... ci sarà anche un zeno? Va be continua ...
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rjngo - Voto: 13/04/09 14:22
davvero bella questa fanfction mi raccomando continuala presto che voglio vedere come presegue asppeto con anzia il prossimo capitolo
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Rif.Capitolo: 4
luna-bandolera - Voto:
11/03/09 17:51
Bel capitolo!!! Aspetto con anzia il prossimo!!! Quindi Zion, almeno non si è dimenticato della sua vita!!!Un bacio
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Rif.Capitolo: 3
luna-bandolera - Voto:
28/02/09 21:02
No questo qua è pure peggio di Zofis, Birek pasaa in vantaggio, PIù SOPPORTABILE! Ma il mito è sempre Bargo e il piccolo antenato di Zatch, dove sarà? Che fara? Sono curiosa!!
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Rif.Capitolo: 2
luna-bandolera - Voto:
25/02/09 18:17
Fshion!!! Povero il povero scemo!! Va be , io sono più contenta se ci metti pure la fantomatica mamodo che no si vede in volto( Con ill carattere alla Colulu!)
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niglia89 - Voto: 24/02/09 11:13
Vai così!
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Rif.Capitolo: 1
luna-bandolera - Voto:
23/02/09 23:09
Brava Gwen-chan capitolo bellissimo! Comunque Birek pure più antipatico di Brago( Almeno lui ha Sherry li salva la vita) comunque speriamo qualcuno legga qst ff!! Peccato che il cartone non è molto conosciuto!
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