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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: THE MUSIC INSIDE US.
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Autore: luni94 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/02/2009 19:49:56 (ultimo inserimento: 23/02/09)

Quattro sorelle si ritrovano in un luogo sperduto dell\'Argentina. ...Dovranno combattere per ottenere il rispetto, l\'amore.
 
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LA NUOVA REALTÀ.
- Capitolo 1° -

The music inside us.
Capitolo:La nuova realtà.

Non era stata una bella notizia quella di trasferirsi, per la seconda volta nel giro di tre anni, dalla stupenda e affollata megalopoli di Pechino, ad una dispersa provincia dell'Argentina, una provincia denominata come Rio Negro. No. Non era facile per quattro ragazze, nate negli Stati Uniti da genitori italiani, poi trasferitesi in Giappone per lavoro e di nuovo in Argentina per seguire il padre, ritrovarsi in un luogo così isolato e povero.
Quattro sorelle, la più piccola di sedici e la più grande di 19 anni, ognuna nata ad un anno di differenza dall'altra. Emma, la sedicenne, la carnagione chiara, i capelli lisci, lunghi e biondi, gli occhi azzurri;dal carattere deciso era di sicuro quella più sicura di sé, truccata e vestita firmata. In parole povere, la classica cheer-leader americana, una persona spesso superficiale. Lucy, diciassette anni di timidezza, dolcezza. Stupendi occhi verdi che facevano capolino sotto ciuffi di capelli neri come la pece, ricci, lunghi fino a metà schiena. La più grande, Charlotte. Era alta, fisico slanciato, probabilmente tra le sorelle la più bella. I capelli mossi, di un colore biondo sporco, occhi neri e profondi, dai modi suadenti, ma sempre attenta ai bisogni delle sorelle. Sicura di sé, sempre certa sul da farsi. E infine, la diciottenne della famiglia, Viola. Ribelle, scontrosa, che sotto certi aspetti, per il suo carattere e modi di fare, ricordava un maschio. Aveva i capelli castano chiaro,tenuti fino alle spalle, lisci. Gli occhi erano di un azzurro cielo spaventosamente limpido;lo sguardo era costantemente serio e, a volte, malinconico, salvo quando faceva una cosa che tutte e quattro le sorelle, del tutto diverse tra di loro, avevano in comune:la passione per quella che le persone chiamano solitamente musica, ma che per loro era quasi come vita. Ascoltare musica era quasi una cosa vitale per le quattro sorelle, che se non erano intente a fare qualche altra cosa, si chiudevano nelle rispettive camere ad ascoltare musica, o si ritrovavano nel garage dell'immensa villa in cui abitavano, a suonare insieme. Emma la batteria, Lucy il basso, Charlotte la chitarra elettrica, Viola, invece, era la voce e la chitarra classica.
-Anche in Argentina si suona. E molto bene.-Aveva detto il loro vecchio quando aveva comunicato loro la notizia. Ed era vero, ma non la musica che facevano o amavano loro. La musica argentina era più profonda, più legata a tradizioni di quella terra. Bellissima, senza dubbio, ma tutte e quattro pensavano che non era per loro.
E fu per questo che, entrate nella loro nuova scuola, salvo gli sguardi dei curiosi che le osservavano attenti, furono sorprese dalla passione che tanti ragazzi aveva lì dentro: chi ballava, mentre altri pizzicavano allegramente delle chitarre, chi batteva i palmi su una qualsiasi superficie, creando un ritmo travolgente, chi schioccava le dita e chi batteva le mani.
-Ragazze, dobbiamo cercare le nostre classi. Ci vediamo nell'intervallo.-Era suonata la campanella, o almeno quello che avrebbe dovuto assomigliarle e Charlotte aveva subito intimato alle altre di evitare ritardi sin dal primo giorno di scuola:-E mi raccomando...-Guardò con uno sguardo supplicante Viola:-Evitiamo di combinare guai.-
Si divisero.
-4a B.-La castana si guardava intorno, in cerca di quella che avrebbe dovuto essere la sua classe, ma in fondo a che le serviva cercarla?Non aveva mai aperto un libro in vita sua. E non avrebbe cominciato in quel momento. C'era un solo motivo per cui era arrivata in classe, o meglio tre:borse di studio in ginnastica, arte e musica. Ma nelle altre materie, bhè...Era un disastro. E quell'anno sarebbe stato davvero duro:quella scuola, troppo povera e senza fondi, non offriva in alcun caso delle borse di studio.
Si appoggiò svogliata ad un muretto, lasciando cadere lo zaino ai suoi piedi, osservando la sua immagine riflessa nella finestra:se non fosse stata per il viseo dai lineamenti particolarmente dolci, l'avrebbero di sicuro scambiata per un maschio. La camicia nera larga, che copriva il suo fisico magro e slanciato, i jeans larghi, strappati sulle ginocchia, le All Star di colore nero.
Era molto tentata di rimanere lì, senza fare nulla, ma almeno il primo giorno di scuola era meglio presentarsi, onde evitare le ire di sua sorella maggiore. Si mise di impegno, sfruttando al massimo il suo basso senso dell'orientamento e finalmente riuscì a trovare la classe. Bussò.
-Avanti.-La voce femminile della professoressa la spinse ad entrare;non appena ebbe messo piede dentro, tutta la classe di voltò verso di lei, studiandola da capo a piedi. Sospirò, deglutendo:-Sono nella 4a B?-Domandò, rivolta alla professoressa, un'anziana signora sui sessant'anni, capelli grigi riccioluti, occhi neri, vestita con una gonna e una camicetta bianca da donna.
Annuì:-E sei in ritardo. Ma è il primo giorno, quindi suppongo ti sia persa, a cercare la classe, dato che sia prime, che seconde, che terze, quarte e quinte, si trovano sullo stesso corridoio.-
La classe intera ridacchiò, ma la castana non era la persona da farsi mettere i piedi in testa, da nessuno:-Bhè. Sono abituata a scuole pulite e più volte mi sono dovuta fermare per il corridoio per evitare che i topi che attraversavano davanti a me, si arrampicassero sulle mie scarpe.-
Silenzio.
-Siediti.-La professoressa, visibilmente irritata, come gran parte, tutta la classe, le indicò un unico posto libero, vicino ad una ragazza che guardava fuori dalla finestra, minimamente interessata alla scena che si stava svolgendo in classe. Avanzando tra i banchi Viola potè sentire i commenti dei ragazzi parlare di lei:-Secondo me è solo una scemotta gasata.- -Ma l'avete vista?Sembra un maschio.- E cose del genere, ma la ragazza se ne fregava altamente. Si sedette e quando la professoressa ricominciò a spiegare, chiuse il quaderno, poggiò la penna, appoggiò i gomiti sul banco e sopra vi mise la testa, chiuse gli occhi e si addormentò.
Nella 2a invece, Emma parlottava allegramente con un ragazzo della sua stessa età, uno dei tipi che piacevano a lei:galletti, belli, dal fisico stupendo, un po' superficiali, come lei, che guardavano solo e unicamente al fisico. E una bella ragazza come lei era una bella preda. Miguel, era quello il nome di quel ragazzo:la carnagione un po' olivastra, i capelli neri tenuti corti in un taglio che doveva andare alla moda, come pensò Emma, gli occhi castani. Erano stati ripresi più volte dall'insegnante, ma non avevano smesso un attimo di parlare, tanto che alla fine erano stati entrambi mandati fuori dalla classe.
Nella 3b invece, Lucy era ben attenta alla lezione, nonostante lo sguardo attento di un ragazzo dietro di lei, la mettesse leggermente in imbarazzo. Si era voltata solo una volta ad osservarlo:aveva i capelli lischi lunghi, castano scurissimo, gli occhi dello stesso colore, gli zigomi un po' alti, con una camicia bianca e un paio di pantaloni di pelle nera che spuntavano da sotto il banco.
-Carino.-Pensò la ragazza arrossendo.
Infine, nella 5a, Charlotte era seduta vicino a due ragazze molto simpatiche, Alicia, di un anno più grande, poiché bocciata a causa di una malattia che le aveva impedito di passare l'anno, e Athalia, sua coetanea, una ragazza dolce e premurosa, almeno per l'impressione che aveva fatto alla diciannovenne, di origini spagnole.
La campanella dell'intervallo svegliò Viola, che aprì gli occhi, stiracchiandosi;in questo atto, urto accidentalmente un ragazzo che passava dietro di lei, colpendolo leggermente sulla guancia destra.
Si voltò rapidamente, vedendo dietro di sé un ragazzo dai capelli castano scuro, lunghi, ricci, gli occhi verdi con qualche punta di marrone, vestito con una camicia di jeans vecchia e un po' rovinata e dei calzoni di pelle. Si alzò:-Stai bene?-Domandò, per niente preoccupata, tuttavia, di ciò che aveva fatto.
Lui tolse la mano dalla guancia:-Non ti preoccupare.-Le sorrise:-Justo, piacere.-
Lei lo squadrò un attimo, guardando la mano che il ragazzo le poneva:-Viola.-Rispose, senza accettarla, passandogli accanto senza degnarlo di uno sguardo, uscendo dalla classe, cercando le sorelle fuori.

Il giardino della scuola era popolato dai ragazzi, che suonavano i più svariati strumenti, mentre altri cantavano o ballavano. Le quattro sorelle si sedettero ad un tavolo vecchio e logoro.
-Allora, Emma. Chi è la nuova conquista?-Charlotte e Lucy, curiose di scoprire chi fosse il bel ragazzo che aveva accompagnato la sorella in giardino, non persero tempo.
La biona sorrise:-Si chiama Miguel. Carino vero?-Poi guardò con uno sguardo di sfida Viola:-Io ho molto successo con i ragazzi.-
Le due erano sorelle, vero. Ma di madri diverse non potevano vedersi, poiché Viola non aveva mai accettato che il padre si fosse risposato dopo la separazione dalla prima madre. E soprattutto per i due caratteri completamente diversi: la castana non sopportava il modo di fare della bionda, le ricordava una di quelle oche dei film, quelle che alla fine finiscono sempre per fare la figura delle stupide e a volte, anche di qualcos'altro.
Invece Emma non sopportava la sorellastra per quei suoi modi di fare freddi e menefreghisti, che avevano cominciato a caratterizzarla da quando si erano conosciute. Viola aveva accettato che suonasse con loro, ma non aveva mai accettato quella bionda che era per lei solo una grande immensa lagna. La castana si alzò, per evitare quei pochi momenti in cui la sua immensa pazienza dovuta alla sua capacità di farsi scivolare le cose addosso:-Faccio un giro della scuola.-
Per quanto non ci fosse nulla, se non i ragazzi che ballavano e suonavano, la ragazza trovò particolarmente interessante quattro studenti che insieme suonavano allegramente in maniera travolgente, quattro chitarre, dall'aspetto un po' rovinato, in particolare appena sotto le sei corde, dove le mani dei ragazzi battevano, alternando il pizzicare le corde, al battere un colpo sul legno, per scandire il tempo. Si avvicinò, notando che uno dei quattro, altri non era che il ragazzo che aveva precedentemente colpito in classe un altro era il compagno che sua sorella Lucy le aveva indicato come suo compagno di classe. Erano molto simili tra di loro, probabilmente erano fratelli. Si sedette sul muretto vicino a loro, ascoltando quella melodia allegra che proveniva dalle loro chitarre, poi, notandone una abbandonata in un angolo, l'afferrò, scendendo velocemente dal muretto e seguendo il ritmo dei quattro cominciò a suonare, attirando la loro attenzione. Dopo qualche secondo la musica si spense.
-Ah, la grazia femminile in persona.-Justo sorrise, alzandosi dalla sedia su cui era appoggiato per suonare.
Lei lo guardò bieca:-Grazie, signor ho-i-riflessi-più-lenti-del-mondo.-
Lui ridacchiò, mentre uno dei due fratelli che le erano sconosciuti, precisamente un ragazzo con i capelli neri lisci, lunghi fino alle spalle, gli occhi scurissimi, color dell'onice:
-Hai già fatto colpo. Complimenti.-Sorrise, porgendole la mano:-Raul. Piacere.-
Lei la strinse:-Viola, piacere mio.-
-Io mi chiamo Edelmiro.-Si presentò quello che era in classe con la sorella.
I tre di fisico erano molto simili:un fisico asciutto, probabilmente un po' muscoloso da quello che si poteva intravedere da sotto le camicie un po' attillate, ma il quarto era decisamente di stazza più grande:spalle larghe, alto almeno dieci centimentri in più degli altri. Aveva i capelli neri lisci, spettinati, lunghi come quelli di Edelmiro, ma diversi in quanto al taglio, gli occhi verde scuro.
-Io mi chiamo Walter.-Si presentò:-Suoni bene la chitarra.-Le disse:-Dove hai imparato?-
Lei fece spallucce:-Autodidatta. Ascoltando qua e là. Non avrei mai pensato però di suonare una canzone argentina.-
-Non ti piacciono?-Domandò Justo.
Suonò la campanella e Viola sbuffò:-Che bello. Altre ore di lezione.-
-Hai dormito tutto il tempo. Che te ne importa?-La riprese scherzosamente il compagno di classe e lei si irritò:-Ma scusa, per caso mi hai fissato per le tre ore antecedenti l'intervallo?-
Lui ridacchiò:-Chi lo sa. Andiamo in classe?-
Lei lo guardò qualche secondo, poi, così, senza nessun preavviso, gli tirò un pugno sulla spalla:-Ahia.-Lo sorpassò e, come quando si erano presentati, non lo degnò di uno sguardo.
-Che caratterino.-Scherzò Edelmiro, mentre gli altri due ridacchiavano e Justo si massaggiava il braccio. Sbuffò e sorrise:gli piaceva il carattere di quella ragazza.
 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
niglia89 - Voto: 22/02/09 20:19
Non male, non male! brava continua a scrivere!
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