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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: IL SAPORE DELLE TUE LACRIME
Genere: Sentimentale, Romantico, Drammatico, Erotico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC, Lemon
Autore: sexyleah galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/02/2009 16:52:05

questa è la mia prima fanfic, non vi dico niente leggete e scoprirete
 
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PRIMO CAPITOLO
- Capitolo 1° -

Il sapore delle tue lacrime




Questa è la mia prima fan fiction, mi piace molto la serie di bey-blade in particolare adoro i personaggi di Key e Hilary, questa fanfic è nata dopo aver letto la fanfic “Non dimenticare” di Daffyna, spero non le dispiaccia se ho preso spunto dai suoi primi capitoli.
Premetto che questa storia non sarà né dolce, né romantica se non in certi punti.




Il letto numero dodici era vuoto, le infermiere si erano affrettate a riordinarlo, dato che un paziente sedeva da più di tre ore su una scomoda sedia in corridoio, nell’attesa di occupare quell’umile giaciglio, le sue colleghe non avevano avuto il tempo necessario né di cambiare il materasso né di disinfettarlo.
Da quando lei era stata dimessa, molte altre donne avevano occupato quel letto.
Molte di loro avevano intrapreso a strada di casa…altre, quella verso l’obitorio.
La mattina quando gli capitava di entrare in quella stanza spoglia e triste dalle pareti azzurrine, non poteva fare a meno di pensare a lei.
Il suo ricordo era vivido era vivido in lui ed era un tormento che non gli dava più pace.
Da quando lei era scomparsa nuovamente dalla sua vita, aveva iniziato ad odiare la sua professione, cosa che non era mai successa.
E pensare che si era sentito così orgoglioso di sé stesso quando era riuscito a rimetterla in sesto.
Era stata una sorpresa vederla immobile su quella barella, il dover mantenere un atteggiamento freddo e distaccato mentre si prendeva cura di lei gli aveva logorato i nervi.
*****
Tutto era cominciato dal suo stupido desiderio di non tornare a casa quella sera, decidendo di coprire anche il turno di notte.
Era stato chiamato da Rosalie, una delle infermiere di quel turno, era entrate nel suo studio come una furia, senza nemmeno bussare, i corti capelli rossicci tutti scarmigliati, il viso rotondetto e solcato da profonde rughe un po’ sudato, probabilmente aveva corso per i corridoio alla ricerca di un medico libero.
Quella notte erano solo in tre in tutto l’edificio, due dei quali già impegnati in sala operatoria.
Il suo sguardo saettò sulla radiosveglia sopra la scrivania di mogano: 3.42
-Dottore, abbiamo un nuovo ricovero!-aveva esclamato con l’affanno.
-Vengo subito.-aveva risposto tranquillamente, alzandosi dalla poltrona con un gesto fluido e veloce, seguendo la donna in corridoio a passo svelto fino all’ambulatorio delle urgenze.
Entrando vide solo la paziente adagiata su una barella, attorniata da altre tre infermiere, aveva le braccia e le gambe coperte da grossi lividi violacei, l’unica parte del corpo che gli era preclusa alla vista era il viso, ma a giudicare da come erano conciati gli arti, nemmeno quella doveva essere messa molto bene.
Una delle tre gli consegnò il foglio di ricovero del Pronto Soccorso.
La diagnosi che l’aveva visitata inizialmente ed eseguito le prime analisi, riferiva di una frattura al braccio destro, due costole incrinate, diversi ematomi e contusioni in tutto il corpo e possibile avvelenamento causato dall’ingerimento di una quantità spropositata di medicinali vari.
La lavanda gastrica aveva in parte risolto gli effetti dei troppi farmaci, ma era comunque ridotta piuttosto male.
Si fece largo tra le infermiere con l’intenzione di visitarla, ma appena lo sguardo si posò sul viso della donna, non poté non trattenere un gemito di sorpresa e orrore.
Il viso non aveva riportato gravi danni, solo due leggeri lividi sulla guancia sinistra e sul collo, aveva lineamenti morbidi, quasi infantili, ancora impressi profondamente nella sua memoria.
Erano passati ben nove anni dall’ultima volta che l’aveva vista, ma quel viso non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
-Hilary…-il suo fu solo un sibilo sorpreso, che raggiunse a malapena le sue orecchie, mentre i suoi occhi sconvolti erano incollati a quel viso così familiare, in quel momento privo di quel dolce colore roseo che lo aveva sempre contraddistinto.
-Dottore?-la voce di una delle infermiere lo strappò da quei pensieri, rendendolo consapevole dell’identità della persona che giaceva su quel lettino.
Scosse la testa con forza, riacquistando lucidità e afferrò il polso della sua vecchia amica alla ricerca del battito di un’arteria.
Le pulsazioni erano al di sotto delle sessanta al minuto…male, molto male.
Prese l’apparecchio per la misurazione della pressione, avvolgendole la fascia attorno al braccio magro ed esile.
Diede alcuni colpi alla pompa dell’aria, mantenendo lo sguardo fisso sulla colonnina del mercurio che lentamente scendeva.
-La massima è di 85 mm, la minima 60 mm, mettiamole una fisiologica da 500 c.c. e faccio mole un elettrocardiogramma Rose.-diede le istruzioni mantenendo un tono di voce neutro.
Il pallore del suo viso era disarmante, il solo vederla gli procurava un tuffo al cuore, sentiva un opprimente e fastidiosissimo nodo alla gola.
Da quando avevano perso i contatti non aveva mai saputo ciò che era accaduto alla ragazza, non l’aveva cercata, né tantomeno aveva chiesto a Takao sue notizie, ma non si sarebbe mai immaginato di poterla rivedere in simili circostanze.
Le fece ogni tipo di analisi, costantemente seguito dall’infermiera vecchiotta e grassottella che dal suo primo anno da tirocinante lo aveva subito preso sotto la sua ala protettrice.
La sistemarono in una delle stanze libere del terzo piano e quando fu solo con lei, priva di sensi, si concesse il lusso di osservarla più attentamente.
Hilary era sempre stata una ragazzina bassetta, magra da far paura, ma adesso, a quasi trent’anni, il suo corpo era snello e ben proporzionato con forme rotonde e perfette, i capelli erano molto più lunghi rispetto a come li portava da giovane, le cadevano vaporosi e morbidi fino a metà schiena, mentre il viso senza trucco le conferiva la solita aria angelica di sempre.
-Kei, tesoro cosa c’è?- gli chiese Rosalie alquanto preoccupata avvicinandosi a lui.
-Nulla Rose…cosa dovei avere?-domandò atono.
-In sette anni che ti conosco non ti ho mai visto tanto in apprensione, non è da te preoccuparti in questo modo di un paziente!-
Un sorriso amaro si delineò sulle labbra pallide dell’uomo…cara, dolce, vecchia zia Rose, lo conosceva troppo bene, non poteva nasconderle nulla.
-Hai ragione…-si limitò a dire rivolgendole uno sguardo triste.
-Allora?La conosci?Chi è?-lo tempestò di domande curiosa di saperne di più su quel suo strano comportamento.
Kei attese un bel po’ prima di rispondere, soppesando con cura le parole, tanto da far credere alla donna che non avrebbe detto nulla, ma dopo un tempo che parve lunghissimo si decise a parlare.
-Ti ricordi il motivo per cui mi ero deciso a fare tirocinio così distante da Tokyo?-
-Certo avevi detto che volevi darci un taglio con la tua vecchia vita!-
-Esatto…il vero motivo è che la donna che amavo aveva appena rifiutato di sposarmi….-
Rosalie rimase a guardarlo per un attimo perplessa.
-E quindi?-chiese scuotendo la testa confusa.
-E quindi…-gli occhi ametista dell’uomo si posarono nuovamente sul viso di Hilary-…lei è proprio quella donna…-concluse in un sussurro.


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
daffyna - Voto: 19/02/09 16:03
ehi ciao, figurati se mi dispiace, anzi sono molto lusingata!
comunque complimenti, scrivi benissimo, questo primo capitolo mi piace molto, ora però esigo e pretendo che tu continui!
comunque per quanto riguarda la richiesta di srivere una fanfic insieme, mi farebbe molto piacere davvero!
continuamo a tenerci in contatto tramite il fermo posta!
a presto, ciao ciao!!=)
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