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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LAME
Genere: Avventura, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: dreikan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/02/2009 00:02:55 (ultimo inserimento: 14/02/09)

Racconti di battaglie e di morte, di sangue e di eroi ma sopratutto di lame, delle spade portate in battaglia o nascoste per paura.
 
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LA KATANA DELL'IMPERATORE
- Capitolo 1° -

Racconti di battaglie e di morte, di sangue e di eroi ecco cosa vi aspetta se decidete di continuare la lettura. Posso dirvi che queste storie sono solo fantasia ma direi una bugia; posso dirvi che è tutto vero ma pochi mi crederebbero dunque lascerò a voi giudicare. Di sicuro posso affermare che ogni capitolo è una storia a se incentrata su una lama sia essa una spada o un'ascia oppure un pugnale poco importa, tutte loro sono legate ad un passato e ad un futuro e chissà se un giorno si incontreranno o continueranno la loro esistenza trascorrendo lo scorrere dei secoli ai margini della storia degli uomini.

Come sempre aspetto i vostri commenti




Una stanza ordinata anonima, o meglio, il salone di una casa grande ma non immensa. Tre librerie antiche ricolme dei più svariati volumi, un caminetto spento a un lato e la luce del giorno che filtra dalle tenda della grande finestra che illumina la stanza; nulla più e nulla meno di quello che ci si potrebbe aspettare da una casa di campagna ora abitata da un piccolo industriale. Quello che attirò la mia attenzione fu una spada giapponese riposta con cura in un ripiano sgombro di libri, un oggetto indubbiamente inusuale racchiuso com'era fra mobilia occidentale. Per questo la mia curiosità di ragazzo superò le buone maniere e, mentre il mio amico era sparito un attimo n cucina, la presi in mano con reverenza. In fondo non ero a digiuno di queste cose: praticavo karate da anni e di certo avevo letto abbastanza manga da sapere quanto potesse essere importante un oggetto del genere.

“Quella che tieni in mano è solo una copia” disse una voce alle mie spalle; mi irrigidii e per poco non feci cadere la spada ancora racchiusa nel suo fodero. Quando mi voltai spaventato vidi il padre del mio amico, un uomo alla buona dai gusti sicuramente raffinati ma che ora era vestito come un qualsiasi contadino; probabilmente era appena tornato dopo qualche lavoro nel giardino.
Si avvicinò con rapidi passi e si riprese la spada senza troppi complimenti, probabilmente convinto che era più sicura nelle sue mani che nelle mie, e con un gesto fluido la estrasse illuminando di riflessi multicolori l'intera stanza e cominciò a parlare.
“Ti interessa una storia?” mi chiese con fare retorico mentre rinfoderava la lama e si sedeva sul divano; ma cominciò a parlare solo dopo che mi fui accomodato anch'io.

“La vera spada, diversamente da questa, non è di comune vetro soggetto al tempo ma di un materiale uscito dalla fucina più potente che ci sia per opera del più potente dei fabbri, la natura stessa. La leggenda narra che un fabbro vivesse in un villaggio sulle pendici del Fuji all'epoca in cui ancora la capitale del Giappone era Kyoto; egli forgiava spade per la guerra ma non per questo pensava a loro come a strumenti di morte ma come a opere d'arte. Un giorno riposando dopo un periodo di duro lavoro camminava lungo le pendici del monte e, guidato dalla volontà degli dei o degli oni, incontrò l'ngresso di una caverna che mai aveva saputo esistere. La curiosità prevalse sulla paura e decise di entrare, fece solo alcuni passi e i suo occhi, abituatisi all'oscurità cominciarono a distinguere piccoli piccoli occhi maligni che comparivano ovunque. La paura in quel momento lo paralizzò e questo gli diede il tempo di accorgersi che non erano occhi di spiriti ma piccoli cristalli che riflettevano la luce dell'entrata ormai alle sue spalle. Immerso in questa bellezza soprannaturale non riuscì ad evitare di avanzare ancora un po': un altro passo e poi torno indietro, si ripeteva fra se e se per fugare ogni paura. Sapeva infatti che quel luogo non era fatto per i mortali ma nondimeno la meraviglia era superiore. Quando ormai la luce dell'ingresso alle sue spalle si era fatta lontana giunse sul fondo della caverna, un fondo buio e solitario ma con una luce, un'unica solitaria lama di luce che procedeva dal soffitto fino al suolo; una linea luminosa ampia non più di quattro dita e serpeggiante come una crepa su di un muro. Il fabbro pensò che fosse veramente una crepa e vi fosse chissà che mondo fatato dall'altra parte della parete, ma si sbagliava; più si avvicinava più si rendeva conto che la crepa non era altro che un'enorme cristallo incastonato nella parete. Quale meraviglia lo assalse rendendosi conto di quanto aveva davanti ma, d'un tratto, sentì il suolo vibrare: un terremoto, come ce ne sono ancora oggi, stava scuotendo la terra dalle viscere. Le vibrazioni non durarono che un interminabile istante mentre teneva gli occhi chiusi dalla paura sentendo le rocce cadere tutt'intorno a lui e pregando gli dei che non lo proteggessero da morte certa. Solo quando tutto si era ormai fatto silenzio da tempo ebbe il coraggio di riaprire gli occhi; quale stupore quando si rese conto che tutto ciò che aveva visto fino a pochi istanti prima era scomparso solo una cosa rimaneva piantata di fronte a lui: una lunga e sottile lastra di quell'enorme cristallo. Come fu possibile che riuscì a portare quel dono a casa non è dato saperlo; non sappiamo se lo aiutarono i figli o la sua forza fu sufficiente. Sappiamo invece che da quel giorno tutte le notti lo spadaio le passava a levigare quella pietra, sapeva bene che non poteva rischiare di infrangerla con i suoi rozzi attrezzi creati per manipolare il ferro e pertanto semplicemente vi passava sopra un panno con una grana molto fine per asportare un po' di quel cristallo. Di sicuro sappiamo che la lavorazione impiegò molto più della sua vita, che già in quel momento volgeva ormai al termine, ma il lavoro proseguì per opera del figlio maggiore, e di suo figlio e del figlio di suo figlio finché il cristallo non divenne sottile quanto una lama e tagliente quanto la migliore spada. Invero nessuno al villaggio sapeva di questa meraviglia che prendeva forma con il passare degli anni per paura che qualcuno potesse trafugarla di nascosto ma, ora che il tempo era giunto esisteva una sola persona tanto nobile da poterla ricevere e tanto potente da poter ripagare la famiglia dello spadaio del tempo profuso nella sua lavorazione: l'Imperatore. L'uomo, discendete di quello spadaio originario, si mise dunque in cammino verso la corte dell'Imperatore e vi giunse senza troppi problemi; solo dovette aspettare il tempo in cui l'Imperatore stesso potesse ricevere il dono di un così umile e sperduto spadaio. Infatti poche erano le aspettative che si potevano riporre in questo spadaio sconosciuto ma gli occhi dell'Imperatore divennero sfavillanti di gioia e stupore quando la lama lasciò la sua custodia e splendette di mille riflessi trasparente come il vetro e accecante quanto il sole di mezzogiorno. Nessuno aveva visto una meraviglia simile e tutti convennero che era un dono adatto per colui che regnava sull'intero Giappone. Poco dovette attendere lo spadaio per essere ricoperto di onori e potere, di denaro e fama e poter trasferire l'intera famiglia alla corte nominato e riverito come il più famoso armaiolo.
Passarono i giorni, i mesi e gli anni e l'Imperatore cominciò a voler brandire quella lama eccelsa ben sapendo però che, sebbene il suo taglio fosse in grado di dividere in due un petalo di ciliegio che solo osava posarvisi, la sua fragilità era evidente e non avrebbe retto all'impatto con il ferro. Chiamò dunque i più grandi sacerdoti del regno e chiese loro come poter rendere la spada ancora migliore; nessuno seppe dargli una risposta in quanto già la lama in sé era un evidente dono degli dei e il modo per migliorare un oggetto del genere era conosciuto solo agli dei stessi. Solo un monaco errante, che in quei giorni si trovava a palazzo, ebbe una risposta: <Divino Imperatore, la lama è figlia del sangue della terra stessa e come tale non è stata creata per togliere la vita agli uomini ma esiste un modo per renderla adatta.> L'Imperatore ascoltava impaziente le parole chiedendosi come potesse mai un monaco senza ordine conoscere le vie degli dei ma troppa era la volontà di non recedere dal suo intento. Le parole che seguirono però furono spietate ma, allo stesso tempo, nessuno nella sala delle udienze dubitò sulla loro veridicità: <Mio Signore per fare ciò è necessario uccidere sette giovani uomini e sette giovani donne e immergere nel loro sangue la lama in una notte di luna piena il giorno dell'equinozio. Il sangue dovrà essere fatto bollire finché sia completamente evaporato a quel punto solo sacrificando la vita di una divinità la lama acquisirà il potere che chiedete. Nulla potrà fermarla, ne armatura ne carne, perché dalla stessa terra è tratta e sarà in grado di togliere la vita a uomini e spiriti.> Nessuno osò fiatare e il monaco semplicemente si alzò e se ne andò indisturbato mentre l'Imperatore giaceva fra atroci dubbi; doveva forse seguire quella strada?
Giorni passarono mentre i dubbi si facevano più forti o più deboli a seconda del momento; ma non era un Imperatore spietato, non aveva intenzione di privare del futuro giovani donne e uomini per avere quel potere ma, allo stesso tempo, non poteva rinunciare al suo desiderio e dichiararsi sconfitto. Giunse così a una conclusione: coloro che sarebbero morti lo avrebbero fatto di loro volontà. In questo modo avrebbe anche evitato che sulla lama ricadesse una qualche maledizione immergendola nel loro sangue. Consultò dunque i saggi per sapere quale fosse il giorno richiesto e fece dunque correre la voce in tutto il regno: avrebbe scelto sette donne e sette uomini fra quelli che si sarebbero proposti e, in cambio della loro vita, avrebbe assicurato denaro e potere alla loro famiglia. Un mese prima della data stabilità già giungevano alla città diverse persone accompagnate dai familiari, chi perché indebitato, chi perché povero, chi per gli onori che avrebbe ricevuto. Molti erano dunque i volontari e la scelta fu lunga ma l'Imperatore la volle fare personalmente per assicurarsi che nessuno avesse dell'astio verso la lama e che fosse perfettamente sano e in salute; vano sarebbe stato il sacrificio di chi già era destinato alla morte. Udienza dopo udienza, selezione dopo selezione si trovarono i candidati adatti in tempo per l'equinozio. Vi furono cerimonie, feste e onori per tutto il giorno ma al calare del sole solo l'Imperatore, i candidati e poche altre persone scelte entrarono nel salone preparato per l'occasione.
Gli occhi di tutti erano irrimediabilmente attratti da una sontuosa vasca centrale finemente lavorata contornata da sontuosi arazzi e da quattordici seggi. Ogni seggio fu occupato e l'Imperatore sguainò la lama di cristallo senza una parola e, senza un solo gesto inutile, la posò nella vasca in modo che non toccasse il fondo. In quell'istante i samurai tagliarono una ad una le teste mentre un soldato le teneva per i capelli per evitare che cadessero nella vasca insieme al sangue che sgorgava rapido e copioso da quei giovani corpi insieme alla loro vita. Velocemente la sfavillante lama si tinse di rossi bagliori prima di scomparire inghiottita da quella linfa vitale. Il tempo passò rapido e, quando fu sicuro che il sangue era sufficiente, l'Imperatore diede ordine di accendere le fiamme che guizzarono rapide sotto la vasca scaldandola e tingendola di ancor più rosse tonalità. Basse erano le lingue di fuoco per non scaldare troppo velocemente la lama ma ben presto il liquido cominciò a gorgogliare a a spandere per l'ambiente l'acre odore dei campi di battaglia, della morte e delle vita lacerate. L'odore era tale che nessuno riuscì a rimanere nella stanza se non a turno per sorvegliare l'operazione e chiamare prontamente quando tutto il contenuto fosse evaporato.
Minuti e ore interminabili seguirono mentre la luna piena continuava il suo percorso in cielo finché il processo non giunse al termine e l'Imperatore stesso entrò. Solitario entrò seguito solo dalla sua guardia più fedele. Solitario entrò lasciando sgomente e in attesa la nobiltà che stava a palazzo e osservava e commentava silenziosa quella pazzia. Solitario giunse al lato della vasca e si inginocchiò sporcandosi le vesti per prelevare la lama coperta di sangue ormai raggrumato. Solitario la sollevò, rialzandosi, per osservarla alla luce di quella luna che ormai era giunta all'apice del suo cammino nel cielo. Solitario la porse alla sua guardia e allargò le braccia. Solitario morì trafitto mentre quella lama si prendeva anche la vita di una divinità. Solitario si accasciò al suolo guardando la luna che si tingeva di rosso e mormorando: <Ora sei completa.>
Fuori regnava l'apprensione per il ritardo della comparsa dell'Imperatore. Apprensione che si mutò in panico quando la luna si tinse di rosso sangue. Panico che divenne una serie interminabile di lamenti funebri. Lamenti che seguirono l'Imperatore defunto alla sua tomba insieme al corpo della guardia fedele che l'avrebbe accompagnato condividendone la sorte. Lamenti che, dopo un congruo periodo, divennero un nuovo Imperatore come è nella natura delle cose. Il figlio infatti gli succedette e decise che quella lama macchiata di sangue dovesse giacere con il padre; ovviamente dopo essere stata ripulita e inserita in un fodero degno fatto d'oro e argento. Fu dato ordine che gli eventi scomparissero dalle cronache per evitare voci sulla sanità mentale dell'Imperatore e che la tomba scomparisse da tutte le mappe. Solo una famiglia, ormai caduta in disgrazia, serbò memoria della vicenda attraverso i secoli; la famiglia dello spadaio elevata ai più alti onori per la creazione della spada e sprofondata in disgrazia per lo stesso motivo.”
 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
ebenaster - Voto: 13/02/09 11:01
Molto bella. E' una ff diversa dalle solite ed inoltre è scritta molto bene. Non cortissima, ma nemmeno eccessivamente lunga. Continua presto!
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anyarm88 - Voto: 11/02/09 10:03
wow complimenti! la storia è scritta molto bene ed è anche molto suggestiva. Mi piace molto il tuo stile, particolareggiato ma allo stesso tempo fluido... complimenti ancora ^^ Anya
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