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Categoria: Persone famose e TV
Dalla Serie: Storia, Polibio, Plutarco.
Titolo Fanfic: ASSEDIO DI SIRACUSA, 212
Genere: Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot
Autore: sawadee galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/01/2009 01:58:16

Dopo una festa in onore di Diana, le truppe dei romani entrano in città. Il punto di vista di una schiava di Archimede.
 
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SIRACUSA, ASSEDIO
- Capitolo 1° -


tutti i personaggi sono maggiorenni, e non esistono se non nella mia fantasia, anche se spero che Archimede non se la prenda se lo metto qui. Ci tengo a precisare che non è una poesia, solo un insieme di pensieri che prendono forma nella testa di una sua schiava



Antico dolore rinasce, come una rosa a maggio,
svegliandomi tra le spine, tra le spire di oppio.
Tu, maestro, padrone, io umile schiava,
succube e vittima dei suoi ordini,
trapassata di lama dal conquistatore,
nel pianto di una giovinezza mai vissuta.
Nella senescenza amata in silenzio,
da chi non sa terminare il proprio cordoglio,
rumori e strepiti,
lutto antico, capelli strappati,
donne in riga attorno al letto,
che non ho avuto.
Quel giorno volevo solo vivere,
nessun oggetto tenevo in mano,
se non un pezzo della mia veste strappata.
Normalità la violenza,
su una povera serva,
sarei sopravvissuta all'onta,
abituata come i ciuchini.
a portare un peso troppo gravoso.
Tutto avrei sopportato,
per un solo soffio ancora di vita,
trapassata da una spada di un barbaro.
E tu al tuo studio,
con i tuoi oggetti appuntiti,
io lì, sarei stata bottino pregiato,
con la mia bellezza di cui tu godevi egoista,
senza curarti se i miei erano gemiti di amore,
di piacere o di dolore.
Ma la tua risposta indispose l'invasore,
cuore indurito e timoroso.
Nessun coraggio è come quello della paura.
E io, sempre vittima, ne feci le spese.
A Siracusa non pioveva quel giorno,
se non le mie lacrime,
quando capii che stavo per morire.
Il sole non brillava,
il fumo degli incendi copriva il cielo.
Marcello entrava vittorioso,
io giacevo in una pozza di sangue,
rantolando nel silenzio,
come tutti gli abitanti della casa,
senza maledire il mio vero carnefice,
perchè noi isolani, la fatalità la conosciamo bene.
E' per questo che siamo orgogliosi,
perchè fatalisti e testardi,
non abbiamo altro cui appigliarci.
E tu eri lì, morto,
senza sorriso sulle labbra,
senza le tue mille stranezze e le tue passeggiate,
le tue idee geniali,
che mi sfuggivano.
Eri un uomo superiore,
per questo non ti chiedevo cortesia,
sapevo cosa tu valutassi,
e io avevo solo gioventù,
e la bellezza,
beni fugaci,
effimeri come il giorno,
o il battito di una farfalla.
E nel battito del mio cuore che si spegneva,
capii che due vite se ne andavano con me.
Addio per sempre,
dolce sole,
vita mia,
mio unico bene.
 
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