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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: DIETRO IL SOLITO SORRISO.
Genere: Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: yuki-kushinada galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/01/2009 12:00:24 (ultimo inserimento: 16/01/09)

Un animale in gabbia, un guerriero abbattuto. Un giocatore frustrato. Una ferita aperta che ancora brucia, una sconfitta difficile da sopportare.
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Salve a todos! ^O^
E' un po' che mi tenevo al calduccio questa fic e visto che ieri sera l'ho vagamente riletta, ho anche deciso di correggerla e pubblicarla. Tanto, male che va sarà poco apprezzata! XD
Cosa che, detto tra noi, credo abbastanza. Sostanzialmente perché non è yaoi, genere che invece comprende quasi il 90% se non oltre delle storie su questa serie.
Poi, perché non è neanche sentimentale. E con questo si tira fuori anche da un altro buon 9%.
E precisato questo, immagino che più di uno a questo punto avrà bell'e chiuso la pagina. Il che vagamente mi spiace.

Questo è, forse, un esperimento. Sostanzialmente è basket, sostanzialmente è introspezione, sostanzialmente è una sconfitta.
Uno sguardo su pagine già note, già lette e in qualche modo già vissute. Ma mostrate da dentro, per una volta.

Se nonostante questo vorrete (e me lo auguro XD) continuare, o meglio, iniziare a leggere, non può che fare piacere.
Vi informo, in questo caso, che la storia consta di 7 capitoli, prologo escluso, tutti di simil lunghezza (quindi non sarà 'sta gran fatica, giuro) e già scritti.
Per cui, esami e vari impegni permettendo, un aggiornamento di uno o due capitoli a settimana, posso prometterlo. Per ora segno il prossimo aggiornamento verso il 15 e vediamo se riesco a rispettarlo...
Con questo taccio e vi auguro buona lettura!







Dietro il solito sorriso.



Prologo.



Chiudo gli occhi chiusi, inspiro ed espiro piano, tentando di riacquistare le energie spese.
E’ solo un momento, un attimo di pausa, prima della vera furia, come il mare che si ritrae prima di abbattersi contro la scogliera.
Odo i rumori della notte attorno a me: la pioggia scroscia violenta sul tetto della palestra e sui vetri, disturba il silenzio che mi avvolge ancora per poco.
Tutto sembra vuoto, tutto sembra inutile, mentre percepisco il mio petto che si alza e si abbassa con lentezza forzata.
Il cuore pompa veloce. Sento il sangue salire dal petto, tuonare lungo le arterie e finire alle tempie. E’ pesante come il suono di un martello che annuncia l’inizio di una battaglia e, forse, quello è il suo significato.
Spalanco le palpebre, guardando fisso di fronte a me.
La luce artificiale riempie ogni angolo, a dispetto dell’orario, ma è instabile: i lampi fuori di qui interferiscono con la corrente e ad istanti riescono a sopraffarla.
Rimango indifferente a tutto ciò: finché riesco a percepire le distanze, mi sta bene ogni cosa.
Mi piego leggermente in avanti, afferro con una sola mano il pallone ai miei piedi. Lo osservo per pochissimi istanti, poi lascio la presa.
Cade a terra.
Rimbalza.
La mano è già pronta ad accoglierlo, segue il suo movimento verso l’alto, per poi spingerlo nuovamente contro il pavimento. E’ un gesto che ripeto più volte, come a preparare i muscoli del braccio a questo moto, ad abituare le orecchie a sentire il suono, a confondere me stesso con quella semplice sfera arancione.
Sento le gambe che fremono nel desiderio di scattare in avanti, ma reprimo l’istinto quasi volessi trattenere il più a lungo possibile le mie energie, per poi poterle sprigionare tutte ad una volta. Una violenta esplosione della mia anima e del mio gioco, di cui ignoro gli effetti.
Non mi interessa neanche conoscerli, ho solo un obbiettivo ed è eretto di fronte a me.
Scatto in avanti in un balzo più lungo del solito, spingendo contemporaneamente la palla che, dopo averla fatta sbattere a terra, recupero con la sinistra.
Ho l’equilibrio stabile, quindi insisto sulle gambe, proseguendo la mia corsa con sempre maggiore velocità. Il controllo di palla è perfetto, sembra quasi che non sia io a trascinarmela dietro, ma la sfera a seguirmi.
Senza le urla dei miei compagni di squadra, i suoni, qua dentro, sembrano essere triplicati. Riesco a percepire alla perfezione il rumore del mio respiro e quello dei miei passi, benché mascherati dai rimbalzi del pallone.
Arrivo fino all’aria di tiro e mi blocco di scatto: mi esprimo in un brevissimo passo indietro, solo per riacquistare l’equilibrio e slanciarmi in aria.
Sembra quasi mi stia gettando all’indietro, mentre, mantenendo salda la concentrazione, lancio la sfera rossastra verso il canestro.
Osservo – ancora in aria – il movimento fluido della palla mentre entra nel cerchio. Quasi non lo tocca nemmeno, è come se passasse precisamente per il centro esatto.
Atterro in piedi, le braccia ancora alzate nella posizione di tiro. Rilasso gli arti lungo i fianchi e mi muovo prontamente per recuperare il pallone da basket.
Lo raggiungo quando ancora rimbalza a terra e, senza fermare il suo corso, esercito una lieve pressione, costringendolo ad effettuare movimenti più lunghi.
Sono un abile cestista, nonostante sia solo al secondo anno dei superiori. Forse sono anche il migliore della mia squadra: non per nulla, sono quello che considerano l’Asso del Ryonan.
Eppure, non sono riuscito ad ottenere il massimo da me stesso e dalla squadra, durante l’ultima partita; quella che avrebbe determinato il nostro accesso al torneo nazionale.
Il campionato è andato: abbiamo fallito. Ho fallito.
Senza Uozumi in campo, la squadra ha perso fiducia e non c’era più coordinazione fra noi. Per quanto abbia tentato di ripristinare l’ordine, mancava il principale punto di riferimento, e solo dopo e con difficoltà siamo riusciti a riprenderci.
Peccato, fosse già troppo tardi.
Mi domando a questo punto cosa accadrà ora che Uozumi mi ha confessato che lascerà la squadra e che a me toccherà prendere il suo posto. Come posso ricoprire il ruolo di capitano, se al momento del bisogno non ne sono stato capace?
Osservo come se fossi in trance il moto della palla: sembra sia al rallentatore, sbatte piano e, con altrettanta lentezza, torna nel mio palmo e di nuovo così.
Piano.
Sempre più lentamente.
Uno scatto violento. La sfera fugge in avanti, la raggiungo velocemente. Percorro a lunghe falcate tutta la lunghezza del campo, dando massimo sfogo alle mie gambe. Sarebbe capace il playmaker dello Shohoku di starmi dietro in questo momento? Ne dubito.
Il respiro accelera sempre di più, mentre un braccio si muove da solo, quasi trascinato, seguendo la mia corsa.
Arrivo alla base del canestro, la luce mi abbandona definitivamente, ma non mi serve: sono fin troppo abituato ad eseguire uno slam dunk, per farmi arrestare da così poco.
Nella penombra della notte, scorgo solo vagamente il canestro, il minimo indispensabile per tirare con certezza.
Mi fletto leggermente sulle ginocchia, poi balzo in aria. Il braccio destro eretto verso l’alto forma una curva perfetta che prosegue per la spina dorsale e termina lungo la gamba distesa.
I muscoli sono completamente contratti e io, intanto, volo letteralmente verso il canestro. Gocce di sudore, iniziano a imperlare la fronte e il torace. Percepisco una scia umida, calda, lungo la linea dello sterno.
E tutte le mie forze, tutte le mie energie, tutti i miei pensieri, tutta la frustrazione della giornata, affondano nel cestino, con una violenza insolita, che fa tremare paurosamente il tabellone.
Rimango appeso per un braccio al cesto, mentre, distratto, osservo la sfera raggiungere il pavimento e rotolare per qualche metro, prima di fermarsi completamente.
Apro le dita e mi lascio cadere. Mi sento quasi senza forze, almeno finché non raggiungo nuovamente il pallone e parto in carica per compiere un’altra violenta schiacciata dall’altra parte del campo.


***


“Ragazzi, è stata dura e non ce l’abbiamo fatta. Ma ognuno di voi ha giocato benissimo! Quindi nessuno di voi deve colpevolizzarsi per quanto accaduto; dobbiamo riprendere gli allenamenti, in vista del prossimo torneo” parlava fomentato Taoka “ci siamo tutti?” chiese infine.
La risposta giunse scontata.
“Manca Sendoh.”
“Ma è mai possibile che quel ragazzo sia costantemente in ritardo?!” tuonò il coach infastidito.
“Non credo che verrà…” azzardò un timido, quanto sicuro Hikoichi.
“E tu che ne sai?”
“Era buio e sentivo dei rumori in palestra; così sono venuto a controllare ciò che stava accadendo e l’ho visto mentre si allenava, l’ho visto giocare fino alle sei di questa mattina.” Spiegò.
“Capisco” mugugnò non capendo poi più di tanto in verità. “Intanto voi iniziate.”
Hikoichi si fece da parte, per lasciare la possibilità ai titolari di intraprendere una seria partita.
Osservava distrattamente i membri della sua squadra giocare, mentre nella mente rivedeva un Akira Sendoh, che non aveva mai conosciuto.
Un Akira Sendoh frustrato e pieno di rabbia.
Un Akira Sendoh, sordo ad ogni rumore, che non si era neanche accorto della sua presenza.
Un campione, un fuoriclasse, un genio nel basket, con tanta grinta negli occhi e quantità industriale di adrenalina in ogni cellula del corpo da sfogare.
Un asso come mai il Ryonan ne aveva visto, che esprimeva ciò che a parole non avrebbe mai detto.
Sì, perché Akira Sendoh, avrebbe sorriso, tentando di risollevare con parole precise l’umore di tutti gli altri, fingendosi superiore a qualunque cosa e pronto ad una nuova sfida.
Ma ora, era certo che anche lui provava il dolore dei suoi compagni.
Se ne era accorto subito quella notte, ma non aveva avuto il coraggio di parlargli, di avvicinarlo.
Come avrebbe potuto fare in fondo? Si era ritrovato ad osservare i movimenti di una furia umana, che aveva intrapreso una personale lotta contro il canestro: non sapeva se avrebbe finito con il distruggere il tabellone o se stesso.
E invece, esausto, si era girato verso di lui, aveva sorriso come sempre e si era diretto negli spogliatoi.






L'unica cosa che spero, è di non aver mostrato un Sendoh diverso da quello che è.
Perché sostanzialmente questa storia sarà un cammino sulla sua crescita morale. Che resti in character è fondamentale.
E per lo meno, posso affermare che è così che io l'ho visto.
Un bacio.

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
mitchan80 - Voto: 01/02/09 01:27
bella fic! mi sta incuriosendo molto..non vedo l'ora che pubblichi i capitoli successivi.
continua così che è bella!!!
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