da una serie originale:
"OVER AND OVER AGAIN"
una fanfiction di:

Generi:
Sentimentale - Romantico - Commedia
Avvisi:
Lemon - Coppie Shounen Ai - Coppie Yaoi
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Ancora e ancora.. perchè il mio cuore continua a battere, nonostante il dolore che provo nel petto sembra volermi uccidere?

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 04/01/2009 14:40:08
 
ABC ABC ABC ABC



 WHO I AM


Dunque.. salve a tutti.. questa è una ficcy original yaoi che avevo su in testa da un pò di tempo.. il capitolo l'ho scritto ieri sera quindi siate gentili please.
è da molto che non scrivo più fanfiction quindi sono alquanto arrugginita, vi prego di essere magnanimi e commentare ^^


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<i><center>"Quello che provo per te è talmente forte.. sento di essere mosso da un amore tale da domare gli oceani e spezzare le montagne, un amore davanti al quale anche il cielo si inchina. Un sentimento per il quale io il peccato sono qui a piangere, poichè esso non mi appartiene ancora."</center></i>

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Sapete.. ci sono delle volte in cui non desideri altro che lasciarti andare, lasciarti sprofondare nelle morbidissime coltri del vostro letto. Calde, morbide e accoglievoli coperte.. perché abbandonarle? È per forza necessario che io metta i piedi sul freddo pavimento e, svogliatamente, mi alzi?
Penso capiate ciò che sto dicendo e credo di non essere l’unico ad odiare la mattina.
Odio il suono della sveglia che continua incessantemente a trillare, odio quando mio padre arriva vicino al mio letto e, stufo dei miei tentennamenti, tira via le coperte fino a scoprirmi e farmi rimanere solamente con il leggerissimo pigiama.
A quel punto è anche inutile che tenti di ricoprirmi o di chiedere qualche minuto in più con voce supplichevole e tenera perché purtroppo so benissimo che lui non cederà mai e che, comunque, non riuscirei più ad addormentarti beato a causa del freddo che ormai mi è entrato nelle ossa.
Freddo.. come mai freddo?
Ebbene.. dovete sapere che mio padre ha il bruttissimo vizio di aprire le finestre della mia camera ogni santissima mattina, dice che è l’unico modo per farmi svegliare come il signore comanda.
- Alzati o ti prendo per le orecchie e ti tiro in bagno a forza!
Quant’è bello, quant’è gratificante, sentire di prima mattinata una voce dolce e carina che, molto gentilmente, ti “suggerisce” di alzarti.
E lo faccio; mi alzo. So che potrebbe davvero tirarmi per le orecchie fino in bagno, lui ne è capace.. non è mai stato un tipo molto paziente, ahimè, anzi la pazienza è proprio la dote che gli manca.
- Ho capito..
Bisbigliai alzandomi stancamente dal letto mentre osservavo di sottecchi la figura di mio padre usciva finalmente dalla porta della mia stanza. La voglia di rimettermi sotto le coperte era davvero tanta.. giuro che mi sarei riaccoccolato volentieri se non fosse per il fatto che poi mi sarei beccato un’altra ramanzina e, sinceramente, una strigliata da parte di mio padre non è esattamente il modo perfetto di iniziare una giornata.
Cercai con lo sguardo le mie “ciabatte” e, finalmente, le vidi. Un sorriso che andava da orecchio a orecchio si affacciò sul mio dolcissimo volto. Le misi ai piedi ed un sospiro di sollievo aleggiò nell’aria, morbide e calde, con il musetto di un gattino beije sopra XD
Andai velocemente in bagno e mi sciacquai la faccia; un’occhiata allo specchio e osservai corrucciato la mia immagine riflessa. Piacere, mi chiamo Gabriel, diciottenne dai capelli marroni, anzi, una zazzera di capelli marroni che non stanno a posto neanche a pagarli oro, carnagione chiara, altezza.. non parliamone.. sono bassissimo.. e occhi beh.. occhi stranissimi che a me fanno impressione e paura, non li voglio mai mostrare a nessuno. Mi misi gli occhiali e dopo dieci minuti passati a cercare di sistemare inutilmente i capelli uscii finalmente dal bagno, tornai in camera e andai disperatamente alla ricerca di qualche vesito.. sapete, camera mia è peggio di una fogna: butto tutto in giro senza un ordine preciso e alla fine mi ritrovo a passare le mezz’ore alla ricerca di un paio di calzini.
Alla fine, quindici minuti dopo, ero pronto vestito e lavato.
Scesi in cucina con il sorriso sulle labbra e il solito zaino nero in spalla.
Seduto al tavolo c’era mio padre che sorseggiava una tazza di caffè e leggeva tutto impegnato il giornale, quando si accorse di me alzò lo sguardo e mi sorrise gentilmente
- Gabriel, rimani per la colazione?
- No papà, sono in ritardo.. devo essere tra dieci minuti alla fermata del pulman.
Mi sistemai un altro zainetto, con dentro i miei pattini, su una spalla e fregai dal piatto di mio padre una fetta di toast con su la marmellata; ne addentai un pezzo mentre uscii di casa diretto alla fermata.. ovviamente prima gli feci un cenno di saluto con la mano ma nulla di più, niente baci né abbracci: questo lo si faceva solo quando c’era mamma in casa.
Uh già.. forse non ve l’ho detto: i miei sono divorziati e mia madre si è risposata con un riccone ed ora abita in un’altra città.. pare che abbia pure un figlio ora.
Sinceramente non ho voglia di parlarvene adesso poiché non ci tengo ad avvelenarmi subito la giornata, sarebbe da stupidi dire che non mi interessa più ciò che fa mia madre.. la realtà è che ormai ho accettato la cosa, provo comunque risentimento verso di lei ma non per ciò che ha fatto a me bensì per come ha trattato mio padre.
Guardate.. a furia di raccontarvi qualcosa di me non mi sono neanche accorto di essere arrivato alla fermata dell’autobus.
Mi siedo svogliatamente su una panchina mentre mi sistemo imbarazzato la cravatta della divisa; ormai è da un anno che faccio parte della Saint Julian ma non ho ancora fatto l’abitudine a tutte le regole che esistono la dentro.
La Saint Julian è una delle poche scuole private e facoltose che esistono in questo paese.. è una scuola per ricchi ed io stesso non ho ancora capito come ho fatto ad entrarci. Non ho buoni voti, non sono ricco né tantomeno di famiglia di antichi lineaggi nobili.. insomma.. qualcosa mi puzza.
Sono stato convinto da papà a fare domanda in quella scuola, io ero partito con l’idea che neanche l’avrebbero presa in considerazione. Invece mi ritrovai, una settimana dopo, con una risposta da parte del preside che mi informava che il trasferimento alla Julian era stato accettato.
Così.. eccomi qui.. con una scomodissima divisa rossa addosso mentre aspetto il pulman.
- Gabbi!!
Oh.. ecco, mi sembrava mancasse qualcosa.
Risi divertito appena sentii quella voce e, d’istinto, mi voltai alla mia destra vedendo una ragazza dai capelli biondi a boccoli venirmi incontro, correndo come una disperata.
- Bell!
Risposi di getto abbracciandola appena mi arrivò a portata di mano.
Non persi tempo e appena mi fu vicino iniziai a spulciarle i capelli con un sorrisetto divertito.. beh sapete.. non pensate male, io non sono un maniaco con il fetish dei capelli! Vedete.. quella pulcina bionda di nome Lilybell ha una passione tremenda per le mollette e ogni giorno se ne mette di diverse, nascondendole tra i capelli oppure facendole vedere, orgogliosa di se e dei suoi fermagli con su i carciofini pucciosi.
Scoppiai a ridere quando ne trovai una a forma di muffin con una nuvoletta che diceva “eat me”
Bell sorrise a sua volta capendo al volo quale delle tante mollette avevo trovato; con lei era così semplice capirsi.. bastava un’occhiata, un singolo cenno.. forse proprio per questo ci trovavamo così bene insieme.
Eravamo migliori amici, lei, una piccola e dolce sbadata ed io un piccolo e dolce sbadato.
Entrambi con una passione in comune, i ragazzi ma soprattutto Adam Myer.
- L’ho sognato di nuovo!
Esclamò lei con le guance arrossate mentre io ridevo appena, ben conscio della cotta che avevamo sia io sia Bell per il ragazzo più bello e popolare della scuola.. il ragazzo inarrivabile che ormai popolava i sogni della mia amica bionda da almeno un mese.
- Son felice per te!
Feci un secondo di pausa mentre un piccolo ghigno divertito si dipingeva sul mio viso
- Attenta che però rischi di consumarlo a furia di sognartelo la notte!
Le risposi divertito dal suo imbarazzo mentre, esattamente pochi attimi dopo, l’autobus arrivava.
Eravamo solamente io e lei a dover salire a quella fermata e, grazie al cielo, l’autobus aveva ancora due posti a sedere.
Ci separammo e lei andò a sedersi vicino a una sua compagna di classe di cui ora non mi ricordo neanche il nome, mentre io mi avvicinai all’altro posto libero e, solamente quando fui abbastanza vicino, riuscii a notare di fianco a chi era il posto libero.
Capelli corti neri, occhi color smeraldo, fisico agile, petto ampio, mani forti con dita perfette, cuffie nere nelle orecchie.
Adam!!.
Oh cazzo.. lo fissai un attimo con un cipiglio severo come a valutare se mi conveniva davvero sedermi e poi alla fine decisi di stare in piedi.
Non so se feci bene o male, fatto sta che durante tutto il tragitto ebbi la fastidiosa sensazione che qualcuno mi stesse osservando, trafiggendomi la schiena da parte a parte.
Il viaggio mi sembrò più lungo del solito e ogni tanto mi guardavo attorno cercando di capire chi è che mi fissava così intensamente; quando la porta dell’autobus si aprì davanti alla scuola fu per me un vero sollievo e, senza aspettare un attimo, scesi di corsa senza neanche aspettare che Bell mi raggiungesse.
Improvvisamente però mi sentì bloccare da dietro, un braccio attorno alla vita e una mano sugli occhiali, ad impedirmi la vista, mentre la mia fragile schiena premeva contro un petto caldo e allenato.
- Mica ti mangiavo sai?
Respirare in quel momento mi parve una cosa inutile e, a quanto pare, la pensava così anche il mio cuore dato che saltò qualche battito. Mi irrigidì appena e giuro di aver potuto immaginare perfettamente la bocca di Adam Myer, dietro di me, stendersi in un sorrisetto divertito
- Mai pensata cosa simile, ora scusa ma io dovrei andare a lezione..
Lasciai la frase in sospeso e un minuto dopo la mano ed il braccio del ragazzo si scostarono da me, lasciandomi con uno strano senso di vuoto.. rimasi probabilmente altri cinque minuti lì fermo con gli occhi chiusi.
Rimuginai sul fatto che Adam non mi avrebbe mai rivolto la parola.. forse si era accorto che avevo preferito stare in piedi piuttosto che sedermi vicino a lui? Cavolo.. che figura..
Lui magari si era vendicato con questa scenetta..avevamo dato spettacolo davanti a metà dell’istituto.. wow, che modo stupendo per iniziare una nuova giornata..
Aprii gli occhi e mi accorsi che ormai tutti erano andati nelle loro classi, probabilmente arriverò ancora in ritardo come al solito e mi dovrò subire la strigliata dal professore
Con un sospiro mi incamminai verso il mio armadietto pronto per l’inizio di un altro giorno all’inferno.

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Fine Chap 1
la frase all'inizio del capitolo è stata creata da me, siete pregati di non prenderla ^w^



 
 
 
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