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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Persone famose e TV
Dalla Serie: Jonas Brothers
Titolo Fanfic: AWKWARD LAST WORDS
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: yachiru galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/12/2008 16:04:59

« Dì ai tuoi che torni tardi, si festeggia il successo di una grande collaborazione, » le ricordò mentre la ragazza usciva dal camerino.
 
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I TOLD YOU NOT TO BELIEVE IN ME;
- Capitolo 1° -

Oh santo cielo, la sto davvero pubblicando? Sono impazziata a tal punto? La risposta è sì, però... Sto tornando un po' in vena di oneshots. u_u
E poi, dopo che ho visto in giro fics su Miley e Nicholas, Selena e Nicholas, Demi e Joseph, ho per forza dovuto scriverne una su Taylor: non si fanno queste discriminazioni, insomma. U__U

Beh, è una stupidata che dimostra cosa io riesca a fare dalle 3 alle 7 di notte/mattina.



{ change ;

« Rick, non penso che sia una buona idea, » commentò nervosamente la ragazza, agitando le gambe sotto il tavolo in una maniera talmente incontrollabile da far risultare il ticchettio degli stivali un suono estremamente irritante.
« Non è una buona idea, » le concesse il manager con voce pacata, cercando di farla ragionare, « È un’idea grandiosa: con un duetto del genere, farai un successone. »
« Ma suoniamo musica totalmente diversa, » gli fece notare, « E se alle loro fan non piace? »
« Ti adoreranno, principessa, » assicurò l’uomo con un sorriso, « E se le cose non funzionano, dopo il primo spettacolo ci ritiriamo. »
« Tutto ciò mi consola, » sospirò lei amareggiata, mentre si stava già torturando le unghie al pensiero di un clamoroso fallimento.

{ should’ve said no ;

« Tesoro, sei stata fantastica! » strillò Abigail, abbracciandola appena era rientrata nel backstage, « Come al solito, d’altronde. »
« Grazie, Abe, » la ragazza si strinse all’amica, ancora affannata dalla performance, mentre le gambe ancora le tremavano dall’emozione, « Sarò piaciuta anche a loro? Non mi hanno tirato nulla addosso, è un buon segno. »
« Smettila di fare la modesta, » rise l’altra, lasciandola andare, « Hai fatto un figurone! »
« Guarda che di te mi fido, » la informò con aria seria, mentre prendeva una bottiglietta d’acqua da un tavolino e si dirigeva, seguita dall’altra, verso il suo camerino, « Se è andata male, è tutta colpa tua. »
« È andata benissimo, » le ripeté Abigail convinta, « Ci scommetto qualsiasi cosa, anche la tua chitarra nuova. »
« Se la metti così, » osservò lei, trovando la porta con il suo nome ed entrando, sollevata, « Sono costretta a sperare che tu abbia ragione. »
« Io ho sempre ragione, e lo sai! » scoppiò a ridere la brunetta, guardandosi intorno con gli occhi di una bambina: non si stancava mai di stupirsi di cosa le case discografiche riservavano ai cantanti, « Scommetto che il divano rosa l’hai scelto tu. »
« Lo sai che non sto bene se non c’è qualcosa di rosa nel mio camerino, » ammise la ragazza con aria colpevole, mentre beveva un sorso d’acqua, « Sembrava avessi chiesto la luna: con tre ragazzi in giro, qui la gente non sa nemmeno cosa sia, il rosa. »
« E come biasimarli, » osservò l’amica, passando una mano sul divano, « È bruttissimo. »
« Non capisci niente, » le fece la linguaccia, « Sto odiando questi vestiti. Mentre mi cambio, puoi curiosare in giro. »
« Sarà fatto con piacere, » saltellò Abigail, che già stava facendo come se fosse a casa sua e stava aprendo tutte le cassettiere che trovava in giro.
Passarono un paio di minuti e, quando qualcuno bussò alla porta, lei rispose un “avanti” d’istinto, troppo impegnata a ficcanasare negli scomparti di un armadietto per pensare che, in realtà, non avrebbe dovuto essere lì: quando se ne accorse, era troppo tardi, e la porta si stava già aprendo.
« Hey, Ta.. » il ragazzo si fermò, mentre lo sguardo non poteva che fissarsi sulla ragazza che frugava nel frigobar, « No, aspetta, tu non sei Taylor, » constatò, perplesso.
« Non ho fatto niente! » strillò la bruna, alzando le mani in alto come in un poliziesco: in una stringeva una bottiglietta di Coca-Cola, nell’altra una barretta di Mars.
« Ci credo, ci credo, » la calmò lui, agitando le mani.
« Abe, perché stai urlando? » domandò la bionda, tornando dal bagno con un paio di jeans sbiaditi, i classici stivaletti ed una camicetta bianca con tutti quei ricami per cui lei impazziva ed il vestito che aveva usato in scena sottobraccio: la risposta arrivò da sola, osservando i due, « Hey, Joe: non è una ladra, è Abigail. Te ne ho parlato, ricordi? »
« Ah, Abigail… Certo, certo, » no, a dire il vero non se ne ricordava affatto, ed il suo sguardo perplesso ne era la conferma, « Comunque, Kev, Nick ed io andiamo al fast-food a prendere qualcosa, vuoi venire? Se vuoi unirti anche tu, » aggiunse in fretta, rivolgendosi all’altra ragazza che, un po’ per l’imbarazzo della figuraccia appena fatta davanti ad un cantante di fama mondiale e un po’ per la mente momentaneamente in standby alla vista di uno dei Jonas Brothers da una distanza talmente ridotta, stava rimettendo a posto il bottino con lo sguardo rivolto completamente al frigorifero.
« Mi spiace davvero, ma non posso, » si scusò Abigail, mentre se la prendeva comoda a riporre perfettamente le cose dove le aveva lasciate prima di sembrare soddisfatta e rialzarsi, « Domani mattina devo lavorare. »
« Dai, Abe, » cercò di persuaderla l’altra, mettendo un finto broncio, « Datti malata! »
« Scherzi? » chiese quella, guardandola come se fosse fuori di testa, « Quelli non ci mettono niente a licenziarmi! » approfittò dell’occhiataccia rivolta all’amica per trasformarla in uno sguardo che le urlava chiaramente “esci immediatamente con questo grandissimo pezzo di ragazzo prima che io ti picchi”, « Tay, ci sentiamo domani, sennò non torno più a casa! » si affrettò a concludere il discorso prima che l’altra replicasse, mentre passava di fianco al moro ed usciva veloce dalla porta, cinguettando un “ciao Tay, divertiti!”.
« Ciao Abe, » salutò rivolta alla porta mezza aperta che l’amica non si era premurata di chiudere, « Sì, insomma, avrai capito che ci sono solo io, ma ti assicuro che un invito al fast-food non lo rifiuto mai, » accettò immediatamente.
« Perfetto, allora possiamo andare, » sorrise lui, aprendo del tutto la porta ed aspettando che uscisse prima lei, « Dì ai tuoi che torni tardi, si festeggia il successo di una grande collaborazione, » le ricordò mentre la ragazza usciva dal camerino e lui richiudeva la porta.

{ love story ;

Le settimane seguenti erano passate rapidissime, risucchiate in un vortice dalla vita frenetica della celebrità: ogni sera una città nuova, un nuovo concerto, e poi un nuovo fast-food da andare a provare. I tre fratelli erano uno migliore dell’altro, e sarebbe stata dura chiedersi quale dei tre fosse il migliore con cui uscire, se lei non avesse già perso la testa per il fascino da cascamorto di quello di mezzo: lui, d’altro canto, ci stava spudoratamente provando con lei, ed era impossibile riuscire a dirgli di no, un po’ come quando aveva appena spazzato il suo menù ad una velocità ai limiti dell’umano e veniva a chiederti ancora se poteva rubarti una patatina fritta, con quello sguardo da cucciolo che ti lasciava solo l’opzione di accontentarlo – o di sopprimerlo – altrimenti ti saresti sentita in colpa a vita. Il modo in cui riusciva ad ottenere tutto quello che voleva era ineguagliabile: ci giocava, con la testa delle persone, perché sapeva di poterselo permettere.
Dopo nemmeno una decina di concerti, avevano cominciato ad uscire da soli, senza l’intralcio degli altri fratelli, e lui sembrava tutto quello che una ragazza potesse desiderare: le apriva la porta per lasciarla passare, la portava nei locali migliori, le scostava la sedia per farla sedere, e poi la accompagnava fino alla camera d’albergo e aspettava fin quando non fosse entrata. La volta che, prima di rientrare in camera, l’aveva fermata, presa per mano e l’aveva baciata, così, con un gesto talmente innocente che non sapeva bene se si stesse immaginando tutto, era convinta di aver trovato quel principe azzurro che un po’ tutte si sognano di incontrare nella vita.
I giorni del tour erano stati i migliori: erano sempre insieme, ridevano insieme, facevano le prove insieme, andavano a pranzo insieme, e soltanto il cielo sapeva quante volte Kevin e Nick, entrando in quello che doveva essere anche il loro camerino, li avevano trovati, insieme, lui seduto sul divano e lei seduta sulle sue gambe.
Poi, il tour era finito, ed era arrivata una valanga di impegni di lavoro: lei alle prese con un altro tour, e lui a girare il loro nuovo video. Cercare di organizzare gli impegni di lavoro per vedersi era difficile, e con la stampa, che già sfornava ipotesi su loro due dal secondo concerto del tour, alle calcagna era pressoché impossibile: era frustrante, terribilmente frustrante, ma era la loro vita, e sapevano benissimo che sarebbe successo. Lei passava il pomeriggio a scrivergli messaggi, e lui, non appena trovava un momento libero, si precipitava a chiamarla: non era abbastanza, perché la lontananza si faceva sentire continuamente, ma era un qualcosa.
Abigail la teneva ore al telefono per calmarla, perché lei era talmente cotta che a volte la chiamava, esasperata, e le confessava che avrebbe voluto mollare armi e bagagli per avere un fottutissimo momento di pace con lui, e quella aveva il compito di tenerla con i piedi per terra: solitamente, la conversazione finiva con la bionda che sfornava una lunga serie di improperi contro il mondo e poi le dava la buonanotte.

{ tell me why ;

Dopo quasi un mese, l’occasione che ebbero per rivedersi era il compleanno di Joe: era una di quelle che lui chiamava “cenette veloci” e che, invece, finivano con essere banchetti in uno dei migliori ristoranti della zona. Lei era nervosa, nervosa da impazzire: le sembrava di avere uno stormo di farfalle al posto dello stomaco; moriva dalla voglia di rivederlo, e passare un pomeriggio intero ad aspettare che la passasse a prendere era una vera e propria tortura.
Quando era arrivato, però, e lei si era letteralmente fiondata dentro la macchina, tutto il nervosismo era sparito, e non aveva perso tempo a tirarlo a sé e baciarlo con tutta la forza che aveva in corpo: si era staccata soltanto dopo aver sentito qualcuno schiarirsi la voce e, alzando lo sguardo, si era trovata davanti Nick e Selena, seduti sul sedile posteriore. Bordeaux in volto, li salutò e si infilò silenziosamente la cintura di sicurezza.
Tutto quello che riuscì a dedurre dalla serata era che Joe era strano: sempre sulle sue, aveva trascorso gran parte della cena a parlare con Nick, lasciando le due ragazze a fissarsi interdette, prima di cercare qualche argomento in comune per fare un po’ di conversazione. Il pensiero più grande che le passava per la testa era che, in realtà, non sapeva se effettivamente fosse lui quello strano: magari era perfettamente normale, ed era lei che si stava facendo troppo paranoie; non si era mai sognata un tappeto rosso come accoglienza, ma almeno un abbraccio, un bacio, qualunque cosa, erano più che leciti, no? Probabilmente i paparazzi appostati ai tavoli del ristorante avevano già materiale più che sufficiente per un articolo, e non era il caso di esagerare troppo: più che giusto, ma ciò non tolse il fatto che, quando si fermarono di fronte alla casa della bionda, essere salutata con un semplice “ciao” decisamente non era la sua concezione della fine di una cena romantica.

{ cold as you ;

Era passato quasi un altro mese, e le cose non erano cambiate molto: erano riusciti a vedersi ancora un paio di volte, prima che il lavoro li separasse di nuovo. Le telefonate erano una routine, ma le cose non ci misero molto a cambiare: i Jonas erano ancora impegnati nelle riprese del video di Lovebug, e non era un segreto che il backstage di un set fosse abbastanza rumoroso. Quello che Taylor non riusciva seriamente a capire era perché, almeno una volta ogni due giorni, sentisse una fastidiosissima vocetta in sottofondo che parlava animatamente: Joe le aveva spiegato la prima, la seconda e la terza volta che lei aveva chiesto chi fosse che Camille lavorava con loro e, a rigor di logica, anche lei poteva entrare nel backstage. Per non scatenare un putiferio, la ragazza aveva annuito ed aveva cambiato discorso, quando in realtà nella sua mente si affollavano un sacco di domande e di frasi poco carine, tra cui forse la più pacata rimaneva ancora “ma questa ce l’ha un camerino suo?”. Una volta, poi, quando, anziché lui, aveva risposto Camille, avvertendola che Joe era sul set impegnato a girare, ci era mancato poco perché la insultasse, e invece no, aveva ringraziato gentilmente e aveva messo giù: un paio di minuti dopo, la sua camera d’albergo, anziché un vaso di fiori, aveva un centinaio di pezzi di ceramica sparsi per terra.
I primi di settembre, appena il suo manager l’aveva chiamata per avvisarla che avrebbe presentato al red carpet dei VMAs, la ragazza gli aveva quasi riattaccato il telefono in faccia senza ringraziarlo dalla gioia, e aveva immediatamente chiamato Joe, sapendo che anche loro tre sarebbero stati presenti allo show: quando aveva risposto, lei gli aveva praticamente urlato la notizia e lui, contento, le aveva fatto i complimenti. I complimenti. Non le aveva risposto di essere contento perché potevano vedersi, non le aveva proposto un pranzo fuori: no, le aveva fatto i complimenti. Che cosa diavolo passava per la testa di quel ragazzo? Probabilmente sapeva la risposta, ma non aveva la minima intenzione di crederci.

{ invisible ;

I VMAs erano il trionfo del gossip: fotografi ad ogni angolo, non c’era nemmeno un centimetro che non potesse essere ripreso da una telecamera o dalla macchina fotografica di un paparazzo abbastanza attento. Ritrovarsi a parlare nel backstage con Nick e Kevin era stato abbastanza imbarazzante, forse perché loro due sapevano molto di più di quello che lei sapesse realmente e che stava solo supponendo; parlare con Joe, poi, era il massimo dell’ipocrisia: conversazione stupida, senza nessun senso, perché non potevano permettersi di più, di fronte a tutta quella gente.
L’intervista sul red carpet, poi, era stata alquanto faticosa: tutte quelle domande da copione, e quelle risposte altrettanto calcolate, quando lei non riusciva a non far scivolare lo sguardo su di lui e fissarlo, mentre i suoi fratelli parlavano. Era insopportabile, nemmeno a mezzo metro di distanza riusciva a stare con lui: saperlo a chilometri di distanza era quasi meglio, almeno non avrebbe dovuto guardarlo negli occhi e si sarebbe crogiolata nella sua solitudine, ma avercelo lì, davanti, senza nemmeno poterlo toccare, la faceva andare fuori di testa. Lui lo sapeva, ed evitava di guardarla, forse perché non gliene fregava niente, forse per non darle troppa corda.
Quando li abbracciò tutti e tre, prima di lasciarli entrare nello studio, fu un piccolo momento di consolazione: non era nemmeno lontanamente ciò che voleva, ma almeno riuscire a toccarlo per avere la certezza che fosse davvero lì, la fece stare un po’ meglio. Prima di separarsi, Joe le sussurrò uno “scusa” nell’orecchio: ma era troppo generico, e lei passò tutto il resto della serata a chiedersi di cosa si stesse scusando.

{ forever and always ;

Passarono altre tre settimane, durante le quali le chiamate erano sempre più brevi e banali, e gran parte delle volte erano addirittura Nick e Kevin, o Camille, nel peggiore dei casi, a rispondere al telefono, dicendole che Joe era occupato: questo era abbastanza deleterio nei confronti dei neuroni della bionda, che, dopo ogni telefonata, aveva soltanto una gran voglia di spaccare qualunque cosa le fosse capitata a tiro, in particolare la faccia di qualcuno, se solo ne avesse avuta l’occasione.
Era ottobre, e il ragazzo non si fece sentire per un paio di giorni, nonostante tutti gli sms che lei gli aveva mandato, quantomeno per sapere se fosse ancora vivo: un pomeriggio, poi, appena tornata a casa, le squillò il cellulare. Non appena vide il suo numero, si sentì ironicamente sollevata.
« Hey, Tay, » cominciò lui, con una voce che di rassicurante non aveva nulla, non appena sentì che la persona all’altro capo aveva risposto, « Devo dirti una cosa. »
« Cosa? » domandò lei, già con i nervi a fiori di pelle: quando un ragazzo ti deve dire qualcosa, è la fine.
« Ci ho pensato su, » continuò Joe, « Non credo che tra noi funzioni più. »
« Questo l’hai pensato quando eri occupato o quando eri in camerino con Camille? » sbottò la bionda, seccata all’inverosimile.
« No, ascolta, » la interruppe il ragazzo, « Camille non c’entra nie… »
La chiamata finì lì, perché la ragazza aveva buttato a terra il telefono e quello si era diviso in due.

{ picture to burn ;

« Basta gente famosa, » concluse Taylor, dopo una sfuriata durata una buona mezz’ora che l’amica si era dovuta sorbire: quando era alterata, partiva in quarta e faceva monologhi su monologhi finché non si era sfogata, « Abe, troviamoci un ragazzo normale. »
« Mi spiace, Tay, » la confortò la brunetta, seduta sul letto dell’altra, dopo averla ascoltata, aprendo le braccia.
« Anche a me, » mormorò lei, tuffandosi sul letto per abbracciare l’amica, « Non sai quanto. »
« Non sa cosa si è perso, quell’imbecille, » commentò Abigail, stringendola, « Andiamo a mangiare qualcosa per tirarci su di morale? »
« Maledizione, lo sai che al fast-food non riesco a dire di no, » rise la bionda, mentre cercando di non farsi vedere si asciugava gli occhi con la manica della camicia, « Ma fammi un favore. »
« Del tipo? » domandò l’altra, perplessa.
« Fermami in tempo, prima che finisca come l’ultima volta. »
 
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VOTO: (1 voto, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
yachiru 30/12/08 15:27
I tremendi 27 secondi, mwha: sto rodendo dalla curiosità di sapere se sia stato effettivamente così. XD
Ho sentito, miseria quanto vorrei andare a New York a Capodanno. u__u
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

chibilucre - Voto: 30/12/08 14:25
Taylor Swift? Wow! Hai proprio reso l'idea della kiamata di 27 secondi con la quale si sono lasciati eli e Joe!
Ma lo sai ke a Capodanno si rincontreranno?
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