CAPITOLO 1 - Capitolo 1° -
Prefazione
“Soltanto colui che avesse voluto rinunciare per davvero alla propria immortalità per l’amore puro nato per qualcuno e non soltanto per proprio profitto, avrebbe riottenuto la sua anima e la sua debolezza, finchè non fosse arrivato di nuovo il momento di diventare il più forte e riprendere la propria natura “. Quelle parole si ripercuotevano tra i miei pensieri. Non c’era nessuna minaccia in arrivo eppure le mie mani, così come erano state accoglienti per lei solo pochi attimi prima, erano tornate gelide e con la forza di spezzare una vita in un soffio.
Capitolo 1
- Lui -
"L'hai lasciata soltanto da poche ore. Possibile ti manchi di già?". "Quante altre volte dobbiamo parlarne Emmett?". "Ok, come vuoi". Sorrisi e ripresi a guardare la strada che sfrecciava veloce oltre il finestrino. Non riuscivano ancora a capire quanto potesse essere importante per me, vederla e sapere che stava bene, adesso più che mai. "Edward?". "Dimmi". "Ci stai pensando ancora?". Non gli risposi. Chiusi gli occhi e il suo viso mi apparve davanti ancora una volta. Gli occhi nocciola che amavo tanto, erano diventati di nuovo vuoti e freddi. Morti come quelli che avevo visto tanto tempo prima tra la visioni di Alice. Mi aveva perdonato lo sapevo, ma io non potevo perdonare me stesso. "Non potevi pretendere non stesse male, anche se glielo avevi detto. Ricorda Alice, ti aveva avvertito e non puoi lamentarti perchè è rimasta a piangere per te chiamandoti, sotto la pioggia nel bosco". Aprii gli occhi e mi voltai di scatto verso di lui. "Cosa?". "Alice?". "Si...lei mi ha detto...detto cosa ti hanno fatto vedere. Charlie e Jacob", fece una pausa. "Ascolta, mi dispiace che lei sia stata tanto male, ma adesso è tutto finito giusto? Non la lascerai mai più". "Cerchi di consolarmi?". "Un tentativo pessimo da quanto vedo". "Appunto". Il resto del viaggio verso casa lo trascorremmo entrambi in silenzio e la canzone che continuava a cantarsi in testa Emmett, era un chiaro segno di quanto dovessi essere intrattabile. Parcheggiò la sua Gip direttamente nel garage e anche dopo che lui fu sceso, io me ne restai seduto lì da solo, cercando di chiudere i pensieri preoccupati di Esme e Alice, fuori dalla mia testa. Continuai a tenere gli occhi chiusi e a fissare il suo sguardo così dispiaciuto come se volesse chiedermi scusa per qualcosa che aveva fatto. Si sentiva responsabile della mia partenza. Stava male ancora una volta per me. Anche ora che stavamo di nuovo assieme, la sua espressione addolorata, era la stessa che aveva riempito i miei pensieri tutti i mesi trascorsi lontano da lei. Aprii la portiera dell’auto e tornai in casa, ignorando di proposito i vampiri che, seduti in soggiorno, mi fissavano attenti. Non rivolsi loro neanche uno sguardo e salii di corsa su per le scale. Era tardi per andare da Bella, il sole stava per sorgere e Alice aveva previsto bel tempo. Sapevo che mi stava aspettando nel suo letto, ma quella notte, l’avevo lasciata di nuovo sola. Mi stesi sulla pelle fredda e nera del divano e cercai ancora una volta, di chiudere la mia mente dai pensieri che non mi appartenevano e restai a fissare il suo viso che popolava il buio che mi si parava davanti, desiderando mai come prima di allora, di poter dormire e sognare di una Bella che non mi regalava altro che i suoi sorrisi.
- Lei -
Appena finita la cena, lavai i piatti e poi andai a dormire. Charlie non era ancora certo che stessi bene. Non voleva che io passassi il mio tempo con Edward e cercava mille scuse per starci sempre in torno quando eravamo tutti e tre in casa, ma la notte era soltanto nostra. Mio padre non aveva controllo sul vampiro che ogni sera, mi salutava alla porta per andare ad aspettarmi nel mio letto. Il pensiero di trovarlo, mi fece salire le scale con un grande sorriso in volto, ma quando la aprii e vidi il letto vuoto, l’ansia mi assalì ancora una volta. Potevo dire di aver guarito la ferita che mi aveva lasciato andandosene, ma per quanto fossero impercettibili le cicatrici che erano rimaste sul mio cuore, ogni volta che non lo trovavo dove mi aspettavo fosse, tornavano a fare male. Come quando ti rompi una gamba e quando guarisci tutto passa, anche il dolore e riprendi la vita di tutti i giorni e puoi guardarla e vederla senza segni, come se non fosse mai stata scalfita, ma poi, appena cambia il tempo, torna a farti male come la prima volta. Se solo avesse potuto sentire il dolore che avevo provato alla sua assenza e non soltanto vederlo negli occhi degli altri, avrebbe smesso di credere che io fossi debole come credeva. Sapevo che era andato soltanto a caccia e che ne aveva davvero bisogno, eppure non volevo addormentarmi, decisa ad aspettare di vederlo oltrepassare la mia finestra e potermi stringermi contro il suo corpo. Presi dei libri e iniziai a leggerli e quando gli occhi tentavano di chiudersi, passavo alla musica. A quello stesso Cd che avevo ascoltato così tanto tempo prima e ripensare a quanto mi aveva fatto effetto vedere che lui lo aveva, mi fece sorridere. Sorridere di me e di come continuavo a pensare a lui come se fosse ancora il primo giorno. Anche passando l’eternità con lui, ero certa che non mi sarei mai abituata al vuoto che mi lasciava non standomi accanto e a come ogni volta in cui mi sfiorava distrattamente la mano, mi faceva venire i brividi. Quando alla fine non riuscii più a controllare le palpebre fattesi sempre più pesanti, ritrovai il suo volto sorridente nei sogni. Eravamo nella nostra radura e il sole ci faceva brillare entrambi.
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sophia-91
Alla proxima.. KISS KISS Sophia
rosychan91 - Voto:
L'idea è molto bella e poi l'idea ke Edward nn abbia + paura d uccidere bella se le si avvicina è molto intrigante! XD Mi raccomando, aggiorna presto!^^
Un bacio!^^
co88 - Voto:
...continua nelle pagine numero:
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