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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto Shippuden
Titolo Fanfic: FUNABASHI AISHITERU
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC, AU
Autore: kim91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/12/2008 23:39:12

<Ed era proprio a Funabashi che ero diretta a lavorare, non che il lavoro che avevo scelto fosse il massimo ma almeno potevo pagare l’affitto di casa>
 
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-CAPITOLO 1 – LAVORO? SÌ, GRAZIE!-
- Capitolo 1° -




Vedevo sfrecciare le macchine ad una velocità assurda, gli alberi confondersi con il buio della notte in una matassa verde scuro tempestata di riflessi d’oro alla base e argento sulla punta, come fossero addobbati a natale.
Guardai nuovamente l’orologio.
- Le nove e mezza…-
Erano passate due ore da quando mi ero messa in viaggio su quell’autobus un po’ malandato, che sapeva di moquette impolverata e plastica unta, due insopportabili ore di viaggio che ascoltavo sempre la stessa musica in ripetizione modalità ‘random’ e questa volta temevo davvero che sarei impazzita.
Cosa mi ha portato a rischiare tanto per la mia salute mentale?
Il lavoro ovviamente… ed anche la insostenibile pressione dei genitori che ho abbandonato a qualche chilometro di distanza, ovvero quelli che può distanziare una famiglia di lavoratori da Koshigaya-shi a Funabashi.
Ed era proprio a Funabashi che ero diretta a lavorare, sperando che quella distanza potesse perlomeno fermare ogni, seppur qualsiasi, intenzione di venirmi a riprendere.
Tra mezzora avevo il colloquio di lavoro per sapere gli orari e la mia mansione. Non che il lavoro che avevo scelto fosse il massimo, ma almeno mi dava la possibilità di pagarmi l’affitto della casa…
Giusto, la casa. Dalle inserzioni sul giornale si diceva: “Bilocale con cucina, bagno unico e stanza da letto in comune” e tutto questo a relativamente poco.
Perché questa decisione folle? Il perché non mi interessava, l’importante è che costasse poco e che mi potesse dare la possibilità di un giaciglio per le mie ore di sonno; non me ne importava molto se avessi dovuto condividere la mia stanza con un'altra persona, la mia unica fonte di disagio era il lavoro e se sarei riuscita a mantenermi saldo il posto, punto e basta.
- Le nove e quaranta -
Non ero ancora arrivata. Che seccatura…
Ero così stanca che il moto involontario di masticare la chewing-gum era diventato un peso per la mia mascella, ma il nervosismo che mi provocava il pensiero di “Ehi Sakura, tra poco avrai un lavoro!” oppure “Lo sai che abiterai con gente nuova?” e tutte cose di questo tipo mi facevano andare in panne.
Non volevo badarci, non ci dovevo badare!
La sola immaginazione della mia nuova vita a Funabashi mi metteva ansia e angoscia, ed era terribile per il mio stomaco affamato sentire tanto lavoro di succhi gastrici.
- Pazienza - mi ripetevo come una cantilena, che non faceva altro che aggravare la situazione di malessere che provavo.
Chissà, magari era rimorso di colpa, o forse il pensiero di tutto quello che stava succedendo così velocemente, almeno in parte, o comunque qualcosa che non mi dava pace.
«Funabashi. Stazione di Funabashi»
La voce metallica del guidatore mi riportò alla realtà. Ero finalmente arrivata.
Mi stirai le braccia e alzai il capo verso l’alto come fanno i gatti per sgranchirsi le articolazioni dopo tante ore di sonno no-stop. Presi la mia tracolla nera e la issai sulla spalla e mi misi in fila per uscire da quel bugigattolo di pullman; ora l’odore di moquette sporca si alzava inondando tutta l’aria pulita che per poco era entrata dalla porta, e mi fece tossire rumorosamente.
Uscita dall’abitacolo mi diressi al fianco del pullman per estrarre le mie due valige da viaggio chiuse alla meno peggio.
Inutile dire come si erano sporcate di polvere e altro sudiciume che risiedeva nel porta bagagli.
- Dannati autobus di provincia!- pensai sradicando con forza la seconda valigia dall’ammasso che si era andato a creare in fondo alla pila di bagagli.
Una volta finito con l’autobus decisi di recarmi all’interno della stazione dei treni a depositare le valigie fino a quando non avessi finito col colloquio.
Mi sistemai la tracolla e mi levai gli auricolari dell’iPod, mi misi a posto decentemente il trucco e i lunghi capelli in una coda e mi diressi lentamente al McDonald’s… Infondo si trattavano di duecento metri che divideva me dal fast food, e il mio stomaco implorava pietà.
Entrai nel locale e con mia sorpresa notai una lunga fila davanti al banco di ordinazione.
«Bene bene…» dissi tra me e me, non so se più di soddisfazione o di frustrazione.
Con gli occhi cercai la scritta della direzione e trovai una porta bianca in fondo sulla destra del piccolo edificio prima delle scale che portavano al piano superiore.
Mi feci spazio fra le persone ed aprii lentamente la porta bianca; quando entrai mi ritrovai subito di fronte una donna alta con i capelli castani a caschetto sfilato, piuttosto di moda di questi tempi devo ammettere, che appena mi notò sul volto le si allargò un sorriso bonario e mi fece segno di avvicinarmi alla scrivania bianca in compensato su cui era appoggiata e sfogliava un giornale.
«Tu devi essere Sakura Haruno giusto? » chiese come se fosse la decima volta che fa la stessa domanda; la cosa mi irritò leggermente.
«Sì, sono io. La scorsa settimana avevo parlato con la direttrice che mi aveva assunto a pieni voti in questo stabile.»
«Sì giusto, infatti la signorina Tsunade mi aveva avvertito del suo arrivo. Detto questo, mi presento, sono Shizune, il vice-direttore, felice di averti come nuova lavoratrice nella nostra sede del McDonald’s qui a Funabashi!»
«Il piacere è mio, grazie.» risposi poco convinta. In fondo era o non era un lavoro poco stimato?
«Ok signorina Haruno, lei è stata assegnata ad un periodo di due settimane come crew e sarà sotto l’assistenza della crew-trainer Ino Yamanaka, qui ci sono i suoi orari di lavoro, fra poco le farò visitare il suo posto e se avrà delle domande non aspetti a chiedere.»
«D’accordo signorina Shizune»
Shizune si staccò finalmente dal bordo del grosso tavolo bianco imbandito di fogli, ne prelevò uno e me lo porse gentilmente, così che dovetti sforzarmi di allungare il braccio destro e flettere il busto in avanti per prenderlo quando poteva benissimo avvicinarsi senza tanto sforzo. Ok…forse la fame mi faceva formulare delle cazzate insensate.
Presi a guardare la tabella nero su bianco del foglio con aria circospetta.
Non c’era nulla da dire… i turni erano praticamente perfetti per quella che si prospettava la mia nuova vita sociale: orario dalle nove di mattina fino alle sei e mezzo di sera. Praticamente perfetto!
Sentii gli angoli della bocca alzarsi e, beh, era un buon segno.
La vice-direttrice mi sorrise in rimando passandomi affianco e aprendo la porta per uscire ed andare nel retro del fast food.
Cominciò col ‘presentarmi’ il mio nuovo compagno di avventure: il cappellino con la ‘M’ del Mc…
Davvero penoso.
Successivamente mi presentò un completo di maglia bianca e pantaloni gialli che avrei dovuto indossare… palese, no?
Sfilò in rassegna quattro o cinque nomi di nuovi “amici di lavoro” di cui afferrai solo quello della mia formatrice, Ino Yamanaka, e quello dell’assistant manager, un certo Sasuke Uchiha…
Decisamente, pensai che, non mi sarei annoiata di sicuro il mio primo giorno da “persona che svolge mansioni promiscue di cucina”, avevo molto da imparare.
«E questo è quanto! Ora, il suo turno lavorativo è dal lunedì al sabato, con le aggiuntive ore della domenica mattina. Inizierà dal prossimo lunedì, la puntualità, mi raccomando! Ed infine non deve far altro che leggere questo foglio di contratto, completarlo in tutti gli spazi e darlo il primo giorno di lavoro all’assistant. Per le eventuali mancanze dal lavoro deve presentare un certificato medico e le ore di assenza saranno detratte dal suo ammontare di fine mese, la paga sarà rilasciata ogni trenta giorni e gli extra rilasciati con essa. Spero di essere stata abbastanza esauriente!» finì accompagnandomi alla porta d’ingresso.
«Certamente signorina Shizune. Dunque mi congedo e spero di rivederla presto al mio primo giorno di lavoro.» le dissi con un inchino formale.
Lei mi rispose con un cenno del capo, forse intuendo tutta l’ipocrisia nelle mie parole di riguardo.
Ma che importava? L’unica cosa che contava davvero è essere riusciti ad ottenere un posto per guadagnarmi qualcosa con cui vivere, e un pasto caldo al giorno gratis!
Uscii dal fast food e ritornai alla stazione a prelevare i miei bagagli, sperando con tutto il cuore che fossero ancora li.
Trovati incolumi ma ancora sporchi della polvere del pullman, mi avviai a prenderne uno della linea di Funabashi.
Direzione: autostrada nazionale n° 14, strada di Chiba, undicesimo distretto, a 500 metri dal semaforo del tredicesimo distretto.
Era il momento di scoprire dove sarei andata a spendere parte della mia busta paga una volta al mese.
Aspettai sì e no sette minuti prima che passasse il mio autobus, e come me altre persone si apprestavano a salire.
Notai che i lavoratori della stazione erano molti, e anche tantissimi ragazzi prendevano questo autobus a tarda ora per tornare a casa, che strana coincidenza.
Un uomo sulla trentina mi aiutò a caricare le ingombranti valigie mentre timbravo il biglietto e dato che non sapevo dove e come arrivare alla mia meta si prese la briga di spiegarmi a quale fermata sarei dovuta scendere. Beh, non c’è che dire, la mia nuova ‘casa’ sarebbe stata abbastanza lontano dal fast food, abbastanza da non sentire l’odore del cibo fritto anche durante il sonno.
Una volta arrivata alla fermata lo stesso uomo mi diede una mano a scaricare quelli che per me erano oramai diventati un ingombro perenne, si congedò e mi augurò buona fortuna… era così ovvio che ero un incapace cronica quando si trattava di viaggi/lavoro?
Sorrisi ringraziandolo sinceramente, almeno a lui.
Guardai di nuovo l’orario sul telefono…le dieci e cinquantatre.
Caspita com’era tardi… forse sarebbe stato meglio avvisare il ragazzo che sarei arrivata di sera.
Oh beh, vuoi che mi lasci fuori come un cane il venerdì sera?
Davvero poco decoroso a parere mio.
Ma che importa? Continuo a chiedermi...
L’importante era entrare e dormire, ma soprattutto, mangiare!
Mi guardai intorno per un poco, ispezionai i folti alberi che nascondevano un piccolo grattacielo di uffici; mi girai verso la strada e notai il semaforo sopra di me. Ora mancava solo fare quei benamati cinquecento metri e trovare la casa.













Nota dell'autrice:
Oh...toh...sono tornata con una fic da 'cicoria catalogna' però spero sia piaciuto come inizio! ^_^
Spero inoltre di riuscire ad aggiornarla presto ma questa settimana sono invasa da verifiche...povera me e tanti altri messi così! -_-''
Beh... lasciate un commentino se vi va!!! ^^
Baci baci!

Kim91

 
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VOTO: (1 voto, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
kim91 15/12/08 20:38
Sono senza parole... pure qui mi perseguiti? :)
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roldegar - Voto: 15/12/08 13:01
Mmmm.. ma guarda un mc donald... alquanto familiare. Se ti interessa comunque posso spiegarti come funziona un vero mc donald! :)
Comunque sembra interessante, continua a scrivere!
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