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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: BLUE BIRD
Genere: Sentimentale, Romantico, Comico, Drammatico, Erotico, Dark, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC, What if? (E se...), Lemon, Shounen Ai, Yaoi
Autore: hykary90 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/12/2008 22:38:18

Quel giorno poteva sembrare comune, di routine, come tanti altri che si erano già susseguiti... <<Paulie, smettila di fissare il cielo!>>
 
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BLUE BIRD
- Capitolo 1° -




Il cielo non si mostrava, nascosto da una coperta uniforme di nuvole grigie.
L'unica nota stonata nella volta simile a una melodia ripetitiva, erano alcuni albatri e gabbiani che sfidavano le onde e la sorte, per cacciare appena sotto la superficie dell'acqua, i poveri pesci malcapitati e ambite prede.

L'aria che ti circondava e si respirava era fredda e umida, presto si sarebbe alzato anche il vento gelido e impetuoso, quelle correnti che ti graffiano il volto tagliandolo, avrebbe anche piovuto, abbondantemente, ma non sarebbe caduta nemmeno una goccia prima di qualche ora.

Quel giorno agli occhi di molti poteva sembrare comune, di routine, come tanti altri che si erano già susseguiti...

<<Paulie, smettila di fissare il cielo! C'è ancora molto lavoro che ti aspetta e ancora tante ore prima che arrivi il temporale! Perciò non oziare sugli allori.>>
La voce severa, ma sempre calma di Peepley Lulu portò alla realtà il ragazzo biondo.
<<Si si, hai ragione, scusami.>>
Paulie, senza aggiungere altro, abbassò lo sguardo da quel cielo opaco, dando un occhiata a dei progetti che teneva fra le mani, ripose poi le carte in una tasca della sua giacca di jeans blu e prese da terra una piallatrice, per lavorare dei tronchi di legno privi della loro corteccia.

Lulu lo osservò un momento da dietro le scure lenti da sole che indossava costantemente, non si potevano scorgere i suoi occhi e questi non potevano che mostrare la sua sorpresa.
Di solito Paulie, quando veniva ripreso sollevava cori di lamentele infiniti.
Poteva avere dei crucci per la testa?
Oppure poteva essere che per un giorno aveva altro a cui pensare oltre al lavoro.
Peccato che situazioni analoghe accadevano sempre più spesso: richiamarlo a lavoro, trovarlo con le mani in tasca, mugugnare fra sè e altro ancora...

<<AAARGH!!!>>

Un grido strozzato, pieno di dolore riempì l'aria, si sovrappose ai rumori della ferraglia e dei macchinari pesanti in perenne funzione.
Tutti si voltarono verso Paulie.

Il ragazzo aveva perso il controllo della macchina, che ora giaceva a terra, come una creatura morta, dalla lama liscia fulgente sporca di sangue.
Non succedeva un incidente simile da anni...

Si fece prontamente avanti lui.
Un uomo che per tutti era più di un mentore, quasi un padre, un uomo per cui tutti avrebbero dato senza alcun timore la loro stessa vita.
Iceburg, si levò la camicia di dosso, premendola con forza contro il taglio sul braccio sinistro.
Lo sguardo pieno di dolore di Paulie si abbassò a terra, rosso, rammaricato e vergognoso, ma non fù notato.
<<Vai subito in infermeria, Lulu accompagnalo!>>
Nella sua voce una nota preoccupata.
Quel -accompagnalo- fù tradotto come: portatelo in groppa prima che faccia altri danni o ci crepi dissanguato mentre andate, e soprattutto muoviti! Perché il robusto carpentiere, se lo caricò senza sforzi apparenti, sulla robusta spalla come un sacco di patate.
<<MOLLAMI! MOLLAMI!! SO' CAMMINARE DA SOLO!!! LASCIAMI>>
<<Certo certo.>>
Disse l'addetto alla lavorazione del ferro senza assecondare affatto le richieste urlate dal ragazzo, che sembrava essere tornato vitale come al solito.
Il dolore della ferita doveva averlo -risvegliato-.

Una volta raggiunto il padiglione dell'infermeria, uno stanzone bianco, enorme, con qualche cassettone qua è là, lo depose su di un immacolato letto, l'unico presente.
<<Continua a comprimere il taglio mentre cerco la cassetta del pronto soccorso.>>
Consigliò Lulu.
-Sono un deficiente, come cavolo ho fatto a distrarmi? Mah, forse è meglio morire dissanguati che lentamente per malattia...-
Pensò il ragazzo mentre aspettava di essere medicato, mentre continuava a tamponare l'emorraggià di quel dannato taglio con la camicia del suo capo.
Cominciò a fissare la stoffa rossa a strisce blu che velocemente si stava impregnando di sangue, diventando sempre più carmina.

<<Trovata.>>
Lulu si avvicinò con la cassetta fra le mani, appoggiandola su di una cattedra vicino al letto per i pazienti.
Ne estrasse del cotone e dell'acqua ossigenata.
<<Scopri il braccio e stendilo.>>
Aprì cosi la bottiglietta, versandone il contenuto su tutta la lunghezza della ferita, che andava da mezzo avambraccio fin quasi al polso.
<<Sò che brucia...>>
Disse l'uomo notando il viso del ragazzo storto in una smorfia contratta.
Cominciò a passarci delicatamente e più volte il cotone, una volta pulita la ferità, si notò che il taglio era lungo, ma non profondo.
<<Penso che basterà bendarla, ma non dovrai muoverlo per un bel pò...>>
Stava srotolando una garza per fasciare l'arto quando entrò il signor Iceburg.
<<Lascia che me ne occupi io. Lulu, tu tornatene in cantiere, là hanno bisogno di te per sollevare il contenitore del ferro fuso.>>

-No, no, non voglio rimanere da solo con lui! Già mi sento in colpa per essermi distratto, per aver rovinato quella tavola di legno e avergli sporcato la camicia, se poi lui viene qua solo per prendersi cura di me, mi ammazzo sul serio!-
Povero Paulie, si agitava per niente.

Il carpentiere fece quanto richiestogli e uscì dalla stanza lasciando quei due da soli.

Il capo afferrò una garza cominciando a fasciare quel braccio ferito.
<<Non lavorerai per tre giorni, il taglio vedo che non è profondo, ma ti brucerà molto, senza sosta. Se continuassi a lavorare, muovendo continuamente l'arto, il taglio non potrà cicatrizzarsi. Capito?>>
In risposta solo uno sbuffo.
<<Paulie... >>
<<Si?>>
<<E da giorni che non ti vedo fumare i tuoi sigari, che non perseguiti quelle povere delle tue fan e inoltre ti distrai per niente, e sai quanto è pericoloso distrarsi sul lavoro, soprattutto su questo tipo di lavoro... Posso sapere cos'hai?>>
Chiese sorridendo, tentando di nascondere la preoccupazione e applicando poi sopra la garza una benda.
-Ma assolutamente niente... A parte essere andati dal medico per una stupida visita di controllo e questo ti dice che stai per morire e poi ancora, essere fottutamente innamorato del proprio principale datore di lavoro...
Senza riuscire a dormire la notte per alcuni dolori al petto, il senso di nausea e i sensi di colpa... E ancora pensare continuamente alla mia prossima morte... No, non mi succede niente di che... MA COME CAVOLO FACCIO A DIRTELO?!-
<<Allora Paulie, non vuoi confidarti con me?>>
Gli chiese ancora gentile, senza riuscire a capire cosa passasse per la testa di Paulie.
Si sedette sul letto, accanto a lui, cominciando ad accarezzargli dolcemente il braccio leso.
Forse il signor Iceburg avrebbe dovuto evitare un gesto cosi confidenziale e gentile.

In quel momento tutte le difese che tenevano nascosti sentimenti e affetti, lo sopraffecero e tutto sembrò sgretolarsi come i castelli di sabbia al forte vento che soffiava.

Il ragazzo si adagiò al corpo dell'uomo, stringendosi a lui in un abbraccio.
<<Cosa ti prende? Dai sfogati!>>
Paulie sollevò lo sguardo incrociando gli occhi di Iceburg e avrebbe voluto piangere, ma ricordò di DOVER mantenere un certo contegno, senti solo gli occhi inumidirsi ma trattenne le lacrime con tutte le sue forze.
Come quando si era lasciato andare alla disperazione in compagnia di Cappello di Paglia.
Nascose il viso frustrato nella canotta dell'uomo.
<<Hei, hei, cosa ti succede?!>>
Adesso anche lui si stava agitando davvero.
Non aveva mai visto prima d'ora il biondo comportarsi in quel modo, sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.
-Tanto vale dirglielo... Ormai cosa mi rimane a cui aggrapparmi? Rimanergli affianco? Proteggerlo? Aiutarlo nel suo lavoro? Tanto fra qualche mese, al massimo due-tre anni morirò...-
Si passò rassegnato la manica destra integra della giacca sulle guance.
<<Mi scusi signor Iceburg... Vuole davvero sapere cos'ho?>>
<<Si, penso che tu abbia tanti pensieri per mente, che girano e rigirano, a vuoto, che non ti dà pace e perciò desidero aiutarti, ti serve sfogarti.>>
Disse con un sorriso, che ancora per l'ennesima volta era dolce.
Paulie si morse il labbro mentre guardava le insolite labbra scure dell'uomo piegarsi in quella smorfia.
Sollevò lo sguardo, cominciando a parlargli guardandolo negli occhi.
<<Signor Iceburg, io la conosco fin da quando ero un bambino, era il mio idolo... Se sono diventato suo allievo è perché volevo conoscerla davvero, rimanere al suo fianco ed esserle utile... Volevo essere molto vicino... Solo per lei... Peccato che...>>
Si interruppe afflitto, sospirò...
Sorridendo tristemente, volse lo sguardo al pavimento, senza sostenere la vista dell'uomo affianco.
<<Peccato che?>>
Lo incitò l'uomo.
<<Più il tempo trascorso con lei passava... Più mi innamoravo. Mi sono innamorato di lei.>>
Iceburg lo fissò un attimo.
<<Di Kalifa?>>
Sussurrò lui.
Paulie non ci poteva credere, il signor Iceburg aveva capito perla per merda!
<<Ti capisco Paulie, era una ragazza molto affascinante, ma si è poi rivelata per la serpe qual!>>
-O la và o la spacca.-
Afferrò saldamente per le spalle Iceburg, avvicinò i visi unendo le loro labbra.
Tremava tutto, da capo a piedi.
Da quanto tempo lo voleva fare?
Settimane?! Mesi!!?? Anni!!!???
Era semplicemente un bacio a stampo, eppure aveva il cuore che batteva a mille, sarebbe scoppiato.
Quando si ritrasse aveva il viso in fiamme, completamente rosso.
<<Sono innamorato di te... >>
-Bene, adesso posso anche morire in pace, gliel'ho detto e mi odierà disgustandomi per tutto il resto della mia stupida vita...-
Il ragazzo si coprì il volto con le mani, il viso gli bruciava di vergogna e si sentiva senza fiato, come se avesse corso per tutta Water7 senza mai fermarsi.
Il signor Iceburg si portò le dita a sfiorare le labbra, un gesto cosi, gli sembrò tremendamente infantile e allontanò la mano imbarazzato.
<<Paulie... Non sò cosa dire... >>
E lo diceva sincero.
Come poteva essere possibile che Paulie si fosse innamorato di lui?
In tutti quegli anni non si era accorto di quei sentimenti...
Non ci aveva mai fatto caso.
<<Paulie... Io... Cioè... Devi capire che... >>
Non riusciva a esprimersi, a dire qualcosa di sensato, a formulare una frase o anche un solo pensiero di senso compiuto.
Non sapeva proprio ne cosa dire ne cosa pensare.
Ciò che Paulie aveva fatto l'aveva profondamente colpito e affondato, mandandolo in tilt.
Ma non corrispondeva assolutamente i sentimenti di Paulie.
Fino a un momento prima non sapeva nulla e adesso sapeva tutto.
O almeno pensava di sapere tutto...
Proprio non amava quel ragazzo.
Era brutto da dire visto che riconosceva quanto quel ragazzino gli aveva dato... Ma davvero non lo amava.
<<Paulie... Capisci che... >>
Il biondo si alzò, senza dire niente, non aveva la minima voglia di ascoltare quanto Iceburg voleva dirgli, perché già lo sapeva.
<<Signor Iceburg, non importa.>>
La voce gli uscì dalla gola più incrinata di quanto volesse. Si sentiva mancare l'aria, come in un attacco d'ansia, sentì la gola farsi secca, l'aria mancargli, il cuore battergli ancora più veloce...
Si era già immaginato la scena diverse volte, lui che si dichiarava e sempre lui che veniva respinto, quello che stava vivendo non era tanto diverso da quelle fantasie idiote.
Mentre camminava evitò di alzare lo sguardo su qualsiasi cosa, avanzò verso la porta guardando per terra e un attimo prima di uscire dalla stanza indugiò.
<<Vorrei tanto essere ricambiato, ma non posso certamente pretenderlo, i sentimenti non si comandano... Signor Iceburg, per oggi credo di aver finito, mi sento male e il taglio brucia ancora... Me ne torno a casa.>>
Era una buona scusa per evitare di stare a contatto per qualche giorno.
<<Si... Vai pure.>>
Secondo lui, Paulie si era comportato in modo molto maturo, gli era riconoscente per aver parlato al posto suo. esprimendo ciò che entrambi sapevano.
Sperava con tutto il cuore che presto il caro ragazzo riacquistasse il suo solito sorriso...





Paulie con aria greve, lentamente si stava incamminando verso casa, trascinando il passo, senza dare importanza a niente, andò spesso quasi a sbattere contro qualcuno.
Ma nessuno pur conoscendolo, si intromise in affari non suoi, lo sguardo greve consigliava chiaramente che non era il momento di farsi fatti che non riguardavano altri che lui.
Arrivato a casa ed entrato, si diresse subito in camera sua, senza svestirsi o fare qualsiasi altra cosa, si buttò a peso morto sul letto.
-Ma cos'ho fatto? Cos'ho fatto? Perché cavolo l'ho baciato?!-
Già, il ragazzo non faceva che pentirsi di quel tenero gesto.
Però era facile piangere sul latte versato, piuttosto che affrontare la realtà.
Chiudendo gli occhi riviveva milioni di volte quel momento, ma ogni volta che ci ripensava faceva visita al suo personale inferno: Sprofondando in un mare di ricordi, alcuni vaghi, altri molto nitidi, impressi a fuoco nella memoria.
Memore di come si fosse innamorato piano, poco alla volta, come il rendersi conto che non avrebbe avuto speranza con il signor Iceburg e accettare l'idea di uno stupido amore platonico non corrisposto.
Si stava lentamente deprimendo, ricordare tutto quanto era davvero molto squallido.
Allungò una mano verso un comodino posto accanto al vertice del letto, cominciò a frugare in uno dei cassetti, finche trovò la scatola dei sigari.
Se lo rigirò fra le dita finche decise di accenderne uno e fumarlo.
Tirare delle lente e profonde boccate di tabacco lo rilassavano.
Aveva iniziato a fumare per Iceburg. Non che glielo avesse chiesto lui...
Più semplicemente, anzi diciamo molto stupidamente, quando lui era ancora un ragazzino, Iceburg era giù un uomo, perciò per attirare la sua attenzione, -per farsi vedere grande- aveva iniziato a fumare, ma non semplici sigarette, come avrebbe fatto un qualsiasi moccioso, aveva scelto di cominciare dai sigari.
E la sua salute era andata a farsi fottere.

Si sentiva come un acquario traboccante d'acqua, come un pesce soffocato per la mancanza d'ossigeno disciolto nell'acqua, come un fiume impetuoso dagli argini pronti a rompersi da un momento all'altro.
Sarebbe impazzito a momenti.

Ma fumare gli distendeva, almeno per poco, i nervi che aveva ormai da un paio di giorni erano sempre a fior di pelle...





... E sempre coi nervi a fior di pelle se n'era tornato a lavoro dopo 3 giorni.
Avrebbe preferito non tornare proprio ai cantieri, ma aveva bisogno di quel posto di lavoro e soprattutto, seppur vergognandosi profondamente, voleva rivedere il signor Iceburg.
Eppure i suoi comportamenti erano piuttosto contradditori: lo evitava come se fosse la Morte rossa, se camminando incrociava la sua strada faceva subito dietro front, se doveva parlargli ci mandava un altro carpentiere al suo posto e altri comportamenti simili...

Il signor Iceburg per una "benedettissima e santissima" volta, capì che quel comportamento era per causa sua.
Dopotutto era successa quella - cosa - e non ne era rimasto, a sua sorpresa, del tutto indifferente.
Certo non lo AMAVA, ma se una persona ti si dichiara e ti bacia col suo cuore in mano, non ti lascia mai del tutto indifferente!!! E quella persona fra l'altro era Paulie! Il suo FIDO Paulie...
Però in quei 3 giorni che il biondo era rimasto assente, il cantiere gli era sembrato troppo "tranquillo", si sentiva la mancanza dell'elemento casinista e trascinante del gruppo.
E vedere il suo fidato Paulie tornare e comportarsi in quel modo, lo preoccupava.
Quel ragazzo era sempre pieno di vita, portava a buon fine tutti i suoi lavori in modo impeccabile e ed era sempre uno dei primi a menare la mani alla prima occasione.
Gli ricordava un pò Cutte Flame!
E più di centinaia di volte doveva sempre essere ripreso per il suo temperamento spavaldo!
Poi tutte quelle volte che vedeva Paulie arrossire come un ragazzino! Strepitava sempre contro qualsiasi ragazza vedesse!! Una volta aveva persino gridato infuriato a una suora, dicendo che era una svergognata perché si era tolta il velo nero dal capo per il troppo caldo!!!
Poteva capirlo se sgridava Kalifa e anche le ragazzine e le signore che venivano a vedere gli uomini del cantiere, ma una suora...
-Chissà perché Paulie è cosi pudico... -
Nella sua mente prese forma un vecchio ricordo, una ragazza che in giovane età gli si era dichiarata, con passo deciso lo aveva avvicinato, non ne ricordava le fattezze, se era bionda o mora, alta o bassa, magra o grassa, ma ricordava bene che lei tremava da capo a piedi, le mani tenute incrociate all'altezza del grembo fremevano torcendosi e la voce le usciva cosi bassa dalle labbra da non sentire cosa gli stesse dicendo, le dovette chiedere più volte di cosa stesse parlando, mettendo quella poveretta ancora più in imbarazzo di quanto già non fosse.
Il viso della ragazza era completamente rosso.
Insomma da leone si era trasformata in un agnellino.
E la stessa cosa era successa a Paulie, come quella ragazza una volta messo di fronte al suo "problema" aveva mostrato un altra se stessa, una faccia che non gli aveva mai visto.
Pensava tutto questo mentre si era trovato a fissargli la schiena, forse era il caso di affrontarlo ancora, era per il bene di quel ragazzo.
Doveva agire adesso, perché era già pomeriggio inoltrato, se avesse aspettato che finisse di lavorare, probabilmente, il ragazzo sarebbe scappato immediatamente.
Si avvicinò, cercando di posargli una mano sulla spalla, di sorpresa, senza preavviso...

<<PAULIEEEEE! CHE CAZZO STAI FACENDO!?!? STAI FUMANDO?!?!?! IO TI AMMAZZOOO!!!>>

Ci voltammo entrambi nella direzione di quelle grida.
Un ometto basso e tarchiato stava trottando nella nostra direzione, riconobbi quando ci fù abbastanza vicino che era un medico. Indossava un camice bianco tutto stropicciato e rattoppato quà e là con quadrati di stoffa arancione e verde, al collo portava uno stetoscopio e sottobraccio si portava appresso un borsone di pelle con impresso il bastone simbolo di giuramento.
<<PAULIE, RAZZA DI SCEMOOO! PERCHE' CAZZO NON SEI VENUTO A FAR QUELLE MALEDETTE VISITE IN OSPEDALE? >>
Il signor Iceburg si voltò verso il ragazzo, e senza darlo a vedere, si spaventò molto.
L'espressione di Paulie era indecifrabile, un misto di tristezza, dolore, rabbia, odio e imbarazzo, tutti insieme e cosi intensi da farti male.
<<IO FACCIO QUELLO CHE CAZZO VOGLIO! HAI CAPITO?? ORA SPARISCI VECCHIO DI MERDA!!!>>
Gridò furioso.
<<NON PUOI FUMARE!!!>>
<<CHI CAZZO SEI? MIA MADRE?? MA SE NE VADA PRIMA CHE COMINCI A DARTELE!!!>>
<<NON NOMINARE TUA MADRE, E CHE LA SANTA DONNA RIPOSI IN PACE!!! IO MI PREOCCUPO PER TE!!! E ORA TU TE NE VIENI CON ME IN OSPEDALE!!!>>
<<NEMMENO MORTO!!!>>
Dopo di che Paulie corse via, in momento non c'era già più.
<<LO SARAI DAVVERO SE CONTINUI COSI!!!>>
Il medico crollò ginocchia a terra, portò una mano al viso e cominciò a stropicciarsi gli occhi, quel gesto lo fece sembrare incredibilmente vecchio e stanco.
Iceburg non ci capiva più nulla, a che razza di litigio avevano appena assistito lui e tutti gli altri?
Il dottore alzò il viso segnato, voltandosi verso di lui.
<<Signor Iceburg la prego, convinca lei quel ragazzo a curarsi!!!>>
Una profonda disperazione nella voce ormai incrinata.
Ma Paulie si era fatto solo un taglio, tanto trambusto per niente?
<<Signor medico, ma perché mai dovrei convincerlo a curarsi? Guarirà da solo quel taglio!>>
<<Ma di che cavolo sta parlando?>> Chiese stranito il medico.
<<Del taglio che Paulie si è fatto tre giorni fà!>>
Al medico tremò il labbro dal nervoso, avrebbe dato volentieri un pugno al sindaco.
<<Signor Iceburg, non sò di che fottuto taglio sta parlando, ma Paulie a cose ben più gravi a cui pensare! Quel ragazzo è malato di cancro... Morirà!!!>>

E il mondo sembrò frantumarsi in miliardi di schegge.

<<Ma cosa sta dicendo?>>
Iceburg non riusciva a capire più nulla.
<<Signor Iceburg, con tutto il mio rispetto e tutta la mia pazienza, ma lei è un vero scemo! Ora mi conduca al suo ufficio, lì potremo discuterne in santa pace e in maniera più riguardosa nei confronti del malato, a cui specifico vorrei rifilare dei bei calci in culo.>>
<<Certamente...>>
E cosi il signor Iceburg con mille pensieri e dubbi per la testa condusse silenziosamente il medico fino al suo studio, dove i due poterono accomodarsi.
<<Dottore, la prego mi spieghi tutto fin dal inizio e con calma, perché non ci capisco davvero nulla.>>
<<Quello che le sto per dire dovrebbe essere coperto dalla privacy fra medico e paziente, ma credo che parlarne con lei possa giovare a questa situazione... >>
<<Va bene, quello che mi confiderà rimarrà unicamente fra noi due.>>
Il medico lo fissò a lungo negli occhi, ancora dubbioso, ma dopotutto si trattava del sindaco, poteva fidarsi.
<<Paulie, all'incirca un mese fà, venne in ospedale per una visita di routine, durante il controllo mi disse di avvertire dei dolori al petto e alla schiena, frequenti di mattina e sera, iniziati da alcuni mesi, diceva probabilmente per sdrammatizzare che si stava raffreddando... Ma... >>
<<Ma non era cosi, vero?>>
L'ometto annui.
<<Solo a sentirgli dire di come, dove e da quanto sentiva il dolore mi fece sorgere i primi sospetti.>>
Il medico abbassò il volto, gli occhi appannati dai ricordi di tanti precedenti drammi.
<<Sospetti per un tumore?>>
Il sindaco cominciò a stringersi le mani convulsamente.
<<L'ho obbligato a forzate visite mediche di approfondimento e i risultati hanno confermato proprio il tumore.>>
Il medico appoggiò una mano sulla cattedra che li separava.
<<Paulie non vivrà più di cinque anni con l'attuale velocità di propagazione della malattia.>>
<<Cinque anni?>>
La paura si stava insinuando come il gelo in una grotta e la voce era incrinata come la superficie di uno specchio rotto.
<<Se si cura, adeguatamente, la malattia non verrebbe comunque arrestata, non c'è guarigione dallo stadio raggiunto, ma ripeto, se si cura, il tumore verrebbe limitato, costretto a retrocede, avanzare molto più lentamente, vivrebbe ancora per chissà quanti anni, dieci, venti, potrebbe con un pò di fortuna vivere fino alla vecchiaia!!!>>
La voce del dottore tremava dicendo tutto questo, perché sapeva di alimentare dei fuochi di paglia, ma era comunque una piccola speranza.
SI DOVEVA ASSOLUTAMENTE TENTARE!
<<Signor Iceburg, la prego, convinca lei quel povero ragazzo a curarsi... Oggi quando gli ho visto in bocca quel sigaro, volevo ammazzarlo io!>>
<<Ma di che tipo di tumore si tratta?>>
<<Signor Iceburg, comincio a pensare che lei sia un vero idiota. Se le ho detto che volevo ammazzarlo solo perché l'ho visto fumare, che tipo di tumore sarà?>>
<<... Tumore ai polmoni?>>
Il medico si alzò annuendo, avviandosi all'uscita.
<<Confido in lei Sindaco, forza e coraggio! Io sono un medico è mio compito aiutare i pazienti, ma se questi non collaborano io non posso accanirmi, ma... >>
E una volta che l'ometto lasciò l'ufficio, l'uomo si ritrovò a pensare a quanto Paulie potesse essere solo.





<<Dottore di merda, sono dovuto scappare... >>
Il ragazzo sospirava, aspirando, inalando e espirando lente boccate di fumo con aria salmastra.
Non avrebbe mai rinunciato al tabacco.
Sarebbe morto cosi: l'ultimo sigaro del pacchetto l'avrebbe fregato!
Sorrise ironicamente della propria battutaccia, spense il sigaro contro la stoffa sintetica della giacca.
Seduto, con la schiena appoggiata a una roccia, fissava stancamente il mare mosso e fulgido, gli occhi seguivano annoiati il fluire delle onde, i capelli mossi ferocemente dal vento impetuoso vibravano nell'aria.
Cominciava ad avvertire il freddo nella ossa, più precisamente al petto.
Si stava annoiando in quella forzata solitudine, ma ultimamente non desiderava e non voleva sapere più nulla.
Aveva però i suoi due chiodi fissi: La malattia e Iceburg.
Non smetteva mai di pensare a loro.
Il sole ormai arancio stava cominciando a tramontare, l'acqua si stagliava colorata e brillante, di tonalità ombrose e vivide.
Cominciò ad avere soggezione del posto, una porzione di spiaggia ormai deserta, lasciata al suo declino perché sommersa da rottami di ogni sorta.
Era un luogo isolato e immerso in una calma soffusa, era ciò di cui aveva più bisogno.
Il cielo si stava imbrunendo e le prime stelle, stavano affacciandosi nella volta, brillando ardenti.
Era la solitudine perfetta.

<<PAULIEEEEEEEE!!! FINALMENTE TI HO TROVATO!!!>>
-Ho cazzo... E' un incubo??? Non può essere, per una volta che vorrei starmene in santa pace, lui viene a cercarmi???-
Una volta che l'uomo ebbe raggiunto il ragazzo, si lasciò cadere a terra sulle ginocchia, al suo fianco.
<<Ti ho cercato ovunque, finalmente ti ho trovato!!!>>
Da lontano quando Il signor Iceburg l'aveva avvistato, aveva perso un battito.
Paulie non voleva degnarlo di uno sguardo, fissava dispersivo altrove.
<<Ho parlato con il medico!!!>>
Certo che Iceburg sapeva proprio essere diretto e delicato come un coccobanana in una cristalleria.
<<Non devi pensare alla tua morte!>>
E come cavolo poteva non pensarci???
<<AH NO?! A CHE CAZZO DEVO PENSARE ALLORA!!!???>>
Gli arrivò un ceffone.
Uno di quelli forti, che ti lasciano il segno impresso e rosso delle cinque dita.
<<Posso tentare di capire quello che provi... Ma Paulie devi curarti! Sei sempre stato un ragazzo forte, pronto a lottare, lo sò che questa è una sfida difficile, ma è proprio adesso che non devi mollare ma stringere i denti e lottare ancora! Non sei solo, ci sono io al tuo fianco!!!>>
Gli poggiò le mani sulle spalle, stringendogliele forti.
<<Se ho lottato è stato solo per lei... >>
Le guance gli si tinsero di rosso, imbarazzato profondamente.
<<Vivevo per lei... Perché l'amo.>>

Aveva una gran confusione in testa.


-Dopo che il medico se n'era andato lasciandolo solo, aveva aspettato cinque minuti, cosi da cercare di trovare un minimo di calma, doveva poter agire a mente lucida.
Ma passata la breve ma snervante attesa, si era messo a cercare Paulie, il suo ragazzo.
L'aveva cercato negli uffici dell'edificio principale, nel cantiere e nei vari box, sapendo probabilmente che si era nascosto da qualche parte.
Non l'aveva trovato nei paraggi della Galley-là.
Si era diretto a casa del ragazzo, fermandosi a guardare nei locali ai margini delle strade, nei parchi, nelle zone buie, OVUNQUE.
Ma niente.
E una volta raggiunta l'abitazione di lui, quello scapestrato non c'era.
Però qualcosa vi aveva trovato: Una foto di un giovane Paulie che rideva vicino a un Iceburg coperto da capo a piedi di alghe, che si agitava mimando chissà quale mostro marino!
Voleva rivedere il sorriso sul volto del suo ragazzo.
Dove poteva essere finito?
Quel ragazzo era una mina vagante, avrebbe potuto commettere delle vere scemenze!!!
Aveva percorso strade in lungo e largo col cuore in tumulto, il fiato mancante, le gambe tremanti e cedevoli.
Ma non doveva e non voleva smettere di cercarlo!!!
Doveva ritrovare il suo Paulie e fargli una predica e se non avesse funzionato, lo avrebbe costretto con la forza!!!
Per tutta Water7 lo aveva cercato, invano.
Era come sparito nel nulla.
Morto...
Non DOVEVA pensarci!!!
Aveva già perso una persona cara, NON doveva succedere ancora!!!
E mentre perseguiva la perlustrazione si affacciarono tanti ricordi, recenti e remoti, alcuni anche senza senso, ma che illustravano adesso il loro reale senso.

-Un bimbetto col moccio al naso che lo fissava curioso...
Una zazzera bionda che lo pedinava quasi onnipresentemente... Un regalo di natale incartato malamente e con delle corde al posto dei nastri... Biscotti farciti sporchi di fango su di un incudine... Un ragazzo sempre pronto ad aiutarlo... Pronto a MORIRE... -

Se sei cosi facilmente pronto a morire per qualcun altro e perché pensi di non poter valere nulla per quella persona, ma non è cosi, NON E' COSI!!!
Amava quel ragazzo, lo amava con tutto il suo cuore.

E accettarlo solo cosi tardi, era stato cosi... cosi... cosi brutto.
Ma non doveva arrendersi... Avrebbe trovato il suo ragazzo.-


La gran confusione che aveva si era diradata come la nebbia.

Si sporse in avanti per baciarlo, chiedendosi stupendosi perché non l'avesse fatto prima.
E due mani lo allontanarono violentemente.
<<MA COSA STA FACENDO?>>
Dire che Paulie era rosso era eufamizzare la realtà. Il suo viso aveva attraversato alla velocità della luce tutta la scala della tonalità del rosso, che andava dal rosa confetto, passando dal rosso pomodoro, per arrivare alla fine col viola cianotico!!!
<<Paulie... Ti amo, ti voglio baciare, non ti posso toccare? Non lo vuoi?>>
Le ultime due frasi, le aveva dette apposta per vedere la reazione del ragazzo...
Il povero cervellino di Paulie andò completamente in TILT. Se avessero potuto dalle orecchie sarebbe uscito del fumo, cosi da segnalare un guasto da fusione per surriscaldamento nel cervello!!!
<<MA MA MA MA MA MA... >>
Il signor Iceburg lo abbracciò dolcemente, stringendolo forte fra le sue braccia, appoggiandogli la testa sul suo petto.
<<Paulie ero sorpreso, davvero, la tua dichiarazione mi aveva preso in contro piede... Ne ero rimasto cosi shockato, ma in questi giorni è stato un inferno vederti cosi vicino e cosi distante, cercavo di ignorare la realtà, e da stupido, pretendevo di prenderti del tempo per lasciarti calmare, ed è stato inutile. Come potevo pretendere che tu ti comportassi come al tuo solito!>>
Gli baciò la nuca.
<<Non capivo la tua sofferenza, i giorni passavano e ti vedevo sempre più giù di morale ed ero cieco, perché non vedevo la realtà, la tua sofferenza! Volevo anche aiutarti ma temevo ad avvicinarmi, non riuscendo a farmi coraggio. Se fossi una persona migliore avrei capito, tentato subito di aiutarti, ma spesso sono cosi IDIOTA! Ti ho rifiutato e intanto nei miei pensieri ti definivo il mio ragazzo. La contraddizione fattasi persona... >>
Paulie dopo quel fiume di parole aveva la testa che gli girava furiosamente.
<<Sempre ho cercato qualcuno che potesse rimanermi a fianco, cercavo dei ripieghi, ho perso cosi tanti affetti e ricevuto tanti tradimenti, ho cercato per anni qualcuno di "speciale", senza capire che l'avevo già trovato! Ma cazzo, non voglio commettere più vecchi errori e adesso... Adesso a momenti non sò più se ti sto spiegando bene quello che voglio dirti!!!>>
Gli portò le mani al viso, avvicinandolo al suo, i nasi che si sfiorarono.
Si, decisamente, Paulie ci capiva poco o nulla.
<<Paulie, ti amo... >>
Gli catturò un bacio.
Ma di nuovo Paulie lo allontanò da sè.
<<STAI DICENDO SOLO SCEMENZE! Non sai più nulla di quello che stai dicendo, dici che mi ami, ma sei solo confuso da quello che provi! Non mi ami!!!>>
<<E allora? Forse hai ragione sono confuso, ma cosa importa? In questo momento sò solo che ti amo!>>
Le mani di Paulie raggiunsero il petto di Iceburg e cominciarono a stringere convulsamente la stoffa, in spasmi dolorosi, abbassò il viso, nascondendo la sua smorfia di dolore.
Iceburg gli prese una mano, e gliela appoggiò sul suo petto, all'altezza del cuore.
Batteva forte, accelerato.
<<Batte cosi per te... >>
E gli catturò ancora una volta le labbra, ma quando senti ancora per l'ennesima volta la reticenza di Paulie non lo lasciò fare, bloccandolo in un abbraccio possessivo contro il suo corpo.
Lo costrinse ad aprire le labbra, cosi da accarezzare la sua lingua con al propria, ma questa volta il ragazzo riuscì a separarsi.
<<Ma Paulie... >>
Il ragazzo istintivamente si nascose il viso fra le mani.
Iceburg non riusciva a credere che quel ragazzo fosse realmente cosi timido!
<<Dai Paulie, non fare cosi! Non devi sentirti in imbarazzo!!!>>
<<LA FAI FACILE TU!!!>>
Però ad urlargli addosso riusciva.
<<Paulie... Ricomincerai a curarti?>>
Annuì ancora rosso.
<<Bravo ragazzo e ora alziamoci, torniamo a casa che è tardi.>>
Paulie non gli avrebbe rifiutato nulla, o quasi...

Nel frattempo il cielo si era imbrunito... E i due innamorati camminavano vicini, tenendosi per mano, Il più timido lasciava che i capelli gli coprissero il viso, ancora chino, l'altro sorrideva divertito dal lato cosi impacciato del giovane.
Lo trovava adorabile. Di solito Paulie era sempre cosi immusonito, col broncio! Sempre iracondo verso tutti, anzi, meglio dire verso tutte... Lo vedeva sorridere solo in compagnia dei suoi compagni e per lui.
Meravigliosi sorrisi solo per lui.

<<Ma questa non è casa mia... >>
-Che frase idiota, nee?-
<<Si, Paulie, considerati invitato perenne in casa mia!>>
<<Cosa?>>
Chiese allibito.
<<Adesso sei il mio ragazzo, o ancora meglio, il mio fidanzato, è un termine cosi giovanile, comunque stavo per dire, ora visto che sei il mio fidanzato considerati libero di venire a trovarmi quando vuoi! Anzi, trasferisciti direttamente ad abitare a casa mia!>>
L'espressione contratta del povero ragazzo innamorato mostrava il più totale panico!!!
<<Considerando che ci vedremo tutti i giorni e passeremo insieme quasi tutto il nostro tempo insieme, mi sembra logico o preferisci avere i tuoi spazi provati?>>
Il ragazzo ancora in panico annui con vigore.
<<Esattamente! Spazi privati!!!>>
Per lui era decisamente TROPPO! Troppo TUTTO insieme! Ancora non si capacitava di come TUTTO fosse successo e Iceburg voleva giù convivere???
NO! Decisamente NO!!!
<<Stasera però ti fermi a dormire qua da me, vero?>>
L'INVITO DEL DIAVOLO!!!
<<Hemmm... Non sò... Forse ho qualcosa... >>
<<Qualcosa... ?>>
Chiese Iceburg, afferrandogli il polso e strattonandolo lievemente verso di sè, aveva intuito subito che probabilmente il ragazzo si sarebbe inventato una scusa plausibile, voleva impedirglielo.
E intuiva come agire per convincerlo, o era meglio dire farlo cedere.
Dopo tutto... Aveva solo voglia di coccolarlo!
Lo costrinse a seguirlo dentro l'abitazione, continuando a baciargli il dorso della mano...
Lo condusse lentamente in camera da letto, nella penombra, attraverso stanze e corridoi bui, e quando Paulie se ne rese conto ormai era scivolato sulle coperte di lana e i cuscini.
Quell' infantile corteggiamento lo aveva confuso fino ad offuscargli la mente e i sensi.
E Iceburg gli si posizionò sopra, lentamente iniziò a baciarlo, sulle guance, sentendogli il respiro già affannoso.
Lentamente e castamente voleva godere del suo amore.
Baciargli labbra e il collo, assaporarlo leggermente, costringerlo poi a reagire, seppur timidamente.
Il biondo si emozionava, sospirava e socchiudeva gli occhi, stringeva le mani, il corpo irrigidito, cosi anche nella semi oscurità, sentiva chiaramente quel suo perenne imbarazzo.
Senza cattiveria, Paulie sembrava una ragazzina impacciata... Forse vergine?
La prima volta con la persona che si ama, era molto romantico.
Lo accarezzava profondamente, scoprendolo piano soffiando sulla pelle tesa e rossastra...
Sentirlo gemere, chiamare il suo nome con quella sua voce roca.

Lo voleva, lo voleva assolutamente... Forse quella sera...





... The Love is Dead.










Hykary90: scrivere questa schifezza è stata un impresa titanica. Iniziata domenica 7 settembre 2008, ore 20.59.00 ... E completata oggi 2 dicembre 2008, 20.46.06... Me la sono presa con comodo, fra blocchi creativi e pause di riflessione...
Ammetto che ho sempre amato questa coppia, fin dal primo momento, odiando con tutto il mio cuore quella battona di Kalifa e anche la coppia LuccixPaulie, ogni volta che vedevo e vedo tutt'ora una fanart su di loro ho un tic nervoso alla mano...
Comunque, mi scuso se la fic in molti punti risulta assurda o in comprensibile, persino Occ, ma credo che non lo sia per niente, almeno per la sottoscritta.
Aggiungo che quella che dovrebbe essere una sottospecie di lemon di infimo livello, mi fà ancora più schifo... E il finale per quanto deludente credo sia giusto farlo finire cosi, non specificando nulla, non descrivendo morti, ecc ecc...
Semplicemente l'amore è morto.
Con questa frase intendo dire che l'amore, puro e fine a sè stesso, è difficile da trovare e allo stesso tempo il legame fra i due è destinato a spezzarsi per via della condanna che grava.
Spero che cosi sia abbastanza chiaro, ma non credo...

Inoltre voglio esplicitare che per una frase, ho preso spunto dal capolavoro di Video Girl Ai, cioè quando Iceburg dice di sapere: sò solo che in questo momento ti amo!
In VG Ai, Il protagonista lo dice mentre disperato e sanguinante, percorre una scala di vetro, la quale cede, sgretola sotto a ogni suo passo e lo ferisce profondamente.
Il protagonista percorre questa scala per arrivare fino alla sua amata Ai, sotto agli occhi di lei e del suo "creatore", che nel frattempo fà di tutto per farlo cedere, chiedendogli il perchè di tanto accanimento, il giovane risponde che l'ama, ma il "creatore" gli risponde che l'amore è un sentimento volubile, mai stabile.
Il ragazzo coraggiosamente gli urla che si, è vero che l'amore è volubile, ma lui in quel momento sà di amarla è affronterà qualsiasi sofferenza per averla.
E cosi riesce a raggiungere e salvare il suo amore dal crudele destino delle Video Girl.

Mi scuso soppratutto per la fottuta overdose di zucchero in vari punti della storia, sul serio mi scuso... Dà la nausea...
Se troverò ancora il coraggio di scrivere su questa coppia, scriverò altre fic, decisamente più allegre e leggere, questa cavolo, mi ha messo continuamente l' ansia addosso e per quanto ripeto mi schifa, la ritengo allo stesso tempo un buon lavoro.

Ringrazio chi avrà il coraggio di leggere o addirittura commentare 'sta roba. (=__= -> ^__^)

Inoltre il titolo non centra nulla... ç__ç
 
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