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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA RIBELLINONE
Genere: Parodia, Avventura
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: clara1987 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 27/11/2008 19:19:06

e se il governo cadesse?
 
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RACCONTO UNICO.
- Capitolo 1° -

La ribellione.
Prologo.
Le cose stavano cambiando. Non era mai stata una novità che i politici, appena saliti al potere, avrebbero dimenticato le promesse fatte e avrebbero deciso di guadagnare il proprio utile, ma questa volta il governo in carica l’aveva fatta grossa. Le proteste erano scoppiate nelle scuole, nelle università, nel settore dei trasporti e in quello dei voli. C’erano naturalmente gli infiltrati, che rivendicavano la propria idea politica. Costoro finirono ben presto relegati tra minoranze della stessa mentalità o linciati da chi non apparteneva a nessuno schieramento.
Una mattina di novembre la protesta ad Agrigento partì alle 9 da “Agrigento Bassa”. Da lì si sarebbe riversata nelle piazze importanti fino alle 15 del pomeriggio, ora in cui la sospensione dell’attività didattica sarebbe cessata.
Una ragazza, arrivata lì con una circolare da Piazzale Rosselli, salutò le colleghe. Ricevette un cartellone fissato ad un bastone: Il polo non si tocca! Non pagheremo noi i vostri lussi! Ministro va a casa! Lo issò in alto come una bandiera e cominciò a marciare con il corteo. Ad un tratto sentì vibrare nella tasca il telefonino: un messaggio. Passò il cartellone all’amica e lesse il messaggio anonimo. Spalancò gli occhi, sorrise e subito lo fece leggere alla collega accanto a lei.
In pochi minuti si sparse tra i ragazzi del corteo un nuovo inno di protesta. Alcuni di loro furono incaricati velocemente di scriverlo su dei cartelloni e poi di raggiungere il resto dei partecipanti alle 10 alla piazza principale.

Palermo.
I ragazzi di Lettere e Filosofia, d’Agraria e delle altre facoltà erano già pronti all’azione. Coloro che stavano al Santi Romano erano stati in piedi tutta la notte per finire i cartelli, per procurarsi nuovi megafoni e soprattutto consensi da coloro che erano indecisi. Ad un tratto uno dei rappresentanti lesse, con l’ausilio del megafono, un messaggio che gli era arrivato sul telefonino, specificando che era arrivato da Agrigento.
La folla ascoltò con trepidazione il messaggio. Molti in passato avevano sentito quelle parole in qualche vecchio cd del 1999, ma non riuscivano a ricordare il titolo.
Alle 9:30 il corteo aveva raggiunto Viale delle Scienze. I ragazzi iniziarono a scandire, con le mani sollevate strette in pugni, le parole del messaggio. Erano accompagnati dal suono di un vecchio brano, sparato nell’aria a tutto volume dalle casse stereo poste su una camionetta.

Il messaggio anonimo, partito così per caso, colpì nei giorni successivi Catania ed Enna. Approdò in Calabria e dopo aver contaminato gran parte del Sud, cominciò a dilagare tra i telefonini dei ragazzi del Nord e in alcuni siti internet. L’ultima città sarebbe stata Torino ma sarebbe arrivato circa una settimana dopo, causando alcuni problemi.

1. I telegiornali e il processo mediatico.

Accendendo la tv la gente ricominciò a sentire nuovamente discorsi, dibattiti sulle proteste scoppiate nelle scuole.Questa volta l’ingrediente era che tutte le proteste, da Sud a Nord, non solamente si svolgevano con le stesse modalità e con gli stessi messaggi ma addirittura tra le varie scuole si era creata una sola rete, capillare in tutto il territorio, di comunicazione e di confronto. I partiti politi da alcuni giorni non riuscivano più ad attecchire con le loro ideologie, anzi, venivano snobbati o derisi. La nuova protesta enunciava la volontà di tutti coloro che dicevano basta a leggi ingiuste e a sfruttatori.
Il Presidente del Consiglio osservava la situazione in televisione dalla sua villa. Spense la tv e cominciò a meditare sul da farsi. Questa volta non era la sinistra ad attuare la gran parte delle manifestazioni, questo lo sapeva. Alcuni informatori gli avevano detto che tutto era partito dalla Sicilia ma ancora non si era arrivati a capire che cosa fosse stato a far innescare la scintilla. Il Premier aveva incaricato i suoi fidati di cercare qualsiasi informazione. Doveva scoprire con chi aveva a che fare: nessuno poteva rovinargli il governo!
Ad un tratto un uomo vestito di nero, con occhiali da sole (completo che fa tanto Iene!) bussò. Il Presidente lo fece entrare e accomodare nel sontuoso salotto in stile ottocentesco.
“Signor Presidente, abbiamo controllato alcuni tabulati telefonici, delle registrazioni telefoniche, determinati siti internet, e abbiamo fatto sorvegliare alcune delle più importanti proteste ed è emerso un dato interessante.”
“Bene…mi dica.” Disse l’uomo pelato sorridendo e mostrando i denti bianchi e scintillanti, falsi come una banconota da 7 euro.
“In tutti i casi è emerso che le proteste sono partite dell’arrivo di un sms o di un email con il seguente testo.” Disse la Iena passando al Premier un foglio. “Questo testo è stato scandito dai giovani studenti nelle proteste dei giorni scorsi, come una sorta di inno. Si tratta di una canzone scritta da questi personaggi.” Passò altri fogli e delle schede relative a 5 uomini.
“In particolare, l’individuo con il berretto è il cantante del gruppo.”
“Una canzone e un gruppo musicale? È assurdo, mi consenta.”
“Signor Presidente, riteniamo che facciano parte di qualche nuovo movimento politico insurrezionalista e che nelle loro canzoni vi siano dei messaggi subliminali in codice.”
Il Premier scoppiò a ridere.
“Non la prenda così alla leggera. Ieri, come avrà saputo, c’è stato a Roma un nuovo scontro tra studenti e polizia. Alcuni ragazzi hanno disegnato dei loghi con dello spray presso alcuni muri. Si tratta del logo di quel gruppo. Altri episodi hanno fatto emergere casi di ipnosi di massa mentre le note di quella canzone venivano diffuse. Addirittura questa mattina, alle prime luci dell’alba, in una rissa tra studenti, un ragazzo ha accoltellato un compagno di classe. Appena lo hanno catturato, si è messo a cantare e ad urlare la canzone. Infine abbiamo notato che anche tra i gruppi di lavoratori in sciopero cominciano a manifestarsi i primi segni di una strutturazione simile a quella dei gruppi di studenti con la presenza dello stesso inno.”
Il Presidente esaminò altre carte e fascicoli all’interno di una valigetta: le informazioni, raccolte in meno di due giorni risultavano veramente allarmanti. Scuro in volto e pensieroso pronunciò due parole prima di ritirarsi nelle sue stanze private: “Procedete pure.”

Tutto il casino era scoppiato in una settimana.
Avevano sentito delle proteste ma non ci avevano fatto caso più di tanto. Tra i concerti, notti di fila chiusi in sala registrazione per organizzare nuove tracce sia per i progetti paralleli, sia per l’ipotetico album ancora da definire, che sarebbe uscito a metà del 2009, avevano perso il contatto con la realtà.
Il pomeriggio del 20 novembre, alle cinque, il cantante leader del gruppo udì il telefonino squillare ripetutamente. Si agitò tra le coperte, cercando di nascondere la testa sotto il cuscino e non sentire più nulla. Aveva passato la notte precedente con il gruppo a suonare un concerto di un’ora e mezza in una piazza di Roma e poi a fare qualche giro nei locali più importanti. Alle tre erano partiti di fretta e furia con la macchina dello staff per portare uno dei componenti del gruppo all’ospedale più vicino. L’uomo, durante una festa, era stato spinto per una rampa di scale da due ubriachi, rompendosi una gamba. Ne derivò una rissa, calmata dall’arrivo dei ragazzi dello staff.
In ospedale l’uomo venne ricoverato e i restanti quattro del gruppo rimasero con lui fino alla tarda mattinata. Alla fine, sotto le insistenze dell’infortunato e della sua compagna che era arrivata da qualche ora, vennero convinti a tornare a casa, a Torino. Le date dei concerti successivi vennero annullate e per ora tutto rimaneva bloccato.
Il leader era arrivato a casa da una mezz’ora e senza cambiarsi si era messo a letto per poter riposare qualche ora. Alle otto sarebbe dovuto andare in sala registrazione a continuare il lavoro per il disco con gli altri.
Il telefonino continuò a squillare per circa dieci minuti per poi interrompersi.
Fece un respiro di sollievo ma mentre stava per sprofondare tra le braccia di Orfeo il telefono fisso trillò.
“Nooo…” urlò l’uomo premendo il volto contro il cuscino. Riluttante si alzò e andò verso il corridoio. Fissò per qualche istante il display del cordless e poi rispose.
“Pronto…che c’è?”
“Che bella voce abbattuta!”
“Ma porca… si può sapere che c’è? Ci siamo…”
“Lo so.. ci siamo lasciati pochi minuti fa , devi dormire… come del resto pure io, ma se ti ho chiamato è per un fatto assurdo. Accendi la tv e guarda su Sky tg 24.”
Samuel prese il telecomando e girò sul canale: Il telegiornale in diretta riportava le immagini dell’ennesima manifestazione di alcuni studenti di Torino e di altre città in contemporanea. Alzò al massimo il volume ed udì lo slogan pronunciato dai ragazzi.
“Lo senti? Non è finita. Alcune trasmissioni hanno cominciato a metterci di mezzo. Gira su canale 5.”
Edizione straordinaria del TG5. Il giornalista di turno, serio ed impeccabile iniziò con il presentare il servizio. “ In questi giorni le manifestazioni, scoppiate in tutta Italia, vedono coinvolti con gli studenti il gruppo torinese dei Subsonica…”
“Ma che cazzo sta succedendo?” borbottò Samuel, rivolgendosi al collega.
“Cavolo se lo sapessi. Ho guardato alcuni tg e ci hanno definiti come insurrezionalisti o rivoltosi. Danno la colpa a noi perché degli studenti si sono messi ad usare “Liberi Tutti” come slogan delle loro manifestazioni. È colpa nostra se stamattina un ragazzo fuori di testa ne ha accoltellato un altro cantando la nostra canzone o via dicendo. Che casino.”
Il servizio del TG5 mostrò alcune immagini dei concerti degli anni passati e uno stralcio tratto dal video, che nel 1999 avevano girato con Daniele Silvestri. Abbiamo provato ad intervistare alcuni studenti ma hanno tentato di aggredirci…dichiarava lamentosa la voce della giornalista in diretta.
Samuel si accorse che ad un tratto la linea era caduta, non udendo più la voce di Vicio.
Udì bussare alla porta in maniera violenta: “Polizia! Apra immediatamente!”

“Mamma mia che casino che sta scoppiando in tutta Italia!” pronunciai mentre osservavo le immagini del telegiornale. La settimana scorsa non andai alla manifestazione ad Agrigento perché semplicemente non mi andava di spendere i soldi per l’autobus. Avevo inviato per sbaglio, oltretutto anonimo, un sms ad una mia collega con il testo della mia canzone preferita dei Subsonica. Non immaginavo di certo che succedesse tutto questo. Stavano dando la colpa al gruppo ma la responsabilità era mia. Del resto non andai più neanche in facoltà.
Presi l’ennesima sigaretta e l’accesi. Non dovevo fumare poiché avevo la bronchite ma avevo i nervi alle stelle. Non avevo detto a nessuno che ero stata io l’artefice di tutto e la testa mi scoppiava. Se fossero risaliti ai tabulati telefonici si sarebbero accorti che avevo spedito io l’sms di partenza…ma evidentemente si stanno concentrando sul capro espiatorio più probabile: un gruppo di musicisti torinesi che potrebbero essere terroristi. Pensai, spegnendo la cicca nel portacenere.
Mi alzai e presa dal coraggio (la fifa fa parte di me… infatti decisi di agire molti giorni dopo lo scoppio del problema) e provai a telefonare a quella testa di cavolo della mia collega che aveva ben pensato di far leggere l’sms al corteo. Nessuno rispose.
Chiusi il cellulare e lo buttai sul divano. Che faccio ora?
Forse scoppiai in lacrime e anche a ridere, visto la situazione assurda. Mi addormentai circa venti minuti dopo poiché mi era ritornata la febbre.

2. L’accusa e gli scontri con la polizia (il rapimento).

Telegiornali e mass media si divertivano ad immortalare gli scontri tra studenti e polizia mentre puntavano l’indice contro il gruppo di Torino. Scorrendo le pagine dei giornali, tra la seconda e la quinta pagina, le foto del gruppo seguivano articoli in cui si enunciavano le teorie più disparate: Complotto nazionale contro la Gelmini e il Premier, studenti ipnotizzati da una canzone che conteneva messaggi subliminali, anarchia studentesca….
Gli studenti del canto loro appena vedevano un giornalista lo aggredivano a parole: non volevano farsi intervistare ( poiché le tv erano controllate in maggioranza dallo stato) ne avere contatti con il governo. Nessuno si era espresso sul fatto che i Subsonica erano stati accusati ingiustamente. L’unica affermazione fatta era questa: Vogliamo quella legge ritirata! Al diavolo tutto il resto.
La situazione era critica: da circa due giorni gli scontri non cessavano, erano avvenuti arresti, denuncie, risse. Per la strada, appena gli studenti passavano, la gente intimorita si metteva di lato.
Il Premier aveva inviato l’esercito ma aveva solo complicato ulteriormente le cose. Pian piano alcuni lavoratori e i loro rispettivi sindacati cominciarono ad appoggiare le “armate studentesche” e a protestare con loro; si unirono anche delle minoranze tra la polizia.
La Gelmini si era arroccata nel silenzio mentre dall’opinione pubblica arrivavano rimproveri dai ben pensanti contro gli anarchici. Anche all’estero l’Italia non stava facendo una bella figura e neanche il Premier, rinchiuso nella sua pazzoide ideologia di reprimere tutto e tutti con un governo e un decreto finanziario che arrivava ad indebolire sia il mondo della scuola e sia le famiglie più povere. L’importante era che avesse soldi da poter mettere nelle sue tasche.
Una protesta così radicale ed esagerata aveva il fine ultimo di far cadere il governo nel più breve tempo possibile.

“Allora, vuoi parlare Razza di Bastardo? Per colpa vostra sta succedendo tutto sto casino del cazzo. Ieri un mio collega è stato pestato da un gruppo di studenti!” disse l’agente fissando lo sguardo stanco del cantante del gruppo.
Samuel l’anno precedente, nel 2007, assieme agli altri (Vicio, Boosta, C-Max e il Ninja) avevano inserito all’interno del sito ufficiale, al fine di promuovere l’album L’Eclisse, una storia pseudo fantascientifica in cui il contenuto dell’album preannunciava la fine del mondo per colpa di alcuni alieni cattivi. Oltretutto una parte della storia li vedeva catturati dagli agenti della Digos o del Sismi e pestati a sangue. Aveva dato una lettura a quella parte del racconto in maniera distratta, ridendo all’idea che una cosa del genere gli potesse veramente capitare. E ora che gli stava accadendo si sentiva preso in giro dagli eventi.
“Vuoi parlare?!” l’agente prese il cantante per il colletto della camicia.
“Come diavolo te lo devo dire che non ne so NULLA!” Urlò rompendo i timpani dell’orecchio all’agente “Che cazzo vuoi che ne sappia! Non avete controllato nelle nostre conoscenze, nelle nostre vite?! Io non dormo da tre giorni brutto pezzo di merda!”
L’agente lo sbattè contro il tavolo, facendogli sanguinare il labbro che già si era rotto la notte del 20, nella rissa contro gli ubriachi che avevano fatto cadere il Boosta per le scale.
“Tu e il signor Davide…quello che chiamate Boosta, siete gli ideatori di quel maledetto testo! Come potete dire che non ci centrate nulla? È vero che dalle vostre vite non è emerso nulla di rilevante, ma ci sono troppe cose in gioco per ritenervi estranei ai fatti accaduti.”
“Brutto pezzo di merda!Dov’è il mio avvocato?!”
“Non ne avete bisogno, tu e i tuoi. Siete fin troppo nei casini.”
L’interrogatori continuò così per altre due ore, prima che Samuel venisse sbattuto nuovamente in cella.
Gli altri avevano ricevuto lo stesso trattamento, tranne che al Boosta, che con una gamba rotta e un’operazione alle spalle era stato “semplicemente” torturato a livello mentale. Per l’intervento dei servizi segreti nessun avvocato per il momento poteva fare molto. Neanche la moglie del Boosta.
Del resto, non riuscendo a ricavare nulla con le indagini, l’unico modo per farli parlare era fargli sputare il sangue ma erano resistenti.

In un Ateneo d’Italia, un gruppo di studenti:
“Ragazzi… che bel casino che gli stanno facendo ai Subsonica.”
“Che vuoi che facciamo? Gia stiamo tentando di resistere al Governo, cercando di mantenere l’ateneo occupato… ancora di più nei casini dobbiamo trovarci?”
“Già siamo sul fondo. Li dobbiamo aiutare. Ho consultato la comunity del sito: tutti gli atenei di Italia vogliono liberarli, organizzare un bliz.”
“Ma è cosa da fantascienza?! Sei impazzito?”
“E’ colpa nostra se sono nei guai. Oltretutto con il nostro rifiuto di parlare con qualsiasi giornale e il fatto di non esserci espressi sul fatto, abbiamo solo peggiorato le cose. Il Presidente del consiglio sta facendo carte false per fermare tutto e invece noi studenti e i lavoratori glielo dobbiamo impedire. Impedire di fare ulteriori danni…”
“E non hai paura che scoprano tutto e ci intralcino?”
“Per ora saranno impegnati a cercare di decifrare i messaggi criptati. Grazie ad un codice che ha realizzato uno studente di Informatica, per alcuni giorni internet è sicuro e anche i nostri siti.”
“Ok… allora?”
“Riunione in aula magna e si decide sul da farsi. Alcuni poliziotti sono dalla parte nostra, ci aiuteranno anche loro.”

Grazie all’aiuto di un mio collega, oltretutto fanatico di informatica, consultai uno dei siti bloccati. Alcuni gruppi si stavano organizzando, sia con l’aiuto dei poliziotti, sia dei lavoratori, per liberare i cantanti. Inviai un’email spiegando che la colpa era stata mia: avevo inviato io l’sms che aveva scatenato la rivolta. Molta gente mi rispose: è colpa di tutti noi studenti. Dobbiamo andare avanti, hai fatto bene ad inviare quella canzone, ci ha ricordato di agire veramente.
Non sapevo se esserne rincuorata o spaventata. Li salutai e chiusi il contatto. Presi un’antibiotico e comprendomi fino alle orecchie decisi di andare ad Agrigento per aiutare i professori e i colleghi.

Le misure precauzionali prese dal governo cominciarono a creare dissensi persino tra i poliziotti rimasti saldamente al loro posto. Quelli che monte volte affrontavano non erano dei scalmanati ma studenti che cercavano di difendere, in maniera certamente esagerata, i loro diritti. Molti di loro avevano familiari i cui figli si erano arroccati negli atenei a chiedere un governo più equo al di la della semplice legge della Gelmini. Alcuni vennero a sapere dell’intento di alcuni ragazzi di voler liberare i Subsonica poiché la colpa non era dei cantanti ma di loro stessi. Parlare con il governo non volevano e ne dargliela vinta. Se era anarchia doveva esserlo fino in fondo: Che poi tutta Italia venisse denunciata e arrestata non importava… neanche avrebbero potuto realizzarlo. Erano in pochi rimasti fedeli a quel governo insulso. Se tutto continuava così ben presto il Premier avrebbe dato le sue dimissioni.
Fu così che alcuni poliziotti pian piano cominciarono a venire a patti con i ragazzi. Il rapimento (la liberazione dei 5 sfortunati) sarebbe stato avvantaggiato dalla presenza di alcuni tra i componenti del Sismi che si erano lasciati corrompere dalla verità delle cose. Ancora poche ore e il piano sarebbe stato realizzato.

3. La ribellione.
Fin da piccolo la musica era stata la sua passione. Gli anni di studio al conservatorio gli erano serviti per affinare la voce e le sonorità dell’hip hop lo avevano saldamente attaccato ad un tipo di musica che esprimeva amalgamata con le varie esperienze del gruppo. Non aveva mai odiato così tanto rimpiangere di aver intrapreso quella professione. Forse lo pensava poiché provato da tre giorni di non riposo e di interrogatori inutili. Si sentiva come un drogato alle prese con un’attacco di overdose: non ragionava più a mente lucida. Avrebbe certamente spaccato il culo a tutto e a tutti se non avesse sentito le ossa fargli male per i pestaggi di quell’agente del Sismi del cazzo.
Guardava il soffitto della cella e pensava agli altri. Che cazzo gli avranno fatto sti stronzi del cazzo? Diglielo che non c’entriamo nulla e ti spaccano il culo a son di calci. Ma se fino a quattro giorni fa eravamo a promuovere l’album e a fare il concerto a Roma… Si attaccano a delle cazzate.
Scoppiò a ridere e urlò insulti a più non posso.
“Hey!Razza di cantante del cazzo stai zitto!” Disse un’agente spuntando dietro la porta di ferro.
Samuel continuò imperterrito.
L’agente infilò la chiave nella toppa ed entrò con fare minaccioso.
Si sarebbero azzuffati ma ad un tratto vennero colti di sorpresa dall’urlo della sirena d’allarme. Qualcuno era riuscito ad entrare dentro l’edificio e a neutralizzare la sorveglianza.
Il poliziotto diede uno spintone al cantante, che cadde a terra, e si diresse verso il corridoio.
Vide orde di ragazzi, uomini, donne e agenti circondarlo. Alcune pistole lo osservavano dall’unico occhio nero che avevano. L’unica cosa che potè fare fu consegnare le chiavi e vedere i quattro prigionieri andare via con loro.

“Si! C’è l’abbiamo fatta!” urlò un ragazzo di ventun’anni abbracciando un collega mentre il gruppo correva fuori dall’edificio.
Il cantante dei Subsonica era frastornato, non capiva che cosa fosse successo. Nell’immenso cortile dell’edificio alcuni agenti erano stati ammanettati e storditi, altri invece erano con i così detti anarchici.
“Presto!Sbrighiamoci prima che arrivino i rinforzi!” Urlò un tizio con un megafono.
Un corteo di macchine (più di un centinaio) comparve davanti agli occhi dei musicisti. Furono fatti salire su macchine diverse e a tutta velocità si misero in moto.
Ripresosi dall’iniziale torpore Samuel comiciò ad agitarsi “Ma che cazzo succede!Chi siete?!”
“Si calmi e mi ascolti….” Disse l’uomo alla guida.
In questi giorni gli studenti e gli insegnanti sono stati i primi ad insorgere in maniera definitiva contro il governo, rifiutando sia bandiere politiche e sia i contatti con i mass media. A poco a poco quasi tutta Italia si è unita alla protesta (forze dell’ordine,trasportatori, commercianti, lavoratori intere famiglie e persino alcuni sostegni stanno arrivando dal mondo dello spettacolo e della stessa politica). Purtroppo voi ci siete finiti di mezzo e il Presidente del Consiglio, invece di fare la cosa giusta, cioè ritirare le leggi dannose che ha fatto approvare, ha preferito prendersela ulteriormente con il popolo italiano e con voi, ritenendovi ideatori della rivolta.Tutto è partito da Agrigento: una studentessa aveva scritto il testo della canzone su un sms ma invece di inviarlo ad una sua amica, lo ha mandato in forma anonima ad una collega. Progressivamente è stato acquisito come inno in tutta la Penisola ma le cose sono degenerato. Ormai vige l’Anarchia assoluta. Gli altri stati si stanno coalizzando contro il Premier poiché non riesce a risolvere la questione. I potenti non sanno più come reagire…
“Dovrei considerarla una presa per il culo o cosa?”
“No…”
“Ah!Bene! Se vuoi che spacchi il culo a tutti dimmelo?! Ma vi rendete conto che cosa abbiamo passato per colpa vostra?! Poi danno a noi degli anarchici!”
“Tutti gli Atenei e tutta Italia si scusa…”
“Merda di Paese! Ringrazia Dio che sto con le ossa rotte, se no vi farei neri uno per uno!”
“Si calmi… lei e i suoi amici dovrete partecipare con Noi all’Ultima manifestazione davanti alla sede del senato.
“Non c’è altra alternativa vero?”
“Credo proprio di no…"
“Bene…”

Le sacche di resistenza all’interno del Senato proteggevano il Premier e tutti i Ministri. Fuori la guerra divampava a più riprese. Gli scontri tra armate speciali e gente comune erano cruenti.
Il corteo di macchine, partito dal carcere di Torino ( che era stato utilizzato temporaneamente dal Sismi in via del tutto eccezionale), dopo molte ore era finalmente sopraggiunto a Roma.
I cortei di studenti in tutta Italia erano collegati via internet ad osservare la situazione da alcune webcam poste direttamente da tecnici specializzati in Informatica (studenti e ingegneri).
I Subsonica (tra cui il Boosta, liberato da un’ospedale militare poco lontano dalla capitale) erano stati postati in ospedale a curare in maniera sbrigativa e grossolana le ecchimosi e le ferite. I ragazzi del loro Staff e la stessa casa di produzione erano stati portati da un altro corteo per sistemare un palco e tutte le strumentazioni necessarie sulla via principale che dava sul Senato. Avrebbero dovuto cantare la famosa canzone.
Intanto gas lacrimogeni e proiettili volavano all’impazzata tra le fazioni degli anarchici e quella dei devoti al governo.
“Cosa dovremmo fare davanti a tutto quel Caos? Ma siete impazziti?” chiese il Boosta.
“Dobbiamo reagire! Qui finiamo tutti con il culo all’aria se quel bastardo non si dimette.”
Il gruppo fu pressoché costretto contro la propria volontà.
Salirono sul palco e accordate chitarre e strumenti, iniziarono lo spettacolo.
Il suono si diffuse da tutti gli altoparlanti presenti in città.

“Mani in alto!Fuori di qua.
Non resteremo più prigionieri ma evaderemo
Come Steve Mac Queen o come il Grande Clint in Fuga da Alcatraz!”

La folla cominciò a cantare. Per qualche istante i poliziotti della fazione avversaria rimasero sbigottiti di fronte alla scena. Gli anarchici non sparavano più.

“Senza trattare niente con Chi
Ha già fissato il prezzo al mercato
Dei nostri sogni, dentro ai giorni e per la nostra vita!”

“Attaccate!Che aspettate! Sparategli addosso!” disse uno dei capi con un megafono.
“ Ma non sparano più!”
“Forza!”
Alcuni poliziotti della fazione avversaria notarono tra i manifestanti ragazzini, famiglie, donne, uomini, anziani. Si rifiutarono, lasciando le postazioni e unendosi agli anarchici. (Il primo fronte era libero). Gli anarchici riuscirono ad avanzare verso l’entrata del Senato.

“Dai virus della mediocrità, dai dogmi
Dalle televisioni, dalle bugie dai debiti, da gerarchie
Dagli obblighi e dai pulpiti, squagliamocela!”

All’interno del Senato, il Premier cominciò ad urlare coma un pazzo “Fateli smettere!”.
Alcuni senatori cominciarono ad abbandonarlo. Anche gli stessi Ministri capirono l’inutilità della resistenza e strappando o distruggendo i documenti in cui figuravano come MINISTRI, uscirono dal palazzo, diretti dalla folla.

“Dai vuoti d’aria della realtà
Tracciamo traiettorie migliori, lasciando le galere
Senza più passare dalla cassa!”

Anche la seconda linea difensiva fu sfondata con la forza della parole: I ragazzi entrarono dentro il Senato.

“Liberi tutti,
Liberi tutti,
Liberi, liberi liberi tutti.

“Liberi tutti,
Liberi tutti,
Liberi, liberi liberi tutti.”

I ragazzi, i poliziotti, la gente comune, circondò il Premier. L’uomo raggomitolato su se stesso, fattosi ancora più piccolo di com’era, implorava affinché non gli fosse fatto del male.
Un poliziotto, con molta diplomazia, calmò gli esaltati che volevano linciarlo e prese un paio di manette.
“La dichiaro in arresto nel nome del Popolo Italiano stanco delle sue Cazzate!”

“Da ciò che uccide te,
è tutto ciò che è intorno.
Da ciò che uccide te,
è tutto ciò che è intorno.
Da ciò che uccide te, è tutto ciò che è intorno
Dall’uomo che non è padrone del suo mondo
Da tutti quelli che inquinano il mio campo
Io mi libererò perché ora sono stanco!”

Il Premier fu scortato fuori dal senato e, davanti alla popolazione che cantava, la bandiera del suo partito politico fu data alle fiamme. Venne messo in mutande e deriso da tutti.

“Liberi tutti….”

Epilogo.
Mi svegliai di soprassalto, osservando sbigottita la mia stanza. Mio fratello urlava e giocava con I Gormiti mentre guardava alla tv Scooby-Doo.
Frastornata andai al computer e lo accesi. Era passata da circa una settimana da quando l’ex presidente del consiglio fu esiliato dall’Italia.
In pratica la situazione era tornata alla normalità: nuovo governo, nuove riforme (fatte da studenti, professori e famiglie con l’aiuto di alcuni dei precedenti ministri) ed elezioni a Febbraio. Questa volta sarebbero state elette persone comuni che avrebbero ricevuto uno stipendio normale, niente vantaggi e niente approfittatori. Un piano Finanziario avrebbe garantito la ripresa dell’economia (sfruttando soprattutto i possedimenti del Premier passato e quelli dei suoi alleati)…. E via dicendo.
Dal canto loro i Subsonica si erano presi un lungo periodo di vacanza… molto lungo. Avrebbero comunque iniziato a gennaio la registrazione del nuovo album.
All’estero si è parlato di Colpo di Stato repentino… io non lo considero così. Spero che questa presa di potere da parte della gente comune duri molto a lungo. Lo Spero proprio…
Fine.


 
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