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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: RÊVES EN HIVER
Genere: Fantasy, Soprannaturale, Introspettivo
Rating:
Autore: chimaira galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/11/2008 22:08:44

Cosa fareste se una ragazza vi apparisse in sogno? cosa fareste, se questa ragazza vi scaraventasse in un incubo?
 
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CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -

† Rêves en Hiver †




La dolce litania di un flauto si addensava pian piano nell’aria.
A malapena, vedeva dove camminava, incapace di riconoscere persino il terreno sotto i propri piedi, coperti dalla lunga gonna celeste; colore che, peraltro, non si riconosceva nemmeno, nell’oscurità della lunga notte invernale.
Si lasciò guidare dalla melodia, che la accompagnava nei recessi nascosti e confusi della foresta scura.
Stava letteralmente morendo di freddo, circondata da ghiaccio e neve, schiaffeggiata dall’impetuoso vento freddo che le sferzava implacabile il viso.
E, tutto ad un tratto, la musica terminò.
Gli unici rumori divennero la neve spezzata sotto i suoi passi e le fronde scosse dal vento, e si fermò anche lei.
Terrorizzata, si guardò intorno:
era talmente intontita dalla musica che non aveva minimamente badato né a quanto avesse camminato, né tantomeno dove fosse capitata. Fece qualche passo incerto, per poi essere paralizzata dal panico.
Davanti a lei, era comparso come dal nulla un uomo che non aveva niente di terreno.


† † †




Aspettò paziente che la vecchia tirasse fuori dal portafoglio le banconote per il libro, operazione che a quanto pare dovette essere piuttosto accurata, visto il tempo che la signora ci stava mettendo, per poi farle lo scontrino, mandarla via dai piedi e chiudere finalmente il negozio.
Dopo che l’anziana signora se ne fu andata, Isis spense il terminale ed era già pronta per andarsene, quando il telefono della libreria squillò. La ragazza scivolò fino all’apparecchio infernale, incerta se sollevare il ricevitore, incontrando così un fastidioso straordinario, oppure lasciarlo squillare e andarsene, visto che l’orario di chiusura era già bello che andato.
Sospirò e rispose. Dall’altra parte della cornetta c’era la voce roca e tossicchiante della Signora Bernadette, e Isis non poté fare a meno di imprecare mentalmente.
< Isis sei ancora in negozio? >
< Sì signora, stavo per chiudere >
< bene, prima potresti farmi un favore, cara? > Isis deglutì.
< certo signora >
< sul retro ci sono alcuni scatoloni con dei nuovi arrivi. Potresti portarli dietro il bancone? >
< certo signora, buona notte >
< buona sera cara, fa attenzione per strada >
Chiuse la chiamata stizzita. Certo, la “vecchia signora” le ripeteva ogni volta di fare attenzione per strada, ma era sempre lei a tenerla inchiodata a lavoro anche per ore, oltre il consueto orario di chiusura.
E la stessa ragazza si malediva per accettare ogni volta di fare quegli straordinari non solo massacranti, ma anche non pagati. Ma è anche vero che, certamente, non poteva rispondere “no signora, sono stanca. Una ragazzina cercava un libro per scuola ma voleva assolutamente “l’edizione-che-vuole-la-mia-prof”, senza poi comprare nulla. Un uomo cercava un libro da regalare alla moglie, mi ha chiesto consigli per due ore e non si è fatto più vedere. Infine una vecchia mi ha tenuta inchiodata al bancone per 10 minuti per tirare fuori una banconota. Ora sono stanca, fuori fa freddo e sono a piedi, quindi me ne torno a casa”.
O meglio, non avrebbe potuto dirlo senza essere licenziata in tronco. E, le doleva ammetterlo, quel dannatissimo lavoro le serviva.
Si avviò quindi verso il retro del locale, immaginando chissà quali scatoloni colmi di tomi pesantissimi…quindi non vi descrivo la sua sorpresa quando si trovò, appoggiati sul tavolo di compensato, due scatole larghe un metro e alte una ventina di centimetri. Sorrise compiaciuta. Per una volta, le definizioni sballate della sua principale volgevano a suo vantaggio.
Le sollevò entrambe, l’una sopra l’altra, dirigendosi verso il negozio, dove avrebbe abbandonato i fardelli in nome del suo sacrosanto riposo.
Tuttavia, l’intoppo c’era, anche se non volontario: girando l’angolo di uno scaffale, sbatté l’anca su una libreria, facendo cadere la scatola superiore, che riversò il contenuto sul pavimento lucido.
Imprecò nuovamente vedendo i libri sparsi per metà del negozio; si gettò per terra di conseguenza, avvicinandosi i libri a mucchi con le braccia. Ad un occhiata generale, erano tutti libri di storielle d’amore per adolescenti o saggi filosofici. Ignorò i titoli , evidentemente troppo sdolcinati o troppo complicati perché le potessero interessare. Arrabbiata con sé stessa per la gaffe, buttò i libri alla bell’e meglio nello scatolone, tanto la mattina dopo li avrebbe comunque dovuti tirare fuori e sistemare negli scaffali di legno. Trasportò gli imballaggi nel posto predestinato, e si diresse a tutta velocità verso l’uscita, ma l’occhio le cadde su qualcosa. L’oggetto incriminato si era infilato nella fessura sotto la cassa, in modo che ne fuoriuscisse solo un angolo, rivestito di metallo:
Estraendolo, notò la pregevole fattura dell’oggetto. La copertina era di velluto verde muschio, morbido al tatto; dei fili dorati si inseguivano in volute sulla superficie formando infine una rosa. I due angoli esterni erano ricoperti dal medesimo metallo dorato. Oltre a questo, sul volume non c’erano altre scritte.
Sollevò la copertina, rivelando la prima pagina lievemente ingiallita; in elegante calligrafia, sicuramente non di quell’epoca, era segnato il nome “Rosalie”. Sfogliando il libro, notò che ogni paragrafo iniziava con una data, per poi terminare con uno spazio, l’intervento successivo cominciava con una data e così via. Un diario, a quanto pare. Ma come c’era finito in uno scatolone di romanzetti di quart’ordine?!
Resta il fatto che, una volta chiuso definitivamente il negozio, quel libro sospetto trovò un comodo nascondiglio nella tasca interna della giacca di Isis.


† † †




< Isy, sei tu? >
Isis chiuse la porta dietro di sì, sfilandosi la giacca e scrollando la neve dalle scarpe. < Già, in ritardo come al solito. Colpa della vecchia >
< tanto per cambiare >
Poggiò la giacca sull’appendiabiti, scrollandosi dai capelli biondi qualche pezzo di ghiaccio, per poi raggiungere la coinquilina nella stanza affianco. I capelli scuri erano raccolti – per quanto possibile – in una codina alla base della nuca, in modo da non rischiare di sporcarli col colore. Davanti all’amica c’era un disegno, il quale ritraeva una foresta innevata di notte.
< bel disegno…è per qualche concorso o per l’università? >
< università, ho la scadenza tra due giorni >
< qual’era il tema? > la compagna sorrise.
< in verità è un tema libero. La professoressa ci ha detto di dipingere qualcosa in tema con questo periodo dell’anno >
< e tu perché hai scelto proprio una foresta innevata? Qui in Scozia avete un mucchio di tradizioni interessanti… > < è che questo…l’ho sognato > ; Isis sorrise a quell’affermazione, non era certo la prima delle stranezze di Valery, la sua coinquilina. Di 21 anni, scozzese, si era trasferita appena maggiorenne in un appartamento nella periferia di Edimburgo, non molto lontano dalla prestigiosa università. Isis ci viveva insieme da un paio di anni, quando la stessa era arrivata dalla Francia per studiare all’estero.
Da allora, aveva avuto occasione di conoscere piuttosto a fondo la ragazza; molto bella, ma a quanto pare non interessata a sfruttare questo potenziale. Si concentrava invece sulla propria passione, pittura e arte in generale, tanto da iscriversi al corso universitario in tema. Parlando delle sue stranezze, invece, si potrebbe andare avanti per un bel po’:
Beveva sempre tè, caldo. Qualunque ora di qualunque giorno di qualunque stagione, e soprattutto di qualunque tipo. Anche il quel momento accanto al cavalletto, sul tavolino, c’era una grossa tazza riempita solo a metà del liquido trasparente.
Continuando, credeva nell’occultismo e nella para-psicologia, nonché nell’interpretazione dei sogni. Ecco, riguardo i sogni di Valery, si apre una parentesi particolare:
La ragazza aveva questa specie di vizio, ovvero di dipingere o raffigurare nei vari modi (tela, schizzo, china o anche fotografia) un sogno particolarmente significativo o le sensazioni che le ha trasmesso. A volte, addirittura Isis raccontava all’amica i propri sogni, sorseggiando caffè, e l’artista prontamente lo riproduceva magistralmente. Ma queste sono solamente le due più eclatanti originalità della ragazza, e Isis le voleva bene anche per quello. Certo, anche per la sua cucina.
< Isy, ceniamo? Ho un po’ di fame… >; l’interessata sorrise raggiante, seguendo l’amica in cucina che, visto l’espressione dell’altra, aveva capito.


† † †




Era già notte fonda, e Isis si era finalmente rintanata al caldo del proprio piumone:
la sua stanza era il luogo dove amava ritirarsi di più; nella rilassante tinta del lilla, la lasciava quasi sempre in penombra, illuminata dalle candele o lampade, oppure dalla poca luce che lasciava filtrare dalle finestre. In quel momento, l’unica luce era data dalla lampada da comodino che teneva a fianco.
In grembo teneva il libro, ripassando con le dita il contorno del fiore sulla copertina. Finalmente si decise ad aprirlo, indugiando sul nome Rosalie, per poi concentrarsi sugli interventi quotidiani.
La prima data indicata era “ 1 dicembre 1893 “.

“Caro Diario, ti scrivo nel mezzo della notte, col cuore che mi martella ancora nel petto.
Ho fatto un sogno…”




Salve a tutti.^^
sono nuova di questo sito, ma mi piace davvero molto scrivere.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e quindi vi prego di lasciare un commento, a maggior ragione se volete scrivere critiche costruttive.
alla prossima.


- Chimaira -

 
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