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Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Final Fantasy VII
Titolo Fanfic: UN INIZIO E UNA FINE
Genere: Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: axelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/11/2008 02:09:22

Succede che a volte inseguiamo qualcosa. Ma non sappiamo nemmeno noi che cosa sia, in realtà.
 
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...
- Capitolo 1° -

Succede che a volte inseguiamo qualcosa.
Ma non sappiamo nemmeno noi che cosa sia, in realtà.


- Sephiroth… ! -
Il giovane Soldier correva lungo il viale abbracciato dai ciliegi in fiore, il fiato corto, inciampando di tanto in tanto nei propri stessi passi.

E spesso, quando alla fine raggiungiamo ciò che stavamo cercando, ci accorgiamo che in realtà abbiamo sbagliato strada. Completamente.

Lui si voltò. I lunghi capelli d’argento svettavano attorno al viso sottile.
Non andò incontro al compagno, aspettando di venire raggiunto. Zack gli si fermò davanti, ansimando, l’angoscia perfettamente leggibile nei suoi occhi innaturalmente azzurri.

E la strada che avremmo dovuto percorrere è in realtà molto più lunga e impervia, molto più tortuosa, piena di ostacoli. Ma è in quella strada quasi impraticabile che impariamo davvero a conoscere noi stessi.

Il più giovane si asciugò alla meglio il sudore con il dorso della mano.
- Ti ho cercato dappertutto, Sephiroth. Cloud… è sparito. -
Un lampo di preoccupazione negli occhi dello spadaccino. Ma il suo viso rimase impassibile, mantenendo l’usuale, statuaria freddezza.
Dunque Cloud l’aveva fatto, infine.
- Da quanto tempo? - Domandò con voce pacata.

Del resto, perché ci affanniamo tanto a percorrere queste strade, cercando così disperatamente quella che ci appartiene? Ostinandoci su percorsi forzati, sebbene sappiamo perfettamente che il più delle volte ci conducono a vicoli ciechi, o a profondi strapiombi.
Pienamente consci che la riuscita del nostro viaggio non è affatto garantita.


- Da due giorni. Ho setacciato l’intero stabilimento e il paese vicino, non è da nessuna parte… -
Sephiroth sospirò, volgendo il suo sguardo altrove, oltre le cime degli alberi.
Per un tempo che al Soldier più giovane sembrò interminabile.
Infine il suo compagno si volse a guardarlo nuovamente.
- Sì, Zack, lo so. -
L’altro rimase qualche istante in silenzio.
- Lo… sai? -
Sephiroth non annuì, limitandosi a guardare fissamente l’interlocutore.
- E cosa pensi di fare in proposito? -
Un altro sospiro. Ultimamente era fin troppo incline a sospirare.
- Non agitarti, non c’è niente che possiamo fare. Lo rivedremo tra qualche giorno. -

Il tempo non ci basta mai. Il tempo che ci trascina nel suo flusso.
È il tempo che guarda scorrere noi.


- Come… tu cosa ne sai? È per caso una missione? -
Zack era davvero preoccupato. Forse avrebbe dovuto avvertirlo.
- Si potrebbe dire una missione. -
- Spiegati meglio. -
- Non so come introdurre l’argomento. -
Il Soldier più giovane aveva aggrottato le sopracciglia.
- Sephiroth… adesso tu mi spieghi che cosa sta succedendo. Non ci vedo niente di buono in questa faccenda, e se è accaduto qualcosa a Cloud, io… -
- Calmati. -
La mano di Sephiroth si era poggiata con gentilezza sulla spalla del compagno.
- Calmati, Zack, per favore. Non hai niente da temere. Non permetterei a nessuno di fare del male a Cloud, questo lo sai. -
L’altro sembrò vagamente più tranquillo.
- Scusami, hai ragione. Mi vuoi almeno spiegare che cosa succede? -

Il tempo che sviluppa i cambiamenti. Il tempo che ci trascina verso fine o inizio.

Una folata di vento aveva avvolto i due di petali di ciliegio, tappezzando di rosa il sentiero lastricato.
Era uno spettacolo splendido, la fioritura. Peccato che quegli alberi sarebbero presto scomparsi, con il vertiginoso aumentare delle sedi Shin-Ra.
- Non troverai Cloud in questo luogo. È allo stabilimento che devi cercarlo. -
- Ma ti ripeto che l’ho passato al setaccio. -
- Ti sbagli. C’è ancora un luogo dove non hai controllato, indubbiamente. -
Tra i due scese nuovamente il silenzio. Il Soldier più giovane stava cominciando a realizzare.
- Vuoi dire che… -
- Sì. Sta facendo un’immersione nell’energia Mako appena trattata. -

Sempre avanti.
Indietro non si torna. Mai.


Sul viso di Zack apparve una strana espressione.
Si voltò, sfuggendo al tocco dell’altro, e andando ad appoggiarsi contro il tronco di un albero.
- Perché … ? -
Evitò di guardare Sephiroth, anche se sapeva che questi si stava avvicinando.
- Non avrebbe dovuto, gli avevo detto di non farlo. Io… -
- Né io né te avremmo potuto fare niente, Zack. -
Sephiroth si appoggiò di fianco a lui.
- Il suo desiderio di essere un First Class è troppo forte. Vuole a tutti i costi diventare come te. -
Zack alzò il viso, incontrando bruscamente gli occhi freddi dell’altro.
- Ti sbagli, Sephiroth, non è me che desidera uguagliare. -
L’altro non rispose.
- Il suo modello sei tu. Sei tu, e sarai sempre tu. È disposto a tutto pur di emularti. È solo un ragazzino … non sa che l’energia Mako ti lascia un segno indelebile. Nella mente e nel corpo. Io ho cercato di spiegarglielo, ma … -
Un’altra folata di vento li avviluppò, stavolta più dolcemente.
- Zack, non temere. Cloud ha fatto la sua scelta, ma ci siamo noi due a guidarlo in essa. Io non permetterò che gli accada nulla, e sono sicuro che tu sarai pronto a fare lo stesso. -
Dalle labbra di Zack sfuggì un sorriso stanco.
- Già, immagino di sì. -

Imprevedibile è il potere del tempo.
Stravolge la nostra esistenza con il suo corso, ci mostra la verità, le menzogne, i segreti.


- Quelle creature indegne… ti hanno rubato il pianeta, Madre. Ma ora io… sono qui con te. Quindi non preoccuparti. -
- Sephiroth! -
Zack era in cima alle scale, la spada pronta, il viso incredulo.
- Generale… non dirmi che sei stato tu… a fare tutto questo! -
Il fuoco crepitava, divorando i tetti delle case. Come negli occhi scintillanti di follia del Soldier di Prima Classe, che con un sorriso smorto si era voltato verso il compagno.
- Eccoli, sono arrivati. Ma io ti proteggerò, Madre, non permetterò a nessuno di farti nuovamente del male. -
Come Zack tentò di avvicinarsi, l’altro sfoderò la spada, attaccandolo frontalmente. A mala pena il Soldier si difese.
- Che cosa ti è successo, Sephiroth?!? -
Gli occhi sgranati d’incredulità e terrore, riflessi in quelli smeraldini di colui che era stato il suo più caro amico.

Possiamo cercare di non lasciarci trascinare. Ma infine le cose non vanno mai come davvero speriamo noi.

- Sai, a volte i nostri ricordi sono così forti e radicati in noi che diventano quasi una minaccia per la nostra mente. -
Vincent teneva le braccia incrociate in petto, il volto immerso nella bruma dei propri pensieri.
- Capisco cosa vuoi dire, Cloud. Tu hai avuto a che fare con i ricordi, ultimamente, in un modo molto particolare. -
Cloud scostò dalla fronte i lunghi capelli biondi. Doveva decidersi a tagliarli una buona volta.
- Ma sai, Vincent, a volte è così strano pensare al passato. Siamo stati perdonati anche dal mondo. Infine, credo di essere riuscito a perdonare me stesso. -
L’altro si alzò, il lungo mantello rosso che spiccava contro la corteccia bianca degli alberi.
- E dopotutto, - Continuò Cloud, imitandolo - non ci sono solo ricordi spiacevoli. E io sono sicuro di non voler dimenticare niente. È un po’ come ho detto… ad una persona. Non c’è niente che non sia importante, per me. Non voglio perdere nulla, che appartenga al mio presente o al mio passato. -
Vincent sorrise, socchiudendo gli occhi.
- A chi l’hai detto? -
- Preferisco sorvolare. -
- Una persona importante? -
- Sì... -
Lo sguardo del biondo si perse per qualche attimo, vagando, forse, indietro nel tempo.
- Molto, molto importante. -
Vincent si avviò verso l’uscita della foresta.
- Sei cresciuto, Cloud. -
- Suona come un complimento, detto da te. -
- Voleva essere un complimento. -
- Grazie, allora. -

Fine e inizio non sono altro che due facce della stessa medaglia. Come giorno e notte.
Vicini, eppure così lontani.


Cloud montò agilmente sulla propria moto, cominciando ad armeggiare con i comandi.
- Ti va un passaggio? Si sta comodi anche in due ed è veloce, posso portarti dove vuoi. -
L’altro scosse la testa.
- Grazie, ne faccio a meno. -
Il ragazzo si strinse nelle spalle e gli rivolse un cenno di saluto, preparandosi a partire.
- Ah Cloud, un’ultima cosa… -
Si voltò.
- Dimmi. -
- Ti faccio i miei auguri. A te e a Tifa. -
Cloud sorrise.
- Ti ringrazio. -
- Come si chiamerà il bambino? -
- E’ presto per dirlo. -
Il veicolo partì rombando, lasciandosi alle spalle una voluminosa scia di fumo grigio.

Era indeciso sul nome. Non sapeva scegliere, ne aveva in mente tanti.
Tifa suggeriva Zack, e lui propendeva per quella scelta, ma pensava che anche Kadaj sarebbe andato bene.
Aeris non avrebbe approvato: i bambini non devono avere il nome di un ricordo.
Ma in quel caso si trattava di ricordi davvero troppo speciali.

 
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