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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Gundam
Titolo Fanfic: STARS
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: lisca galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/05/2003 19:04:20 (ultimo inserimento: 02/07/03)

questa è la storia di due esseri umani che avrebbero potuto essere perfetti sconosciuti...ma la vita ha scelto altrimenti...o è stata la provvidenza?
 
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PROLOGO 1
- Capitolo 1° -

Ciao a tutti.Questa è la mia prima fanfic dunque critiche e suggerimenti sono molto apprezzati.Devo avvisarvi che la storia riguarda soprattutto i miei due personaggi preferiti,cioè Zechs e Noin. Gli avvenimenti si collocano nei periodi non coperti dalla serie televisiva e i manga.
Le varie parti sono incastrate tra di loro con una cronologia un po' particolare che spero capiate.
-Nel caso ci fosse bisogno di dirlo:"Gundam Wing non è una mia proprietà,né lo è alcuno dei suoi personaggi, e questa storia non è scritta a fini di lucro ma solo per il piacere mio (nello scriverla) e degli arditi che la leggeranno.".

STARS

-PROLOGO :
Lacrime e funerali - prima parte-

A.C.195

Fu come se il suo corpo fosse passato in un rullo compressore.Una pressione incredibile lo spinse in avanti, e per un istante pensò che la sua testa si sarebbe spappolata contro lo schermo come un'anguria matura.

Nel momento stesso in cui quest'istantanea gli passava per la testa ebbe la consapevolezza che, anche se fosse stata quella la sua sorte, poco gliene sarebbe importato.

Invece No.

Le cinture che lo legavano al sedile si tirarono in conseguenza dell'urto e lui percepì il calore prodotto dall'attrito sulle spalle mentre era ancorato ancora più saldamente alla spalliera.

L'azione gli tolse il fiato.

Lo schermo diventò grigio, l'ambiente circostante buio.
O era la sua vista ad essere difettosa?

L'abitacolo si deformò, tra lo stridore delle lamiere, quel rumore così simile ad un urlo di donna...
Poi una serie di scossoni, avanti, indietro, ancora avanti, giù, una breve caduta...

Qualcosa si era frantumato e le schegge lo avevano ferito alla coscia e al braccio destro.

Poi tutto si fermo.

E lui era ancora vivo.

Maledizione, maledizione, maledizione...

Una sensazione calda e viscida lo raggiunse alla mano: la ferita al braccio stava sanguinando. Gli venne voglia di vomitare e all'improvviso davanti ai suoi occhi scese una cortina bianca; nelle orecchie sentiva uno strano fischio, il rumore di sassolini nel bastone della pioggia, il frusciare delle foglie sotto il vento d'autunno..

Cercò di riprendere controllo del proprio corpo: iniziò col muovere le punte dei piedi, di fletterne la pianta. Pian piano fece l'appello dei suoi muscoli e delle sue articolazioni: tutti presenti, classe al completo.

Tranne che per il fruscio nelle orecchie e il velo bianco sugli occhi.

" Respira, respira, respira" ricordò a se stesso, e fece poche, profonde dolorose ispirazioni.Nella sua gabbia toracica probabilmente c'era qualcosa di rotto."Chi se ne frega ", si disse.

Di colpo il frusciare cessò e fu soppiantato di nuovo dallo stridore delle lamiere rotte, dall'urlo di donna...

No.

Non erano le lamiere.

No.

Mentre lo schermo era morto da lungo tempo sembrava che il collegamento audio fosse sopravvissuto all'esplosione.Esattamente come lui. Un inutile risparmio.

E qualcuno stava veramente gridando. Una donna.Una donna gridava e la sua voce si stava facendo via via più roca.

:" You are the prince of mine "

Gli ci volle meno di un istante per riconoscere la proprietaria di quell'urlo.

Mi dispiace.

La forza delle urla sembrò cedere sotto quella di un improvviso accesso di pianto, ma la voce non si zittì, anzi continuava a ripetere la stessa litania, lo stesso triste canto:
"Zechs! Zechs! Ti prego!No!No, ti prego!No, no..."

Non piangere.Sarà bello, vedrai, la tua vita, il tuo mondo, la tua pace, sarà bellissimo.
Dimenticami, sarà bello.
Dimenticati di me per sempre.
Dimenticatevi tutti di me per sempre.

Sentì il caldo dell'incendio che divampava fuori dall'abitacolo farsi più intenso.Ma non gli faceva paura. Il fuoco lo inseguiva da 13 anni, ora lo aveva finalmente raggiunto.O era piuttosto lui che si era fatto prendere,

Finalmente era giunta la fine.Il metallo che lo ingabbiava gemette, si sentì un lontano cigolio, delle esplosioni in sottofondo...Ancora poco e sarebbe toccato a lui e al mostro dal colore del sangue che era stato il suo ultimo compagno di battaglia.

Ma l'urlo non smetteva.

Il suo ultimo pensiero fu per lei.
In quella vita schifosa, in quella vita che non era vita, era stato graziato di una gioia piccola piccola.
Concesse a se stesso di morire nel tepore del suo ricordo.

"Lucrezia."


Ci fu uno schianto devastante.

" Zechs, Zechs! Ti prego, no, no..."

Non piangere.
Lucrezia.
Non piangere più.

Sto morendo.

Stella di papà.
Gioia di mamma.


A.C.182

Fuori c'era il sole.Lo poteva vedere dal tenue riflesso che passava attraverso i vetri azzurrati e ultra resistenti della macchina di rappresentanza.Invece all'interno il clima era quasi polare, con gran godimento degli incravattatissimi agenti della scorta.Il condizionatore andava al massimo e Miliardo si chiese se fra poco non sarebbe comparsa la brina.
Sbuffò.
Stava arrivando l'estate. Era la sua stagione preferita, perché anche nel nordico Regno di Sank a Giugno faceva caldo.

Fra poco fare il bagno sarebbe stato fantastico.Camminando per un sentiero che partiva dai giardini del castello si arrivava ad una piccola spiaggetta. Se l'indomani si fosse svegliato di buon'ora e avesse sbrigato i compiti in fretta forse avrebbe potuto fare un tuffo nel pomeriggio, quando l'acqua era più calda.

La pesantezza della situazione attuale lo scosse dai suoi dolci pensieri.

Stava tornando da un funerale.
Il Ministro della Giustizia di uno Stato vicino era stato assassinato con tutta la sua famiglia. Ovviamente suo padre era stato chiamato a presenziare alla cerimonia funebre in quanto condivideva con il defunto uno stretto rapporto d'amicizia e ideali politici.Lo stesso Miliardo aveva giocato spesso con il figlio, di pochi mesi più grande di lui, quando i rispettivi genitori erano occupati in qualche mediazione o nella stipulazione di un trattato.

Erano esplosi, madre, padre e figlio, assieme al loro autista e la limousine.
La televisione aveva detto che dei corpi rimanevano talmente piccoli che era servito un esame di laboratorio per sapere a quali delle quattro vittime appartenesse.

Era stato un vile attentato, aveva detto papà.

E anche per questo Sua Maestà il Re viaggiava su una macchina diversa da quella su cui stavano Sua Maestà la Regina Katrina, l'Infanta Principessa Relena, e il Principino Erede al trono Miliardo.
Per non saltare tutti in aria insieme.Ma magari morire separati.

C'era poco da pensare a spiagge e tuffi in mare.
Probabilmente gli sarebbe stato imposto di non abbandonare il ristretto perimetro della prima cerchia di cancelli che proteggevano la residenza reale.

Fai che tutto si risolva, Signore, ti prego.

Mancava un mese al suo sesto compleanno.
Si augurò che la situazione internazionale si placasse abbastanza da permettergli di fare almeno una piccola festa.

Al compleanno di Relena, il mese prima, non era stato invitato nessuno, ma la bambina era sembrata non crucciarsene troppo, forse per la sua giovane età, o più probabilmente perché papà, una volta tanto era lì con loro.

E ti prego, Signore, fai che ci sia anche al mio compleanno.

Il suo pensiero tornò al bambino morto.Chissà com'era morire...avrà sentito male...se si era accorto di quello che stava succedendo.

L'attenzione di Miliardo fu improvvisamente distolta da quella linea di pensieri dal finestrino dal lato passeggero che si abbassava.La macchina si era fermata.Uno degli uomini della scorta stava parlando con il collega sceso dalla macchina dove viaggiava Sua Maestà il Re.

Il cielo era così azzurro...che sole!!!
Un bambino stava piangendo.Era caduto inciampando nel marciapiede.
La madre accorse e lo sollevò, ma invece di rimetterlo sui suoi piedi, lo tirò su in un forte abbraccio.
:" Non piangere, su tesoro, Stella di papà, Gioia di mamma..."

Sua madre non lo aveva mai chiamato così. Gioia di mamma.
Ripeté nella sua mente la frase qualche volta, assaporandone la dolcezza.

Fu distratto ancore dal finestrino che risaliva ad offuscargli la visuale.

Miliardo si rilassò nel sedile. Aveva sognato tante volte di cambiare mamma.Invece della splendida regina Katrina nei suoi sogni a cullarlo c'era Miss Merquise, la sua istitutrice.
Miss Merquise , che profumava di pane e sapone, che aveva le braccia forti e temprate dalla fatica di crescere ed educare un bambino pieno di energie, l'erede di un regno votato alla pace.

Gioia di mamma.
Stella di papà.

Si addormentò.
Nel suo sogno Miss Merquise lo cullava e gli sussurrava nell'orecchio dolci parole.

 
Continua nel capitolo:


 
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