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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Kingdom Hearts
Titolo Fanfic: SENSO DI COLPA
Genere: Sentimentale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC, Shounen Ai
Autore: axelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/11/2008 23:21:17

Ambientata dopo le vicende di kingdom Hearts 2, protagonisti Riku e Sora, cresciuti e alle prese con il proprio passato.
 
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...
- Capitolo 1° -

La pioggia batteva incessantemente sulle finestre della camera, incupendo l’ambiente già privo di luce. Il ragazzo dai capelli castani si alzò a sedere, per poi poggiare la fronte alle ginocchia.
Gettando uno sguardo alla parete, si avvide che l’orologio azzurro segnava le nove passate, e continuava inesorabile a scandire i secondi. Detestava quell’orologio, doveva decidersi a staccarlo.
Un tuono illuminò la stanza ingombra di libri e carte di ogni genere. Tutti i ricordi e gli accessori di quando era stato un bambino erano spariti da quell’ambiente, che adesso era molto più sobrio e, in qualche modo, più adulto. Come lui, del resto.
Restava soltanto l’orologio azzurro a forma di nuvola, che doveva essere un regalo di qualcuno. Ancora qualcosa che apparteneva al passato.
Al passato…
Il passato prima dell’arrivo dell’oscurità.

Riku stava tardando. Non era da lui.
Il ragazzo dai capelli castani si alzò e fece pochi passi sulla moquette della camera, soffermandosi davanti ad uno specchio poco più alto di lui. Non che fosse mai stato molto alto, quel ragazzo.
La chioma gli ricopriva la fronte, ricadendogli sugli occhi celesti e sul viso serio. Abbottonò la camicia, dandole una lisciata con la mano aperta.
Quanto tempo era passato? Un anno?
Già, o forse poco più. Un anno che non utilizzava il Keyblade. O meglio, che non aveva avuto bisogno di utilizzarlo. Gli heartless avevano smesso di farsi vedere, e nessun problema era sorto da quando i Nessuno dell’Organizzazione XIII erano stati eliminati.
Osservò il proprio riflesso nella penombra.
Sei cresciuto, Sora. Non credevo che ti saresti fatto bello, eri un bambino così maldestro…
Sorrise. L’aveva detto Selphie, proprio il giorno prima. Lei invece era sempre stata una bimba graziosa.
Bello, lui?
Già, forse il suo aspetto poteva essere gradevole. I capelli si erano fatti meno crespi e gli occhi più profondi, e i lineamenti del viso gli si erano modellati fino a diventare morbidamente asciutti. Il suo fisico aveva guadagnato elasticità e delicatezza, cancellando ogni traccia di goffaggine.
Ma, per Sora, qualcosa dentro di se continuava a non andare bene.

- Scusami se ho tardato. -
Riku entrò - come al solito - senza bussare. I suoi capelli impregnati di pioggia gocciolavano sulla giacca nera, che a sua volta stava inzuppando il pavimento.
Da un po’ di tempo a questa parte aveva sviluppato una predilezione per il nero. In effetti gli donava particolarmente, come quasi tutti i colori scuri.
- Non ti preoccupare. - Rispose lui, avvicinandosi di qualche passo - Non è da molto che aspetto. Dormivo. -
Il nuovo arrivato aprì con disinvoltura l’armadio e tirò fuori un asciugamano, con il quale prese a frizionarsi il capo.
- E che ci facevi davanti allo specchio a fissarti? -
- Mah… niente, a dire la verità. -
La pioggia continuava a scrosciare, riempiendo la stanza del proprio rumore.
Riku tolse la giacca e la sistemò sulla spalliera di una sedia. Ormai faceva davvero come se fosse a casa propria.
- Sora… -
L’interessato alzò gli occhi, incontrando quelli del più grande. Gli rivolse un’espressione interrogativa.
Lui gli si avvicinò e gli pose una mano sulla guancia.
- Che hai? Hai l’aria triste stasera. -
Seguì qualche attimo di silenzio. Il ragazzo dai capelli castani appoggiò la propria mano su quella che gli accarezzava il viso e scosse la testa.
- Non preoccuparti. Stavo solo pensando. -

Riku dichiarò che era deprimente rimanere in quella camera buia, così trascinò l’altro ragazzo nel salotto, dopo aver acceso tutte le luci della casa, vuota eccetto che per loro due. Lo fece sedere sul divano di velluto, piazzandoglisi poi di fronte a braccia incrociate.
- Vado a prepararti una cioccolata. - Dichiarò scuotendo gravemente la testa, dopo averlo squadrato per qualche istante.
Sora si lasciò sfuggire un sorriso. Doveva proprio avere un aspetto terribile se Riku voleva preparargli una cioccolata. Il ragazzo la considerava una cura infallibile ad ogni tipo di malinconia.
Quando questi fu tornato con le due tazze fumanti, Sora si costrinse ad assumere un’espressione meno abbattuta.
- Ci hai messo la cannella… - Osservò, annusando il contenuto della propria tazza - Credevo fosse finita. -
- Nella tua ho messo la cannella. - Ribatté Riku - Nella mia c’è il peperoncino. -
- Mmmmh… -
- Non fare quella faccia - Riku sorrise - Adesso te la faccio assaggiare. Però poi tu mi fai assaggiare la tua. -
Bevve un sorso della propria cioccolata, dopodiché si protese in avanti ed appoggio le labbra su quelle dell’altro ragazzo. Era tremendamente piccante.
- Non è che ne hai messo troppo? - Domandò Sora sorridendo, una volta che si furono separati. Era talmente forte che gli erano venute le lacrime agli occhi.
L’altro fece spallucce, increspando le labbra. - A me piace così. -
Come promesso, Sora ricambiò l’assaggio con la propria cioccolata al gusto di cannella.
- Ti vanno dei biscotti? -
- No, grazie, non ho molta fame. -
Riku gli passò una mano fra i capelli, fino a fargliela scivolare dietro la nuca, per poi avvicinalo a se quanto bastava per baciarlo nuovamente. Gli accarezzò il viso con la mano libera, cingendogli poi i fianchi.
Sapeva ancora di peperoncino.
- Mi vuoi dire cosa c’è che non va? -
Sora sospirò, poggiandogli la propria fronte sul petto.
Non riusciva a sfuggirgli niente. Del resto il ragazzo che aveva di fronte era l’unica persona che conosceva ogni brandello del suo animo, e alla quale non avrebbe mai e poi mai mentito.
Lo abbracciò e gli si strinse contro, come alla ricerca di calore.
- Riku… io… non riesco a trovare pace. È da qualche tempo che te ne volevo parlare. -

Da quando aveva cominciato a tormentarsi?
Non c’era stato un momento in particolare. Era stata una presa di coscienza graduale e lenta, ma inesorabile come lo scorrere del tempo.
Si sentiva in colpa, tremendamente in colpa. Colpevole di qualcosa che allora gli era sembrato tanto naturale.
Ci mise qualche minuto a trovare il coraggio e le parole per cominciare a parlare.
- Riku… noi non siamo stati giusti con quelle persone. E tu lo sai. -
Lo guardava negli occhi, il suo Riku, lo guardava e restava silenzioso. E lui gli stringeva le braccia, e ricambiava lo sguardo con le labbra strette. In attesa.
- Non abbiamo capito. Né io né te, né tutti coloro che ci hanno appoggiato. Eravamo ciechi e sordi al loro dolore, così intenti a proseguire per la nostra strada. -
Riku restava ancora silenzioso, aspettando che l’altro si sfogasse.
- Noi… siamo passati sopra a delle vite pur di raggiungere il nostro obiettivo. Ci sembrava un crimine tanto grave quello che stavano compiendo… ma non ci siamo accorti che i colpevoli eravamo noi. Loro chiedevano soltanto di vivere. -
Sora chinò il capo.
- Mi ero convinto con tutto il mio essere che fossero incapaci di provare qualunque sentimento… ma la rabbia e l’odio non sono forse dei sentimenti? E Xemnas ci odiava, Riku, ci disprezzava quando l’abbiamo inseguito nella sua fortezza bianca e nera per eliminarlo. -
Si cinse le spalle con le braccia, separandosi da Riku.
- E Axel… Axel che aveva rapito Kairi, Axel che ci aveva preso in giro e istigati contro coloro che erano stati i suoi compagni… non ha forse dato la vita per aiutare me? Per me, che portavo nel cuore i ricordi del suo amico più caro. Come abbiamo potuto non vedere tutto ciò? -
Riku cominciò ad accarezzarlo. Prima il capo, poi le guance, che si stavano gradualmente rigando di lacrime.
Come i vetri con la pioggia.
- E ancora… ancora io gli faccio dei torti, mancando alla promessa che ho fatto a Roxas e Naminè. Loro si amavano. E sebbene sapessero che non avrebbero mai potuto stare insieme, hanno continuando a sorridere credendo che sarebbero riusciti a guardarsi negli occhi e toccarsi, ogni qualvolta che io e Kairi saremmo stati insieme. E sebbene io non ami Kairi, come posso non sentirmi in colpa? Gli ho negato ancora una volta l’esistenza, capisci, è tutta colpa mia. -
Riku gli poggiò un dito sulle labbra.
- Va bene così, amore mio, adesso smettila di piangere. -
Lo baciò dolcemente, intrecciando le proprie dita con le sue.
- Capisco come ti senti. So che cosa provi, credimi, ci sono passato anch’io. Ma ormai non possiamo farci più niente. -
Lasciò che Sora gli nascondesse il viso nell’incavo del collo.
- Ma… tu non hai visto i loro occhi, Riku… la notte, quando mi addormento, rivedo quei visi nel sonno. Rivedo quelle espressioni contratte dalla paura. E io… io… -
Riku prese a cullarlo, continuando a stringerlo al petto.

Il suo piccolo Sora. Poteva capirlo bene, certo, perfettamente.
Sapeva cosa volesse dire commettere un errore. Lo sapeva meglio di chiunque altro. Aveva tradito la sua amicizia e consegnato se stesso alle tenebre, solo per imparare ad odiare qualunque cosa appartenesse ad esse, e ci aveva ricavato solo e sempre dolore.
Sofferenza, ecco cosa portava l’oscurità. Solo ed esclusivamente sofferenza.
Ma come condannare le persone che vivevano sospese su di essa? Erano stati spietati verso di loro, spinti quasi più dalla paura per l’estraneo che da qualunque altra cosa.
Chi erano loro, semplici ragazzi venuti da un mondo fra i mondi, per sentenziare vita o morte?
I cavalieri della luce, in teoria. Ma quella era una luce fredda e disumana, che non vedeva nessun tipo di confronto, che inceneriva ogni speranza di compromesso.
Adesso capiva il significato di via di mezzo. Avevano sbagliato tutti, chi aveva preso le parti dell’oscurità così come chi l’aveva fatto per la luce. Si erano spinti oltre il limite umano, e avevano inevitabilmente sbagliato.
La bella storia e il lieto fine non esistevano, come non esistevano i concetti di giusto e sbagliato. Punti di vista, solo e sempre punti di vista, che cambiavano di persona in persona come le correnti del mare. E adesso che stringeva Sora tra le braccia, il suo piccolo Sora, che finalmente aveva capito, comprendeva perfettamente i suoi sentimenti.
Non rifiutare l’oscurità. È dentro di te, non puoi eliminarla completamente, non ci riuscirai mai.
Le parole di Ansem, o meglio, dell’heartless di Xehanort, gli risuonavano spesso nella mente. E Riku sapeva che quella strana entità aveva ragione, aveva sempre avuto ragione su tutto, e ormai che non esisteva praticamente più sentiva quasi di averlo assolto.
Era stata colpa sua e della sua stupidità, in fin dei conti, non di quell’heartless. Inutile affibbiare i propri torti a qualcun altro. Mentire a se stessi non serve a niente, Riku.
Per fortuna che Sora era sempre stato capace di perdonarlo.

- Ti senti meglio, adesso? -
Il ragazzo rannicchiato fra le sue braccia aveva smesso di singhiozzare, e si limitava a tenergli il viso premuto contro il petto.
Annuì. Si lasciò guidare docilmente quando Riku lo spinse lungo disteso sul divano, chinandosi poi su di lui.
I loro occhi s’incontrarono.
- Il passato non si può cambiare, Sora. Ma possiamo imparare a perdonare noi stessi, così come possiamo perdonare gli altri. - Gli disse, scostandogli i capelli dalla fronte.
- Non so se ci riuscirò mai. - Ammise l’altro, passandosi una mano sul viso - Non so se ne sarò mai capace. -
Riku gli sorrise con tutta la dolcezza di cui era capace. - Hai perdonato me. Io che ti avevo tradito. Sono sicuro che ce la farai anche stavolta. -
Sora si costrinse a sorridere a sua volta. - Voglio credere che tu abbia ragione. -
Le loro labbra si sfiorarono, per poi incontrarsi. Le mani del più grande cominciarono ad armeggiare con i bottoni della camicia dell’altro.
Sì, ci avrebbe provato, in qualche modo. Avrebbe fatto che poteva per rimediare al proprio errore, per quanto avrebbe potuto fare poco.
Riku aveva ragione, era andata così. In un modo o nell’altro era andata.
C’erano stati errori da entrambe le parti, e infine la guerra tra luce e oscurità aveva mietuto vittime innocenti e non. Ma loro, i sopravvissuti, dovevano andare avanti.
E non era detto che fosse davvero finita.

 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
kumie - Voto: 03/11/08 22:06
Bellissima ff, complimentissimi!!!
Finalmente una bella introspezione psicologica di ciò che avviene dopo!
Tralasciando che amo lo yaoi (ma cosa comunque importante ^______^) mi è piaciuta davvero tanto, hai reso secondo me i protagonisti in maniera davvero reale.
Il tormento di Sora e l'accettazione di Riku sono perfette,sia per come descritte sia per i personaggi ^________________^!!!
Insomma, davvero tutti i miei complimenti, bravissima!!!
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