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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Fumetti e Cartoni non giapponesi
Dalla Serie: X-Men
Titolo Fanfic: ONE HISTORY AS ALL ONES.
Genere: Fantascienza
Rating: Per Tutte le età
Autore: arte-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/05/2003 21:32:40

chissà se il titolo è giusto...è una storia autoconclusiva che dedico al mio personaggio preferito e al mio personaggio inventato. enjoy! ^^
 
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- Capitolo 1° -

1. Reminescenze 25.08.1985/
30.04.2001

Vaghi ricordi…nulla di più. Il caldo di quelle giornate d’Agosto, il canto notturno dei grilli, i giochi nel giardino…
Allora ero poco più di una bambina, anche se per me era già passato il tempo delle bambole e dei capricci…forse.
Ricordo ben poco di quella giornata, in cui vidi per la prima volta il puro terrore negli occhi di mia nonna…
La mamma ed il papà era usciti a fare commissioni e avevano lasciato me e Rob con i nonni. Rob…proprio quel giorno mi aveva strappato uno dei miei preziosissimi fiocchetti. Ne andavo matta. E poi la nonna, sempre pronta a soddisfare qualsiasi mio desiderio, mi accontentò anche quella volta. Uscimmo poco dopo di casa, a fare compere, fra cui il famoso fiocchettino. Nonna Rose mi teneva per mano, mentre camminavamo fra le masse di gente per le strade. E poi vidi lui. La sua figura imponente, il suo viso, il suo sguardo…
La nonna lo osservò pochi secondi per rendersi conto di chi aveva davanti.
*Tesoro – mi disse piano all’orecchio – vieni, attraversiamo. Andiamo a comprare il tuo nastrino*
*Ma nonna Ro…* Non riuscii a finire la frase, lei mi aveva coperto la bocca con una mano e mi faceva segno di tacere.
Attraversammo, mentre quell’uomo continuava per la sua strada, senza badare a noi. Continuavo ad osservarlo, mentre la nonna mi trascinava via, e la sua figura diventava sempre più piccola, per poi sparire dietro un vicolo.

2. Tragedia 05.03.1990/
13.12.2001

Ancora una mano alzata. Ancora. E anche adesso. La scuola…amavo la scuola!
Adoravo vedere gli sguardi dei miei compagni colmi di invida e rabbia…era una vera soddisfazione. Purtroppo, in quei giorni la mia vita prese una bruttissima piega… i miei presero a litigare sempre più spesso, e al culmine della rabbia mio fratello scappò di casa per ben due volte. La seconda volta…fu investito mentre lo inseguivo per convincerlo a tornare a casa.
Fu una scena orribile…aveva solo quindici anni…
Lui riverso a terra in una pozza di sangue, il bastardo che l’ ha investito mentre scappava, le sensazioni che ho provato e che non cancellerò mai dalla mia memoria…solo quelle le immagini fisse nella mia testa.
E poi, l’ imponente figura di un uomo dietro quel maledetto vicolo, la stessa di cinque anni prima…

3. Cicatrici

23.06.1996/
05.01.2002

Dopo la morte di mio fratello, i miei ruppero definitivamente la loro relazione. Scappai di casa.
Mi sentivo persa, non sapevo dove andare, cosa fare…
Poi quegli uomini. Il laboratorio…quella perpetua luce verde che penetrava nelle mie pupille. Quello strano odore di olio meccanico misto al sangue, il ticchettio insistente dell’orologio sopra la porta. I battiti del mio cuore…il buio.
L’automobile nera che mi trasportò dove ero stata presa, in un vicolo cieco fra le strade cupe, senza neppure una luce…le strade della periferia di Detroit.
Giorni e giorni passati da sola, fra la mia disperazione e l’isolamento, fra la paura e l’angoscia che provavo alla vista di qualunque persona…
Il mio braccio destro pulsava fortemente di continuo, pieno di cicatrici e ferite ancora sanguinanti. Lo sentivo…c’era qualcosa di diverso in me…qualcosa di mostruoso che non sapevo più trattenere…
finché l’ombra di qualcuno si stese sulla mia figura vacillante.
Sentivo sempre più vicino l’aspre odore di sigari che si insediava nelle mie narici, facendomi tossire più volte.
*Lei dov’è?*
Scossi la testa e mi resi conto di non riuscire neanche a parlare, come se avessi avuto un nodo alla lingua; come un fulmine, il pensiero di nonna Rose attraversò la mia mente.
Mi strinsi fra le spalle, ancora più spaventata e intorpidita.
Si avvicinò ancora di più a me. Mi prese per le spalle alzandomi da terra, vidi il suo viso.
*Ti ho fatto una domanda!* Con un gesto rabbioso strinse la presa. Sentii delle profonde fitte alle braccia, come se qualcosa mi avesse trafitto. Detti un sommesso grido di dolore, cominciavo a sentire il sangue gocciolare dai gomiti.
Lui mi lasciò cadere a terra, ancora una volta, in mezzo al sangue. Andò via lentamente, la sua figura divenne sempre più piccola e non mi fu più permesso di vedere. Ancora una volta…eternamente…sola.

 
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