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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: JUMEAUX (GEMELLI)
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot
Autore: anna1983 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/10/2008 21:07:23

- Perché sei così cavaliere solo con me? - domanda l’infida vipera, rifomentando tutti i dubbi sulla natura dei sentimenti che provo verso di lei.
 
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JUMEAUX (GEMELLI)
- Capitolo 1° -

Con un grazie speciale a Ishi che legge e commenta le mie ff con una costanza invidiabile! Prometto che la prossima volta ti posto il primo capitolo di un racconto un po' più sostanzioso!

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***Etienne***
- Buonanotte, Antoinette… - saluto elegantemente, poggiando un lieve bacio sulla guancia della mia fidanzata.

La ragazza sorride gentilmente e, dopo aver varcato l’uscio di casa, si volta un’ultima volta verso di me: - Buonanotte, Etienne… -

Mi giro e salgo sulla Limousine nera che mi aspetta, nuova versione moderna delle carrozze del Quattordicesimo Secolo.

La portiera si chiude dietro di me e l’autista riaccende il motore: - Portami a casa, Sebastiene… - gli dico, lasciandomi andare contro lo schienale del sedile e abbandonandomi alla stanchezza.

Poggio la tempia contro il finestrino e ripenso alla festa di questa sera e a “lei”…


**Flashback**
…Stupenda! Come altrimenti potrei definirla?

Una visione celestiale, forse…

I lunghi capelli biondi trattenuti sopra la testa da mille forcine invisibili e dal delicato diadema, occhi illuminati di gioia, un filo di perle attorno al candido collo sottile, lasciato scoperto da un vestito da favola… Nel vero senso della parola!

Il sarto è diventato matto per ricreare l’abito indossato da Cenerentola al ballo nel film di Walt Disney!

Sorrido alla mia petit soeur mentre l’ammiro scendere le scale con innata grazia: sei bellissima, piccola…
Lei mi viene vicino e mi squadra con occhio fintamente critico: - Non eccedere in sfarzo, vero, mon frére? - ironizza.

Effettivamente, accanto al suo costume, il mio semplice travestimento da povero contadino irlandese mi fa sembrare un vero e proprio straccione!

- Contavo sulla vostra luce per far brillare i miei pochi averi, mia dolcissima stella… - dico, inchinandomi di fronte al suo splendore e sorridendo divertito mentre Remì, il nostro maggiordomo, ci apre la porta di casa.

- Vi ringrazio, Monsieur… -

François mi sfila davanti con un portamento degno di una regina e s’accomoda nella macchina, che ci aspetta per accompagnarci all’ennesimo evento mondano cui siamo costretti a prendere parte.
Salgo anche io sull’automobile scura e prendo posto sul sedile di fronte a quello della mia gemella, non riuscendo a trattenermi dall’osservarla estasiato.

- Il mio vestito o il mio viso sono forse macchiati? - mi domanda la bellissima passeggera, anche se non riesco a capire se il mio “esame” l’abbia o meno infastidita.

Scuoto la testa in un cenno di diniego, prima di permettermi di esprimere con un mormorio il mio pensiero: - Sei bellissima, anche se questa parola non ti rende giustizia… -

- Merci! - ringrazia, accennando un lieve inchino con il capo.

- Ancora ignoro perché non hai voluto mascherarti da Romeo Montecchi. - aggiunge poi, non riuscendo a dominare il suo irrefrenabile istinto di denigrare il mio costume da straccione.
- Odio le calzamaglie! - sbotto in tutta sincerità.
- E’ un peccato… - bisbiglia, lanciandomi un sorriso malizioso.
Sgrano gli occhi in un’espressione comicamente sbalordita. Però, se me l’avesse detto prima, avrei anche potuto prendere in considerazione l’idea…
La risata argentina della mia cucciola riempie l’abitacolo e il mio cuore, inducendo anche il sottoscritto a cedere per un momento e ridere.
- Da cosa si vestirà Antoinette? - domanda questo piccolo angelo, quando sfuma il suo accesso d’ilarità.
Il sentire il nome della mia fidanzata dalle sue labbra mi mette alquanto a disagio: come sempre, quando sono accanto a mia sorella il resto del mondo scompare e perde di importanza, mia fidanzata compresa!
Non so quanto questo possa essere giusto, però è da quando avevamo 15 anni che mi succede e ormai ho “imparato a conviverci”, o qualcosa di simile…
- Non me l’ha detto! - rispondo. Se devo essere sincero, non sono nemmeno curioso di saperlo!
O forse l’ha anche fatto, ma io non vi ho prestato attenzione, il che non sarebbe poi una cosa tanto strana per il sottoscritto… Ma questo non posso di certo rivelarglielo!
- Ma tu gliel’hai almeno chiesto? - insiste la mia persecutrice, con un sorriso a metà tra il divertito e il “tanto lo so che non ti è nemmeno passato per la testa!”.
- Certo! - ribatto io, sapendo di mentire.

Tuttavia, mi chiedo come possa raccontare delle bugie a chi mi conosce bene quanto me stesso.
- Oh, Etienne… So anch’io che non riesci a stare con una ragazza per più di un mese! Sembra quasi che a te non importi nulla della donna con cui stai! - mi rimprovera bonariamente la mia improvvisata coscienza, probabilmente dimenticando che nemmeno lei ha molta fortuna in amore visto che non ha ancora avuto una storia con qualcuno.
In ogni caso, ha ragione: non ho ancora trovato la persona capace di legarmi a sé, colei in grado di farmi dire “sei l’essere più importante per me!”…
L’arrivo a casa Du Bonne ci permette di porre la parola fine a questa conversazione senza che io sia costretto a dare una risposta!
Scendo dall’auto e mi fermo per tendere la mano alla mia sorellina: bella com’è stasera, non è possibile che la lasci entrare da sola senza scortarla… Rischierei che me la rubino!
- Perché sei così cavaliere solo con me? - domanda l’infida vipera, rifomentando tutti i dubbi sulla natura dei sentimenti che provo verso di lei.
E’ normale che l’unica donna di cui m’importi sia la mia gemella?
E’ normale che io sappia con certezza tutto ciò che pensa, ma non riesca mai ad intuire nemmeno lontanamente come ragionino le sue simili?
E’ normale che io noti subito il minimo cambiamento nel suo sguardo, ma non mi ricordi nemmeno di che colore sono le iridi della mia fidanzata?
E’ normale che io ricerchi sempre un contatto con lei e non m’interessi, anzi quasi m’infastidisca, il dover passare il mio tempo con altre ragazze?
E’ normale che io provi l’istinto di cancellare ogni uomo che si avvicini a lei e che non sia io?
I nostri nomi pronunciati dal ciambellano (o come diavolo si chiama quel tizio sempre vestito da becchino!) mi riporta alla triste realtà e a questo ballo.

Spio con la coda dell’occhio la mia attuale accompagnatrice e non posso evitare di sentirmi orgoglioso di averla al mio fianco. Mi guardo attorno nella grande sala da ricevimenti gremita di nobili francesi in maschera.
- Mademoiselle, permette questo ballo? - chiede un imbecille vestito da domatore del circo alla dolce fanciulla che sto tenendo a braccetto.
Dì di no, dì di no, dì di no, dì di no, dì di no…
- Con piacere! - accetta lei.
E ti pareva! Mai una volta che succeda quello che voglio io!
Ecco, è normale che adesso che lei sta volteggiando graziosamente tra le braccia di un altro, io vorrei andar là e strapparla dalla stretta di quel demente, per riportarla di nuovo accanto a me?
- Buonasera Etienne! - mi saluta una voce nota alle mie spalle.
- Buonasera, Antoinette… - replico, eseguendo un inchino da manuale.
Oh, allora si sarebbe vestita da sirenetta! Indossa una lunga gonna verde smeraldo con lo strascico cucito a mo’ di pinne, uno striminzito reggiseno rosso scarlatto, con la coppa a forma di conchiglia, a sottolineare le forme (minime) del seno, e delle scarpette da ballo dello stesso colore della gonna. Tra i capelli porta delle mollette a forma di stelle marine variopinte, mentre al collo sfoggia un’improbabile collana di corallo che potrebbe tranquillamente usare come briglie per un cavallo. Ho visto spettacoli migliori…
- Chi è il cosacco che sta ballando con Lady François? - mi chiede, probabilmente per evitare che un silenzio imbarazzato cada tra di noi.
- Cosacco? - ripeto, senza capire.

Da quando ha cambiato cavaliere?

E com’è possibile che io non me ne sia accorto?

Mi volto a controllare e noto che mia sorella sta ancora danzando con il domatore del circo.
- Non era un domatore scappato dal circo russo? - penso ad alta voce.
La mia fidanzata scoppia a ridere e, ancora una volta, non posso evitarmi di confrontare la sua risata con quella che risuonava nelle mie orecchie fino a pochi istanti fa, rimpiangendo il passato.
- Oh, Etienne, siete impossibile! - commenta la donna di fronte a me.
Già, forse è vero…

Sono impossibile…
**Fine Flashback**

…non può che essere così!

Altrimenti come spiegherei il fatto di aver tirato un sospiro di sollievo quando la festa è finita e ho ricondotto Antoinette a casa?

Beh, sicuramente il fatto che non mi avrebbe più tartassato i piedi con la scusa di ballare ha fatto la sua parte, ma non è solo quello.
Mi cade lo sguardo sul sedile dell’auto e noto un orecchino: la mia fidanzata deve averlo perso!
Ma perché mi ostino a non mettere la parola “fine” a questa farsa?

Non la amo…

E’ stata lei a corteggiarmi, poi hanno fatto tutto i nostri genitori!

In fondo, però, non posso negare che mi faccia comodo avere uno specchio per le allodole che tenga lontane le altre illuse che vorrebbero mettersi con me! Inoltre, stando con lei, a volte riesco a costringermi a non pensare al mio angelo!
Mi chino a raccogliere il gioiello: no, mi ero sbagliato. Non è di Antoinette: la mia petit soeur deve averlo perso e non essersene accorta!
François…
Il momento più bello di tutta la serata è stato il valzer che ho ballato con lei, leggiadra e graziosa principessa, nata certamente nell’epoca sbagliata. Mentre danzavamo mi sono reso conto che il mio vestito era assolutamente indicato alla situazione: accanto a lei, divento un umile ragazzotto, non all’altezza del fiore che stringe tra le braccia…
Sorrido al ricordo degli sguardi invidiosi che mi hanno lanciato i suoi corteggiatori, quando Cenerentola mi ha ringraziato per il ballo scoccandomi un bacio sul collo.
“Sei diventato troppo alto per me, Etienne- ha detto, mentre le sue labbra si staccavano dalla mia pelle, - Ormai non arrivo più a darti un bacio sulla guancia!“
Avrei voluto ribattere qualcosa sul fatto che, se non avesse avuto quel vaporoso vestito addosso, avrebbe potuto avvicinarsi di più e arrivarci tranquillamente, ma l’ennesimo pretendente me l’ha allontanata prima che potessi farlo e quell’inopportuno essere di nome Antoinette è arrivata a chiedermi un valzer.
Il rumore di un tuono mi riporta di botto alla realtà: ha iniziato a piovere. E sono pure arrivato a casa!
Ringrazio sia l’autista che il maggiordomo, poi mi fiondo alla velocità della luce in camera mia, a chiudere fuori il resto del mondo, senza nemmeno indagare su chi fosse il fortunato che ha riaccompagnato la mia sorellina. Ora ho bisogno di stare solo per metabolizzare la piena consapevolezza di quello che sono riuscito a realizzare solo stasera!
Vado a sedermi sul mio letto e mi tolgo le bretelle, slaccio la camicia stracciata e faccio volar via le scarpe con un calcio. Ah, finalmente comodo!

Mi chiedo come faccia Remì a passare tutto il giorno con quell’abito da pinguino addosso!
Mi sono appena seduto sul letto, troppo stanco per premurarmi di indossare il pigiama, quando il rumore della maniglia che si abbassa mi riscuote. Noto la porta socchiudersi lentamente, poi una mano sottile entra dallo spiraglio creatosi e fa scattare l’interruttore della luce.
Ma che cavolo…
La porta si apre del tutto e mi ritrovo davanti una visione: una bellissima ragazza con una vestaglia di raso azzurrino, i lunghi capelli biondi sciolti sulla schiena, i piedi scalzi… E in mano un candelabro con sei candele accese, a creare attorno a sé un’aura di magia.
Sto sognando…
Si chiude la porta alle spalle e io allungo una mano per accendere l’abat-jour sul mio comodino, ma la sua dolcissima voce mi ferma: - Non farlo… Non spezzare l’incanto… -
Sono incapace di parlare, mi limito ad annuire mentre l’osservo avvicinarsi a me, appoggiare il candelabro sul mobile accanto alla lampada e poi inginocchiarsi ai miei piedi, appoggiando la testa sulle mie gambe.
Come se osservassi dall’esterno, vedo la mia mano alzarsi e poi accarezzare i setosi capelli della mia sorellina.
- Che ci fai qui? - riesco infine a domandare, tentando di sorriderle naturalmente.
- Non volevo stare sola. - risponde, sorridendomi di rimando.
- E c’era bisogno di tutta questa sceneggiata? - chiedo, nascondendo dietro il divertimento lo sconvolgimento della mia anima di fronte allo spettacolo che mi sta offrendo con la sua innocente bellezza.
- Cenerentola ha bisogno di una magia che le luci artificiali cancellano. La fiamma dei ceri è così calda, invece… - replica, perdendosi ad osservare il fuoco flebile che ne divora lo stoppino.

E io m’incanto a mia volta ad ammirare la sua pelle dorata dai riflessi della luce, i lineamenti dolci del viso e le labbra leggermente dischiuse, fatte apposte per essere baciate.
- Non dovresti essere qui, lo sai? - le faccio notare, riscuotendomi per un attimo dalla catalessi in cui ero precipitato.
- Perché? -
Odio quando mi rispondono a una domanda con un’altra domanda!
- Non stiamo facendo nulla di male. - aggiunge poi, con un tono di voce piccato, da bambina capricciosa.
- Non siamo più dei bambini… - insisto.
No, non sei più una bimba… Sei diventata una donna molto desiderabile e io non se potrò resistere al tuo fascino, anche se hai il mio stesso sangue!
Ma queste cose le taccio, rinchiudendole nel mio cuore e continuando a godere del lusso di poter accarezzare i suoi biondi fili di seta… Così morbidi…
- E per questo dovrei prendere le distanze da te? - mi provoca, alzando il viso e fissando i suoi occhi nei miei.
Sì, perché altrimenti potrei trasformarmi in un mostro e fare qualcosa di cui entrambi ci pentiremmo!
- Ti ho forse detto di allontanarti da tuo fratello? - ribatto, accentuando per me stesso l’ultima parola.
- Oui! - sussurra la mia gemella, mentre un lampo di tristezza offusca le sue iridi smeraldine. Tace per un secondo e dopo riprende: - Non mi dici nulla a parole, ma lo fai con i gesti… Sembra quasi che tu abbia paura di starmi vicino! -
E infatti ne ho, molta!
- Che stupidaggini! - la riprendo, mettendomi a ridere. Anche se non c’è nulla di comico in tutto questo.
- Allora possiamo dormire insieme stanotte? Una volta lo facevamo sempre! - propone lei, speranzosa.
Bravo, Etienne!

Complimenti per il casino in cui ti sei appena cacciato!
- Non è conveniente che una ragazza passi la notte nello stesso letto di un ragazzo. - le ricordo, tentando di farla desistere da questo suo malsano proposito.
- Nemmeno se si parla di due fratelli? - obbietta lei.
Scuoto la testa in un cenno negativo: non quando uno dei due potrebbe essere un pericolo per l’innocenza e la purezza dell’altra!
- Ma a noi che importa? - protesta ancora. Poi decide di cambiare tattica: - Non vuoi esaudire il desiderio di Cenerentola, prima che il sole la strappi dalla fiaba? -
Non me lo puoi chiedere con quell’aria fiduciosa e l’espressione di una bambola di porcellana che s’infrangerebbe per sempre se ti dicessi di no!
- Riuscirò mai ad averla vinta con te? - capitolo, con un sospiro rassegnato.
- Mai! - sindaca lei, felicissima, prima di alzarsi quel poco che le basta per gettarmi le braccia al collo e stringermi forte. Di riflesso, l’abbraccio pure io, maledicendo il cielo per avermi creato così debole di fronte ai suoi occhi verdi…
Dopo un attimo che sembra eterno, la mia gemella si stacca e si tira in piedi invitandomi a fare lo stesso.
- Tu vai in bagno a cambiarti, io intanto preparo il letto! - ordina, mentre mi alzo pure io.
Spiacente, ma io con un pigiama addosso non riesco a dormire! Mi si annoda attorno al corpo e, al mattino, sembro un involtino di stoffa che ha pure passato la notte in bianco!
- Io dormo in boxer! - le faccio presente, augurandomi che lei o s’opponga o cambi idea.
Per un attimo ci pensa su, poi manda in frantumi le mie speranze: - Ok, come vuoi! -
Accidenti! Avrei dovuto saperlo che quella testarda non sarebbe mai tornata sui suoi passi una volta ottenuto il suo scopo!
Mentre inizio a spogliarmi, lei si volta e scosta le coperte, prima di slacciare la cintura della vestaglia e lasciar cadere l’indumento su una sedia, accanto ai miei pantaloni e alla camicia.
E quello che diavolo è?
Mia sorella indossa un babydoll bianco, di seta trasparente, sotto cui si intravede chiaramente il perizoma coordinato…
Soffoco un gemito: perché diamine non ho messo il pigiama?

***François***
Con un fruscio, la vestaglia cade dalla mia mano alla sedia e devo reprimere l’istinto di riafferrarla e tornare a coprirmi.
Sento gli occhi di Etienne sulla mia schiena e mi mordo le labbra per non girarmi a controllare la sua reazione. Mi vergogno da morire con questi “abiti” indosso, ma lui non lo deve capire!
Voglio che mi veda come una bella donna!

Che mi guardi come se fossi una ragazza bellissima!

Che cancelli dalla sua mente l’immagine di Antoinette, almeno per questa notte!
Che mi desideri, che si dimentichi di essere mio fratello…

E’ molto tempo che mi sono accorta che lui per me non è un semplice parente, ma di sicuro non glielo potevo confessare!
Per me non è mai stato facile vederlo con altre donne, anche se dentro di me mi rallegravo per il fatto che a lui non sembrasse importare più di tanto di coloro che conquistava… Eppure, ho sempre sperato, contraddicendo me stessa, che un giorno arrivasse la persona giusta, che l’avrebbe sicuramente portato lontano da me, ma che allo stesso tempo l’avrebbe reso finalmente felice! Mi sarei accontentata di vedere la sua gioia…
Tuttavia, non ho mai resistito all’impulso di farmi bella perché lui mi guardasse, oppure di impegnarmi in tutto quello che dovevo fare solo per sentire i suoi occhi su di me mentre mi fissavano pieni di orgoglio.
Anche stasera mi ha guardato: mi ha detto che ero bellissima.

“Sei bellissima, anche se questa parola non ti rende giustizia…” ha detto.

Me l’hanno ripetuto in molti, mentre ballavano con me, ma son stati la sua voce e il suo sguardo a farmi scorrere un brivido di piacere e lusinga lungo la schiena!
Per non parlare di quell’unico valzer che mi ha chiesto: non mi è mai piaciuto così tanto volteggiare in una pista da ballo! Stretta a te, guidata da te…
Speravo che me n’avrebbe domandati altri, ma alla fine s’è concentrato solo su Antoinette, anche se sembrava che fosse quasi il contrario… In fondo, è giusto così!
Non voglio che lei ti porti via da me!
Quando dovrò rinunciare a te lo farò, ma solo se sarò sicura che la donna che hai scelto ti renderà felice! E non accadrà con una che non t’interessa più di tanto!
Me ne sono accorta, sai, che lei per te è poco più di un diversivo?

A me non puoi mentire…
Mi stampo un sorriso in faccia e mi volto verso mio fratello: mi sta fissando con gli occhi leggermente spalancati, ma io fingo di non farci caso.
- Posso chiudere le tende del baldacchino? - oso chiedere, mentre vado vicino alla prima, con l’intenzione di scioglierla. La passione della mamma per i mobili medievali inizia a dare i suoi buoni frutti!
Lui esita un attimo, probabilmente non capendo cosa diamine mi stia frullando in testa.
- Dai, così sembrerà di essere in una favola! - incalzo, sfoderando tutto l’entusiasmo che riesco a trovare.
Su, non puoi dirmi di no quando faccio così!
Il mio gemello annuisce, come previsto, quindi mi affretto a sciogliere tutti i legacci che tengono sollevati i drappi blu, mentre lui si infila sotto le coperte senza però staccare per un solo istante gli occhi da me.
Ok, ora manca solo l’ultima!
Il mio sguardo si posa sulle finestre: là fuori sta ancora piovendo, mentre io sto per rifugiarmi al sicuro in un nido caldo… Lo scenario ideale per la pazzia che sto compiendo!
Con tre soffi spengo le candele, prima d’inginocchiarmi sul materasso di mon frére e chiudere l’ultima tenda rimasta, un attimo dopo che anche l’ultimo bagliore di luce ha illuminato la stanza.
Mi sdraio sotto le coperte e, istintivamente, mi stringo al corpo di mio fratello in cerca del calore che le lenzuola di seta certamente non sprigionano. Mi accoccolo al suo fianco, una mano posata sul suo cuore e la testa sulla sua spalla…
Lui mi fa passare un braccio attorno alla vita e mi tira più vicino a sé, afferrando con l’altra mano la mia che riposa sul suo petto.
- Ti ricordi quando da piccola avevo paura dei temporali e papà non era in casa? - gli chiedo, ricordando con quanta dolcezza lui tentasse di calmarmi, riuscendoci sempre.
- Certo! Venivi sempre a infilarti nel mio letto e mi svegliavi perché avevi i piedi freddi! - replica lui e io posso avvertire chiaramente il sorriso che gli aleggia sul volto.
- E quella mattina che Marie non mi ha trovato in camera mia ed ha iniziato a urlare che m’avevano rapito? - continuo, ridendo piano per quella che, a distanza di anni, rimpiango come l’ultima volta in cui mi sia svegliata tra le braccia di mio fratello.
- A nostro padre per poco non venne un infarto! E invece tu eri semplicemente venuta da me perché secondo te c’era un grosso boa sotto il tuo armadio! - conclude lui, mentre ride sommessamente.
Uffa, io ero veramente terrorizzata! Per quello ero andata da lui, piangendo!
Quello stesso pomeriggio, ci siamo dovuti sorbire una noiosissima ramanzina su quello che si conviene ad una signorina e a un giovane uomo… E non ho più potuto dormire nello stesso letto con Etienne!
Mi stringo un po’ di più contro il ragazzo accanto a me: so che sta pensando le mie stesse cose, rivivendo gli stessi momenti… E, forse, provando lo stesso rimpianto…
Sarà perché siamo gemelli, ma so sempre cosa gli passa per la testa… E viceversa.
- Speriamo che non ci scoprano… - borbotto, spaventatissima dall’idea di un’altra predica di nostro padre.
- Allora cuciti la bocca e dormi! - mi rimbecca il mio scaldasonno.
- Odioso! -
- Arpia! -
Grazie per il complimento…
- Animale da soma! -
Razzolante, aggiungo tra me e me.
- Tappo! -
Ma come osi?
- Uomo! -
E non esiste offesa peggiore!
- Donna! -
- Uffa! - sbotto, mettendomi a ridere insieme a lui, sapendo che altrimenti potremmo andare avanti all’infinito.
- Buonanotte, Etienne… - mormoro alla fine, dandogli un bacio sulla guancia.
- Buonanotte, François… - sussurra lui, girandosi appena per sfiorarmi la fronte con le labbra.
Mi piace il modo in cui pronuncia il mio nome, con quella nota di affetto e dolcezza che nessun altro ci aggiunge!
Dopo pochi minuti sento il suo respiro farsi più profondo: si è addormentato.
Sorrido al buio: che altro mi aspettavo?

Per lui sono solo la sua gemella, non mi vedrà mai come una donna da amare e da cui essere amato, nemmeno su un mero piano fisico! Lo sapevo anche prima…
Solo che stasera, per un momento, mi sono illusa di avere una speranza.

Sì, quando in macchina s’è incantato a fissarmi per un attimo m’è sembrato di scorgere desiderio nei suoi occhi…
Volevo che mi considerasse una donna, ma in fondo sapevo che, per lui, non sarò mai nulla più che la gemellina a cui voler bene e, al massimo, proteggere!
Mio fratello non prova sentimenti sbagliati, come faccio io nei suoi confronti!
Per lui sono e rimango solo François!
Com’è giusto che sia…
Quando questa sera ho visto il vestito di Antoinette m’è venuto un mancamento: io non avrei mai avuto il coraggio di presentarmi con una gonna e la parte superiore del bikini! Per non parlare di quella ridicola collana…
Ho preferito essere la protagonista di una fiaba per bambini, ma mi sono dimenticata che sogno e realtà sono due mondi distinti e incompatibili, che uno elimina l’altro e che a mezzanotte sarei dovuta tornare nel mondo reale…
Se mi fossi vestita come la tua ragazza, avresti visto in me la donna o la sorella?
Chi avresti scelto, mon frére?
Ho ballato con molti bei giovani stasera: tutti mi hanno guardato con occhi adoranti, ma l’unico che mi ha fatto sentire veramente una principessa sei stato tu!
E’ normale tutto questo?
No, non lo è assolutamente!
Tuttavia mi accade e io ho dovuto scegliere in fretta cosa fare: inseguire il sogno o rinunciare?

Ho preferito vivere la favola, ma non ho tenuto conto del fatto che non avrei perso la scarpetta e il mio principe non si sarebbe nemmeno accorto che io ero fuggita! Insoddisfatta, sono tornata a cercarlo, ma la situazione non è cambiata più di tanto!
Chiudo gli occhi e muovo le gambe per intrecciarle a quelle del mio compagno di letto, che grazie al cielo non ha ancora iniziato a russare.
Spero che questa notte non finisca mai…
Dormi bene, mon amour!

Riposa pure sereno: veglierò sui tuoi sogni e non permetterò nemmeno al sole del mattino di svegliarti!

Ti starò accanto mentre sei nel mondo di Morfeo, racchiudendo nel mio cuore questi attimi preziosi!
Buonanotte, Etienne…

***Etienne***
Che bel calduccio…
Non so perché, ma stamani il risveglio è più dolce del solito…
Socchiudo gli occhi e mi stupisco del fatto che la luce non mi ferisca gli occhi come ogni altra mattina. Chi ha tirato le tende?
Un movimento al mio fianco mi fa spalancare le palpebre: ieri sera mi sono addormentato con François tra le braccia… E il tepore che sento è l’effetto del calore emanato dal suo corpo…
Faccio mente locale e mi rendo conto che la sto ancora stringendo a me, come ieri sera, e lei è ancora nel mondo dei sogni. La seta del babydoll è scivolata verso l’alto, scoprendo la pelle liscia della schiena e del ventre.
- François? - sussurro appena, ma non ottengo alcuna risposta.

La mia compagna continua imperterrita a dormire, ignara del fatto che l’unica barriera che ancora mi separava dal perdere il mio precario autocontrollo è stata rimossa dal sonno durante la notte.
La tentazione è troppo forte… Soprattutto se si tiene conto che il suo respiro mi solletica piacevolmente il collo e la sua mano è ancora posata sul mio cuore…
Lei è ancora nel regno di Morfeo, no? Indi chi si accorgerà se io mi affido per un attimo al mio istinto, realizzando per qualche secondo i miei desideri?
- Lo sai l’effetto che mi fai? - le mormoro impercettibilmente, ma anche inutilmente, visto che tanto non mi sente.
Lascio che la mia mano scorra dolcemente sulla sua schiena, mentre chiudo gli occhi e poso le labbra sulla sua fronte in un bacio lieve e prolungato. Con l’altra mano scendo ad accarezzarle con riverenza un fianco e lei mi si stringe contro con un mugolio.
Non svegliarti ora, ti prego!
Trattengo il respiro mentre mia sorella si muove e si volta sull’altro lato, lasciando il suo dorso a contatto con il mio torace: questo è veramente troppo!
Sfioro lentamente il suo ventre, incapace di fermarmi, mentre affondo il viso nei suoi capelli, aspirandone il profumo… Sto per rendere audaci le mie carezze, ma mi blocco con un sussulto non appena sento la voce del mio angelo: - Etienne… - sussurra.
Rimango immobile come un pezzo di piombo, non sapendo più che pesci pigliare… E adesso?
Lei allunga un braccio fuori dalle lenzuola e scosta appena la tenda per far entrare un poco di luce, mentre io non mi muovo e mi preparo al “che cavolo stavi facendo?” e conseguente sguardo di odio che m’investiranno tra poco…
Al rallentatore, avverto le mani della mia gemella scivolare sulle mie… Intreccia le nostre dita, prima di muovere la sinistra fino a posarsela sul seno, incollando così anche la mia alla sua morbidezza. Ho un altro sussulto, ma l’unica cosa che sono in grado di fare è rafforzare la mia presa attorno alla sua vita, premendomela contro.
Per qualche momento il tempo sembra fermarsi e io mi concentro completamente sulle sensazioni stupende che avverto in tutto il corpo, a partire dal palmo sinistro… E mi stupisco nell’avvertire il battito accelerato del suo cuore.
A chi appartiene il tuo cuore, petit soeur?
- Perché ti eri fermato? - domanda lei, con tono di voce incerto.
- Eh? -
So che si aspetterebbe una motivazione, ma quello è l’unico suono che le mie corde vocali sono in grado di produrre, al momento!
Cosa significa? Come devo interpretare questa frase?
Mia sorella si volta nuovamente verso di me e nasconde il viso contro il mio petto, abbracciandomi anch’essa alla vita: - Non smettere, ti prego… - bisbiglia.
Non credo di aver ben capito…
Lei vuole che io continui?
- François… - la chiamo, cercando di non parlare con voce roca, ma con dolcezza, nonostante la mia profonda incertezza.
Lei non si muove e allora lo faccio io: la scosto il minimo indispensabile per infilarle due dita sotto il mento e sollevarle il volto per poterla guardare. I suoi occhi incrociano i miei e mi perdo in essi: sono così diversi dai miei, sia nel colore, sia nella forma, eppure così uguali nelle emozioni che esprimono!
Ha paura, come me…
È insicura, come me…
È felice di essere tra le mie braccia, come lo sono io di stringerla…
Adesso la bacio e al diavolo tutto il resto!

***François***
Il viso di Etienne si sta avvicinando lentamente al mio…
Quando stamattina ho sentito che si stava svegliando, ho finto di dormire per non essere costretta a staccarmi così presto da lui… Ma poi mon frére ha iniziato ad accarezzarmi con così tanta dolcezza…
E’ stato più forte di me: quando ha smesso ho dovuto chiedergli di continuare!
E i suoi occhi… Anche adesso che le sue labbra sono a meno di due millimetri dalle mie non oso abbassare le palpebre e interrompere il contatto visivo per paura che mi possa semplicemente svegliare da un sogno!
- François… - sussurra e io schiudo le labbra.
Che diavolo sta aspettando per baciarmi, il mio consenso scritto?
All’improvviso la porta della camera da letto si spalanca e io e il mio gemello sussultiamo, come due bambini scoperti con le mani nel barattolo della marmellata… Ci voltiamo di scatto e contemporaneamente verso l’intruso che ha infranto di colpo l’incanto: è Marie!
Io la licenzio…
- Mademoiselle! Perché non siete nella vostra stanza? - mi apostrofa sconvolta, senza però osare entrare nella stanza.
Ringrazio la penombra creata dal baldacchino che ha evitato alla nostra cameriera di scorgere la nostra posizione equivoca e annoto mentalmente di far tornare in voga le torture contro i servitori: io la lincio!
- Mademoiselle! Che ci fate qua? - continua imperterrita, quando ottiene come unica risposta il silenzio.
- Ci dormivo! - sbotto, abbastanza seccata sia dall’interruzione che dal tono eccessivamente allarmato che ha usato.
Eccheccavolo! Stiamo parlando del letto di mio fratello!
Ok, ok, in questo caso non vale il discorso dell’amore fraterno, ma questo di certo lei non lo sa!
- Mademoiselle, dovreste dormire nel vostro giaciglio, non qui… - piagnucola la donna, tentando un diverso tipo di approccio. Qualcuno mi dia una frusta o un’ascia!
- Però è qui che sei corsa a cercarla… - borbotta Etienne, scivolando fuori dal letto, non preoccupandosi di mostrarsi in boxer.
Ammiro il suo fisico non eccessivamente muscoloso, le spalle larghe e forti, la vita stretta, le natiche sode, le gambe lunghe e i capelli neri scompigliati mentre lui si avvicina alla scocciatrice e, appoggiandosi alla porta, si rivolge alla disturbatrice di baci altrui in tono particolarmente ironico: - Ora che l’hai trovata puoi anche calmarti, o ti partirà un embolo! E vedi di sparire, così che io possa tornare a peccare con la mia sorellina in tutta tranquillità! -
Marie boccheggia come un merluzzo, ma mio fratello non ci fa caso e le sbatte la porta in faccia, appoggiandovisi poi contro con la schiena.
- Rompiscatole! - sbuffa.

Concordo!
Mentre lui rimane fermo ad osservarmi, io mi alzo e m’infilo la vestaglia, allacciandola stretta in vita e ringraziando il cielo che la nostra cameriera non si sia accorta dell’intimo che indosso.
Sento mio fratello avvicinarsi e, nonostante provi il fortissimo impulso di darmela a gambe, rimango immobile dove sono: la fiaba è ormai irrimediabilmente finita!
Lui mi abbraccia, poi mi mormora all’orecchio una dolce tentazione: - Non andartene… -
- Devo! - replico, voltandomi e scoccandogli un bacio leggero su una guancia. Evito di incrociare il suo sguardo mentre mi sottraggo dalla sua presa per poi fuggire velocemente verso la mia stanza.
Una volta al sicuro, mi lascio cadere sul mio letto a peso morto, sorridendo nel notare i drappi del baldacchino: persino lo stesso tipo di tende abbiamo in comune!
Nella mente continua a risuonarmi l’eco delle parole del mio gemello: non andartene…
Ho realizzato in quel momento quello che dovrei fare: devo andare lontano da lui! È l’unico modo affinché entrambi possiamo uscire da questo stramaledetto casino!
Oh Etienne, se almeno tu non provassi i miei stessi sentimenti… Probabilmente sarebbe tutto molto, molto più facile!
Chiudo gli occhi e lascio scorrere lentamente la mia mano sul ventre ripensando alle carezze ricevute stamattina, ma le emozioni che provo non sono per nulla paragonabili a ciò che sentivo prima… Qui c’è molto più freddo… Ma mi ci dovrò abituare!
Con un sospiro mi tiro in piedi e mi cambio di fretta, per poi dirigermi a passo di carica verso lo studio di mio padre e farci irruzione.
Scusami, Etienne…

***Etienne***
Chi è il pazzo furioso che ha deciso di mandare me al pranzo dei Jirard al posto di mia sorella? Se lo prendo, lo scuoio vivo! Perché per colpa sua mi sono dovuto sorbire una lunga e interminabile giornata di dame agghindate e pettegolezzi! Avrò la testa del fautore delle mie disgrazie, è una promessa!
Stamattina, circa una mezz’oretta dopo che Marie è entrata in camera mia, sono stato disturbato nel ricordare con piacere le sensazioni provate da un insistente bussare alla porta: Remì, il nostro maggiordomo, è venuto a informarmi che mia sorella era indisposta e che avrei dovuto partecipare io a questo cavolo di ricevimento al posto suo!
François… Se non fosse arrivata quella bestia malefica di una cameriera ad interromperci, l’avrei baciata… E lei me lo avrebbe permesso!
Fin da piccoli, io e la mia petit soeur siamo sempre stati molto legati, ma per molto tempo ho imputato questo fatto al nostro essere gemelli…

Adesso inizio a capire che probabilmente era destino che fra noi non s’instaurasse un rapporto “normale”!

Ci siamo sempre voluti troppo bene, per essere semplicemente fratello e sorella!
Stamattina avrei ridotto a una poltiglia sanguinolenta quella piattola inopportuna che m’ha bloccato un secondo prima che posassi le mie labbra sulle sue!
Finalmente riesco a congedarmi dal padrone di casa e da questo gregge di pecore in abito da donna, mentre Sebastiene è corso a recuperare la macchina: non ne potevo proprio più!
Come vedo la sagoma nera della limousine spuntare da dietro l’angolo tiro un sospiro di sollievo: non vedo l’ora di essere a casa!
Salgo in macchina e chiedo all’autista di sbrigarsi, si vous plais, perché sono stanchissimo…
In realtà, voglio solo tornare dal mio amore!
Sono quasi certo che anche lei ricambi i miei sentimenti, altrimenti non avrebbe permesso che la toccassi! Già, non può che essere così!
Come arriviamo a casa, corro a bussare alla porta della camera della mia gemella, ma non ottengo risposta… Non era indisposta?
Sorrido all’idea che quel diavoletto abbia spudoratamente mentito per potersi defilare dal gravoso impegno che alla fine è crollato sulle mie povere spalle: credevo avesse un cuore, non che sarebbe stata così crudele da fingersi malata e permettere che ci mandassero me!
Mi dirigo nella mia stanza: magari sta solo dormendo…
Il mio buon umore svanisce quando mi rendo conto che sul mio letto è stata appoggiata una busta bianca: questa cosa non mi piace per nulla…
Mi siedo sul materasso e apro la busta con un filo di incertezza: all’interno c’è un solo foglio, ripiegato quattro volte, su cui spicca una scrittura conosciuta. Sfilatola dal suo inviluppo, faccio per spiegare la carta da lettere ma qualcosa cade sulle mie gambe: una catenina d’oro… Prima di raccoglierla, so già che cos’è quel gioiello visto che ne ho uno uguale pure io: il regalo della mamma a mia sorella per il suo Battesimo…
Il mio brutto presentimento torna prepotentemente a stringermi lo stomaco, tramutandosi in orrida realtà non appena leggo queste poche righe disegnate con una scrittura familiare:
“Fra noi non c’è mai stato bisogno di inutili parole e non è il caso di iniziare ora con lunghi discorsi senza senso.
Abbiamo sbagliato, ma siamo ancora in tempo a rimediare!
Ecco perché ho deciso che è meglio per entrambi se stiamo lontani per un po’ di tempo…
Non cercarmi, ti prego!
Ti voglio bene, Etienne!
François”
Rileggo una seconda e una terza volta quello che l’inchiostro ha creato sulla carta…
“Non cercarmi”?
“Non cercarmi”??
Ma stai scherzando!
Pensi veramente che ti lascerò scappar via così? E no! Te lo puoi scordare!
Te lo puoi assolutamente scordare!
Mi alzo e corro verso la camera di mia sorella: è vuota! Sono spariti quasi tutti gli oggetti che le erano cari…
Spalanco le ante dell’armadio e noto che manca la maggior parte dei suoi vestiti: una fuga in piena regola!
Sferro un pugno al muro, senza nemmeno rendermi conto del male che mi son fatto alle nocche: non mi scapperai, sorellina!
Forse starò sbagliando nel mio volerti bene, ma sarebbe un errore ancora più grande lasciarti andar via da me!
E se proprio non vorrai aver più nulla a che fare con me, me lo dovrai dire guardandomi negli occhi e non con una stupidissima lettera che sta cadendo a terra in questo momento, stracciata in mille pezzettini!

***François***
Le Sacre Coeur è sempre stupenda, però la preferisco così com’è adesso: un’imponente cupola grigia che si staglia forte e decisa contro il cielo plumbeo…
Salgo lentamente la scalinata che mi porterà ai piedi della Chiesa, sorridendo dei turisti che rimangono abbagliati per la prima volta da questo capolavoro di architettura, dei bambini che si rincorrono su e giù per i gradini, dei ragazzi che cercano di racimolare qualche soldo vendendo braccialetti colorati e treccine da mettere nei capelli: questa è Mont Martre, non solo la piazza con gli artisti!
Una folata di vento freddo mi fa rabbrividire, mentre mi stringo di più nell’impermeabile lungo e scuro.
Di solito vengo su questa collina quando voglio distrarmi, quando ho bisogno di ritrovare un po’ d’entusiasmo… Di ricaricare le batterie, insomma!
Arrivata in cima, vado a sedermi sul muretto poco distante dalla fermata degli autobus e osservo il paesaggio che offre Paris: un’immensa distesa di edifici grigi in mezzo a cui spiccano, come fari nella notte, la Tour Eiffel, il Trocadero, l’Arc de Triomphe, Le Tulleries, i Champs Elisées… Peccato che ora, per colpa della foschia, non si riesca a distinguerli chiaramente, ma io conosco a memoria la veduta speciale di questo posto!
Ho deciso: domani vado a visitare Versailles!
La reggia estiva dei sovrani di Francia è qualcosa di assolutamente speciale: riesce a farti perdere il contatto con la realtà, trasportandoti in un regno fatato… Quando ci sono andata con papà ed Etienne mi sono divertita un sacco, pensando di essermi trasformata in una damigella del Settecento! Io e mio fratello avevamo deciso che quando saremmo stati grandi ci saremmo tornati insieme, ma non terremo fede a quella promessa…
Chiudo gli occhi, cercando di ricacciare indietro nella mente il dialogo che ho avuto stamattina con mio padre…
**Flashback**
Entro senza nemmeno bussare nello studio di mio padre, guadagnandomi un’occhiataccia da parte di quest’ultimo.
- Papà, ho bisogno di parlarti! - esordisco, andando a sedermi di fronte a lui all’altro lato della scrivania coperta di carte.
- Che succede, François? - mi domanda, stupito e anche un po’ preoccupato sia dal mio comportamento insolito (non è mia abitudine piombargli tra capo e collo nello studio!), sia dalla nota di urgenza che sente nella mia voce.
- Si tratta di Etienne, papà… - gli rivelo, iniziando a torturarmi le mani per cercare di vincere il nervosismo che si sta impadronendo di me sempre di più.
- Se ti riferisci al fatto che stamattina Marie t’ha trovato nel suo letto, lo so già! - mi interrompe, gelandomi sul posto con uno sguardo di disapprovazione.
E ti pareva che quella pettegola non corresse subito a riferirglielo!
Mi annoto mentalmente di strozzare quell’essere dalla lingua lunga appena uscita di qua, anche se non è questo il problema al momento…
Sospiro: - Non è solo quello, papà… -
Mi preparo psicologicamente a una lunga predica su quello che si conviene o meno a una giovane donna, ma stranamente non arriva. Come se ci fosse qualcosa di normale in quello che sta succedendo stamattina!
- Allora, cosa c’è che non va? - mi chiede il mio genitore, lasciando che il suo tono si addolcisca e il suo sguardo non veli più la sua preoccupazione.
- Papà, io non posso stare più vicino a Etienne! Noi due siamo sempre stati molto legati, siamo cresciuti vivendo l’uno in funzione dell’altra… E se questo può andar bene per dei bambini o per degli adolescenti, non lo è certo per degli adulti e né io né lui abbiamo più 16 anni… -
Faccio una pausa, tentando di riordinare almeno parzialmente le idee per esprimermi meglio e mio padre attende pazientemente che io continui: - Adesso che ho 22 anni, non so più dove finisco io e dove inizia mio fratello. Non capisco quanto ci sia in me di mio e quanto invece ce lo mette lui, chi sia François e chi sia Etienne insomma! Mi sento come se fossimo due gemelli siamesi che hanno in comune l’anima, non qualche parte del corpo! Però adesso è arrivato il momento di separarci e andare ognuno per la propria strada, altrimenti non riusciremo mai a realizzarci e a esser felici! Devo capire chi sono io, papà… -
Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma non potevo dirgli altro! Ho dovuto per forza di cose omettere che i sentimenti che legano i suoi due figli hanno preso una piega innaturale, sono cresciuti troppo e quindi ora mi devo allontanare da mon frére per dimenticarlo e “normalizzare” la situazione…
- Fin da quando siete nati, siete sempre voluti rimanere accanto… Sembrava quasi che l’uno avesse bisogno dell’altra per poter star bene! Pensa che appena nati, se non eravate nella stessa culla scoppiavate a piangere come dei disperati… E adesso… - non finisce la frase, ma mi guarda come se non capisse cosa stia succedendo.

E a me dispiace, ma non posso dirgli altro!
- E adesso io ti sto chiedendo di mettermi nelle condizioni di stargli il più lontano possibile… - concludo io per lui.
Mio padre sospira e chiude gli occhi, levandosi lentamente gli occhiali.
- E come pensi di fare? - m’interroga, risollevando stancamente le palpebre.
- Trasferendomi per qualche tempo nell’appartamento di Mont Martre. - gli confesso, senza distogliere però lo sguardo da quello del mio genitore.
- Lo sospettavo… - replica, alzandosi in piedi e iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza, come fa sempre quando deve prendere una decisione importante.
- Papà… Non è per sempre! Ed è scontato che non sparirò nel nulla! Considerala un po’ come una vacanza… - azzardo, tentando di convincerlo. È fondamentale che lui mi dica di sì, altrimenti prevedo un futuro molto buio!
Alla fine mio padre cede, dandomi il suo assenso, con mio enorme sollievo.
**Fine Flashback**
Certo, il momento più difficile è stato convincerlo a non dire nulla a mio fratello, casomai gli venisse la brillante idea di chiedergli dove fossi andata!

Papà non capiva il perché io volessi andarmene di nascosto dal mio gemello, così alla fine gli ho spiegato che, se avesse saputo quello che avevo in mente, non me lo avrebbe permesso… E alla fine si è rassegnato e mi ha promesso che non gli avrebbe rivelato nulla!
Mi accomodo meglio sul muretto e mi siedo, dando le spalle alla Chiesa, osservando ancora i turisti che, persi nella lettura di ogni genere di guida, dimenticano di alzare gli occhi per rimirare lo spettacolo del Sacro Cuore che domina la collina.

A volte gli uomini sanno essere infinitamente stupidi: hanno qualcosa di bellissimo a portata di mano e neanche se ne rendono conto!
Le campane suonano, avvertendomi che ormai sono le sei e che il pomeriggio sta finendo.
Ieri, a quest’ora, stavo iniziando ad agghindarmi per il ballo…
Beh, qualcosa di positivo in questa situazione c’è: per un po’ non dovrò perdere tempo con impegni mondani!

Etienne oggi si sarà dovuto sorbire il pranzo dei Jirard al posto mio, povera stella!
Etienne…
A quest’ora avrà trovato la mia lettera! Spero che capisca il significato implicito nel regalargli la mia catenina… Sul retro della medaglietta c’è incisa una parola che, accostata alla sua, formano un binomio stupendo: “Amour Eternelle”… Il ricordo di nostra madre… Diceva che aveva chiesto appositamente al gioielliere di scrivere metà frase su un ciondolo e metà sull’altro in modo che noi ci ricordassimo sempre, in futuro, l’uno dell’altro…
Ti amerò sempre, Etienne…
Come in risposta ai miei pensieri, due braccia forti mi scivolano attorno alla vita e mi stringono contro un petto solido. Stranamente, non mi spavento minimamente, anzi, sono quasi felice di questo gesto…
- Ti avevo detto di non cercarmi! - protesto, senza però voltarmi. Non ho bisogno di vederlo per sapere chi è!
- Tu non mi hai detto nulla… - nega lui, abbastanza spudoratamente, ma con un tono di voce tanto dolce da farmi accelerare il battito cardiaco.
Perché diamine devi avere questo effetto su di me?
- Non hai letto la mia lettera? - gli chiedo, anche se conosco già quale sarà la sua replica.
- Quel foglio di carta con frasi senza senso avrebbe potuto essere stato scritto da chiunque, ma non da te! - obbietta e io, mio malgrado, mi ritrovo a sorridere della sfacciataggine con cui si ostina a mentirmi.
- Invece l’ho scritto proprio io! - gli confermo, con una voce molto meno arrabbiata di quanto avevo previsto.
- Non devi dire le bugie, François! - mi rimprovera, soffiando il mio nome praticamente nel mio orecchio.
Forse lui non ha capito che ho scritto io, di mio pugno, la lettera e che quelle “frasi senza senso” sono le mie convinzioni!

Ma probabilmente lo sa benissimo, visto che non mi dà nemmeno il tempo di ribattere: - La donna forte e decisa che ha avuto il coraggio di rivelarmi i suoi sentimenti non può essere la stessa persona che ora vuole fuggire da quello che prova! -
Non da quello che provo, da te! E non mi definirei affatto “forte e decisa”… Per una volta sei in errore…
- L’ho fatto solo perché ero già sveglia da un pezzo quando hai aperto gli occhi tu! Se tu non mi avessi accarezzato, io avrei finto di dormire ancora un po’ per poi alzarmi da quel letto e tornare in camera mia! - gli confesso, sentendo le lacrime che iniziano a pungermi gli occhi.
Perché non mi lasci andare?

Perché non mi permetti di seppellire quei momenti nell’oblio della dimenticanza?

Non rendermi tutto più difficile…
Avverto un bacio leggero che si posa sulla mia tempia, poi è di nuovo la sua voce che mi avvolge: - Ah sì? E chi è stato a mettersi quell’intimo provocante? Chi ha insistito per dormire con me? Chi mi si è raggomitolata vicino? -
Io…
Io, maledizione!
Non dico nulla, lasciando che il silenzio cada fra noi…
Solo dopo qualche minuto riesco a trovare il fiato per mormorare una richiesta che sembra molto una supplica pure a me: - Lasciami andare… -

***Etienne***
- Mai! - rispondo subito con decisione.
Possibile che tu non abbia ancora capito che non rinuncerò a te così facilmente? Non puoi essere così folle!
- Ti prego… - bisbiglia, ma io non ho alcuna intenzione di accondiscendere al suo desiderio. Fossi matto!
- Lo farò solo se mi dirai che non mi ami, fissandomi negli occhi… - ribatto, sapendo benissimo che non sarebbe mai in grado di mentirmi così spudoratamente. E poi, anche se lo facesse, ho sempre la sua catenina che dimostra il contrario! Crede forse di potermi ingannare sul significato del suo regalo?
- Non puoi chiedermi questo! - dice mia sorella, mentre dai suoi occhi lucidi iniziano a sgorgare lacrime trasparenti.
Con una mano le faccio voltare il viso verso di me: non piangere… Non voglio vedere le lacrime sul tuo volto! Tu sei fatta per la gioia…
- Vattene, ti prego! - mi implora, inutilmente.
- No… - soffio sulle sue labbra, prima di chinarmi a zittirla coprendo la sua bocca con la mia.
Da subito lei risponde al mio bacio, con la mia stessa urgenza, come se anche lei volesse mettere la parola “fine” alla nostra conversazione, annullando le frasi che ci siamo detti e che ci feriscono nel profondo meglio di rasoi affilati…
Quando ci stacchiamo, rimaniamo a fissarci per qualche istante (o qualche ora?) ed è François che distoglie lo sguardo, tornando a osservare la scalinata che si estende di fronte a noi. Appoggio il mento sulla sua spalla, godendomi quest’attimo di calma prima della tempesta.
- Ti ricordi il film “Edward mani di forbici”? - mi domanda, mentre solleva le mani per guardarsele.
Con tutte le volte in cui mi hai costretto a vederlo, come potrei dimenticarlo? Un anno, a Carnevale, ti sei pure voluta vestire come Johnny Deep…
Annuisco con la testa e so per certo che, pur non avendo gli occhi fissi su di me, mia sorella ha avvertito chiaramente la risposta.
- Io mi sento come Edward, solo che al posto delle mani di forbici ho la mia parentela con te… Lui sceglie di allontanarsi dalla donna che ama, perché capisce che standole accanto le farebbe solo del male… Si rende conto, nel momento stesso in cui lei gli chiede di stringerla, che non può farlo: non può accarezzarla, o abbracciarla, perché rischia di ferirla. Sa benissimo che, rimanendo con lei, le rovinerebbe la vita! Lui è considerato da tutti un mostro, allora decide di sacrificare il suo amore per il bene di lei, permettendole di andarsene via, dopo aver ucciso per lei… -
Fa una pausa di qualche secondo e, anche se vorrei replicare, capisco che ha ancora qualcosa che si sta tenendo dentro e che vuol dirmi. E infatti, dopo poco, lei riprende: - Se io ti stessi accanto, sarei solo una fonte di problemi per te… Il mio amore, più che la mia parentela, è il mio insieme di lame: mi rende speciale, ma è un pericolo per il suo destinatario! -
Accentuo la mia stretta attorno a lei, pienamente consapevole che questi pensieri la tormentano da alcuni anni, non da alcuni minuti: ora capisco perché, pur conoscendo a memoria ogni singola battuta di quella pellicola, non si stanca mai di guardarla e scoppiare a piangere alla fine!
Ma la nostra vita è reale, non è un film!
E poi, qui si sta dimenticando un piccolo particolare…
- Tu non sei Edward e io non sono Kim! Io non ho intenzione di scappar via dal castello come la ragazza, né tanto meno di permettere a me e alla mia metà di soffrire per colpa degli stupidi pettegolezzi della gente! Sono fermamente convinto che le difficoltà si possano superare insieme… E sottolineo insieme! Mi faresti molto più male sparendo dalla mia vita o rinnegando quello che ci lega! - sindaco, poggiandole un bacio sulla tempia e uno sul collo.
Tu sei la mia parte mancante, sei lo spicchio che genera e completa il frutto della mia felicità!
- Emh… Pardon Monsieur… Ci potrebbe fare una foto? -
La voce di un turista interrompe la nostra discussione e io devo far violenza su me stesso per non fulminare questo scocciatore inopportuno. Ma che senso è farsi fare una fotografia davanti a un monumento con il buio?
- Con piacere… - risponde subito mia sorella con un sorriso solare, slacciandosi dalla mia stretta e rimettendosi in piedi accanto a me.
Lo sconosciuto le porge una macchina fotografica e si allontana con una donna, che presumo essere sua moglie, andando a mettersi in posa.
- E questa cosa come diavolo funziona? - borbotta la mia gemella, rigirando tra le mani l’aggeggio che le ha passato il visitatore senza tempismo.
Mi lascio scappare un sorrisetto: lei e la tecnologia sono come il diavolo e l’acqua santa, se non peggio!
- Dà qua! - ordino, offrendomi volontario come fotografo.
In un secondo lo scatto è fatto, così ripasso l’apparecchio digitale al suo proprietario che ci ringrazia con un sorriso contento, poi prende per mano la sua compagna e si allontana con lei verso il quartiere degli artisti: sembrano due sposini in luna di miele! Un po’ li invidio, visto che per ovvie ragioni a me non sarà mai concesso di sposare la donna che amo…
Mi giro verso mia sorella e per poco non impreco quando mi accorgo che, approfittando del mio momento di distrazione, lei si sta allontanando tra la gente silenziosa e agile come un gatto.
Forse non mi sono spiegato bene: non ho alcuna intenzione di lasciarla andare via, nonostante stia prendendo il vizio di tentare di fuggire da me a ogni occasione!
Questa volta, però, non mi fa fesso!
Lasciandole l’illusione di essersi liberata di me, inizio a camminare nella direzione opposta alla sua, verso una meta ben precisa. Facilitato dal fatto che la mia gemella sia costretta a fare un giro più lungo, mi dirigo verso l’appartamento in cui, ne sono più che certo, è venuta a stare e in cui ha intenzione di tornare! Siccome avevo previsto una sua possibile fuga, mi sono premunito delle chiavi di riserva che tiene il maggiordomo, in modo da poterla inseguire fin dentro la sua tana!
Quando arrivo di fronte al portone, mi guardo attorno per assicurarmi che lei non sia in vista, poi sgattaiolo all’interno autolodandomi per la mia intelligenza e previdenza…

***François***
Grazie a quel turista sono riuscita ad allontanarmi non vista da mon frére, anche se non sono del tutto tranquilla: è stato troppo semplice… Conosco bene il carattere di quell’asino cocciuto: so per certo che non si arrende mai molto facilmente e che lotta sempre con tutte le sue forze per ottenere ciò che vuole… Ma stavolta ha desistito al primo colpo!
Oppure si è semplicemente reso conto che la mia era la soluzione più giusta per entrambi!
Sperando ardentemente che sia così, mi decido a ritornare verso la mia nuova casa: si sta facendo buio e, oltre al fatto che si sta abbassando la temperatura, non è consigliabile per una donna sola girare tra i vicoli di notte!
Arrivo di fronte al portone della palazzina e mi guardo attorno per tentare di evitare una possibile imboscata di mio fratello, ma grazie al cielo lui non è nei dintorni!
Salgo le scale velocemente e mi fiondo nel mio appartamento, chiudendomi la porta a chiave dietro le spalle per evitare che lui possa entrare, casomai mi avesse seguito.
Hey! Un momento… Io non ho lasciato la luce accesa in cucina!
E cos’è quest’odore di… cibo?!
Con un po’ di paura, vado verso la stanza illuminata e mi lascio sfuggire un ansimo quando noto la figura mollemente appoggiata al tavolo apparecchiato: ditemi che è un incubo, vi prego!
Non può essere vero! È solo un parto della mia mente malata, vero?!
Sembrava tutto troppo facile…
- Come hai fatto ad entrare? - lo gelo, esitando leggermente più di quanto vorrei, soprattutto visto che detesto il ghigno soddisfatto che aleggia sul volto del mio gemello.
- Aprendo la porta, mi sembra ovvio! - replica lui pacificamente, avvicinandosi alla sottoscritta con quelle sue movenze feline ed estremamente sensuali.
- Smettila di prendermi in giro… - lo supplico, mentre scoppio in lacrime come una bambina: perché non capisci che così ci faremo solo del male? Cosa devo fare per farti capire che noi non dobbiamo stare vicini?
Lui non parla, si limita a venirmi ancora più vicino.

Il buonsenso mi dice di indietreggiare, di non lasciare che lui mi sfiori, di scappare finché sono in tempo, ma nonostante tutto non posso evitare di buttarmi tra le sue braccia e continuare a singhiozzare mentre lui mi stringe a sé e mi accarezza dolcemente i capelli…
- Non piangere, chéri… Non piangere… - mi sussurra, ma io non riesco a smettere.
Tu non dovresti essere qui, ad aspettarmi con la cena pronta come se fossi mio marito!

Dovresti essere a far la corte ad Antoinette, a farti ammirare dalle ragazze, oppure semplicemente a casa, a cenare con nostro padre!
Perché vuoi restarmi accanto nonostante io ti respinga?
Mi scosto appena e mi asciugo gli occhi con una mano, prima di incrociare le iridi color cenere di mio fratello.
- Etienne… Vai via… Ti prego… Vai a casa! - lo imploro, mentre tento di darmi un contegno. Non sono molto credibile se gli chiedo di lasciarmi mentre sono ancora stretta a lui!
- Io sono già a casa… - mormora lui, intrecciando le dita con le mie. Si porta una mano al cuore, mentre poggia l’altra sul mio. E io rimango un attimo immobile, persa nella contemplazione delle nostre mani unite. Ha il ritmo cardiaco accelerato, come me, ma i suoi occhi sono calmi e la sua voce è ferma mentre pronuncia parola che mi colpiscono fin dentro l’anima: - Il tuo cuore è la mia casa… E il mio cuore è il tuo regno… -
Mi piace l’idea di vivere dentro di lui, mi scalda l’animo e mi attira come la luce fa con le falene… Ma è sbagliato, possibile che non se ne renda conto?
- Tutto questo è un errore… - obbietto, cercando dentro di me la forza per allontanarlo.
Non posso lasciarmi andare, no!

***Etienne***
Un errore? Io credo proprio di no!
- No, non è uno sbaglio! L’amore è qualcosa di così raro e prezioso che la vera scempiaggine sarebbe rinunciarci! -
E io non voglio commettere questo delitto!

Ti voglio accanto a me da ora a sempre!

Non importa la morale comune o il dover essere persone per bene! Noi ci amiamo e questa è la cosa più bella del mondo!
Non rinuncio a te, nemmeno se mi dovessero minacciare di morte!
- Ma io sono tua sorella e tu mio fratello… Di più! Siamo anche gemelli! - si oppone lei con cocciutaggine, ma sembra che, più di ogni altra cosa, stia tentando di convincere se stessa.
- Tu sei semplicemente François… Una donna stupenda che mi ha rubato l’anima e il cuore… E io sono un uomo perdutamente innamorato di te… Nient’altro conta! - le mormoro, portandomi la sua mano destra alle labbra e posandoci un bacio.
Lei sgrana gli occhi e io capisco benissimo che è in lotta contro se stessa: da una parte vorrebbe lasciarsi andare al nostro amore, ma dall’altra ha paura di quelle che potrebbero essere le conseguenze.
Tra noi due, è sempre stata lei quella più riflessiva, ma adesso non è il momento di stare a pensare a cosa succederà in futuro…
- Non potrei darti figli… - mi fa notare, senza tuttavia distogliere lo sguardo dal mio.
E con ciò?
- Credi che li vorrei da un’altra donna? Se ho te non mi serve null’altro! - rispondo con decisione e so che lei può leggere nei miei occhi la sicurezza con cui le sto parlando.
Diventare genitori è un’esperienza bellissima, ma io non voglio viverla con una persona qualunque, ma con la donna che amo! E se questo è impossibile per assurde ragione cromosomiche che non ho mai capito, nulla vieta di adottarne uno! Ci sono tanti bambini abbandonati a se stessi che aspettano solo un po’ di amore, e noi di amore ne abbiamo in abbondanza!
- Non potremmo nemmeno sposarci… - continua.
Beh, per lo meno adesso ha iniziato a pensare a un futuro in comune!
- Lo sai che non m’importa niente delle convinzioni sociali! Due cigni, due falchi, due lupi e tanti altri animali si scelgono per la vita e stanno insieme, senza la necessità né di sposarsi in chiesa né di sposarsi in comune! E non è di sicuro il fatto di essere regolarmente dichiarati marito e moglie che rende tali due persone, ma è il sentimento che le lega… - replico, smontando anche questa sua obbiezione e attirandola ancora più vicino a me, beandomi per un attimo del calore del suo corpo contro il mio.
Mia sorella, però, non è ancora soddisfatta: - Verrai giudicato sbagliato da tutti e isolato! -
Come se non ci avessi già pensato milioni di volte nelle ultime ventiquattr’ore!
E’ per questo che so già con certezza cosa risponderle: - Finalmente non dovremo più inventare mille scuse per evitare pranzi, cene e balli! -
E questa sì che sarebbe una vera liberazione, aggiungo tra me e me concedendomi un sorriso smagliante.
- Oh Etienne! Sii serio! - mi rimprovera la mia petit soeur, non riuscendo tuttavia a trattenersi dal sorridere anch’essa o a evitare che i suoi occhi siano attraversati da un lampo di divertimento.
- Lo sono… Je t’aime! E questo è tutto ciò che conta… - sindaco, mentre mi chino a sfiorare le sue labbra con le mie.
Lei non si ritrae: buon segno!
La fisso negli occhi e mi rendo conto che, nonostante tutto, è ancora indecisa sul da farsi.

Agendo d’istinto, decido di giocare la mia ultima carta: mi scosto un poco dal mio angelo, infilo una mano sotto il colletto della camicia, portando così allo scoperto due catenine d’oro perfettamente uguali, se non per la parola incisa sul retro della medaglietta.
Mamma diceva che questi gioielli ci avrebbero sempre ricordato l’altro…
Prendo la mia e me la sfilo con lentezza, prima di avvicinarmi di nuovo al mio piccolo fiore.

***François***
Etienne si toglie lentamente la sua catenina, poi torna vicino a me, rimasta immobile a fissarlo… Come un baccalà!
Mon frére mi mette al collo il suo gioiello e me lo allaccia, prima di abbassare le mani ad accarezzarmi le spalla, le braccia, poi i fianchi…
Il ciondolo si posa sulla mia pelle, ma non è freddo come una qualsiasi collana tirata fuori dalla sua scatola: sta emanando contro di me il calore che ha assorbito da mio fratello, scottandomi…
- All’amore eterno si può rispondere solamente con altrettanto amore e dedizione… - mi sussurra all’orecchio, prima di posare una serie di baci leggeri dal lobo, sulla guancia, per poi giungere alle mia bocca.
D’istinto, mi passo la lingua sulle labbra, sfiorando così anche le sue che si chiudono con passione sulle mie, mentre la gentile carezza delle mani si trasforma in una presa salda che m’attira a lui…
La passione con cui mi bacia fa crollare tutte le mie difese: se questo sentimento fosse davvero così sbagliato, il mio cuore non potrebbe scoppiare di gioia come sta facendo!
Faccio scivolare le mie braccia attorno al suo collo, premendomi contro di lui: da tanto tempo desideravo poterlo baciare così!
Però, ora che ci penso, c’è ancora una nota stridente…
Quando ci separiamo per manifesta mancanza di ossigeno, mi affretto a mettere in chiaro un “piccolo dettaglio” su cui non ho alcuna intenzione di transigere: - Adesso tu vai da Antoinette e tronchi la vostra storia! Non mi piacciono le comproprietà! -
Etienne sorride divertito, ma poi il suo sorriso scompare mentre entrambi decidiamo che è ora di battere il nostro record di apnea, impegnandoci in un altro lunghissimo bacio…
Beh, io lo prendo come un sì!
Je t’aime, Etienne…


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Tutti i personaggi sono maggiorenni e le situazioni e i personaggi sono inventati
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